Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Rosmary    30/11/2019    9 recensioni
{Missing Moments della long Paradiso perduto | Spoiler Alert se non si è arrivati al Capitolo Diciotto della longfic}
Il quinto anno è iniziato da pochissimo per i gemelli Scamander e uno dei due ha grandi progetti e qualche insicurezza di troppo.
“Sei impazzito? È illegale. E poi non è corretto.”
“Era solo un’idea, quanto sei pesante.”
“Sei tu a essere troppo leggero.”
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Paradiso perduto'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spoiler Alert: il racconto contiene spoiler per chi non ha letto sino al Capitolo Diciotto di Paradiso perduto.



D E L L A   V O L T A   I N   C U I   L Y S A N D E R   S U P E R Ò   L O R C A N

 

Settembre 2020

Se gli avessero detto che un provino genera agitazione e che l’agitazione genera insonnia, lui avrebbe accantonato quell’idea nociva senza esitazione alcuna.
Invece no.
Nessuno lo ha avvisato e lui ha trascorso l’intera notte rigirandosi tra le lenzuola, fissando ostile il soffitto del baldacchino e sudando come un orso polare in vacanza ai tropici. Ora che dovrebbe tirarsi su dal letto, però, non ha alcuna intenzione di farlo e ha tre sacrosanti motivi a sostegno dell’improvvisa pigrizia: il primo, ha sonno; il secondo, adesso ha freddo; il terzo, questa giornata non gli piace e vuole saltarla. Così, rintanato nel proprio angolo di stanza, ignora stoicamente il vociferare dei compagni di dormitorio che, allertati dalle sveglie, iniziano a prepararsi per dirottarsi in Sala Grande.
si dice, io resto qui.
Peccato che a frapporsi tra lui e il grande progetto sia quell’insensibile del suo gemello, che munito del solito sorriso sbilenco apre le tende del baldacchino in un gesto secco e gli urla buongiorno. Lysander non ha neanche il tempo di chiedere chi cosa quando dove perché che Lorcan gli ha già sottratto il cuscino a tradimento – gesto che lo porta a cozzare la fronte contro il materasso – e pestato la schiena con il piede nudo per scuoterlo. Quando il gemello insonne scorge l’orario si chiede come sia possibile che proprio oggi Lorcan abbia deciso di essere già sveglio e pimpante alle sette del mattino, orario che di norma considera notte inoltrata.
“Lasciami dormire, biascica Lysander.
“Non ci penso proprio,” ghigna Lorcan. “Hai le selezioni, muovi il culo.”
“No, ho cambiato idea… Non fa per me.”
Lorcan inarca le sopracciglia, recupera la propria bacchetta e senza alcuna pietà mormora Aguamenti sulla testa del gemello, che dal canto suo sobbalza e urta la malcapitata testa contro la testiera del letto.
“Sei un imbecille,” farfuglia. “Il solito imbecille. Prima o poi mi ammazzi.”
In tutta risposta, l’altro scoppia a ridere e si infila le scarpe traballando prima su un piede e poi sull’altro. Lysander, seduto imbronciato e stropicciato al centro del letto, lo guarda e scuote la testa rassegnato.
“Ma non puoi sederti come tutte le persone normali per metterti le scarpe?” brontola.
“Muovi il culo,” ripete Lorcan. “O ti faccio levitare fino al Campo, e sai che non scherzo.”
Lysander storce le labbra, ma obbedisce, con la conseguenza che neanche troppo tempo dopo si trascina accanto al fratello in Sala Comune, dove con orrore scorge la figura atletica di Alexandra Boot, Corvonero del settimo anno nonché Capitano della squadra di Quidditch – in altre parole, l’incubo. Di lei sa poco e niente, si è sempre limitato ad ammirarla in Campo e fingersi parte integrante dell’arredo ogni volta che hanno rischiato di condividere spazi comuni, a differenza di Lorcan che dalla fine dello scorso anno ha preso l’abitudine di ammiccare in sua direzione e chiamarla Lex, diminutivo che la ragazza concede solo agli amici.
“Novità a Corvonero: Scamander è già sveglio.”
Lysander non ritiene di dover sprecare fiato e chiedere quale Scamander, se la Boot ha proferito parola non è stato certo per parlare con lui.
“Non emozionarti troppo, oggi devi essere lucida,” ribatte infatti Lorcan.
Alexandra, accomodata sulla sua poltrona preferita, sorride furba e poggia il viso sul palmo della mano senza distogliere lo sguardo dalla figura di Lorcan, un ragazzino così sfrontato e superbo da intrigarla più di quanto sia disposta ad ammettere.
“Ti avrò alle selezioni?”
“Puoi avermi dove vuoi, Lex,” replica malizioso. “Ma alle selezioni ci sarà lui,” aggiunge, battendo la mano sulla schiena del fratello.
Il Capitano non nasconde la perplessità e orienta gli occhi smeraldini su Lysander, che ingobbito dall’atteggiamento intimidito e imporporato dall’imbarazzo non sembra affatto essere il gemello di Lorcan, nonostante siano praticamente identici. Lysander, dal canto suo, tenta un sorriso tirato in segno di saluto, ma Alexandra si limita a concedergli un cenno del capo poco convinto.
“Non ci vado, basta, è deciso,” riprende Lysander non appena sbuca fuori dalla Sala Comune assieme al fratello.
Lorcan alza gli occhi al cielo, scompiglia spazientito i capelli biondo sporco e gli afferra la manica della divisa per costringerlo a camminare.
“È il quinto anno,” continua. “Per quattro anni sono stato benissimo senza Quidditch, perché dovrei fare le selezioni? Poi ci sono i G.U.F.O. quest’anno, sarebbe da pazzi...”
“Lys, che rottura di palle che sei,” sbotta Lorcan. “Ti sei allenato tutta l’estate, non-ricordo-chi si è diplomato e quindi il ruolo di portiere è libero. È la tua occasione.”
“Ma hai visto come mi ha guardato la Boot? Quella vuole te in squadra, non me.”
“Te la stai facendo sotto.”
“Vieni anche tu.”
“Ma sì, te l’ho già detto.”
“No, non ad assistere… Se in campo ci sei anche tu sono più rilassato.”
Lorcan si acciglia e soppesa per alcuni istanti le parole del fratello. Lysander lo osserva con la coda dell’occhio, la fronte aggrottata e le labbra mordicchiate in attesa della sentenza.
“Non è molto furba come tattica,” considera Lorcan dopo un po’. “Vuoi che faccia il provino al tuo posto?” chiede poi a voce bassa.
“Sei impazzito? È illegale,” mormora guardandosi attorno circospetto. “E poi non è corretto.”
L’altro solleva le spalle in segno di noncuranza.
“Era solo un’idea, quanto sei pesante.”
“Sei tu a essere troppo leggero,” lo rimbecca Lysander. “Scommetto che James la troverebbe una grande idea,” borbotta.
Lorcan sogghigna e gli rifila una spallata che il gemello ricambia subito, ancora corrucciato.
“Facciamo così, vengo con te e faccio un provino di merda. È abbastanza onesta questa idea?”
Lysander si apre in un gran sorriso e gli dà una pacca sulla schiena in segno di approvazione – in fin dei conti, riflette, non c’è niente di male in questa alternativa: Lorcan non ha nessuna intenzione di entrare in squadra, ha sempre detestato i club ufficiali della scuola. Pronto a ringraziarlo e a spiegargli il ragionamento fatto, schiude la bocca per richiuderla un istante dopo nell’accorgersi di essere ormai nei pressi della Sala Grande e che l’attenzione del fratello è già stata calamitata da una figura femminile.
“Ciao, splendore,” saluta sorridente Lorcan, scoccando un bacio sulla guancia di Rose.
La ragazza si apre in un sorriso luminoso e sfoggia orgogliosa la spilla appuntata all’altezza dello stemma Grifondoro.
“Mi piace troppo,” dice entusiasta. “E guarda zio George cosa mi ha regalato,” aggiunge, estraendo dalla tasca una piccola scatola colma di spille che recano l’incisione scacchista d’élite. “Proprio come le volevo!”
“Ti viziamo tutti troppo,” scherza Lorcan.
“Lui dice che il compito di un padrino è anche quello di viziare la figlioccia,” ribatte allegra. “Cioè io. Oh, ciao,” aggiunge poi accorgendosi di Lysander.
Lysander abbozza un sorriso educato, quella ragazza ha la straordinaria capacità di dimenticarsi completamente della propria esistenza, in compenso si fionda sul fratello ovunque lo veda – e viceversa, non sia mai che Lorcan scorga Rose e non si precipiti da lei.
“Visto che quest’anno la Presidentessa del Club di Scacchi sei tu,” riprende Lorcan, “credo proprio che dovrò fare il provino.”
“Ma è un club ufficiale,” nota stranito Lysander.
“No, è il club di Rose,” precisa ovvio l’altro.
Rose, ignorando il botta e risposta tra i due gemelli, si premura di appuntare una delle spille regalatele dallo zio sulla divisa di Lorcan, che sussulta quando avverte le dita della ragazza su di sé.
“Niente provino?” chiede divertito.
“Scemo,” ribatte lei, facendolo ridere. “Tu sei stato ammesso quando ho ricevuto la nomina, ora lo sai.”
“Non illuderti, non sei l’unico,” si intromette scherzoso James, appena arrivato. “Ha già nominato membri me e Allison.”
“Dovresti essere più responsabile,” dice Lysander a Rose. “Non è il tuo club di giochi.”
“Ma non mi dire, non sono neanche le nove ed è già inizia la lezione di moralità del professor Lysander Scamander,” ribatte tagliente James.
“Ma tu hai sempre questo tono antipatico?” replica irritato il Corvonero.
“Facciamo così,” interviene Lorcan, poggiando una mano sulla spalla del fratello e indirizzando un’occhiata eloquente all’amico. “Ognuno si fa i cazzi suoi e fine.”
I due annuiscono, ma si scambiano ugualmente uno sguardo di sbieco. Rose alza gli occhi al cielo e poggia la testa sulla spalla di James in un tacito invito a ignorare il noioso gemello di Lorcan.
“Oggi facciamo quella cosa?”
Lorcan, cogliendo al volo il riferimento di James, passa una mano tra i capelli e accenna un sorrisetto obliquo.
“Dobbiamo rimandare,” risponde. “Ci sono i provini di Quidditch.”
“E a noi che importa?”
“Lorcan partecipa con me,” si intromette Lysander. “Non ha tempo.”
James scoppia a ridere e Lorcan morde la lingua per non fare altrettanto.
“Vuoi entrare in squadra?” chiede invece Rose.
“Non ci penso neanche,” risponde il Corvonero. “Faccio solo compagnia a Lys.”
James guarda perplesso l’amico, ma Lorcan annuisce a conferma di quanto detto, incupendosi un attimo dopo nello scorgere una figura che sfila altera sino a loro.
“Dov’eri finito?” chiede James.
“A fingere interesse per la plebe,” risponde Louis. “Il ruolo di Prefetto me lo impone,” aggiunge vanesio. “Mi ritemprerò gettando gli scarti nella pattumiera in qualità di Capitano.”
“Non pavoneggiarti troppo,” lo stuzzica Rose. “Se Neville non avesse un debole per te e Fred non avesse già firmato con i professionisti, non saresti né Prefetto né Capitano.”
“Rosie, non essere maligna,” ironizza James.
“È sincera, non maligna,” corregge Lorcan.
“Mi maltratti solo perché sono il tuo cugino preferito,” scherza invece Louis. “Ammettilo.”
Lei arriccia il naso in un finto moto di disgusto, ma intravedendo Allison rinuncia a controbattere, anzi saluta i quattro e raggiunge svelta l’amica.
Lysander, come di frequente accade quando sono presenti James e Louis, limita il proprio contributo alla conversazione allo stretto necessario. Ogni volta spera che Lorcan reagisca alla palese insofferenza salutando quei due, invece troppo spesso accade che sia lui a salutare i tre e a cercare la compagnia dei compagni di Casa. Tuttavia, ora non ha nessuna intenzione di schiodarsi, l’idea di prendere parte alle selezioni assieme a Lorcan lo ha quietato e gli ha instillato un pizzico di buonumore, non lascerà che James si intrometta e convinca il fratello a dargli buca per fare chissà cosa con lui.
“Possiamo fare domani quella cosa,” dice Lorcan.
“Se proprio oggi non puoi,” nota seccato James, incrociando gli occhi irritati di Lysander.
“Jamie,” interviene Louis, “quella cosa sarebbe quella cosa?”
James annuisce, Louis serra la mascella e Lorcan sogghigna, godendo della contrarietà apparsa sul viso dell’anglo-francese.
“Di che parlate?” chiede Lysander al fratello.
“Del Fight Club,” sussurra in risposta Lorcan. “Quello che abbiamo progettato quest’estate io e James,” aggiunge a voce più alta.
“Hai la memoria corta,” ribatte infastidito Louis. “C’ero anch’io.”
“Ti sei chiamato fuori,” replica con noncuranza. “Non sono più cazzi tuoi, Prefetto.”
“Dovresti lasciar perdere anche tu, Lor,” sbotta Lysander. “Finirai nei guai.”
James ingoia la rispostaccia che avrebbe volentieri rifilato al molesto gemello del Corvonero, la sua attenzione è catturata da Louis che ha gli occhi sporchi di rabbia e le labbra strette. Quando lo vede dare le spalle a tutti loro, gli afferra lesto il braccio per bloccarlo.
“Aspetta,” dice al cugino. “Non ascoltare Lorcan, la porta è ancora aperta.”
Louis scuote il capo e si libera della stretta di James, voltandosi per guardarlo in volto.
“Questa porta, come l’hai progettata con quello, non mi interessa e sai anche il perché.”
“Andiamo, Louis,” insiste James con un sorriso complice. “Ci divertiremo.”
“Se la fa sotto,” provoca Lorcan, avvicinatosi ai due. “Non ha le palle, James.”
“E le avresti tu?” chiede in tono di scherno Louis. “Solo perché infrangi due regole e vuoi chiuderti nella Ca...”
“Louis,” interviene allarmato James. “Non qui.”
L’anglo-francese non aggiunge altro, si limita a un’occhiata sprezzante indirizzata a Lorcan e a uno sguardo deluso rivolto al cugino. James lo osserva inoltrarsi nella Sala con la sensazione di avere dinanzi a sé una voragine sempre più ostica da superare per riuscire a raggiungerlo.
“Vado da lui, ci vediamo dopo.”
“Lascialo perdere,” dice Lorcan.
“È il mio migliore amico,” sottolinea a denti stretti James. “Come lo sei tu, quindi evita di dire stronzate.”
Il Corvonero incassa di malavoglia, non capisce perché James si ostini a considerare quel damerino una compagnia degna di nota, è sempre stato un fastidio, oltre a essere decisamente di troppo.
“Lor.”
“So cosa vuoi dire,” sbotta Lorcan. “Non ti preoccupare, non finirò nei guai.”
“Invece sì, è da pazzi quello che avete intenzione di fare.”
“Vogliamo solo giocare un po’ con la magia, non c’è niente di male.”
“No,” ribatte a bassa voce, mentre raggiungono il tavolo Corvonero. “Volete far duellare le persone, decidere chi, come e quando, e per di più allestire tutto in quel posto… Qualcuno può farsi male, puoi essere espulso...”
Lorcan sbuffa e chiude l’argomento. Lysander si ripromette di riaprirlo non appena possibile, pur conscio di avere dinanzi un muro – anche se riuscisse in una miracolosa opera di convincimento a farlo desistere, dovrebbe poi fare i conti con James Potter e l’ascendente che esercita sul fratello.
Tuttavia, tre lezioni, un’interrogazione e dieci ore dopo, nella mente del più pacato dei gemelli Scamander non c’è più spazio per nulla che non sia il piglio autoritario di Alexandra Boot, la schiera di aspiranti giocatori, la piacevole brezza del Campo, le troppe persone sedute sugli spalti a godersi le selezioni e le sue mani sudaticce che sembrano scivolare via dai guantoni da portiere che indossa.
Perché, perché non sono rimasto a letto stamattina pensa ansioso.
Lorcan, dritto e spavaldo accanto a lui, impugna noncurante il manico di scopa, mentre la sua unica preoccupazione – nota Lysander con invidia – è quella di sbracciarsi verso gli spalti per salutare Rose.
“Lor, mi scappa, torno negli spogliatoi.”
In risposta, Lorcan gli circonda rapido le spalle con il braccio, impedendogli la fuga.
“Trattienila, non hai due anni,” ribatte. “Ma qual è il problema?”
“C’è troppa gente.”
“È Quidditch, che ti aspettavi?” chiede retorico.
Lysander sbuffa e osserva gli altri aspiranti portieri. I suoi rivali hanno corporature simili alla propria, nota, sono alti e asciutti, ma quanto ad atteggiamento sono lontani anni luce da sé: l’aspirante che pare più intimidito, un ragazzino del terzo anno, ostenta un contegno che giudica comunque più dignitoso delle proprie gambe che dondolano sul posto, delle mani sudaticce che strofinano fastidiosamente contro i guanti, della fronte già madida e degli occhi bassi che fissano più l’erba che il cielo.
E poi riflette in ultimo, ci guardano male.
“Lor,” mormora all’orecchio del fratello. “Ci guardano male, hai visto?”
“Chi?”
“Quelli, gli altri per il ruolo di portiere.”
Lorcan serra la mascella e assottiglia lo sguardo scuro, osservando il gruppetto indicatogli dal gemello.
“Guardano male me, non te,” considera. “Pensano sia raccomandato da Lex, credo.”
“Non è che hai litigato con qualcuno di loro?”
“Forse un paio li ho affatturati, sì. Ma non ricordo bene.”
Lysander si spiaccica una mano sul viso, vorrebbe rimbrottarlo, ma la voce della Boot che invita i portieri a farsi avanti gli azzera la salivazione e serra la bocca. Riesce a muovere le gambe solo quando Lorcan lo strattona per ridestarlo dalla trance.
“Ci siete tutti?” chiede Alexandra fissando i presenti, decisamente troppi per i suoi gusti. “Iniziamo con un giro del Campo in volo, la metà di voi sarà impacciata, lenta e incapace, quindi andrà via a seguito di questa prima scrematura.”
Lysander inghiottisce a vuoto e Lorcan gli si avvicina ulteriormente per permettere alle loro braccia di toccarsi.
Al via del Capitano, i due gemelli si librano in volo, l’uno avanti e l’altro dietro. Lysander, le mani strette attorno al manico, i piedi rigidi e la schiena curva, osserva la coda della Firebolt del fratello, ringraziandolo mentalmente per averlo preceduto. Cercando di concentrarsi, assottiglia gli occhi infastiditi dalle sferzate di vento e non guarda altro che Lorcan, immaginando che siano soli, nell’ampio giardino che circonda casa, ad allenarsi in un pomeriggio estivo. L’udito s’ovatta man mano, scartando il vociare molesto degli spalti e le urla di qualche aspirante troppo eccitato, ormai non percepisce altro che il fischio del vuoto e, gli sembra, il rumore della propria Firebolt che frantuma l’aria a velocità sempre più elevata. Quando Lorcan rallenta la sua corsa, lo fa anche lui. Ritocca terra con il viso rilassato e la sensazione di essere appena uscito da una favolosa bolla – ama volare.
“Molto bene,” esordisce a voce alta Alexandra, scrutando con un sopracciglio inarcato tutti loro. “Katie, i due Scamander, Vox, Belby,” elenca. “Voi continuate la selezione, a tutti gli altri consiglio di non ripresentarsi mai più, siete una tragedia.”
Un po’ mortificati e un po’ offesi, gli altri aspiranti portieri lasciano il Campo, mentre i cinque superstiti osservano il Capitano in attesa che dia loro direttive. Alexandra chiama a sé due cacciatrici che un istante dopo si librano in volo con espressioni risolute, punta poi lo sguardo sull’esiguo gruppetto e con un sorriso sardonico li invita a sollevarsi, librandosi a propria volta.
“Questa fase è la più semplice,” spiega Alexandra. “A turno, andrete agli Anelli, sei parate a testa.”
“Vuoi proprio cuocerci a fuoco lento,” celia Lorcan.
“Tu sarai l’ultimo,” ribatte furba. “Il meglio alla fine, no?”
“O il peggio,” insinua ghignando.
Il Capitano gli restituisce un sorriso malizioso e orienta poi l’attenzione sugli altri per dare inizio all’ultima fase.
Lysander, sospeso in aria accanto al fratello, coglie le occhiate astiose che gli aspiranti giocatori hanno rifilato a Lorcan a seguito di quello scambio di battute. Non li capisce, non è colpa sua se la Boot ha manifestato una palese preferenza non appena lo ha visto arrivare in Campo.
“Secondo me ti prende anche se fai schifo,” afferma Lysander.
“Ne dubito, vuole una squadra forte,” replica Lorcan. “Stai andando bene.”
“Fingo ci sia solo tu, funziona.”
“Nervi saldi, Lys, basta solo questo.”
“Già,” biascica. “Preferivi passare il pomeriggio con James?”
Lorcan gli concede uno sguardo comprensivo, rilassando le labbra in un sorriso.
“Sai che non ho scrupoli,” risponde. “Se fosse stato così, non sarei qui ora.”
“Tu hai scrupoli,” lo rimbecca. “Ma a furia di ripeterti il contrario hai finito col crederci.”
“Concentrati, ché Belby ne ha parate cinque.”
“Non me lo dire, non voglio saperlo.”
Lorcan aggrotta le sopracciglia, avrebbe voglia di ripetergli nervi saldi, Lys, ma poi scuote il capo e sorride rassegnato. In situazioni come questa vorrebbe essere in grado di trasferirgli un po’ della propria filosofia di vita, si divertirebbe molto di più, ma ogni volta che ci ha provato ha fallito miseramente, Lysander ha sindacato tutto e lo ha rimbrottato a ogni passo – “tuo fratello è noioso” è stato il puntuale commento di James.
“Scamander Lysander,” chiama Alexandra. “Agli Anelli.”
Il ragazzo avverte una scarica di adrenalina quasi dolorosa percorrerlo, a quietarlo è solo il tocco di Lorcan sulla spalla e lo sguardo sicuro che gli indirizza. Traendo un respiro, raggiunge i tre cerchi, posizionandosi poco sotto quello centrale, in una posizione tale da avere libertà di manovra. Ora che è solo, l’ansia inizia a divorarlo, i palmi sono di nuovo sudaticci e l’udito si riempie del rumoreggiare proveniente dagli spalti. È voltandosi verso quelli che deglutisce, accorgendosi che tra i vari presenti ci sono i propri compagni di dormitorio – che, impuniti, hanno ben pensato di intonare un coro di incoraggiamento, inducendo lui a pregare zitti zitti zitti –, Moira Meadowes, nuovo Capitano Serpeverde, in compagnia di altri compagni di Casa del loro anno, il Capitano Tassorosso che non conosce e, dulcis in fundo, Louis con al seguito Amanda Baston e James – gli sembra di sentirli, quegli occhi blu che lo scrutano irritati per avergli rovinato il pomeriggio. A quanto pare, nota amaro, tutti i Capitani avversari hanno ritenuto di dover sbirciare le selezioni per prepararsi al campionato – James no, lui è qui a marcare il territorio pensa infastidito, certo che il Grifondoro intenda trascinarsi via Lorcan non appena sbucano fuori dal Campo.
Trae un altro respiro e tenta di dimenticare di nuovo l’esistenza degli spalti, solo io e Lor si dice, indirizzando un’occhiata al fratello che lo scruta attento. Batte le mani ricoperte dai guantoni come a incoraggiarsi, focalizza l’immagine della cacciatrice pronta a lanciare la pluffa e si sprona a pensare solo alla traiettoria del tiro.
Il fischio.
È il segnale. La ragazza stringe la pluffa come se fosse l’oggetto più prezioso al mondo, come se temesse l’avventarsi di un avversario, e a Lysander sembra di avvertire su di sé anche l’adrenalina della cacciatrice. Quando la sfera sferza l’aria, è l’istinto a guidare la propria Firebolt verso l’Anello di destra, ed è sempre l’istinto a dirgli di calciare via la pluffa.
“Bene, Scamander,” afferma Alexandra. “Secondo tiro.”
Come sia arrivato in un arco temporale che gli è parso effimero dal secondo al sesto tiro, non lo sa. Sa solo che la bolla confortevole lo ha inglobato una seconda volta, annerendo il mondo intero: solo lui, la pluffa e Lorcan che ha seguito ogni movimento. Quando incrocia il fratello che gli dà il cambio, si rallegra del suo pollice in su e del sorriso soddisfatto che gli rivolge.
“L’avresti mai detto, l’avversario da battere sembrerebbe essere tuo fratello,” afferma sarcastica Alexandra.
“Temo di avere poche possibilità,” ribatte tranquillo Lorcan.
E in effetti il provino che segue non disattende le aspettative annunciate dallo stesso Lorcan. Con orrore di Alexandra e stupore degli spettatori, il Corvonero non riesce a parare neanche un tiro, persino quando avrebbe dovuto solo allungare il braccio per afferrare la pluffa, lui ha virato verso la parte opposta, simulando la totale assenza di attitudine al gioco.
Terminata la fase di selezione dei portieri, il Capitano saluta Lorcan con uno sguardo confuso e un po’ deluso, mentre il ragazzo le indirizza un sorriso sfrontato.
“Hai dovuto fare proprio la figura dell’imbranato,” mormora Lysander mentre salgono le gradinate degli spalti.
“Ehi, gli altri sono imbranati, io sono grandiosamente negato,” scherza Lorcan, agitando poi la mano verso James e Rose, ormai prossimo a raggiungerli.
“Io preferisco andare dai ragazzi,” dice Lysander, intuendo le intenzioni del fratello. “Vieni anche tu, sei un Corvonero, passa un po’ di tempo con i tuoi compagni di Casa.”
“Con quelli ci dormo, mi sembra già abbastanza,” ribatte. “Resta tu con me.”
Lysander china il capo e lo scuote in segno di diniego.
“Ci vediamo a cena.”
“Ci vediamo a cena.”

Due giorni dopo, Sala Comune Corvonero

Che quella mattina avesse qualcosa di diverso dalle altre, Lysander avrebbe dovuto capirlo nel momento in cui, messo piede in Sala Comune, diversi compagni di Casa lo hanno salutato chiamandolo addirittura col nome di battesimo. Ma da questo dettaglio in fin dei conti trascurabile ad Alexandra Boot che gli picchietta la spalla c’è decisamente un abisso.
In piedi e con le mani giunte dietro la schiena, Lysander osserva il Capitano senza avere idea di cosa dirle, vorrebbe tentare un educato buongiorno, ma il sorrisetto sfacciato che curva le labbra carnose della ragazza lo inebetisce. Se solo somigliasse giusto un po’ al fratello anche caratterialmente riuscirebbe di certo a evitare momenti così imbarazzanti.
“Allora, non dici niente?” incalza Alexandra.
Il ragazzo, la bocca d’improvviso secca, si guarda attorno in cerca di aiuto, ma ogni viso che incontra sfoggia un’espressione maledettamente consapevole, come se tutti fossero a conoscenza di un fatto a lui estraneo – vuole dirmi che ho fatto schifo pensa terrorizzato, anzi, no, vuole che le chiami Lorcan.
“Lysander, così non andiamo bene però,” rimprovera il Capitano. “In squadra parliamo, sai.”
“S-squadra?”
Il sopracciglio di Alexandra, quello che Lysander detesta veder scattare verso l’alto, si inarca nel tipico sprezzo divertito della ragazza, la quale gli indica con un cenno del capo la bacheca della Casa.
“Da’ uno sguardo, ragazzino, e non farmene pentire,” afferma. “E di’ a tuo fratello che se gli va può fare lo stesso un salto negli spogliatoi.”
Lysander, troppo intontito per notare la curva maliziosa che ha accompagnato l’ultima frase, si limita ad annuire chiedendosi per quale motivo Lorcan dovrebbe attardarsi negli spogliatoi pur non essendo uno dei giocatori – o forse è un modo per dirmi che l’ha preso in squadra?
Deglutendo, e consapevole di avere ancora l’attenzione della Boot su di sé, si avvicina alla bacheca, gli occhi scuri rovistano tra le varie pergamene affisse, finché non trovano quella. Lysander avverte la salivazione azzerata quando scorge l’intestazione Squadra di Quidditch della Casa Corvonero – anno accademico 2020/2021 e, più in basso, la lista dei sette giocatori titolari.
Legge il proprio nome vergato dall’elegante grafia del Capitano un’infinità di volte, e più legge più comprende il reale significato dell’espressione groppo in gola, perché proprio non riesce a deglutire né a parlare né crede di riuscire a respirare. Ha superato le selezioni, Alexandra Boot ha scelto lui.
“Domani c’è il primo allenamento,” gli annuncia la ragazza. “Chiamami pure Lex.”
Lysander si limita a sfiorarla con lo sguardo e ad annuire, arrossendo un po’ nel vederla abbandonare la Sala ridacchiando.
A seguito di quel congedo, non sa quanto tempo abbia trascorso impalato dinanzi alla bacheca, ma sa che ora qualcuno lo ha raggiunto e sosta lì accanto con un’espressione orgogliosa in viso.
“Dovresti abbracciarmi e congratularti,” dice Lysander.
Lorcan gli indirizza il suo sorriso sbilenco e gli dà una spallata.
“Muovi il culo, coglione.”
“Ehi, mi devi rispetto,” scherza in risposta. “Ora sono il portiere titolare della squadra!”
E mentre Lorcan gli ripete impudente di schiodarsi e seguirlo, Lysander pensa che senza di lui non sarebbe riuscito a vincere la propria insicurezza. In fondo, riflette, sono complementari, non diversi – due metà dello stesso disegno.

 

 

Alexandra Boot: Corvonero del settimo anno e Capitano della squadra di Quidditch. Personaggio di mia invenzione.


Note dell’autrice: vi avevo annunciato qualche altro missing moments ed eccolo qui! Il rapporto tra i due gemelli per esigenze di trama è quello rimasto più in ombra (ed è il motivo per cui lo spoiler alert segnala il capitolo diciotto, è preferibile non rovinare la lenta scoperta di Lysander nella long leggendo in anticipo questo momento), così ho sfruttato la oneshot per mostrarvi uno spaccato di loro due a Hogwarts (e anche per mostrarvi qualche interazione tra James e Lysander, che sino ad ora non abbiamo mai visto interagire direttamente). Siamo al quinto anno, le conflittualità che porteranno a ciò che conosciamo sono agli albori e il rapporto tra Louis e James è sul punto di andare in frantumi, nonostante questo ho preferito toni più soft!
Il titolo di questa oneshot è un riferimento ironico alla percezione che hanno avuto tutti gli altri delle selezioni di Quidditch, dove Lorcan ha dimostrato di essere grandiosamente negato!
Piccola nota su Prefetti e Caposcuola: in tutta onestà, non ho mai capito quanti ne fossero né quanto durassero in carica, infatti ho cercato di glissare sino ad ora (!) sull’argomento, ma avendo citato la nomina a Prefetto di Louis mi sembra doveroso una specifica. La mia idea è questa: i Prefetti sono nominati al quinto anno, durano in carica due anni (quinto e sesto) e poi decadono per fare in modo che lo studente – a meno che non sia Caposcuola – possa dedicarsi alla preparazione dei M.A.G.O. (in questo modo, ho calcolato un numero pari a sedici Prefetti in carica – tra i neo-nominati del quinto anno e quelli già in carica del sesto –, che mi sembra comunque abbondante). Per i Caposcuola, invece, la mia idea è che siano solo due: una studentessa e uno studente del settimo anno, senza distinzione di Casa ma solo in base al curriculum scolastico (se ve lo state chiedendo, ebbene sì: Louis si è giocato la nomina a Caposcuola con il duello di maggio).
Per quanto riguarda Fred junior, ho immaginato che prendesse parte alle selezioni estive del Puddlemere United già a seguito del proprio sesto anno. Preso in squadra con occhio al futuro, non può più partecipare al campionato scolastico né a qualsiasi altro campionato perché “vincolato” alla squadra con cui ha firmato il contratto.
Non vi annoio oltre con le mie teorie sulle regole scolastiche e le biografie dei personaggi, spero che questo piccolo momento vi sia piaciuto!
Immagino lo sappiate già se siete giunti sin qui, ma vi segnalo ugualmente che è edito il Capitolo Diciannove della long (ne approfitto per ringraziarvi delle recensioni ❤, vi rispondo al più presto!), il prossimo è in fase di scrittura!
Un abbraccio e a presto! ❤

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rosmary