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Autore: JoSeBach    03/12/2019    0 recensioni
Laytontober 2019. Dal calendario presente sul blog di charmanderxerneas (Tumblr)
[charmanderxerneas.tumblr.com/post/187913996392/laytontober-owo]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Claire, Hershel Layton, Luke Triton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera non era più giovane, tanto che il sole era già andato a dormire qualche ora in anticipo, proiettando l'oscurità del lato ignoto. Le case, prima lumi del cielo urbano, si spensero mano a mano, fino a mimetizzarsi nel buio. Solo le strade erano rimaste accese come costellazioni per i viandanti smarriti. Ma una piccola finestra si distingueva ancora nel panorama, segno che i suoi occupanti non si erano arresi ancora al sonno, nonostante la loro giovane età; infatti la finestra subito adiacente era illuminata da una candela, ma il professore stava dormendo, la testa sommersa dai libri sulla scrivania, avendo tentato di nuovo di opporsi alla stanchezza, fallendo miseramente.
La stanza accanto non era ancora sotto l'incantesimo del sonno, un fruscio di pagine continuavano a essere voltate, lette e commentate.
«Ma davvero ti premiano con del cibo se restituisci le cose che hanno perso?» diceva la piccolina. Il fratello poteva vedere i suoi occhi luccicare dalla sorpresa e contentezza.
«Non cibo qualsiasi, ma la frutta, che fa bene.» La piccolina incrocia le braccia imbronciata; il povero fratello non sapeva se per la frutta o per il dubbio. «... ok, magari qualcuno ti può dare una crostata, se sei fortunata, ma di solito non ti danno più di un semplice grazie.»
«È cos'è? Qualcosa che si mangia?» Lo credeva davvero, o forse lo sperava soltanto, ma gli occhi brillavano ugualmente; ad Al dispiaceva sapere che il mondo non fosse come lo vedeva Kat, per lei ma anche per se stesso. «Chissà...» Le sorride, stuzzicandola, affidandosi al destino.
«Al? Possiamo leggerne un'altra?»
«Certo.»
«Grazie! Aspetta che prendo il carillon!» la piccola sfrecciò verso la scatola dorata, girando la manovella, il pettine collideva col cilindro dalle forme imperfette, che a prima vista direbbero che è un lavoro degno di un imbecille, forse. Ma erano nella posizione giusta al momento giusto e si facevano sentire, formando una melodia meravigliosa.
 
Sì, Alfendi era indubbiamente affascinato dal destino o forse dalla causalità; in realtà al tempo non ne conosceva la differenza. Guardava incuriosito il regalo fatto da Theodore Phibbs, per loro zio Des. In realtà non era ancora venuto a conoscenza del rapporto tra suo padre e quel meccanico, o del mistero dietro al doppio nome, ma l'importante è che faccia dei bei regali, no?
 
La piccola prese in mano il libro e con noncuranza andò verso il capitolo successivo. Al le accompagnò la mano per sfogliare le pagine con delicatezza.
 
«Attenta, ti ricordo che questo libro è vecchio e zio Luke si arrabbia se lo trova rovinato!»
«Scusa.» rispose con lo sguardo basso.
Si sentì un po' in colpa, ma doveva in qualche modo farle tornare il senno, no? Doveva iniziare a prendersi cura non solo dei regali ma degli oggetti in sé. «Allora vediamo un po'... Secondo te di cosa parla questa storia?»
«Un problema in un bar, giusto?»
«Direi di sì.» Un'occhiata al titolo bastava per estinguere tutti i dubbi, ma l'immagine lo incuriosiva, la ragazzina di fronte alla finestra familiare.
 
Il ricciolo sulla fronte, l'abito color crema e gli occhi li riconobbe un po' a fatica: era molto cambiata da come l'aveva vista l'ultima volta con il cappotto scuro stretto che la copriva fino al mento, celando la giacchetta bianca e la maglia color pesca, i cappelli raccolti in uno scignon, pronta a prendere la nave che l'avrebbe portata dove voleva: a casa sua, in Francia. Il Professore, al suo diciottesimo compleanno, ovvero l'anno prima, le aveva chiesto il suo desiderio più grande: era molto devoto a lei e voleva la sua felicità; e questo è ciò che chiese. Infatti, a vedere la nave pronta a salpare i suoi occhi si erano illuminati di gioia, i cappelli sciolti, accarezzati dalla brezza invernale, alcune gocce d'acqua rimpiangevano la partenza, il padre la abbracciò, fiero di lei. E partì. Non aspettò molto per inviare una lettera con le sue notizie: infatti—
 
«Al, leggiamo o no?»
Si risvegliò dai suoi pensieri, accontentando la sorella leggendo di equivoci, pioggia, funghi e latte.
 
Gli occhi della piccolina erano ora oscurati dalle palpebre. Provava a chiedere al fratello di continuare con l'ultimo racconto, ma finì nell'addormentarsi.
«Buonanotte, Kat.» le baciò la fronte.
 
Spense la luce e si diresse nella sua stanza, leggendo rapidamente la storia dell'oggetto smarrito. Era palese che il colpevole fosse il felino e il caso non era così interessante, non per questo Alfendi era un grande appassionato di omicidi.
  
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