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Autore: dreamlikeview    01/12/2019    2 recensioni
[1/3 di "What if we had been friends?"]
Lord Voldemort ha un piano infallibile per sconfiggere Harry Potter una volta per tutte e quando chiede a Draco Malfoy di avvicinarsi al prescelto, crede di avere la vittoria in pugno, ma non ha fatto i conti con una magia che lui non conosce, né mai conoscerà: l'amore.
Una storia in cui uno scherzo del destino può cambiare completamente due vite, può spingere due persone a conoscersi e a scoprirsi davvero, può permettere ad imprevedibili e improbabili amicizie di nascere, mettendo le basi per un qualcosa che è destinato a durare per sempre.
Fiducia, amicizia, amore sono le parole chiave.
[Drarry, con accenni ad altre coppie, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Serpeverde | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho decido di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.


Enjoy the show!

___________________ 

 

Twist of Fate

13. This is us (We are warriors)




Era passata una settimana da quando si erano accampati nella foresta, per sfuggire ai mangiamorte che li avevano sorpresi al ministero e che avevano scoperto il loro nascondiglio. Avevano ancora due horcrux da trovare, la logica suggeriva di trovare e distruggere prima quello nascosto a Hogwarts e poi quello che Voldemort aveva con sé, che a giudicare dall’immagine apparsa sulla mappa, sembrava essere un serpente. Draco non ebbe difficoltà ad ipotizzare che il terrificante serpente che strisciava sempre ai piedi di Voldemort, Nagini, potesse essere un horcrux. Tuttavia, non riuscivano a mettersi d’accordo su come entrare nella scuola, ogni piano che uno di loro proponeva, veniva immediatamente respinto da Harry, che lo giudicava troppo pericoloso. Avevano discusso sull’argomento diverse volte e una volta avevano persino litigato. Draco non riusciva a capire il motivo di quegli scoppi di rabbia improvvisi da parte del Grifondoro.
Le cose peggiorarono, quando sentirono dalla radiolina che Ron si portava dietro, che Piton era diventato il nuovo preside della scuola e che avesse introdotto alcune severe regole per gli studenti e molti dei nuovi professori fossero dei mangiamorte. Sapevano che i loro amici e i professori rimasti a scuola, li avrebbero aiutati, ma non erano d’accordo su come entrare nel castello; dovevano essere preparati, non potevano fare nessun errore, non come al ministero: lì erano stati quasi catturati dai mangiamorte. Non potevano smaterializzarsi all’interno della scuola, né potevano entrare dal portone principale con Piton come preside e, anche se ci fossero riusciti, non avevano idea di dove rifugiarsi. Inoltre, Harry aveva lasciato la Mappa del Malandrino a Neville, affinché la usasse per tenere tutti al sicuro, e anche se conosceva a memoria tutti i passaggi segreti, non poteva sapere se ci fossero state persone ostili a sorvegliare i passaggi. La cosa irritava un po’ tutti, ma cercavano pacificamente di venire a capo del problema. Erano certi che prima o poi avrebbero trovato una soluzione, anche se sembrava impossibile.
Era notte e, dopo un'altra discussione che era quasi degenerata, avevano deciso di andare a dormire per riposare un po'. Draco e Harry erano stretti l’uno all’altro nel sacco a pelo che avevano ingrandito per poterlo dividere. Il Serpeverde sonnecchiava con la testa contro la spalla di Harry, quest’ultimo invece era sveglio. Non dormiva quasi mai di notte, perché temeva che, facendolo, Voldemort entrasse nella sua mente e scoprisse cosa stavano facendo. Quando avevano distrutto il medaglione, l’aveva quasi scoperto. Con sforzo, Harry si era difeso e lo aveva tenuto fuori, per questo era quasi svenuto. Non vedeva l’ora che tutta quella assurda storia finisse. Desiderava solo una vita tranquilla, una persona da amare e una famiglia che non aveva mai avuto. A volte si chiedeva come mai a lui fossero capitate tutte quelle sventure, ma poi ci ripensava, meglio a lui che ad altri. Non desiderava che altre persone soffrissero come stava facendo lui. Per fortuna, aveva Draco e tutti i suoi amici, senza di loro non avrebbe saputo affrontare la situazione.
«Draco?» lo chiamò a bassa voce «Dormi?»
«Uhm… non proprio, dimmi» gli rispose con la voce assonnata, senza alzare la testa dalla sua spalla.
«Voglio un vero appuntamento con te» sussurrò Harry «Intendo, quando tutto questo finirà» aggiunse, quasi giustificandosi. Draco sorrise spostando la testa verso il suo collo, regalandogli un piccolo bacio lì, facendolo tremare un po’ «Voglio uscire con te, viziarti e corteggiarti… e portarti a cena fuori, ovunque tu voglia» continuò a bassa voce, immaginando perfettamente la scena, lui e Draco che camminavano per le strade di Londra – non importava se in quella babbana o magica – mano nella mano, lui che comprava al biondo dei fiori o dei cioccolatini o entrambi, che lo corteggiava come meritava di essere corteggiato, loro due a cena fuori. Draco che lo faceva innervosire, flirtando con il cameriere e tutto il resto; doveva aggrapparsi a qualche speranza, no?
«Un bel ristorante di lusso» disse Draco immediatamente, facendo sorridere il moro «Mi raccomando, voglio solo il meglio» disse «Ma evita il pesce crudo, l’ho sempre odiato, anche se mia madre credeva fosse chic».
Harry ridacchiò «Certo, cibo di lusso, niente pesce crudo e tutto ciò che desideri» sussurrò dandogli un bacio sulla guancia, il cuore di Draco perse un battito «E poi dopo la cena… ti porterei subito a casa mia. E farei l’amore con te tutta la notte».
Il biondo alzò lo sguardo su di lui e sorrise, Harry aveva le gote leggermente rosse e gli occhi verdi che brillavano come smeraldi «Mi sembra un bellissimo piano, un ottimo piano, in effetti» rispose con il fiato corto. Neanche lui aveva fatto fatica ad immaginare la serata, sarebbe stata sicuramente una delle più belle di tutta la sua vita. Con Harry al suo fianco non poteva essere diversamente. Gli accarezzò con tenerezza il fianco e poi si sporse verso di lui per baciarlo, per fargli capire che andava bene anche per lui, che avrebbe adorato una cosa del genere. L’altro rispose al bacio e lasciò scivolare le braccia attorno al corpo del suo ragazzo, per poterlo stringere meglio e continuare a baciarlo con intensità e una punta di disperazione che in quel periodo era sempre presente.
«Cerca di riposare, Harry» gli sussurrò dopo un po’ il biondo «Quando tutto questo finirà, saremo liberi e potremmo fare tutto ciò che vogliamo. Ogni cosa» promise stringendolo un po’ di più a sé «Te lo prometto».
«Lo so, faremo un sacco di cose» disse il moro, annuendo «Dobbiamo solo sconfiggere questo stronzo, che ci sta rendendo la vita un inferno».
«Non avrei saputo dirlo meglio» affermò Draco. Gli diede un altro bacio e poi si distese di nuovo, stringendolo a sé. Stavolta fu Harry ad appoggiarsi all’altro e sospirò. Se fosse sopravvissuto allo scontro finale, sarebbe stato libero di amare Draco, ma aveva forti dubbi riguardo al sopravvivere, la profezia non era chiara, ma un’interpretazione poteva tranquillamente essere che erano destinati a morire entrambi. Non voleva angosciare nessuno con quei pensieri, quindi li teneva sempre per sé, soprattutto non voleva far soffrire Draco. Si strinsero in un abbraccio, intrecciarono le gambe e dopo un po’ il biondo si addormentò per primo, dopo essersi fatti mille promesse e aver fantasticato sul loro futuro; quello serviva ad alimentare le loro speranze, a non farli arrendere davanti alle difficoltà che stavano incontrando e a mantenerli lucidi. Harry rimase sveglio un po’ di più rispetto a lui, riflettendo. Anche Ron e Hermione si sussurravano parole colme di speranza, e Harry era sollevato dal fatto che finalmente si fossero avvicinati così tanto, non sopportava più vederli soffrire l’uno per l’altra. Si guardò intorno, prima di addormentarsi e si disse che, anche se avesse dovuto sacrificarsi per loro tre, l’avrebbe fatto volentieri, se loro avevano anche solo una possibilità di essere felici, nel futuro di pace che si auguravano tutti, dopo la morte di Voldemort, avrebbe permesso che loro l'avessero. Lo meritavano tutti. Fu un giuramento che fece con se stesso, avrebbe fatto di tutto per permettere alle persone più importanti della sua vita di avere un futuro sereno, anche a costo di sacrificare il proprio. Diede un leggero bacio a Draco sulla guancia, prima di addormentarsi anche lui.
 
§§§
 
Un’altra settimana era passata, non avevano ancora un piano per entrare a Hogwarts e Harry stava diventando irritabile. La sua irritazione si espandeva a macchia d’olio su tutti loro, ogni giorno avevano come minimo una discussione futile su qualunque argomento. Più rifletteva su un piano, più si irritava, più il suo umore influiva su di loro. Non serviva a niente litigare tra di loro, più volte Hermione lo aveva detto e anche Draco le aveva dato corda, ma sembrava che il moro non li ascoltasse. Qualche giorno prima, Harry e Draco avevano avuto una brutta discussione, dopo che avevano parlato tutti insieme di entrare a Hogwarts. Hermione aveva proposto di usare la Polisucco, ma la proposta era stata bocciata immediatamente perché non avrebbero saputo di chi prendere le sembianze; Draco aveva proposto di viaggiare di notte, di raggiungere la Foresta Proibita sulle scope, per poi atterrare sulla Torre di Astronomia, ma Harry si era opposto con forza alla sua proposta, alla sua domanda perché il prescelto aveva iniziato ad alzare la voce e a dare di matto, sostenendo che fosse troppo pericoloso e che i mangiamorte avrebbero potuto essere ovunque. Draco era uscito dalla tenda solo per non litigare e Harry gli aveva urlato dietro che era solo un codardo e che non affrontava le discussioni in maniera adulta. Il biondo a stento aveva trattenuto il nervosismo e solo l’intervento di Ron aveva impedito ad entrambi di tirare fuori le bacchette. Alla fine, Draco raggiunse Fanny e rimase fuori dalla tenda, fino a che non gli passò la rabbia. Harry, invece, per sbollire la rabbia, andò in perlustrazione e rientrò al tramonto. Non appena vide Draco, si scusò con lui per aver perso la testa e si riappacificarono, ma entrambi sapevano che avrebbero dovuto riprendere il discorso e parlare degli scatti improvvisi di rabbia di Harry.
Spostarono il loro accampamento quella sera, perché Harry aveva trovato un gruppo di Ghermidori non troppo lontani da loro e, nonostante le protezioni, avrebbero potuto trovarli.
Era difficile muoversi in quelle foreste, c’erano creature magiche, ostili e al servizio di Voldemort ovunque, pronte ad attaccarli, inoltre alla radio sentivano ogni giorno notizie di ogni genere, come attacchi ai babbani, rapimenti di maghi ostili a Voldemort e altre notizie raccapriccianti. Il ministero era sotto il controllo dei nemici, che stavano confiscando le bacchette a chiunque non avesse una discendenza magica. I quattro ragazzi sapevano di dover fare in fretta, che non avevano troppo tempo; la comunità magica già era in ginocchio, e loro non potevano continuare a litigare come dei ragazzini, tuttavia Harry non sembrava di questo parere, perché a distanza di due giorni dall'ultima, aveva fatto un’altra scenata. Si era arrabbiato come un matto perché Hermione aveva regalato a Draco uno dei suoi libri. Alla fine avevano litigato e il biondo lo aveva mandato al diavolo. E non gli parlava da quella mattina.
 
«Draco, avevo completamente dimenticato di darti una cosa!» esclamò Hermione, quella mattina, dopo la colazione. Il biondo inclinò la testa interrogativo «Avevo comprato un libro, quando eravamo al quinto anno, per approfondire Cura delle Creature Magiche» continuò lei rispondendo alla domanda muta del ragazzo «Ma serve più a te che a me» disse, mentre prendeva un volume dalla borsetta. Lo passò subito a Draco, che lo prese tra le mani.
«Animali Fantastici e dove trovarli» lesse il titolo «Di Newt Scamander. È quel folle che girava il mondo con una valigia piena di animali magici, vero?» lei annuì «Non dirmi che c’è qualcosa sulle fenici».
«Oh sì. Leggi e impara, Malfoy!»
Harry li osservava in silenzio, mentre era seduto con Ron poco distante da loro. Il biondo sfogliò le pagine fino a trovare il capitolo che gli interessava e sorrise iniziando a leggere; poi si schiarì la voce e rivolse un sorriso alla ragazza.
«Grazie, sei fantastica come sempre!»
Lei gli fece l’occhiolino e riprese a leggere il libro che le aveva lasciato Silente. Harry si schiarì la voce e Draco si voltò verso di lui, sorridendo e mostrandogli ciò che gli aveva dato Hermione.
«Ehi, hai visto? Finalmente impererò qualcosa sulle fenici! Ne so così poco».
«Oh wow, sì» disse, fingendo entusiasmo con la voce di un morto; Draco inclinò la testa guardandolo di traverso.
«Che succede? Ti ha morso un serpente?» chiese «Hai una faccia».
«È la mia solita faccia» disse il moro con tono neutro.
«Harry, si può sapere che hai? Dai, troveremo il modo di entrare a Hogwarts, stai tranquillo» gli disse per rassicurarlo, ma quella frase mandò l'altro fuori di testa. Harry iniziò a imprecare e a dire cose senza senso, sosteneva che quando avrebbero sconfitto Voldemort, loro due si sarebbero lasciati, perché il biondo avrebbe trovato qualcuno di migliore “dello Sfregiato” e se ne sarebbe andato via con lei.
«Lei? Ma se sono gay, Harry!» l’altro grugnì contrariato «Oh andiamo! Non fare scenate di gelosia. Lo sai che io e Hermione siamo amici, lo desideravi così tanto quando eravamo a Hogwarts, perché adesso fai così?»
«Io non sto facendo proprio niente» sbuffò il moro incrociando le braccia al petto. Persino Ron, lo stava guardando con un sopracciglio alzato, quindi Draco non era poi così nel torto «Se non te lo ricordi, dobbiamo trovare un modo per entrare a Hogwarts, non me ne frega niente del tuo uccellaccio!» gli urlò contro.
«Vuoi darti una calmata? Ma che ti prende?» Draco si alzò per fronteggiarlo, poi lo guardò meglio in faccia: Harry era livido e c’era qualcosa che non andava in lui, ma il biondo non capiva cosa. «Sai che ti dico, sbollisci la rabbia e poi vieni da me. Ne ho abbastanza di te e di tuoi immotivati scatti d’ira» disse irritato «Non resto qui a farmi urlare contro da te» affermò, uscendo dalla tenda per prendere aria.
«Sul serio, amico, perché non ti calmi?»
«Fatti gli affari tuoi» sputò il moro, spostandosi anche lui. Quando Draco rientrò nella tenda, non guardò neanche verso Harry e si mise a leggere il libro che Hermione gli aveva regalato. Il moro, invece, uscì subito dopo il suo rientro, senza degnarlo di uno sguardo. Non si parlarono per tutto il giorno.
 
Intanto le ore erano passate, ed entrambi erano ancora chiusi in un forzato mutismo. Che cosa gli era preso? Era geloso? Ma di cosa? Se fosse stato geloso di Ron, avrebbe anche potuto capirlo – ma no, Weasley non era affatto il suo tipo – ma come poteva essere geloso di Hermione? Era solo gelosia, o c’era qualcos’altro sotto?
«Gli passerà» disse lei con un sospiro «Non voleva arrabbiarsi davvero, è solo molto stressato».
«Lo siamo tutti, ma non facciamo scenate così» ribatté il biondo tenendo gli occhi fissi sul libro. La ragazza gli strinse gentilmente una spalla, prima di allontanarsi e tornare da Ron, scuotendo la testa.
Quando finì di leggere, Draco si alzò e si guardò intorno. La sera era calata da un pezzo e di Harry non c’era traccia. Una specie di panico si fece largo in lui e chiese a Ron e a Hermione, se l’avessero visto. Ron gli rispose che gli aveva parlato prima del tramonto, ma che non era ancora tornato; così Draco senza neanche pensarci due volte uscì anche lui dalla tenda e si mise a cercarlo. Andava contro ogni suo pensiero, lui avrebbe dovuto mantenere il punto, avrebbe dovuto essere quello orgoglioso della coppia, Harry lo aveva aggredito verbalmente per un motivo stupido, ma stavano affrontando una missione suicida, c’era una guerra in corso e avevano bisogno di essere concentrati, di essere calmi e soprattutto di essere più uniti che mai. I babbani e i nati babbani continuavano a sparire e Voldemort era sempre più potente, sempre più maghi e creature oscure si univano a lui, chi per paura, chi per convenienza. Non potevano litigare per qualsiasi cosa e Harry doveva capirlo, non poteva continuare così, non faceva bene a nessuno di loro… e lui soffriva ogni volta che litigavano per stupidaggini. Si sentiva ferito, certo, ma non era il momento di pensare a se stesso. Si fermò nel mezzo della foresta, scioccato da se stesso. Cosa diavolo gli stava succedendo? Lui aveva sempre pensato solo a se stesso, perché adesso gli importava così tanto degli altri? Era vero, allora? Frequentare Potter aveva fatto uscire un lato di lui che persino lui stesso ignorava? Non lo sapeva, ma in quel momento sentiva solo il bisogno di trovare Harry e fargli capire cose importanti, come il non essere geloso di Hermione o di altre persone, perché lui aveva avuto una cotta per quello stupido Sfregiato per anni e poi se ne era innamorato, non c'erano altri per lui. Draco cercò Harry per tutto il perimetro che avevano protetto e lo trovò seduto in riva al lago; per un momento gli ricordò uno dei loro momenti a Hogwarts, quando erano ancora amici e si incontravano in riva al Lago Nero per parlare delle loro giornate e delle loro preoccupazioni. Senza pensarci due volte, lo raggiunse e gli si sedette accanto. Era stata un’amicizia bizzarra, erano passati dall’essere rivali all’essere amici e poi erano diventati amanti. Sembrava una favola… una di quelle per bambini con il lieto fine. Per un momento si chiese se anche la loro potesse essere una favola con il lieto fine, la sua favola a lieto fine.
«Che ci fai qui?» gli chiese il moro. Il freddo autunnale iniziava a farsi sempre più pungente, soprattutto di sera e Harry era uscito con solo la t-shirt – stupido Grifondoro – pensò Draco, poi si tolse la felpa e gliela mise sulle spalle. Il moro gli fece un gesto d’apprezzamento e se la strinse addosso, sospirando di sollievo.
«Cerco il mio stupido ragazzo Grifondoro che ha fatto una stupida scenata di gelosia» rispose semplicemente, sedendosi accanto a lui «Tu?»
«Cerco un modo per scusarmi con il mio ragazzo per una stupida scenata di gelosia che ho fatto» rispose con un sospiro, il biondo gli appoggiò una mano sul ginocchio e sospirò piano «E cerco di capire cosa mi sta succedendo» confessò, tenendo lo sguardo basso.
«Che intendi dire?» chiese il Serpeverde, l’altro scosse la testa «Ne vuoi parlare con me?» Harry prese un profondo respiro e si morse le labbra «Non c’è niente di male ad essere gelosi, Harry, anche io sono geloso» disse cercando di tranquillizzarlo «Lo sai, no? Quando credevo che ti piacesse la Weasley, mi sentivo morire ogni volta che vi vedevo insieme» confessò il biondo senza voltare lo sguardo verso di lui «C’erano volte che volevo lanciarle una maledizione».
«Sei terribile» soffiò il moro, sorridendo «Vorrei che fosse così, ma non è proprio così. Sì, sono geloso, ma è qualcos’altro» ammise. Era difficile da spiegare, e se Draco non avesse capito? Se l’avesse preso per matto? Lui credeva di essere impazzito davvero, ma non sapeva come parlarne, come spiegare cosa gli stava accadendo.
«Cosa?» Harry non rispose «Parlamene Potter, non riuscirai a venirne a capo se non ne parli» lo spronò «Io sono qui. «Voglio aiutarti, non giudicarti» disse con calma il biondo «Perché quella scenata prima?» chiese «Ho fatto qualcosa?»
Lui scosse la testa e prese un profondo respiro, aveva ragione Draco, doveva parlargli o sarebbe impazzito sul serio. «Non l’ho fatto di proposito, quando… quando le parli, sorridi e fai tutte quelle cose… sento una voce terrificante nella mia testa, che mi dice che te ne andrai con lei, che non sono abbastanza per te, che meriti qualcuno alla tua altezza…»
«E secondo questa voce, Hermione sarebbe alla mia altezza?» chiese lui, comprensivo. Harry si strinse nella felpa di Draco e ne respirò il profumo, cercando di rilassarsi. C’erano volute ore prima che si rendesse conto di aver riversato tutta la sua rabbia repressa contro la persona che meno lo meritava.
«Lei, chiunque altro» confessò «Non lo so perché succede, Draco…» disse mordendosi le labbra «Mi è successo anche a Grimmauld Place e quando lavorate alla polisucco o quando suonavate il piano, io…» deglutì, sperando di non sembrare uno schizofrenico che sentiva le voci «Mi dispiace, Draco, tantissimo» il biondo annuì «Non so cosa fare, oggi… era così convincente che ho perso la testa…» confessò ancora «Diventa sempre più crudele e mi dice che tu mi lascerai».
«Harry» Draco gli prese il volto tra le mani e lo obbligò a guardarlo in faccia «Scopriremo cos’è questa cosa che ti tormenta, okay? Ma finché non lo facciamo, non darle ascolto» gli disse con un tono di voce dolce, ma che allo stesso tempo non ammetteva repliche «Ci sei solo tu per me. Te lo giuro» concluse guardandolo negli occhi.
«Scusami» sussurrò il moro con il cuore che batteva con forza nel suo petto, credeva alle parole di Draco, doveva credere a lui e fidarsi perché altrimenti sarebbe davvero impazzito «Lo giuro, non lo faccio di proposito, non volevo ferirti».
«Lo so» rispose l’altro, accarezzandogli le gote con i polpastrelli «Adesso torniamo dentro, stai gelando». Harry annuì ed entrambi si alzarono dal freddo terreno, dirigendosi verso la tenda. Ma Draco aveva bisogno di sapere che Harry si fidasse di lui, dopo i loro litigi e quest’ultima scenata, iniziava a credere che non si fidasse più e aveva bisogno di sentirgli dire che si sbagliava. Gli afferrò il braccio, fermandolo, prima che arrivassero alla tenda. Il moro si voltò verso di lui e lo guardò interrogativo.
«Harry, ti fidi di me?» gli chiese con la voce tremante.
«Sì, Draco» rispose, guardandolo negli occhi «Anche se qualche volta perdo la testa, mi fido di te».
«Bene» il biondo gli sfiorò le labbra con dolcezza, prima di lasciare scivolare la mano con cui gli teneva il braccio verso la sua e gliela strinse con tenerezza «Andiamo dagli altri, saranno preoccupati».
Harry annuì e ricambiò la stretta con forza, poi tornarono nella tenda, dove Ron ed Hermione li accolsero con un morbido sorriso, il moro si scusò anche con l’amica, che gli disse di stare tranquillo e scherzò dicendo che non gli avrebbe mai rubato il ragazzo, prima di abbracciarlo con tenerezza e stringerlo come era solita fare lei.
Draco lo guardò per un attimo e un terribile senso d’angoscia si impossessò di lui, Harry poteva percepire gli horcrux, era mentalmente collegato a Voldemort e adesso sentiva nella sua testa delle voci che gli sussurravano i suoi peggiori incubi, come era successo a lui con la coppa e a Ron con il medaglione. E quella mappa continuava a mostrargli il simbolo di una saetta, indicando che si trovasse proprio lì, nella foresta dove si erano accampati. Deglutì con forza e cercò di scacciare quel pensiero dalla mente. Non aveva appena ipotizzato che il suo ragazzo fosse egli stesso un horcrux, vero? No, non lo aveva affatto pensato. Non poteva esserlo, non era possibile. Significava che avrebbero dovuto ucciderlo? No, doveva esserci un’altra spiegazione, qualsiasi altra spiegazione. E lui avrebbe capito di cosa si trattava e avrebbe aiutato Harry a liberarsene. Dovevano avere il loro lieto fine, non poteva finire sempre in tragedia.
 
 
Quattro giorni dopo, ancora non avevano un piano. Harry aveva avuto molti incubi su Voldemort che torturava Olivander, il mago oscuro cercava una particolare bacchetta, ma Harry non era riuscito a carpire altri dettagli. Draco lo aveva stretto e tranquillizzato tutta la notte, il moro si era addormentato all’alba, ma il suo sonno era rimasto comunque agitato.  
Il biondo lo accarezzò delicatamente e sospirò, non voleva esporre i suoi dubbi con Hermione o con Ron, non perché non si fidasse di loro, ma aveva bisogno di venirne a capo da solo, loro si sarebbero fatti prendere dal panico peggio di lui, né lui né Harry avevano bisogno del loro panico. Nel sonno, Harry parlava serpentese a volte, e Draco si sentiva spesso a disagio con questa cosa, ma da come sudava, da come si tendeva e dalle sue espressioni per nulla rassicuranti, non era niente di positivo. Quando lo vide più calmo, lo coprì bene con le coperte e poi si alzò dal loro giaciglio per sgranchirsi un po’ le gambe e prepararsi un infuso caldo. Nei boschi dove erano, spesso a turno andavano a recuperare delle erbe per poter preparare le bevande calde e non congelare con le temperature che scendevano vertiginosamente giorno dopo giorno, a causa dell’avvicinamento dell’inverno, che ormai era alle porte.
Si erano spostati due volte negli ultimi giorni, perché a loro si stava avvicinando un branco di vampiri e non volevano rischiare che la loro posizione fosse scoperta. Si erano rifugiati su una montagna e sembrava più tranquillo lì, avevano evocato lo stesso le protezioni attorno a loro e si erano accampati. Le notizie dalla radio non erano mai positive, ma almeno non venivano fatti i nomi dei loro amici o dei parenti di Ron tra gli scomparsi.
Si sedette con la tazza di bevanda calda tra le mani e ne prese un sorso, sospirò guardando preoccupato verso Harry, ciò che gli aveva detto qualche giorno prima lo aveva un po’ turbato. Il fatto che sentisse quella voce nella mente, unito ai continui incubi, al fatto che avesse percepito gli horcrux e fosse stato male nel momento in cui li avevano distrutti, non faceva che avallare la sua assurda ipotesi che il suo ragazzo fosse un horcrux. Rabbrividì al pensiero. Se i suoi dubbi fossero stati corretti, che avrebbe dovuto fare? Parlarne con gli altri? Dove diavolo era Silente quando serviva? Perché non l’aveva messo in guardia su questa cosa? Perché non gli aveva detto una cosa così importante? Aveva paura che fosse vero, che i suoi dubbi fossero fondati, aveva il terrore di non sbagliarsi. Voleva essere in torto, desiderava aver frainteso tutto perché era uno stupido. Strinse la tazza così forte che non si accorse di aver sbiancato le nocche. Lasciò la tazza in fretta e prese la mappa, la aprì, osservò quel simbolo maledetto e non riuscì a smettere di pensare a quello, tutto sembrava portare verso la conclusione che Harry fosse un horcrux, ma non poteva essere vero, se fosse stato così, Silente avrebbe trovato un modo per aiutarlo, un modo per liberarlo da quel fardello, così da uccidere Voldemort, giusto? Lo avrebbe fatto, non avrebbe lasciato il suo pupillo in pericolo. Sospirò e il suo respiro tremò un po’, aveva paura, se avesse avuto ragione, cosa avrebbe dovuto fare? Se Harry fosse stato davvero un horcrux? Avrebbero dovuto ucciderlo al fine di sconfiggere Voldemort? Draco rabbrividì alla sola ipotesi. Nessuno di loro, ne era certo, avrebbe deciso di uccidere Harry, lui prima di tutti. Era quasi morto per proteggerlo, non avrebbe permesso che gli fosse fatto qualcosa di male. Piuttosto avrebbe trovato o inventato una pozione per salvargli la vita. Doveva esserci, giusto?
«Già sveglio?» la voce bassa di Hermione lo fece sobbalzare e richiuse la mappa con uno scatto involontario, non voleva che scoprisse di quella cosa, ma se l’avesse già capito? Avrebbe dovuto dirle tutto, forse insieme avrebbero trovato una soluzione, da solo non lo avrebbe mai potuto salvare, ma forse chiedendo aiuto a Hermione, avrebbe potuto farlo, giusto?
«Harry ha avuto una nottataccia, si è appena addormentato e io… beh, riflettevo».
«Su cosa? Vuoi un parere? Sono abbastanza brava a riflettere» disse lei, mentre lo imitava e si preparava una tazza di infuso. Il biondo scosse la testa e prese un lungo sorso di quella bevanda e sospirò di nuovo «Riguarda Harry?»
Draco sospirò. «Riguarda sempre Harry. Sono preoccupato per lui. Sembra che il legame si sia rinforzato. Ha gli incubi tutte le notti, parla serpentese e non so cosa gli stia succedendo» sbuffò lasciandosi cadere sulla sedia, portandosi una mano tra i capelli «E qualche giorno fa, mi ha detto una cosa strana» ammise. Forse parlare di quello che era accaduto quel giorno, avrebbe sciolto un po’ il suo terrore.
«Cosa?» chiese lei.
«Dopo la scenata di gelosia, quando abbiamo chiarito, mi ha detto che… sente una voce nella sua mente. Una voce che lo spinge a credere che io possa lasciarlo per qualcun altro» spiegò sentendo dalla sua stessa voce quanto fosse terrificante.
Hermione spalancò gli occhi «Pensi sia il legame?»
«Sì, anche se non ho capito in che modo… possa fare una cosa del genere» lei gli rivolse uno sguardo come per dire Sai benissimo cosa può essere, ma non lo disse ad alta voce «Non so come aiutarlo» aggiunse lui.
«Stai facendo tutto il possibile, Draco» cercò di consolarlo la strega, rivolgendogli un sorriso gentile «Ne usciremo. Troveremo il modo di aiutare Harry, di entrare a Hogwarts e di sconfiggere Tu-Sai-Chi, vedrai».
«Lo spero davvero» sospirò.
«Vuoi parlarmi di altro?» chiese lei, dopo un po’. Draco alzò lo sguardo verso la ragazza e dallo sguardo che gli rivolse, capì immediatamente cosa volesse dire: lei sapeva del simbolo e aveva i suoi stessi dubbi. Hermione, mentre gli porgeva la domanda, aveva lo sguardo puntato sulla mappa.
Il ragazzo strinse i pugni e prese un respiro profondo, poi deglutì, incapace di ammettere ad alta voce i propri dubbi, scosse la testa e smise completamente di parlare. In silenzio, finirono di bere i loro infusi, poi Hermione prese quel libro che continuava sempre a leggere e Draco andò fuori a controllare Fanny; la fenice se ne stava appollaiata su un ramo basso, insieme a Edvige e di tanto in tanto sparivano per andare a procurarsi del cibo. Era in perfetta salute, adesso ne era certo, lo aveva letto nel libro che gli aveva regalato Hermione ed era lontana dal giorno del falò, dato che non mostrava alcun segno di vecchiaia. Si stava affezionando a lei, anche se non le era sempre intorno. Le regalò una carezza sul becco e la fenice gli beccò gentilmente il palmo della mano, facendolo ridacchiare.
«Stai bene, vero?»
La fenice inclinò la testa e fece un verso allegro. Draco ridacchiò, forse Silente gli aveva fatto un regalo più grande di quanto immaginasse. Ed era strano che fosse lì con lui, aveva letto su quel libro che le fenici erano fedeli solo alle famiglie che le avevano addomesticate, quindi avrebbe dovuto essere fedele solo ai Silente, giusto? Allora perché lo seguiva ovunque? Forse stava rispettando un ordine del suo ultimo padrone? Draco non se lo sapeva spiegare, eppure Fanny lo ascoltava e interveniva in situazioni difficili, come era successo con Ron. Restò ancora un po’ lì fuori, poi rientrò, trovando tutti svegli, radunati attorno a Hermione.
«Che succede?» chiese avvicinandosi a loro «Cosa mi sono perso?»
«Draco! Vieni qui, hai studiato anche tu Rune Antiche come me, vedi se ci capisci qualcosa» disse la ragazza, afferrandogli una mano e trascinandolo accanto al libro; indicò uno strano simbolo, lì per lì Draco non lo riconobbe subito «Sto cercando da giorni di capire che significa, non c’è tra le rune e neanche tra i simboli celtici». Il Serpeverde le tolse il libro dalle mani e avvicinò la pagina con il simbolo incriminato al proprio volto, lo studiò per un qualche minuto, cercando di ricordare dove lo avesse visto. Non gli era nuovo, lo aveva già visto da qualche parte.
Poi l’illuminazione lo folgorò.
«Ah! Sì, non lo trovi da nessuna parte perché non è né un simbolo celtico né una runa» disse restituendole il libro «È il simbolo dei Doni della Morte».
«I Doni della Morte?» chiese Hermione «Non ne ho mai sentito parlare».
«È un’antica leggenda, tramandata anche come favola» disse, sedendosi accanto a lei, osservando quel libro «Se non sbaglio dovrebbe essere quella dei tre fratelli» riprese il libro e cercò tra le pagine di esso «Eccola! Sì, me la ricordo, me la raccontava il mio elfo quando non volevo andare a dormire. Era un po’ inquietante in effetti, mi diceva che se non fossi andato a dormire, la morte sarebbe venuta anche per me» affermò, sentendo un brivido scivolare giù per la schiena. Ma come si potevano leggere delle cose del genere a dei bambini? Chi aveva concepito una cosa così per dei bambini?
«Spiega un po’, di cosa parla questa storia?» chiese Harry, interessato.
Draco lesse le prime righe, rendendosi conto di ricordarla bene «Allora, c’erano tre fratelli, okay? Si ritrovarono davanti ad un burrone, sotto al quale c’era un fiume, da bravi maghi costruirono un ponte con la magia per poterlo attraversare. Ma la morte apparve davanti a loro» raccontò, ogni tanto guardava il libro per vedere se ricordava bene e poi riprendeva a parlare «Lei volle fare dei doni ai tre fratelli, uno per ognuno di essi, perché loro l’avevano stupita con la loro astuzia. Allora, il maggiore chiese una bacchetta potente, in modo da poter avere il potere di sconfiggere i suoi nemici. E alla fine fu ucciso, che coglione» continuò, senza riuscire a trattenersi dal commentare a modo suo «Il secondo invece chiese qualcosa per rivedere la sua amata che era morta troppo giovane e la morte gli diede una pietra con la quale evocarla. Si uccise anche lui perché il fantasma non sopportava vivere nel mondo dei vivi, patetico» disse, commentando ancora «Mentre il terzo chiese qualcosa per poter andare via e passare inosservato. La morte gli diede il mantello che la rendeva invisibile e lui se ne andò. Il terzo fratello visse una vita felice e blablabla, poi consegnò il mantello al figlio e morì tranquillo, o qualcosa del genere».
«Wow, Malfoy, racconti le storie in modo incredibile» commentò Ron divertito; anche Harry rise alla battuta del rosso.
«Beh, volevo farla breve, non avevo voglia di leggere tutta la storia, comunque» prese una pergamena e una piuma d’oca dalla borsetta di Hermione con un Accio . Era davvero l’unico a conoscere quella storia? Poteva capire Harry e Hermione, ma Weasley? Davvero non la conosceva?
«Oh Merlino, è vero!» esclamò Ron, dopo un po’ «Me la ricordo, mamma la leggeva sempre quando ero piccolo. Ha causato anche a me degli incubi, per questo avevo rimosso».
«Ecco, tu sì che mi capisci, Weasley!» esclamò teatralmente «Dicevo, ci sono tre Doni della Morte, la Bacchetta di Sambuco, la Pietra della Risurrezione e il Mantello dell’Invisibilità» spiegò, mentre disegnava sulla pergamena lo stesso simbolo che c’era sul libro. «La leggenda dice che chi li possiede tutti e tre, è un padrone della morte» concluse il biondo, guardandoli tutti. I tre Grifondoro si sporsero verso di lui e osservarono il disegno.
«Wow» Harry guardò il foglio, poi guardò verso Draco e spalancò gli occhi «Per le mutande di Merlino! Esistono allora?» chiese scioccato «Cioè, il mio mantello dell’invisibilità, non è mica…?» chiese lasciando la domanda a metà, perché Draco, scioccato anche lui per non averci mai pensato, stava annuendo alla sua domanda. «Quindi... Lui sta cercando la Bacchetta di Sambuco» fece con fare interrogativo, ma più che una domanda, la sua era un’affermazione, tutti gli altri annuirono. Se Voldemort stava chiedendo a Olivander informazioni su quella bacchetta leggendaria, l’avrebbe trovata. Se Voldemort si fosse impossessato della bacchetta più potente del mondo magico, allora loro non avrebbero avuto scampo, avrebbe vinto. Non ci sarebbe più stato nessun futuro per cui combattere. Le espressioni di tutti si tramutarono subito in funeree; adesso come avrebbero fatto a sistemare la cosa? Come avrebbero fatto a fermarlo, se avesse trovato quella bacchetta? La soluzione la conoscevano: dovevano trovare Olivander e farsi dire tutto ciò che aveva detto al mago oscuro. Se lo avessero salvato, avrebbero avuto delle speranze di scoprire ciò che non conoscevano ancora.
 
La scoperta dei Doni della Morte e della Bacchetta di Sambuco aveva sconvolto Harry più di quanto non lo fosse già, quella notte i suoi incubi peggiorarono e Draco non riuscì a svegliarlo. Solo quando riuscì a tranquillizzarlo, si distese accanto a lui e lo accarezzò delicatamente. Avrebbe passato un’altra notte in bianco. Come poteva aiutarlo? Come poteva fermare i suoi incubi o le sue visioni? Non lo sapeva, e si torturava sempre per capire come fare, ma non trovava mai una soluzione adeguata. Era frustrante osservare il proprio ragazzo soffrire così tanto e non poter far nulla per aiutarlo. Si sentiva impotente davanti alla sua sofferenza.
Aveva appena chiuso gli occhi, quando Harry sobbalzò dal sonno, con occhi vitrei, la forte sudata e il corpo pervaso dai brividi, e guardò Draco spaventato, poi lo abbracciò di slancio. Il biondo non perse tempo e lo strinse forte a sé. «Shhh, va tutto bene» sussurrò con dolcezza al suo orecchio «Stai bene, sei qui con me».
«S-Sì… Draco» deglutì stringendosi a lui; l’altro continuò a stringerlo, mentre Hermione accendeva una fiamma con la bacchetta e li guardava per capire se tutto fosse a posto. Quando il moro fu più calmo li guardò tutti; prese un profondo respiro e si asciugò il volto sudato con la manica del pigiama. Il braccio di Draco attorno a lui, riusciva a calmarlo. Quella volta aveva esagerato, aveva provato a forzare il legame per capire dove si trovasse il fabbricante di bacchette e ci era riuscito, ma per un soffio Voldemort non era entrato nella sua mente, il prescelto era riuscito a respingerlo, ma per un attimo aveva temuto di non esserci riuscito.
«So dov’è Olivander» disse, la sua voce tremò un po’, ma era più tranquillo adesso «Se vogliamo sapere qualcosa sulla Bacchetta di Sambuco, come fermarla o come trovarla prima di lui, abbiamo bisogno di Olivander».
«Harry ha ragione» disse Ron «Se Lui trova la Bacchetta di Sambuco siamo finiti».
«Sono d’accordo» concordarono anche Draco ed Hermione, anche se quest’ultima non era proprio d’accordo. Guardò verso Harry con lo sguardo che trasudava preoccupazione e il moro cercò di restituirle uno sguardo sicuro. Avevano davvero bisogno di quell’uomo per capire; non sapevano a cosa stavano andando incontro, avevano bisogno di risposte. Anche se avessero distrutto tutti gli horcrux, se quella bacchetta era potente come diceva la leggenda, allora lui con quella sarebbe stato inarrestabile e loro non avrebbero potuto vincere.
«Non ho avuto un incubo» disse Harry «Sono stato io a forzare il legame e sono entrato nella sua mente. Ho scoperto dove nasconde Olivander».
«Dov’è?» chiese il biondo, dopo un lungo momento di silenzio.
«Non vi piacerà» disse, gli altri lo guardarono, incitandolo a parlare «Ad Azkaban».
 
 
Non fu facile decidere come muoversi. Azkaban non era di certo un parco giochi; nessuno di loro aveva idea di come entrare lì o di come raggiungerla. Forse se Sirius fosse stato vivo, avrebbe potuto aiutarli, ma Sirius era morto e loro non conoscevano nessun modo per entrare nella prigione. Non sapevano come fare, avevano bisogno del venditore di bacchette per capire di più su ciò che Voldemort stava cercando, se era davvero la Bacchetta di Sambuco il suo obiettivo, allora dovevano trovarla per primi. O come minimo sconfiggere il mago che ce l’aveva, sempre che Voldemort non l’avesse già ucciso. Non potevano neanche chiedere agli Auror, molti erano stati uccisi, altri erano nascosti in attesa di organizzarsi per muoversi contro il nemico. Le tensioni interne erano tante e nessuno di loro era così esperto da sapere l’esatta ubicazione della prigione dei maghi.
«Non sappiamo dov’è» disse Hermione «Quindi non possiamo smaterializzarci lì».
«Però sappiamo che è da qualche parte nel Mare del Nord» disse Draco, pensieroso. Non avevano alcun mezzo per arrivare alla prigione. Con le scope ci avrebbero impiegato troppo tempo, sarebbero stati esposti.
«Qualcuno deve pur sapere dove si trova questa dannatissima prigione» sbuffò Ron «Malfoy, quasi tutta la tua famiglia c’è stata! Non sei mai andato a trovarli?»
«Ti pare che io sia andato in quel posto da incubi?» chiese il biondo scioccato «Non ci metterei mai piede».
«Abbiamo capito che andare lì è praticamente impossibile» disse Harry, sbuffando «Dovremmo andare a Hogwarts, allora, tornare al piano originale».
«Dobbiamo salvare Olivander» disse Ron «Dobbiamo scoprire cosa sa sulla Bacchetta di Sambuco, ed anticipare le mosse di Tu-Sai-Chi» continuò «Anche io preferirei andare a Hogwarts, ma dobbiamo andare lì, salvarlo e farci aiutare».
«Lo so» ammise Harry, prendendosi la testa tra le mani «Non so cosa fare, okay? Non sono mai stato lì e credo che solo Sirius o Silente sapessero, dov'è davvero quell'inferno, ma ehi! Sono entrambi morti!» esclamò innervosito. Draco gli mise una mano sulla spalla per calmarlo. Ultimamente, con il suo caratteraccio era diventato insopportabile. Né Hermione, né Ron, né Draco erano in grado di aiutarlo e quest’ultimo temeva che i suoi sospetti fossero sempre più certezze e meno dubbi, ma non voleva accettare quella realtà. Non lo avrebbe mai fatto. Tutti tacquero per qualche istante, poi ripresero a vagliare le possibilità che avevano. Non ne avevano molte, ma Ron aveva ragione, dovevano trovare Olivander e farsi dire tutto ciò che sapeva sulla Bacchetta di Sambuco.
«Aspetta un attimo» fece Draco «Forse ho una soluzione» disse «Gli elfi possono materializzarsi ovunque, purché gli venga ordinato» continuò «Dobbiamo solo trovare l’elfo che ci ha aiutato a fuggire da casa mia».
«Dobby?» chiese il moro, alzando lo sguardo verso il biondo, poi i suoi occhi si illuminarono «Ma certo! Dobby! Sei un genio, Dray!» esclamò gettandogli le braccia al collo. I suoi sbalzi d’umore erano quasi fastidiosi, ma Draco lo sapeva, essi non dipendevano da Harry, era quasi certo che fosse colpa di Voldemort o di qualcosa legato a lui.
«Gli manderò un Patronus, lui saprà sicuramente trovarci».
«Uno di noi lo aspetterà fuori dalle protezioni» disse Ron «Lo farò io con il deluminatore, gli farò strada fino a noi» affermò, Hermione lo guardò con uno strano sguardo e lui le sorrise «Che c’è? Qualche volta anche io sono utile».
«Quanto sei scemo» scherzò lei abbracciandolo «Sì, è la soluzione più sicura. E uno di noi dovrà andare con lui ad Azkaban, per contrastare i dissennatori».
«Lo farò io» esclamarono in coro Draco e Harry.
«No, Potter, tu sei troppo riconoscibile».
«Anche tu lo sei» sbuffò l’altro «Con quei capelli biondo platino, subito ti riconosceranno!»
«Stavo per dire che andrò io» intervenne Ron, placando immediatamente il dibattito tra i due «E non accetto repliche, Harry, tu sei troppo irascibile, non riusciresti a concentrarti per evocare un Patronus e contrastare i dissennatori; Draco, Harry ha bisogno di te per mantenere la poca calma che ha» disse con un mezzo sorriso sulle labbra «Me la caverò, sono bravo nei duelli e so evocare un Patronus».
Hermione restò in silenzio, quasi non credeva alle sue orecchie; aveva sempre saputo fin dal loro primo anno che anche Ron era un ragazzo coraggioso, ma non fino a quel punto. Lo strinse più forte che poté. «Devi tornare da me» gli sussurrò. Il ragazzo le mise una mano tra i capelli e poi le diede un bacio tra di essi.
«Te lo prometto» sussurrò «Adesso chiamate quell’elfo, abbiamo un fabbricante di bacchette da salvare».
Tutti annuirono davanti alla sua determinazione, senza avere nulla da ribattere.
Alla fine optarono tutti per mandare il messaggio con il Patronus di Hermione. Sarebbe stato quello meno riconoscibile ed essendo una lontra, sarebbe passato facilmente inosservato. Il messaggio era chiaro e semplice: degli amici di Dobby avevano bisogno del suo aiuto e lo stavano aspettando al lago ghiacciato. Era un punto abbastanza lontano dal loro accampamento nel caso qualcuno avesse seguito l’elfo. Dopo aver mandato il messaggio, Harry, Ron e Draco attesero un po', poi uscirono dalla tenda e si diressero verso il lago. La zona sembrava tranquilla, ma loro furono attenti e accorti lungo tutto il tragitto. Ron attivò il deluminatore e una piccola sfera di luce svolazzò sul lago, illuminando la zona. Di Dobby non c’era ancora nessuna traccia, iniziarono subito a chiedersi se il messaggio fosse arrivato, se fosse successo qualcosa al piccolo elfo, stavano già immaginando i peggiori scenari, quando il pop di una materializzazione arrivò alle loro orecchie. Si voltarono tutti con le bacchette tese in avanti, e tutto ciò che trovarono fu il sorriso allegro dell’elfo.
«Dobby ha subito capito che il suo amico Harry Potter aveva bisogno di lui, signore!» esclamò pimpante avvicinandosi a loro «Cosa può fare Dobby per Harry Potter e i suoi amici?»
«Ciao Dobby, sono felice di vedere che stai bene» gli disse Harry, sorridendo; era così sollevato di sapere che lui stesse bene, aveva temuto che anche lui fosse stato vittima di quella guerra «Vieni con noi, ti spiegheremo tutto».
«Va bene!» acconsentì l’elfo. I tre ragazzi gli fecero strada verso il loro accampamento e Ron mandò il segnale a Hermione; lei aprì un varco tra le protezioni per permettere loro di entrare e poi lo richiuse, proteggendo di nuovo la loro area. I ragazzi condussero l’elfo all’interno della tenda e poi anche Hermione li raggiunse.
«Signorina Hermione, Dobby è felice di vedere che sta bene!» esclamò sorridendo quando la vide entrare.
«Sono felice di vederti anche io, Dobby» disse lei sorridendo.
«Ascolta, Dobby, dobbiamo chiederti un favore» disse Harry.
«Qualunque cosa per Harry Potter!» esclamò l’elfo guardando il moro «Cosa può fare Dobby?»
«Sappiamo che c’è una persona prigioniera ad Azkaban. E dobbiamo salvarla» l’elfo annuì in silenzio «Puoi materializzarti lì?»
«Sì» rispose «Ma quel posto è oscuro, signore! Harry Potter non deve andare lì!»
«Non ci andrò io, verrà Ron con te» rispose prontamente il moro «Ascolta, è importante che salviamo Olivander, non te lo chiederei, se non fosse importante, davvero. Lo so che è un rischio e…» iniziò a dire, farfugliando, cercando una scusa, quasi arrampicandosi sugli specchi. Perché doveva far fare il lavoro a qualcun altro? Era lui quello che doveva essere sacrificato alla fine, non voleva che un essere affettuoso come Dobby corresse pericoli a causa sua, e stava per dirglielo.
«Harry Potter ha liberato Dobby» lo interruppe subito l’elfo «Dobby farebbe qualsiasi cosa per Harry Potter, signore!» esclamò «Dobby aiuterà i suoi amici a salvare il mago!» senza dare il tempo a nessuno di dire niente, Dobby si avvicinò a Ron e lo guardò «Lei è pronto, signor Weasley?»
«Sì» rispose il rosso, rivolse uno sguardo a Hermione «Torno presto, stai tranquilla». La ragazza annuì e, un attimo prima che sparisse insieme all’elfo, si chiese perché mai non fosse andata con lui. In due avrebbero avuto più speranze. Si accasciò su una delle sedie e si mise le mani tra i capelli, preoccupata a morte. Harry e Draco le furono subito vicino e la abbracciarono entrambi, avvolgendola in una sorta di sandwich confortevole.
«Andrà tutto bene, vedrai, tornerà prima che tu riesca a dire Quidditch» le disse Harry con tenerezza. Lei annuì e non disse niente, si lasciò stringere da loro. Quando aveva il controllo della situazione era sicura di sé, ma in quel momento, aveva solo paura per Ron.
 
Non appena si materializzarono nella prigione, la prima cosa che Ron sentì fu un freddo terribile che arrivava fin dentro alle ossa e la tipica, spiacevole sensazione che tutti i ricordi felici e la propria felicità fossero stati risucchiati via. Evocò subito il suo Patronus e lo tenne sotto controllo con la bacchetta, con quello a proteggerlo si sentì un po’ più al sicuro. I dissennatori non erano troppi e non sembrava ci fossero mangiamorte. Con il deluminatore, accese una luce e lasciò che essa lo guidasse fino a Olivander. Non si allontanò da Dobby per non correre rischi. Dobby parlava un sacco e Ron era un po’ a disagio, ma gli piaceva quell’elfo, anche se al secondo anno aveva rischiato di uccidere Harry per proteggerlo, alla fine tutti avevano capito le sue buone intenzioni. E poi si vedeva quanto era fedele a Harry, perché lo aveva liberato da una situazione completamente sfavorevole per lui. Avanzarono ancora un po’, poi la luce si fermò davanti a una cella, sembrava che stesse facendo loro da guida in quel posto infernale.
Un lamento uscì dalla cella. «L’abbiamo trovato!» esclamò il rosso, correndo in quella direzione «Signor Olivander!» lo chiamò il ragazzo osservando attraverso le sbarre «Andrà tutto bene, adesso la tiro fuori di lì» disse. Dovette lasciar andare il Patronus e usare un Alohomora sulla serratura per aprirla, poi corse verso l’uomo. Lo aiutò ad alzarsi e quando sollevò di nuovo lo sguardo, si trovò un dissennatore davanti; dovevano essersi accorti che qualcuno fosse entrato.
«Expecto Patronum!» esclamò e il dissennatore fu spazzato via «Si regga a me, signore» disse «Dobby, andiamocene subito!» esclamò. L’elfo annuì e si mise accanto a lui, gli prese la mano e Ron strinse il fabbricante di bacchette per non farlo cadere. Prima che Dobby li smaterializzasse, Ron schiantò un mangiamorte accorso e lanciò un altro Patronus contro altri due dissennatori. Fortunatamente, l’elfo riuscì a portare via tutti quanti, prima che gli altri sopraggiungessero.
L’avevano scampata per un pelo.
Non appena si materializzarono di nuovo alla tenda, Ron riuscì a malapena a porre l’uomo su uno dei sacchi a pelo, prima di essere investito dall’abbraccio di una preoccupata Hermione. Era stato via al massimo un’ora, non di più.
«Stai bene?» chiese lei allarmata «Sei ferito?»
«Sto bene, tranquilla» la rassicurò il ragazzo «Olivander ha bisogno di cure» disse poi «Non ho avuto modo di valutare come stesse, ma sembra davvero mal ridotto».
La ragazza annuì e, dopo aver dato un veloce bacio a Ron, si allontanò da lui, prese dalla sua borsetta alcune pozioni rigeneranti e le somministrò all’uomo, poi iniziò a medicare le sue ferite. «Gli parleremo quando starà meglio».
Harry gli si avvicinò e lo abbracciò «Sono contento che tu stia bene. Non avrei mai dovuto farti andare via».
«Smettetela, sto bene» disse Ron, Harry si staccò e gli sorrise. Il rosso guardò verso Draco «Non hai intenzione di abbracciarmi anche tu, vero?»
«Non ci tengo proprio» rispose il biondo «Speravo di essermi tolto da davanti il tuo brutto muso, e invece!» esclamò teatralmente «Devo sopportarti ancora» affermò divertito «Tuttavia, se tu non fossi tornato, avrei dovuto sopportare Potter lamentarsi per il resto della vita, per la tua tragica dipartita, quindi sono contento che tu sia tornato sano e salvo» aggiunse, allungando la mano verso di lui per stringergliela. Ron rise e gli strinse la mano, era felice di vedere che certe cose non cambiavano, anche se adesso le loro prese in giro erano puramente goliardiche e non finalizzate ad offendersi.
«Sia ringraziato Merlino, non avrei retto lo shock!» esclamò Ron.
Ridacchiarono tutti alla battuta del rosso, anche Hermione che si stava prendendo cura di Olivander. L'uomo sembrava molto provato e stanco, così i ragazzi decisero di lasciarlo riposare, prima di porgli le loro domande. Dobby invece restò con loro, mettendosi a disposizione per aiutarli ancora – Dobby aiuta volentieri Harry Potter e i suoi amici diceva sempre come una cantilena.
Sembrava che adesso la situazione si fosse calmata leggermente, soprattutto Harry, sembrava un po’ meno intrattabile. O almeno era ciò che mostrava, Draco lo conosceva bene, la sua era una calma apparente, negli ultimi giorni non riusciva mai a tranquillizzarlo, in nessuna situazione.
Quando Olivander riprese conoscenza, gli offrirono qualcosa da mangiare e da bere e l’uomo li ringraziò per averlo salvato da quel luogo infernale. «La porteremo in un posto sicuro» disse Harry «Ma prima abbiamo bisogno di chiederle alcune cose».
«Qualunque cosa, ragazzo» concesse l’uomo «Mi avete salvato la vita, farei qualsiasi cosa per sdebitarmi».
«Cosa ci sa dire sulla Bacchetta di Sambuco?» chiese subito. L’uomo sembrò adombrarsi per un attimo, bevve un paio di sorsi della bevanda calda che Hermione gli aveva preparato e poi lo guardò.
«La Bacchetta di Sambuco è una leggenda, signor Potter» disse il mago «Tuttavia, alcune recenti scoperte mi hanno portato a pensare che possa esistere. Si diceva che appartenesse a un mago che tempo fa, fu molto discusso».
«Gellert Grindelwald?» chiese Hermione, Olivander annuì, gli altri la guardarono curiosi «L’ho letto in un libro» spiegò subito lei, arrossendo. Ron sorrise e mormorò un ovviamente tra i denti, ridacchiando.
«Tuttavia, Grindelwald fu sconfitto in duello da un altro mago, ancora più potente. Un mago che voi, ragazzi miei, conoscete».
«Sta parlando di Silente?» chiese Draco. L’uomo annuì di nuovo.
«Sì. Silente sconfisse Grindelwald in duello e si impossessò della sua bacchetta».
«Quindi… Silente ha la Bacchetta di Sambuco?»
«Sì… e no. Vedete, quando un mago perde un duello, spesso la bacchetta cambia la sua fedeltà. La Bacchetta di Sambuco giura fedeltà a chi ha sconfitto il mago che ne era in possesso in precedenza».
«Quindi… la bacchetta appartiene a chi ha sconfitto il mago» commentò Hermione «Quindi Piton».
Piton aveva ucciso Silente, rifletterono tutti, quindi la bacchetta era sua. Ma c’era qualcos’altro. Silente non avrebbe mai permesso che la sua bacchetta finisse in mani sbagliate… Poi Harry ricordò ciò che Draco gli aveva raccontato quel giorno, quando aveva visto Silente. Era tutto collegato? Silente sapeva già cosa sarebbe accaduto quella notte a Hogwarts? Allora perché non lo aveva messo in guardia?
«Solo un’ultima domanda» disse Harry deglutendo «Se il mago in questione, prima di essere ucciso, fosse stato sconfitto in duello, per esempio, se fosse stato disarmato…?»
«Se chi ha disarmato il mago, è ancora in vita, la bacchetta gli appartiene».
«Oh Salazar» emise Draco flebilmente, guardando verso Harry, scioccato. Non era possibile, anche lui aveva pensato la stessa cosa di Potter. Entrambi non dissero nient’altro. Ringraziarono Olivander e lo lasciarono riposare. Dovevano arrivare alla tomba di Silente prima che ci arrivasse Voldemort.
«Mi dispiace, signor Potter» disse poi l’uomo «Mi ha torturato, ho dovuto dire tutto quello che sapevo».
«Non si preoccupi» disse il moro, appoggiandogli una mano sulla spalla «Si riposi, la porteremo in un posto sicuro». Egli annuì e si stese di nuovo, tirando un sospiro di sollievo. Senza dire nulla agli altri, Harry afferrò il braccio di Draco e gli fece cenno di seguirlo fuori dalla tenda. Hermione e Ron li guardarono perplessi, ma non dissero niente.
Uscirono dalla tenda e si allontanarono quanto bastava, affinché gli altri non li sentissero, la mano del moro attorno al polso del biondo tremava, l’altro lo sentiva, ma non poteva far nulla per placare i suoi tremiti, anche lui era spaventato. Certo che come credevano di aver un vantaggio, ecco che subito arrivavano altri problemi. Non avevano un attimo di respiro.
«Draco» esalò il moro guardando nella direzione del suo ragazzo, avevano entrambi le espressioni più scioccate che avessero mai avuto «Hai pensato quello che ho pensato io?»
«Che ho disarmato Silente e che la sua bacchetta è mia?» chiese retoricamente «Sto cercando di non pensarci» ammise «Possibile che non abbiamo un momento di tranquillità?» chiese frustrato.
«Non ti succederà niente, lo sappiamo solo io e te, che hai disarmato Silente. Lui crederà che Piton, uccidendo Silente, sia il possessore della bacchetta e ne rivendicherà l’appartenenza. Noi sappiamo la verità».
«Non è molto rassicurante» deglutì il ragazzo «E se dovesse scoprirlo?»
«Lo affronteremo» Harry gli prese il volto tra le mani «Draco, non gli permetterò di farti del male, te lo giuro» promise «Nessuno te ne farà, nessuno. Dovranno passare prima sul mio cadavere».
Draco lo guardò negli occhi e in quello sguardo, oltre a un po’ di panico, vide tutta la determinazione del Grifondoro, quella che l’aveva fatto capitolare la prima volta. Harry fece scivolare le mani dal suo viso alle sue spalle e poi lo avvicinò a sé, stringendolo.
«Non ti faranno del male» sussurrò ancora una volta «Non lo permetterò». Draco si lasciò stringere e ricambiò la stretta. Aveva bisogno delle sue spalle per aggrapparsi in quel momento, non doveva cedere né altro. Doveva restare lucido e perfettamente sicuro di sé, non doveva tentennare.
«Andrà tutto bene, Harry» disse il biondo, il moro rabbrividì «Io proteggo te, tu proteggi me, no?»
«Ovviamente».
Si abbracciarono con forza ancora, e restarono stretti l’uno all’altro, consolandosi a vicenda, cercando di farsi forza, avrebbero superato anche quello scoglio e Harry avrebbe cercato di tenere il suo ragazzo al sicuro, ancora più di prima. Lo strinse forte, quasi con disperazione, prima di lasciarlo andare. Draco indugiò ancora qualche istante con la testa appoggiata contro il suo collo e inspirò il suo profumo per calmarsi. Era più spaventato di prima, ma se Voldemort non sapeva del piano di Silente, allora era al sicuro, giusto? Non ne aveva la certezza e questo lo terrorizzava. Però Harry aveva ragione, finché solo loro sapevano della bacchetta, allora non sarebbe successo niente.
Ritornarono alla tenda ed incontrarono subito gli sguardi preoccupati dei loro amici; li liquidarono in fretta dicendo loro che avevano tutto sotto controllo e che non era successo nulla. Chiesero a Olivander altre informazioni circa la Bacchetta di Sambuco, i suoi poteri e tutto ciò che serviva loro, poi chiesero a Dobby di portarlo in un luogo sicuro. Ron suggerì di portarlo a casa di suo fratello Bill, sapeva che fosse uno dei luoghi protetti in cui si nascondevano i membri dell'Ordine.
«Un’ultima cosa, signor Potter» disse l’uomo, prima di andare via «Un’antica leggenda dice che se due persone sono anime gemelle, possono usare la stessa bacchetta; essa risponde ad entrambi come se fossero un unico padrone».
Harry guardò verso Draco fugacemente, prima di guardare di nuovo l’uomo «La ringrazio». Egli annuì e poi Dobby lo smaterializzò via. Cosa aveva voluto dire il fabbricante di bacchette con quell’ultima informazione?
 
Un paio di giorni dopo, Harry ebbe un’altra visione: vide Voldemort profanare la tomba di Silente e rubare la sua bacchetta. Adesso avrebbe dovuto proteggere Draco ancor meglio di prima. Avrebbe dovuto fare in modo che nessuno si avvicinasse a lui neanche per sbaglio e soprattutto, doveva schermare bene la sua mente. Non poteva permettere che Voldemort scoprisse chi era il vero padrone della Bacchetta di Sambuco.
 
§§§
 
«Voglio che portiate subito qui il giovane Malfoy, lui ha una cosa che mi appartiene» stava dicendo Voldemort, Harry osservava tutto come un povero spettatore inerme «Il buon vecchio Silente ha pensato di fregarmi! Ma io ho scoperto il suo inganno!» esclamò, i Mangiamorte esultarono «E quando il traditore arriverà, lo ucciderò, così mi impossesserò della sua bacchetta e la Bacchetta di Sambuco obbedirà solo a me» continuò agitando la bacchetta «E quando essa risponderà solo a me, ucciderò Harry Potter e vinceremo la guerra!» esclamò ridendo, mentre i suoi seguaci lo imitavano «Lucius, affido questo compito a te, così potrai assistere alla punizione che spetta a chi tradisce la causa».
«Mio signore» la voce raccapricciante e viscida di Lucius Malfoy si unì alla discussione «Sarebbe un onore per me».
«Lucius, mi auguro che tu non mi deluda di nuovo. Sarebbe un peccato… sei stato così bravo a recuperare la mia fiducia. Non deludermi ora. Non farti condizionare dal fatto che sia tuo figlio. Consegnalo a me e avrai tutto il potere che hai sempre bramato».
«Lo troverò e lo consegnerò a voi, mio signore» fece Lucius ghignando in un modo terrificante. Poi scoppiò a ridere insieme al mago oscuro.
 
Le crudeli risate di Voldemort e di Lucius risuonarono per la stanza e si amplificarono fino alla mente di Harry, che si svegliò di soprassalto urlando. La cicatrice bruciava come l’inferno e non riusciva a capire né dove si trovasse né altro, gli occhi erano appannati dalle lacrime che non si era accorto di aver versato, aveva ancora davanti agli occhi l’immagine di Voldemort che rideva insieme a Lucius Malfoy e non riusciva a mettere a fuoco niente, in preda al panico tastò il sacco a pelo alla ricerca di Draco, ma non lo trovò.
«Harry!» la voce di Hermione lo fece sussultare «Harry, che succede?»
«Draco, dov’è Draco?» si guardò intorno, ma non aveva gli occhiali, li cercò ovunque senza trovarli «Draco!»
Pochi istanti dopo, Harry si ritrovò avvolto in un abbraccio carico di tensione, riconobbe il profumo di Draco e lo strinse a sé, cercando di calmarsi. «Lo sa» disse in preda al panico «Draco, lo sa, lo sa… lui lo sa, oh mio dio, ti ho messo in pericolo, io… è tutta colpa m-mia…» singhiozzò stringendolo con forza «Draco…»
«Shhh, va tutto bene, sono qui» gli disse piano. Recuperò i suoi occhiali e glieli mise a forza sul naso «Guardami, sono qui» affermò scostandolo da sé per guardarlo negli occhi. Il volto di Harry era una maschera di dolore, paura e preoccupazione, con un gesto estremamente delicato, Draco gli passò le dita sulle guance, per eliminare le lacrime, invece Harry affondò il viso nel suo collo per stringerlo di più «Harry, sono qui…» l’altro annuì, ma non riuscì a rispondere, era scosso dai brividi e dai singhiozzi, rimasero stretti l'uno all'altro, fino a che Harry non si rese conto che Draco fosse lì con lui e non altrove.
Hermione e Ron li guardavano preoccupati e terrorizzati allo stesso tempo, cosa sapeva Voldemort? Perché Harry aveva urlato in quel modo?
Quando i singhiozzi di Harry si placarono, allora Draco lo guardò di nuovo in faccia e gli asciugò il volto con tenerezza.
«Che è successo?» chiese guardandolo negli occhi.
«Io… l’ho visto» respirò prima di continuare «Ha-ha chiesto a tuo padre di-di trovarti. Vuole ucciderti, Draco… lui sa».
Il biondo spalancò gli occhi e sbiancò, sconvolto, si sedette sul sacco a pelo, lasciando la presa su Harry. Come aveva scoperto il loro segreto? Era certo che Harry non avesse avuto altre visioni, che non l’avesse fatto entrare.
«Come…?» chiese il biondo.
«Non lo so, non lo so. Sono stato attento, lo sai! Non… non l’ho fatto entrare, Draco, sono stato attento…»
«Ragazzi, di cosa state parlando?» chiese Ron, intervenendo.
«Lui sa che la bacchetta di Silente è… è mia» disse Draco, più pallido del solito, sembrava un cadavere; gli altri due lo guardarono straniti «Prima della notte della sua morte, quando Silente mi ha affidato la missione di proteggere Harry, lui… si è fatto disarmare» raccontò «Ma non credevo fosse così importante, poi quando Olivander ha parlato della fedeltà delle bacchette e di tutto il resto, noi abbiamo capito il gioco di Silente».
Hermione si lasciò cadere accanto a loro, sconvolta: «Quindi adesso… dà la caccia anche a te?»
«Credevamo non lo sapesse» ammise Harry, abbassando lo sguardo «Da quando lo abbiamo scoperto, sono stato più attento del solito, lo sapete, no? Sto facendo di tutto per non farlo entrare nella mia testa. Non è facile come sembra, ma l’ho respinto un sacco di volte negli ultimi giorni».
«Lo so» sussurrò Draco, appoggiando la mano sulla sua stringendola «Siamo una coppia maledetta, tutti e due siamo le prede della caccia di un folle» provò a scherzare. Harry grugnì e lo avvicinò di nuovo a sé abbracciandolo.
«Gli impedirò di farti del male. A lui, a tuo padre, a chiunque» promise.
«E noi vi aiuteremo» disse Hermione alzandosi nuovo in piedi più combattiva che mai «Nessuno di voi due sarà catturato da nessuno» disse lei «Vero, Ron?»
«Ovviamente» rispose il rosso, piccato «Ma davvero, ragazzi, dovreste smetterla di tenervi le cose per voi. Noi siamo qui per aiutarvi, dovete coinvolgerci quando sono cose così grosse» disse, guardando Draco con un’espressione che preoccupò il biondo. Che Weasley sapesse dei suoi dubbi? Che avesse capito qualcosa? Ma perché allora non ne parlava?
«Hai ragione, Weasley» concordò il biondo «Eravamo spaventati e credevamo che tenendolo per noi, non sarebbe uscito da qui. Ovviamente ci sbagliavamo, riesce sempre a sorprenderci».
Harry si sentì in colpa e abbassò la testa, era colpa sua se avevano scoperto di Draco, no? Era solo colpa sua, che si era fatto sorprendere di nuovo. Avrebbe voluto andare via e continuare da solo, ma non poteva lasciare Draco da solo proprio adesso. C’era una sola cosa da fare, lo sapeva. Ed era anche la più logica.
«Dobbiamo farci trovare» disse «Tendergli una trappola e fargli credere che ho disarmato Draco» disse subito, iniziando ad elaborare il piano «Posso farcela, entrerò io nella sua mente e gli farò vedere ciò che voglio».
«Che hai intenzione di fare?»
«Hogwarts. Andiamo lì e distruggiamo l’horcrux, gli farò sapere che siamo lì e avremo la nostra resa dei conti».
Tutti lo guardarono stupiti dal suo cambio d’atteggiamento, ma annuirono. Era ora di portare a termine quella storia e sconfiggere quel mostro una volta per tutte, adesso avevano tutte le informazioni di cui avevano bisogno e anche un vantaggio su di lui, dovevano sfruttarlo, quella volta più che mai.







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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people e buon weekend (beh tecnicamente è domenica sera, ma è ancora weekend) anche per questa settimana!
Siamo al capitolo 13, la fine della guerra si sta avvicinando e le sorti dei nostri baldi giovini sono incerte. Sanno un sacco di cose sulle bacchette, ma stavolta Voldemort sa che la bacchetta non è di Piton, uhuh. Vuole far fuori Draco (come se prima non volesse farlo… eh vabeh) e intanto i dubbi sulla saetta sono sempre di più e, per chi se lo chiedeva, sì, anche Hermione ha collegato la cosa a Harry, ma anche lei come Draco non dice niente per non ammettere la verità. Entrambi vorrebbero un modo per salvare Harry, ma… non c’è, per ora. Ron è impegnato a fare l’eroe nel frattempo, ma anche lui ha notato qualcosa (quanto è carino quando si offre per andare lui per proteggere Harry e Draco? Awww) ed è impegnato a tenere a bada la gelosia di Harry LOL e poi nessuno di loro vuole stressare ancor di più Harry, immaginate come sclererebbe questo, sapendo una cosa del genere? Perde la testa anche per le cazzate! Si è capito che la parte peggiore di Harry esce fuori proprio a causa di se stesso che è un horcrux? Ci tengo molto a questo dettaglio, perché è uno dei segnali che allarmano di più Draco. I segnali che lo preoccupano sono, simbolo a parte, i suoi incubi, le continue visioni, il fatto che senta la presenza degli horcrux e gli scatti di rabbia improvvisi. Ne avevo già accennato nell’11, quando sclera perché devono partire prima del suo compleanno. Adesso i suoi scatti di rabbia peggiorano e allarmano prima Draco e poi anche Hermione. So che sembra bipolare, ma il suo atteggiamento così è voluto. Ho un po’ estremizzato il suo essere condizionato dall’horcrux che a momenti influisce più pesantemente su di lui (durante i litigi) e altre volte è più latente e lui è più lucido.
But! Hanno scoperto anche un sacco di cose nuove, non vi pare? E perché Olivander avrà parlato di anime gemelle? Eheheh. Lo scoprirete nelle prossime puntate di questa storia, che pian piano si avvicina alla fine çç (in realtà sono 19 capitoli, più epilogo, totale 20, quindi ne avremo ancora per diverse settimane LOL) e io non potrei essere più contenta di aver deciso di pubblicarla. Sono contenta che vi stia piacendo e appassionando quanto ha appassionato me, mentre la scrivevo. Da brava maniaca delle strutture quale sono, ho ancora post-it attaccati ovunque con le modifiche che le ho apportato e tutto il resto, la mia bimba è cresciuta çç Btw se avete domande, curiosità, dubbi non esitate a rendermeli noti e cercherò di rispondere senza spoilerare! Spesso do risposte un po’ vaghe, è per non spoilerare cosa succede nei capitoli successivi, BUT esponente tutti i dubbi, molto spesso le vostre domande e le vostre osservazioni mi aiutano a rendermi conto se sto andando bene o se sto perdendo pezzi per la strada. Sono un’aspirante scrittrice, ma ho ancora molto da imparare, prima di potermi reputare tale, intanto sto imparando a gestire le storie lunghe e paradossalmente questa è la prima storia che scrivo che supera i 13 capitoli e la cosa per quanto mi renda contenta, mi rende anche molto insicura sullo svolgimento della storia. Ciò detto, sono contenta che ci siano persone che l’apprezzino, davvero. Quindi ringrazio con tutto il cuore lilyy e Eevaa che trovano sempre il tempo di lasciare un commentino <3 e chiunque spenda un click per leggerla, seppur silenzioso e chi preferisce/ricorda/segue la storia. Thank you so much, babies!
Ci si becca la prossima settimana, con il 14esimo capitolo! (causa seconda prova di storia medievale, potrei ritardare di un giorno o due, ma cercherò di non farvi aspettare troppo, I promise <3)
See you soon, darlings :3
 
PS. Nel prossimo capitolo vedremo la banda riunita, torneranno Neville e Blaise (cuoricini di mamma) Pansy e tutti gli amici dei nostri eroi, perché torneranno a Hogwarts, yeeee. Il 14 è uno dei miei preferiti, quindi non vedo l’ora di pubblicarlo!
 
Fatto il misfatto!

 

   
 
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