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Autore: Stria93    29/11/2019    5 recensioni
Raccolta di One-Shots, più o meno brevi, a tema Aziraphale/Crowley ispirate alle canzoni dei Queen.
[...]
11 - Pain is so close to pleasure..........21 - I'm going slightly mad............31 - Funny how love is
12 - Somebody to love......................22 - Let me live............................32 - '39
13 - Good old fashioned lover boy.......23 - Hammer to fall......................33 - Radio Ga-Ga
14 - Don't try suicide.........................24 - Innuendo (Halloween shot).....34 - Brighton Rock
15 - Delilah......................................25 - Ride the wild wind..................35 - You take my breath away
16 - You're my best friend..................26 - You and I (Halloween shot)
17 - A kind of magic.........................27 - Made in heaven
18 - One vision................................28 - Jealousy
19 - Killer Queen..............................29 - A winter's tale
20 - Back chat.................................30 - You don't fool me
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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winter


So quiet and peaceful tranquil and blissful

There’s a kind of magic in the air

What a truly magnificent view

A breathtaking scene

With the dreams of the world

In the palm of your hand

(Dreaming)


A winter's tale, Queen, 1995




Era il quarto inverno che Crowley e Aziraphale trascorrevano alla tenuta dei Dowling.
Il parco si era ricoperto di soffice neve bianca e il principale compito di Fratello Francis come giardiniere consisteva ora nel salvaguardare le piante del giardino dormiente e proteggerle dalle insidie del gelo per permettere loro di conservare intatta la linfa vitale e sbocciare più floride che mai all'arrivo della primavera che le avrebbe risvegliate.
La metà di Dicembre si approssimava rapidamente all'orizzonte e con essa le annuali festività natalizie, insieme al loro carico di chiassosa allegria e trepidante aspettativa.
L'ambasciatore americano aveva fatto arrivare direttamente dalle foreste del nord degli Stati Uniti un magnifico abete che troneggiava fiero nell'ingresso della villa, addobbato riccamente e sfavillante di una miriade di lucine colorate. A onor del vero, tutta la casa riluceva di sfarzosi ornamenti a tema natalizio e, nell'insieme, ogni stanza emanava una discreta dose di cattivo gusto e sovrabbondanza. L'oro, il rosso e il verde dominavano incontrastati e squillanti in lungo e in largo tra le mura della tenuta di Regent's Park.
Le cameriere mormoravano che Thaddeus Dowling lo facesse per spirito di competizione nei confronti del Presidente e del tripudio di decorazioni che ogni anno facevano bella mostra di sé alla Casa Bianca e suscitavano l'interesse e l'ammirazione di giornalisti, politici e altre celebrità.
A Crowley poco importavano le ragioni di tutto quel ciarpame sparso per casa: non si era mai trovato a proprio agio tra le ipocrite sdolcinatezze tipiche del moderno clima natalizio a stampo consumistico, e ritrovarsi bloccato per il quarto anno consecutivo in quella maledetta villa sempre più simile a una succursale anglo-americana della Lapponia, dove gli echi delle canzoni di Natale sembravano seguirlo ovunque andasse, gli pesava particolarmente.
A peggiorare le cose ci pensava l'esaltazione del piccolo Warlock per l'avvicinarsi del fatidico 25 Dicembre. Il bambino stordiva la povera Tata Ashtoreth con le sue incessanti chiacchiere a proposito di Babbo Natale, degli elfi, delle renne volanti e dei regali che avrebbe trovato sotto l'albero.
Inoltre, per quanto s'impegnasse a fondo per mantenere la sua influenza demoniaca su di lui, il demone capiva bene che quello non fosse proprio il periodo dell'anno più propizio per educare Warlock ai valori infernali. Ogni racconto, ogni canzone, ogni film, perfino ogni spot pubblicitario in cui ci si imbatteva, parlava sempre e solo di buoni sentimenti, smancerie legate alla pace universale, all'amore verso il prossimo e a tutte quelle altre sviolinate zuccherose da cartolina di auguri, tanto sbandierate e auspicate fino al 25, e delle quali ci si dimenticava puntualmente a partire dal giorno dopo. L'Umanità era fatta così.
Una volta, Tata Ashtoreth aveva provato a leggere al bambino la storia del Grinch, avendo cura di modificarne radicalmente il finale in modo che nessuno ottenesse i regali e trionfasse l'odio della creatura nei confronti delle feste. Ma il bambino, già mezzo addormentato, aveva scosso la testa sul cuscino e sbadigliando aveva detto: “Ma no, tata. Non finisce così, la storia. Alla fine il Grinch diventa buono e salva il Natale e tutti cantano e festeggiano felici e contenti.”
Crowley aveva condensato tutta la sua rassegnazione in un profondo sospiro sconfortato e aveva richiuso il libricino con un gesto secco.
Portare avanti il suo compito di educazione diabolica si stava rivelando particolarmente arduo, tutto sembrava remargli contro. Se Warlock fosse stato un adulto sarebbe stato più semplice, poiché spesso gli umani tiravano fuori il peggio di sé proprio durante le festività natalizie a causa dello stress da corsa ai regali e dell'ipocrisia dilagante che raggiungeva livelli record proporzionalmente all'avvicinarsi del giorno tanto atteso.
Ma i bambini vivevano quella ricorrenza con il cuore leggero, colmo di meraviglia e innocenza e Warlock, Anticristo o meno, non faceva eccezione.
Chi invece cavalcava l'onda di bontà natalizia e beneficiava di quelle atmosfere stucchevoli e melense era Aziraphale, il quale, sotto le spoglie del buon Fratello Francis, incoraggiava il piccolo di casa a coltivare le virtù e gli insegnamenti del Natale. Poco importava che quell'aspetto sentimentalistico delle festività invernali fosse un recente retaggio derivante dall'epoca Vittoriana e ormai consolidato nella cultura popolare: l'angelo sfruttava sapientemente l'occasione per instillare l'amore universale nel cuoricino dell'Anticristo.
Il bambino lo raggiungeva spesso nella piccola biblioteca della casa, dove sedeva sul morbido tappeto davanti al camino o si raggomitolava su una poltrona, ascoltando il giardiniere che lo incantava leggendogli storie e racconti che parlavano della magia del Natale e dell'importanza di essere buoni e altruisti, in particolar modo con i più sfortunati e bisognosi.


Una sera, come di consueto, Tata Ashtoreth si recò nella cameretta di Warlock per raccontargli una delle sue lugubri storie della buonanotte o cantargli una ninnananna sinistra, ma quando varcò la soglia, si accorse che il letto era vuoto e del bambino non c'era la minima traccia.
La tata sbuffò, preparandosi a cercare la piccola peste in giro per tutta l'enorme casa. Non era la prima volta che il bambino si nascondeva in qualche anfratto della villa per evitare l'ora della nanna e, quando accadeva, Tata Ashtoreth aveva il suo bel daffare per trovarlo e convincerlo ad andare a letto. In genere, la corruzione per mezzo di dolcetti vari o caramelle si rivelava un'infallibile modalità di convincimento e la demoniaca bambinaia non esitava a farvi ricorso senza ritegno, con buona pace di ogni prescrizione pedagogica o teoria educativa. E così anche quella sera si riempì le tasche di biscottini allo zenzero e partì alla ricerca dell'Anticristo perduto.
Mezz'ora più tardi, Tata Ashtoreth si ritrovò di nuovo davanti alla porta della camera di Warlock a grattarsi la testa, perplessa. Le sue ricerche erano state del tutto inconcludenti. Eppure aveva perquisito accuratamente ogni stanza, ogni nicchia, ogni ripostiglio dei sottoscala (accidenti a Harry Potter!). Dove poteva essersi cacciato quel ragazzino?
A un tratto, le venne in mente un luogo che, nella sua spedizione, aveva incautamente mancato di controllare: la biblioteca.
Tata Ashtoreth salì le scale e si precipitò al piano di sopra. Dall'uscio socchiuso filtrava una lama di luce calda e un flebile suono famigliare proveniva dall'interno: Aziraphale, intento a leggere a voce alta.
La tata capì di aver fatto centro e, prima ancora di entrare, seppe con assoluta certezza che avrebbe trovato Warlock lì dentro, in compagnia di Fratello Francis.
Strinse la maniglia d'ottone e spinse piano la porta.
Come previsto, il giardiniere era seduto comodamente in poltrona e teneva tra le mani una vecchia edizione dei Racconti di Natale di Dickens. Un fuocherello morente ardeva ancora nel caminetto, quel tanto che bastava a rischiarare l'ambiente circostante ingombro di scaffali stipati di libri. Warlock dormiva della grossa acciambellato sulla poltrona accanto a quella dell'angelo. Indossava il suo nuovo pigiamino intero disegnato per assomigliare a un soffice costume da Rudolph, con tanto di naso rosso e un paio di adorabili cornine applicate al cappuccio.
Tata Ashtoreth mosse qualche passo oltre la soglia e la porta cigolò sommessamente, distogliendo l'attenzione di Fratello Francis dal libro che stava leggendo e inducendolo ad alzare lo sguardo verso l'entrata della stanza.
- Crowley. - fece, sorpreso. - Che ci fai qui? -
- Secondo te? - ribatté il demone in tono vagamente infastidito. - Devo mettere a letto il moccioso. - Si interruppe per indirizzargli uno sguardo obliquo. - E comunque vorrei farti notare che queste non sono le tue ore d'insegnamento; come se poi, in tutto questo disgustoso clima natalizio, tu non fossi già abbastanza in vantaggio su di me. -
Aziraphale gli lanciò un'occhiata d'avvertimento e si portò un dito alle labbra, indicando il bambino assopito con un eloquente cenno del capo.
- Mi spieghi perché diamine leggi ad alta voce? Sta dormendo, non lo vedi? - bisbigliò Crowley.
L'angelo si strinse nelle spalle. - I concetti e la morale passano lo stesso. L'ho letto in un manuale di psicologia infantile e neuroscienza. -
Il demone non poté trattenere uno sbuffo. - Be', per stasera la sessione di lettura finisce qui. -
Crowley si avvicinò alla poltrona e si protese verso Warlock, nell'atto di sollevarlo di peso tra le braccia e portarlo fuori dalla biblioteca.
- Crowley, aspetta. -
Il demone si bloccò e si volse in direzione di Aziraphale con aria interrogativa. L'angelo se ne stava in piedi dietro di lui e sembrava improvvisamente a disagio, come se si fosse pentito di quelle due parole che gli erano sfuggite dalle labbra ma che ormai non poteva più rimangiarsi.
- Ecco, pensavo che, già che sei qui, potrei, ehm... offrirti una cioccolata calda. Insomma, se ti va... -
L'altro ci rifletté un momento, dopodiché diede una scrollatina di spalle e annuì. - Perché no? Ho giusto qui dei biscotti allo zenzero che potresti apprezzare. Li avevo presi per convincere il ragazzino a tornare a letto ma direi che, ora come ora, sono inservibili. - aggiunse, indirizzando uno sguardo divertito al bimbo-renna pacificamente raggomitolato sulla poltrona.
Aziraphale sorrise, si guardò intorno furtivo (mossa più di impatto scenico che altro, dato che era evidente che fossero soli e che il bambino galleggiasse ancora beatamente nel mare dei sogni) e fece apparire tra le mani due tazze fumanti dalle quali si sprigionava un intenso aroma di cacao.
Crowley fece per allungare il braccio e afferrarne una ma l'angelo la ritrasse. - Aspetta, la tua è questa. - disse, porgendogli la tazza che reggeva nell'altra mano.
Il demone alzò un sopracciglio sagomato dal trucco. - E si può sapere che differenza c'è? -
Forse fu l'effetto della luce proveniente dal focolare, ma un delicato rossore imporporò le guance piene di Fratello Francis. - Ci ho aggiunto la cannella. So che ti piace. -
- Oh. - articolò Crowley, incapace di trovare replica migliore e limitandosi a prendere la propria tazza per accomodarsi sull'ultima poltrona rimasta libera nella biblioteca.


I due sorseggiarono la bevanda in silenzio, lasciando che il dolce crepitio del fuoco nel camino e lo sgranocchiare dell'angelo, intento a fare onore ai biscottini speziati, fossero gli unici suoni a fungere da sottofondo per quel momento, almeno fino a quando Aziraphale non decise di rompere il silenzio.
- Sai, l'altro giorno stavo pensando: ti ricordi la notte di Natale? Intendo, la vera notte di Natale. - precisò. - Eravamo entrambi a Betlemme. -
Crowley mandò giù l'ultimo sorso di cioccolata. - Già, gran nottata. - assentì. - A proposito, bel lavoro con quella stella cometa: davvero d'effetto, anche se un po' pretenziosa come trovata. -
Aziraphale si strinse nelle spalle. - Be', l'Onnipotente aveva detto di volere qualcosa d'impatto e che fosse altamente simbolico. -
Crowley inclinò le labbra scarlatte in un mezzo sogghigno. - Sì, la tua fazione è sempre stata eccezionale nell'allestimento delle scenografie. Qualcuno di voialtri dovrebbe lavorare a Hollywood, davvero. -
- Non trovi sia curioso? - proseguì Aziraphale, sorvolando sull'ironia del demone. - Insomma, eravamo presenti alla nascita di Cristo e ora, duemila anni dopo, siamo qui a prenderci cura della sua nemesi affinché non distrugga la Terra. -
Crowley assentì. - Un bel casino etico-filosofico. -
- Già. - concordò Aziraphale, pensieroso ma, con ogni evidenza, poco intenzionato ad approfondire oltre l'argomento.
La lancetta dei minuti compì un altro paio di giri sul quadrante della pendola.
Angelo e demone si godevano quell'atmosfera intima e sonnacchiosa che non richiedeva alcun discorso, alcuna parola superflua. Di tanto in tanto, scoccavano un'occhiata verso Warlock per assicurarsi che stesse ancora dormendo: vederlo così acciambellato nel suo pigiama da renna li faceva sentire incredibilmente tranquilli e sereni a loro volta, come se fossero stati contagiati dallo stato di incosciente benessere del bimbo. Avvertivano ancora sulla lingua il sapore delizioso e avvolgente della cioccolata: senza dubbio, una delle migliori invenzioni umane in fatto di bevande, dopo il vino e i liquori.
Se ne avessero avuto la possibilità, avrebbero semplicemente lasciato passare in quel modo le ore che li separavano dalla mattina seguente, quando entrambi avrebbero dovuto riprendere la recita che portavano avanti da quattro anni e tornare ai loro incarichi di copertura.
Crowley pensò che tanto valesse mettere fine a quell'idillio invernale prima che la situazione si facesse troppo confortevole e, di conseguenza, oltremodo difficile da abbandonare. Posò la tazza vuota sul tavolino di fianco al bracciolo della poltrona e si alzò.
- Ora devo andare. - esalò a malincuore. - Se qualcuno dovesse scoprire che il ragazzino è ancora fuori dal letto, finirei nei guai. Harriet è molto puntigliosa sull'ora della nanna per il suo prezioso pargolo. -
- Oh, ma certo. Capisco. - rispose Aziraphale, incupendosi un poco a causa di quel brusco ritorno alla realtà. Si alzò a sua volta e gettò un'occhiata di sfuggita alla grande finestra che si affacciava sul giardino, illuminandosi. - Guarda, caro: ha ricominciato a nevicare. -
Crowley diresse lo sguardo oltre la vetrata e i due rimasero per qualche istante fianco a fianco a contemplare l'ipnotica danza dei fiocchi di neve nell'aria gelida della notte dicembrina.
Tutto era silenzio, quiete e scintillante bellezza. Ogni tanto un raggio di luna riversava la propria luce argentea sulla coltre bianca, facendola risplendere di tanti piccoli luccichii, come polvere di diamanti.
- L'Onnipotente ha avuto proprio una gran pensata quando ha creato la neve, a proposito di scenografie. - osservò Aziraphale, sognante.
Crowley non rispose, invece girò lentamente la testa per lanciare un'occhiata di sottecchi all'amico, totalmente rapito dall'incantevole spettacolo che si stava svolgendo davanti a sé. Per qualche ragione che nulla aveva a che vedere con il freddo invernale, il demone avvertì un lieve fremito caldo percorrergli la schiena e, a un tratto, fu come se il retrogusto lasciato dalla cioccolata alla cannella si accentuasse, addolcendogli la bocca e sprigionando in lui un meraviglioso senso di tepore e appagamento.
Prima che quelle sensazioni inspiegabili si facessero troppo pregnanti per essere ignorate o nascoste, Crowley si allontanò dalla finestra, si chinò sulla poltrona e prese delicatamente in braccio Warlock, ancora immerso in quel sonno profondo che è privilegio solo dei bambini e degli ubriachi.
- Grazie per la cioccolata, angelo. - sussurrò con un mezzo sorriso ad inclinargli gli angoli delle labbra. - Ci si vede più tardi al pub. -
- Di nulla, caro. È stato un piacere. Grazie a te per la compagnia. -
Tata Ashtoreth uscì in punta di piedi dalla biblioteca, il capo del bambino addormentato che ciondolava inerme sulla sua spalla. Aziraphale si lasciò sfuggire un sorriso, impietosito dalla tenerezza di quella visione.
Checché ne dicesse il demone, in fondo a quel suo animo dannato c'era un oceano di dolcezza.

  
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