13. Tentar non nuoce.
Mineta batte le palpebre.
Lui è stato fortunato, in un certo senso. E’
rimasto indenne dallo scambio dei corpi, quando è successo il casino era già in
spogliatoio, a batterlo palmo palmo alla ricerca di
altri spiragli su quello delle ragazze, lì accanto.
Dall’altro, è una vera ingiustizia però.
Dice un proverbio che il pane finisce sempre a
chi non ha i denti.
Ad esempio, quel rozzo di Bakugō.
Che è finito, beato lui, nelle tette di Yaoyorozu.
E non pare apprezzare la fortuna sfacciata che
ancora una volta l’ha accompagnato nella vita.
Cioè, ma come si fa? Fosse toccato a lui… non avrebbe fatto altro che toccarle, appunto.
Quelle splendide, grosse, soffici tette, ahaaaa.
E quello non fa altro che lamentarsi. “Porca
troia. Mi verrà un’ernia, a furia di portarmi dietro sti
cosi, e che cazzo,” ha borbottato proprio mentre Minoru
gli passa vicino, nell’entrare in classe.
Involontariamente – è una parola grossa, pure
questa – gli era caduto lo sguardo sui “cosi” incriminati. Oddio, più che
cadere lo ha alzato, dacché è basso quanto basta per sbirciare sotto le gonne
delle compagne.
Giacché c’è…tanto
valeva dare un’occhiata anche lì.
Bakugō però se n’era accorto. “E tu che cazzo hai da
guardare, pidocchio?” lo interpella, un’espressione assassina incisa sulla faccia.
Anche così restava bellissima. Una dea. “Ohhhh...”
Un leggero filo di saliva gli era colato dalla
bocca. “Ehi, idiota, sto parlando con te. Cazzo guardi?” ha rimarcato,
chinandosi come fa lui di solito, lo zaino tenuto dietro la spalla con una mano
e il braccio sollevato.
Sempre come al suo solito non portava la
cravatta, e il colletto era slacciato come la giacca.
E non si era reso conto che così facendo il
bottone della camicia aveva aperto uno spiraglio sul Paradiso delle tette.
Mineta non aveva spiccicato verbo.
Non riusciva nemmeno a battere le palpebre.
Però ad allungare il braccino, stringendo le ditine bramose, sì. “Dai Bakugō,
fammi toccare …” aveva sibilato.
“Uh?” le sopracciglia perfette si erano
inarcate, un angolo della bocca levato in una specie di ringhio.
“Dai, fammi toccare…
tanto non sono tue, che ti frega…” aveva sbavato Minoru, arrivando quasi a sfiorare il magnifico decolleté
di Yaomomo.
Più che abbatterlo sul pavimento, il colpo che
si era preso dalla bianca manina di Bakugō -Momo quasi ce lo aveva incastonato dentro.
Acc…era forte come al solito, lo stronzo esplosivo. “Vedi
di piantarla, coglione di merda! Se ci tieni alla salute, stammi il più lontano
possibile, o ti ammazzo, perdente del cazzo!” aveva sbraitato, passandogli sopra.
Gli occhietti di Mineta
si erano illuminati.
Era riuscito a scorgere un lampo bianco, sotto
la gonna.
Non era stata del tutto una sconfitta, anche
se Katsuki l’ha riciclato a tappetino per pulirsi i
piedi.
Ma, come si è già detto, Bakugō
non capisce niente. Un’occasione d’oro così, sprecata.
Sì, davvero la vita è ingiusta, certe volte. “Ehi,
Mineta, lucidi il pavimento?” aveva domandato Sero fermandoglisi davanti.
“Idiota,” Minoru si
era tirato su, congiungendo le mani. “Sono riuscito a guardare sotto la gonna…”
“A chi?”
“A Yaoyotette…” Si era
asciugato la bocca, con un sospirone.
Sero gli aveva scoccato un’occhiata poco convinta.
Poi aveva guardato dentro, dove Bakugō aveva
appena annunciato che si sarebbe messo al suo posto e il primo che rompeva lo avrebbe
preso a calci in culo, con un’espressione terribile.
Pareva volesse fare a pezzi qualcosa.
Ma era sempre… ahaaa, stupenda. “Ma…
lo sai che quello è Bakugō adesso no?” aveva
sentenziato Hanta schioccando la lingua.
Mineta aveva assunto un’aria sussiegosa. “Certo che
lo so.”
“E ci provi uguale? Che, sarai mica omosessuale
represso, vero Mineta?”
“Macché dici?” aveva strillato esterrefatto.
Omosessuale a lui? Bisognerebbe essere degli
sfigati come Ojiro per farsi piacere un maschio.
A lui piacciono le donne. Oh sì! “Che c’entra?
Tanto il corpo…” e aveva deglutito, lanciando
un’altra occhiata a Bakugō svaccato nella sedia.
“… è sempre quello, eh!”
“Non è un ragionamento che mi sento di
appoggiare, Mineta. Fossi in te ci penserei bene,
prima di finire di nuovo a limonare il pavimento,” aveva concluso Hanta passandogli davanti ed entrando in classe.
Ma lui non è disposto ad arrendersi.
E’ un aspirante Eroe, no? Questo insegnano.
A non mollare.
Quando si era ritrovato davanti Ashido, invece che Midoriya- o
meglio, Midoriya nel corpo di Ashido,
piuttosto che Yaoyorozu nel corpo di Midoriya- aveva capito che qualcuno ci tiene a lui, da
qualche parte. “Ehi, pssss, Midoriya?”
Quello si era voltato appena. Sembrava appena uscito
da una sala cinema in cui davano un film dell’orrore spaventoso. “S-si?”
“Come sono?”
“Co-cosa?”
“Le tette di Ashido!
Non le hai toccate?”
Midoriya aveva dato un balzo così forte che quasi si
era aggrappato al soffitto, a testa in giù come Spiderman. “Mi-Mineta,
ma che dici?” lo aveva rimbrottato in un soffio.
“Dai, non sarai anche tu come quello scemo di Bakugō! Ma possibile che nessuno di voi capisce che
fortuna ha avuto? Tutta quella ricchezza tra le mani e nemmeno una palpatina?” Aveva
fatto uno sguardo sapiente. “Se vuoi te la do io…”
“Smettila Mineta!”
lo aveva sgridato Momo dal banco dietro. “Smettila subito di importunarlo!”
Ahhh, non è la stessa cosa di quando è nel suo
corpo.
Di fatti quando si era alzata per andare
volontaria all’interrogazione di storia nemmeno l’aveva degnata di un’occhiata.
Poi era scoppiato un casino, Jirou nel corpo di Kaminari era finita
abbattuta dal quirk di quest’ultimo.
E Ojiro, in quello di lei, l’aveva accompagnata
in infermeria.
Minoru si agita, ma non troppo. Solo perché è una
compagna di classe e poi diciamoci la verità, ha fatto prendere un accidente a
tutti, sia mai perdesse del tutto il controllo e finisse col folgorarli in
massa su due piedi.
Kyoka non è mai rientrata nella lista dei suoi
bersagli preferiti. Piatta come un’asse da stiro, dai fianchi pressoché
inesistenti, quasi non sembra neppure una ragazza.
Non di quelle che piace guardare a lui, quanto
meno.
Midoriya è ancora rannicchiato nel banco. Bakugō invece si è girato sulla sedia, non si alza,
non si avvicina al gruppetto raccolto intorno a Jirou-Kaminari
ma fissa la scena con sguardo inebetito.
Oh, è così carina Yaomomo
quando fa quel faccino …
E un altro colpo gli si abbatte sulla nuca,
spedito da Yaoyorozu di ritorno al proprio posto.
Preso com’era a fissare le sue bocce in delega
a Bakugō non si è accorto che si è fatta strada
tra i banchi ed è andata dritta dritta da lui.
“Finiscila di guardarmi, Mineta!”
sbotta, con la voce di Midoriya.
E anche la mano che gliel’ha suonata, è sua.
Mineta si massaggia la testa, mette su una faccia
con cui spera di impietosirla, almeno un po’. “Ma non stavo facendo niente!”
piagnucola, voltandosi verso di lei.
E incrociando lo sguardo di Todoroki, l’altro
fortunato baciato dalla sorte che ce l’ha come fidanzata, quello splendore, e
può affondarci come e quando gli pare in quelle bocce stratosferiche, anche di
faccia, beato lui.
Che lo squadra riducendo in due fessure gli
occhi spaiati.
Oh no. Quello è pericoloso. Di brutto.
Non si stima assolutamente in grado di
vedersela con lui. Lo ridurrebbe per metà in una poltiglia ghiacciata e metà in
un arrosticino, altroché.
Così torna a voltarsi e si rassegna, battuto
ma non vinto.
E’ soltanto l’inizio. Prima o poi, qualcuna ci
cascherà.
Come si è già detto, Mineta
Minoru non si arrende. Non se ci sono tette di mezzo.
“Psss, Midoriya? Me le fai
toccare?”