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Autore: padme83    29/11/2019    11 recensioni
Quei giorni perduti a rincorrere il vento,
a chiederci un bacio e volerne altri cento,
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi, da me tornerai.
*
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore,
fra un mese, fra un anno scordate le avrai,
amore che vieni, da me fuggirai.
*
Venuto dal sole o da spiagge gelate,
perduto in novembre o col vento d'estate,
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai,
amore che vieni, amore che vai.

***
Il secondo capitolo partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
L'ultimo capitolo è il regalino di Natale ^^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Dio mio! Un intero attimo di beatitudine!
Ed è forse poco seppure nell'intera vita di un uomo?...

(Fëdor Dostoevskij - Le notti bianche)
 
 

 
 
 
~ Amore che vieni, da me fuggirai ~
 
 
 
 
 
 
 
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore,
fra un mese, fra un anno scordate le avrai,
amore che vieni, da me fuggirai.
 
 
 
 

 
Impazzisci quando ti stringe così.
C’è qualcosa di primordiale, di rabbioso, di disperato nel modo in cui serra le cosce attorno ai tuoi fianchi, quasi temesse di vederti scomparire all’improvviso. Sembra non averne mai abbastanza, di te, dei tuoi sospiri rotti, dei tuoi affondi decisi.
Stare dentro di lui è un’esperienza mistica, quanto di più vicino all’estasi tu abbia mai assaporato – niente, nessuno, ha una presa tale sulla tua mente, sulla tua coscienza. È il legame che vi unisce la vera magia, è lui l’incantesimo più potente, la maledizione irreversibile, inevitabile, dalla quale non puoi – non vuoi – staccarti, liberarti, scioglierti.
Gellert.
Le sue iridi, lucenti d’ambra e acquamarina, scintillano nella penombra simili a schegge di fuoco, e ti scrutano impudiche, ferine, ti trafiggono, ti rivoltano dall’interno, ti squassano le viscere e l’anima.
Ti comprendonoTi accolgono. Ti completano.
Aumenti il ritmo assecondando i suoi movimenti scomposti, dettati dal bisogno urgente – mute richieste, segnali impercettibili che tu hai imparato a cogliere e a seguire con istinto immediato. Non hai paura di fargli del male, non ne hai mai avuta. Il suo corpo forte, asciutto e scolpito, perfetto, da sempre si tende e risponde ai tuoi assalti con furia eguale e selvaggia. Non ti preoccupi neppure dei graffi, dei solchi che le tue unghie stanno tracciando sopra la sua pelle esposta, fredda, immacolata come la neve di un altopiano inaccessibile. Sono anni ormai che vi marchiate a vicenda, che vi lasciate addosso segni di qualunque fattezza – tu mi appartieni, questo rivendicano: alcuni (pizzichi innocui) sono destinati a sparire entro pochi minuti, altri invece, indelebili, devono essere poi nascosti sotto strati e strati di stoffa – sulle tue spalle spiccano ancora, livide, impietose, le cicatrici dei morsi nei quali un tempo era costretto a soffocare ogni gemito, ogni ansito, ogni sussulto.
Alle stigmati incise sul cuore, adesso, preferisci non pensare.
«Sai cosa mi piace» sussurra, e la sua voce è un soffio basso, suadente, in grado di infiammare le vene e scuotere anche la più piccola terminazione nervosa. Gli vezzeggi il collo con la punta della lingua e risali adagio, dalla gola fino al mento, ti sollevi sui gomiti e lo osservi, ammaliato. La sua bocca – carnosa e morbida e umida e irresistibile come il peccato – è una ferita vermiglia, uno sfregio che oltraggia il pallore nobile del suo bel volto, e non appena la schiude in un sorriso obliquo, bieco, avverti un brivido caldo invaderti il ventre e scivolare rapido lungo la spina dorsale. Ti chini e gli catturi le labbra fra le tue, dolcemente, per raccogliere e asciugare il sottile rivolo di sangue che stilla a gocce dall’angolo sinistro – l’ultimo bacio, del resto, non è stato delicato.
«Dimmi quello che vuoi. Ordinamelo, e io lo farò.»
Tutto quello che voglio?
Tutto quello che vuoi.
«Legami
… …
Un respiro sospeso, spezzato.
Avanti, lo so che lo vuoi anche tu. Legami.
Sì. Oh Dio sì, sì, SÌ.
Sogghigni. Dovresti essere stupito, turbato in effetti, ma la verità è che non lo sei affatto; le sue voglie sono specchio delle tue, ne sei consapevole tanto quanto lui. Schiocchi le dita e un sinuoso nastro di velluto rosso appare fra le tue mani, liscio e sensuale come il manto squamoso di un serpente. Ti impadronisci dei suoi polsi fini, eleganti, e li leghi l’uno all’altro, senza fretta, godendo della smania crescente, dell’eccitazione folle che divora entrambi; infine, con lentezza studiata, perfida, gli blocchi le braccia e fissi le estremità del nastro alla testiera del letto. Stringi i nodi quel tanto che basta a non provocargli troppo dolore; i lacci gli impediranno comunque di divincolarsi, di sfuggirti, nel momento in cui il piacere raggiungerà il suo apice.
Anneghi nel suo sguardo (non ti concede scampo), ti nutri della sua bellezza e del crudo desiderio che gli tracima dagli occhi con la voracità di un ingordo condannato ad un digiuno interminabile. Lo baci, affamato, arreso, preda di un’ebbrezza che riverbera sin dentro le ossa, che frantuma neuroni e sinapsi, e ricominci a ondeggiare su di lui, ti abbandoni con tutto te stesso, mentre lo ascolti mormorare parole d’amore che fra un mese, fra un anno – o forse già domani – avrà dimenticato. In fondo, sai bene che nessuna catena, per quanto solida, per quanto resistente, può davvero trattenere un drago dal dispiegare le ali e volare via – lo perderai, ancora una volta. Eppure… eppure, da fottuto egoista quale sei, non rinunceresti a questa notte con lui per nulla al mondo.
Fra qualche ora le vostre strade si divideranno, le scelte compiute vi trascineranno di nuovo l’uno lontano dall’altro, a combattere su fronti diversi, opposti, ma nel profondo dell’animo tutti e due serberete il ricordo degli istanti preziosi che, con la grazia propria degli amanti, avete sottratto alla sorte beffarda e incastonato tra i lembi di un’eternità sporca, sì, e tuttavia vostra – solo vostra –, luminosa e per sempre esiliata, custodita, al di là dei confini del Tempo.
 
 
 
 
 

 

 
Take my all, I surrender, surrender!
Look at me and the way
I ask for forgiveness, kindness and help.
Take my all, I surrender, surrender!
We will die another day, another way.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 817}
 
 
 


 



 
 
 
 


Nota:




 
Ehm, salve ^^’’’’
 
Niente, la verità è che è da un sacco che avevo questo racconto in mente, si vede che era il momento di buttarlo fuori.
 
Al solito, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate, se la shot vi ha convint* oppure no, ecc. 😊
 
Bonus TrackDance with the dragon, Dark Sarah (e mi perdoni Faber per l’accostamento ardito).
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà la raccolta in uno degli elenchi messi a disposizione da EFP.
 
Grazie naturalmente a chi si è già adoperato in tal senso <3
 
Alla prossima!
 
Un bacio grande :*
 
 
padme
 
 
 
 
 
Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
I prompt utilizzati sono: solo per una notte e manette (ovviamente reinterpretato).
 
P.S: vi ricordo che ho creato una playlist con tutte le soundtrack della serie.
La potete trovare qui.
 
P.P.S: vi tranquillizzo subito. Questo NON è un force-bond: succede tutto veramente XD
   
 
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