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Autore: Ofeliet    03/12/2019    1 recensioni
Tutto sommato quando viene trasferito all'ambasciata di Roma Ludwig si scopre a non protestare in alcuna maniera, e dopo una settimana ha già il biglietto aereo in mano. Una nuova vita lontano da casa in un condominio forse un po' troppo fuori dalle righe, un ambiente completamente diverso, tutto stravolgeva i suoi piani.
Ma, nonostante tutto, si era innamorato.
{ GerIta | HumanAU }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Aveva dormito per poche ore, ma una volta sveglio continuava a sentirsi in piena fibrillazione. A stento credeva di essere davvero riuscito a baciare Feliciano. Forse la sua era stata una mera illusione, ma ogni volta che ci pensava la sua mente riproponeva il tocco delle sue labbra sulle proprie e di come fosse stato piacevole stringerlo tra le braccia.
Certo alla fine era stato Feliciano a baciarlo, ma ogni dettaglio diventava irrilevante ogni volta che tornava a pensarci.
Con fatica Ludwig si alza dal letto, decidendo di essercisi rotolato sopra come un adolescente alla prima cotta un po’ troppo, e si sposta in cucina. In casa c’è silenzio, probabilmente Gilbert stava ancora dormendo nell’appartamento del piano di sopra e sicuramente doveva andare a recuperarlo prima di andare al lavoro.
Con calma Ludwig fa colazione, si veste, ed esce di casa tenendo sempre d’occhio l’orologio. Sulla porta c’è un post-it, che stacca osservando una calligrafia sottile e piuttosto frettolosa.
« Hai lasciato a me la giacca. Vieni a riprenderla quando puoi. » legge ad alta voce. Si era completamente dimenticato della giacca. Controlla velocemente l’orario, decidendo che aveva ancora tempo per recuperare quella e poi salire per recuperare anche il fratello. Con calma si avvicina alla porta dei vicini, e bussa piano. Forse non era una buona idea e Feliciano, dopo la serata trascorsa, stava ancora dormendo.
« Arrivo. » sente dire dall’altro lato della porta, e improvvisamente si rende conto che non sa cosa dire una volta che lo avrebbe avuto di fronte. Non aveva idea di cosa si dicesse ai ragazzi che hai baciato la sera prima e ai quali abiti accanto. « Ludwig, buongiorno. »
Il viso di Feliciano è assonnato, lo vede strofinarsi un occhio.
« Ti ho svegliato? »
« No, affatto. Ti aspettavo. »
« Sono qui per la giacca. » Feliciano lo guarda per un momento, e gli sorride.
« Vado a prenderla. » lui rimane alla porta, congratulandosi con se stesso per essere riuscito a non mettersi in imbarazzo durante quella breve conversazione. Osserva la figura di Feliciano sparire in una stanza attigua, e poi uscire con la sua agognata giacca. « Ecco qui. » gli dice Feliciano, mettendogliela in mano.
Dovrebbe dire qualcosa, ne è consapevole, ma non ha idee. Feliciano sembra però intuire la sua situazione, e si sporge per primo, avvicinandosi al suo viso. Questa volta è lui a toccargli il volto per avvicinarlo a sé, e Feliciano gli si stringe, baciandolo. Questa volta è una sensazione diversa, e Ludwig sente la lingua dell’altro sfiorare le proprie labbra. Lo stringe a sé, portando l’altra mano sul suo fianco, cercando di non far cadere a terra la sua giacca. La sua mano si tende, desiderosa di infilarsi sotto la camicia, ma lui cerca di mantenere il controllo, concentrandosi sul bacio che Feliciano stava approfondendo.
Era caldo e piacevole, e doveva ammettere che ci sapeva fare. Lui non aveva tanta esperienza, ed erano passati anni dall’ultima relazione, quindi farsi guidare dall’altro gli sembrava un’ottima idea. Sente le labbra di Feliciano schioccare, allontanarsi dalle sue.
Questa volta è di nuovo lui a baciarlo, e l’altro sospira soddisfatto contro le sue labbra, unendole in un altro bacio. Non si vorrebbe mai staccare da lì, e qualsiasi altro pensiero passa in secondo piano nella sua mente. Ora è focalizzata totalmente su Feliciano, e non ha alcuna intenzione di cambiare idea.
« Ma che piccioncini! » l’improvvisa voce di Francis lo riporta alla realtà. Con uno scatto si allontana da Feliciano, confuso anche lui da simile interruzione, e si voltano entrambi in direzione delle scale. Sull’ultimo gradino c’era Francis. Non presagiva niente di buono. « È così rincuorante vedere l’amore così presto di mattina. » dice, passandosi una mano sul viso. « Non pensi anche tu, Antonio? »
Ludwig si percepisce impallidire mentre vede l’altro uomo sbucare da dietro le spalle dell’altro. « Se io avessi visto qualcosa, certo. » brontola, portandosi accanto all’altro uomo e lanciandogli un’occhiata. « Ho sbattuto contro la tua schiena. » Francis gli lancia un’occhiataccia divertita, prendendo poi il proprio coinquilino per le spalle e spingendolo verso le altre scale.
« Oh, non fate caso a noi. Se hai bisogno, Ludwig, posso tenermi tuo fratello ancora per un po’. » lui arrossisce, staccandosi quindi da Feliciano, confuso quanto lui.
« Stavo salendo da te per recuperarlo. » dice, cercando di mantenere un tono di serietà. Difficile da fare se pensava al fatto che li avessero beccati due persone che non erano capaci di tenersi una singola informazione solo per sé.
« Ma certo. » cantilena Francis. « Puoi salire con calma, noi ti aspettiamo. »
« È meglio se salgo adesso, devo andare al lavoro. » Francis inarca un sopracciglio, lanciando una veloce occhiata a Feliciano, e poi rotea gli occhi, continuando a spingere Antonio, confuso da simile comportamento.
« Io- »
« É meglio che tu vada. » gli dice Feliciano, sorridendo. Gli appare teso, forse nemmeno a lui faceva piacere l’idea di essere stati visti. Non riusciva a dargli torto.
« Sì, grazie per la giacca. » il sorriso che gli rivolge gli sembra più naturale, e Feliciano si avvicina per un altro bacio, che lui è felice di ricevere, per poi prendere le scale e arrivare alla porta di Francis. Era sinceramente preoccupato dall’eventuale stato del fratello, ma non aveva più molto tempo a disposizione. Doveva portarlo a casa e poi uscire, senza deviazioni. Con calma suona alla porta, e ben presto Francis viene ad aprirgli, con espressione maliziosa.
« Sei stato veloce. » cantilena, ma lui lo ignora, cercando con lo sguardo Gilbert. Questo era seduto sul divano e si stava massaggiando le tempie. Non era un buon segno.
« Gilbert, avanti, devi tornare a casa. »
« West? » borbotta quello, aumentando il ritmo del suo massaggio. « Che ore sono? »
« É l’ora che ti riporto giù. »
Gilbert in post-sbornia era curiosamente più malleabile, e lui ne è particolarmente grato. Infatti il fratello si alza in piedi, obbediente, e saluta un’ultima volta gli altri due uomini. Con calma lo fa scendere le scale, e lo porta in casa. La situazione di Gilbert non gli appare disperata, ma gli allunga comunque dell’acqua con aspirina preparata in precedenza. Gilbert gli sembra grato e beve tutto, buttandosi poi dritto sul divano. Quando lo controlla si accorge che si è già addormentato, quindi gli mette addosso una coperta e chiude la porta di casa, avviandosi al lavoro.
La giornata trascorre tranquilla, e Gilbert poi dà segno di essersi svegliato e di stare bene, e la sua mente allora si rilassa, pensando a quella mattina e a Feliciano. Ciò che era successo gli metteva addosso diversi dubbi. Tante domande si erano affacciate alla sua mente, ma al termine della giornata lavorativa non riesce a trovare risposta a nessuna.
Con fare sconsolato ritorna a casa, e fa stanco le scale, giusto per trovare Lovino davanti alla porta di casa. Non era per niente un buon segno.
« Tu! » esclama l’altro, puntandogli il dito addosso. Si sente confuso, e passa lo sguardo dal viso arrabbiato all’indice puntato nella sua direzione. « Come hai osato? »
« Cosa? »
« Tu, mio fratello non lo devi toccare! Hai capito!! » la sua mente ci impiega un po’ a registrare le imprecazioni di Lovino, ma una volta incanalate non ci mette molto a fare i conti. Fratello. Feliciano. Toccare. Bacio.
Alla fine la notizia era arrivata a lui. Probabilmente non ci aveva impiegato molto, il telefono senza fili che mettevano in piedi Francis e Antonio era in grado di arrivare dall’altro lato della città nel giro di mezza giornata.
« Lovino, ma che cazzo? » Feliciano d’improvviso sbuca fuori dalla porta dell’appartamento, avvicinandosi al fratello.
« Ma che cazzo lo dico io! » strilla l’altro, venendo quindi afferrato dal fratello che cerca di trascinarlo via, nonostante i suoi tentativi di divincolarsi. Feliciano lo guarda negli occhi, sembrandogli sinceramente dispiaciuto.
« Ne parliamo dopo. » gli dice.
« Tu non gli parlerai mai più! » urla Lovino, per poi essere buttato senza grazia dentro l’appartamento, seguito quindi da Feliciano. Giusto in tempo per vedere la scena Gilbert apre la porta, confuso almeno quanto lui. L’altra porta si chiude, e lui percepisce chiaramente degli strilli così acuti che non sembravano provenire da due esseri umani. Gilbert fa un passo in avanti, ma lui lo spinge dentro e chiude la porta dietro di sé.
Le urla si sentono anche dentro il suo appartamento, e probabilmente le sta sentendo tutto il palazzo. Sente un alternarsi di bestemmie, di “sono un cazzo di adulto” e “hai rotto il cazzo Lovino” dalla voce che identifica come quella di Feliciano. Non aveva mai avuto l’occasione di percepirlo così arrabbiato, e non voleva mai incappare nella sua furia in quella maniera. Dal canto suo Gilbert aveva aperto un pacchetto di patatine, e nonostante non ci capisse niente sembrava divertirsi un mondo per la situazione surreale creatasi.
Dopo una ventina di minuti le urla di affievoliscono.
« Non vai a controllare? » gli chiede divertito Gilbert, e lui gli lancia un’occhiata da sopra il giornale che stava leggendo. Come una delle poche volte della sua vita, era sinceramente preoccupato. Un lato di lui voleva andare a bussare, a sapere come stesse Feliciano o se fosse successo qualcosa, ma temeva di venire divorato direttamente sullo zerbino.
Dopo cinque minuti bussano alla sua porta, e lui titubante va ad aprire.
« Hai un minuto? » chiede Feliciano, sorridendo, e lui annuisce, uscendo sul pianerottolo e socchiudendo la porta. « Mi dispiace se hai dovuto assistere a una scena simile. Non si ripeterà. » lui deglutisce, ma si scopre ad annuire.
Feliciano lo fissa per qualche momento. « Mi rendo conto di non aver dato una buona impressione. » sospira, abbassando lo sguardo. era vero, di certo non si aspettava che lui avesse un simile tratto caratteriale.
« Noi due non ci conosciamo molto bene. » gli dice, prendendogli il volto e spingendolo a guardarlo. « Ma ciò non toglie che possiamo conoscerci meglio. » Feliciano abbozza un sorriso e lui si trova a guardare i suoi occhi lucidi.
« Anche se mio fratello è un cagacazzi assurdo? » lui si trova a emettere uno sbuffo per mascherare una risata, ma alla fine lo bacia, trovando finalmente una risposta alle sue domande. Lui e Feliciano avevano una relazione, senza alcun dubbio.

La settimana successiva era stata un’autentica passeggiata. Certo aveva ancora il fratello a cui badare, ma la sua novella relazione mi faceva sentire decisamente più leggero. Feliciano non aveva cambiato molto la loro routine, ma si trovavano comunque a fare spesso le scale insieme. Al primo piano sfuggiva ad entrambi un intenso amoreggiamento, più di una volta.
Anche quel pomeriggio Ludwig riesce a intravedere la figura di Feliciano che lo attende all’entrata, ma sembra essere orientato alla piccola bacheca. Lui attraversa la porta, avvicinandosi quindi e prendendolo per i fianchi. Feliciano emette un verso divertito, e lui lo bacia sulla tempia, improvvisamente disinibito. Non avrebbe mai pensato che la presenza dell’altro potesse renderlo più sciolto.
« Cosa guardi? »
« A quanto pare sabato Antonio ha invitato tutti ad una cena sul terrazzo. » anche lui allora guarda il volantino colorato, che illustrava il citato invito. L’ultima frase invitava a scrivere della propria partecipazione così avrebbe saputo per quanti cucinare.
« Tu ci andrai? »
« L’idea sembra carina. e poi per una sera non dovrò sorbirmi Lovino che critica qualsiasi cosa io cucini, quindi credo proprio che scriverò il mio nome. Hai una penna? » lui gli sorride, prendendola dalla propria ventiquattrore, e lo osserva scrive entrambi i loro nomi sul foglio. Feliciano lo guarda, e lui nota il vasto rossore sulle sue guance.
« Ho fatto qualcosa di sbagliato? » l’altro scuote la testa, e si appoggia sul suo corpo. Sente il suo calore addosso, e continua a tenergli i fianchi. « Andiamo di sopra? » Feliciano annuisce, gli prende la mano, e si avvia alle scale.

Antonio era stato elusivo sulla faccenda. Lui aveva tentato, da solo e anche con Feliciano, di capire se dovesse portare qualcosa o dare il proprio contributo in qualche maniera, ma Antonio li aveva dismessi entrambi, dicendo che sarebbe stato contento anche della loro sola presenza all’evento.
Alla fine, fatto curioso, avevano scelto di partecipare tutti. Persino Arthur.
Probabilmente tutti erano rimasti incuriositi da quello strano invito, oppure era l’idea di avere cibo gratis che alla fine era prevalsa. Lui non ne aveva idea, ma alla fine ci sarebbe andato insieme a Feliciano. All’ultimo aveva anche aggiunto in nome del fratello, e si era dovuto sorbire le battutine di Francis sul come la sua fiamma gli facesse dimenticare persino il suo stesso sangue. Lo aveva ignorato, ma alla fine aveva scoperto che Gilbert sapeva già di tutta la faccenda, rendendo il suo gesto ancora più imbarazzante.
La fatidica sera era arrivata. Gilbert si era avviato prima di lui, adducendo ad un aiuto che aveva assolutamente promesso, e lui l’aveva lasciato andare senza fare domande. Qualsiasi fosse la faccenda che necessitasse del suo aiuto non intendeva metterci il naso.
Feliciano come suo solito bussa alla sua porta. « Ludwig, sei ancora qui? »
Lui si affretta ad aprire, trovando l’altro uomo con diverse bottiglie in mano. Gliene prende qualcosa, gesto che Feliciano apprezza. « Meno male che sei qui, Lovino si è dimenticato di prendere la sua parte e io non ho abbastanza mani. »
« Anche Lovino è già salito? »
« A quanto pare sì, era di un nervoso insopportabile per tutto il pomeriggio. » lui non trova niente da replicare, e prende le chiavi, chiudendo la porta dietro di sé. Feliciano gli è davanti, e sembra dondolare lievemente sotto il peso delle bottiglie. Con calma raggiungono la porta del terrazzo, e lui si affretta ad aprirla, facendo passare l’altro.
Non era stato spesso in quella parte del palazzo, ma la zona sembrava essersi trasformata. Il sole ancora non accennava a tramontare, ma erano state attaccate diverse lanterne che probabilmente sarebbero state accese dopo. Accanto intravedeva dello zampirone, unica arma valida contro le zanzare. C’erano già diverse persone lì, e lui segue Feliciano, appoggiando quindi le bottiglie sul tavolo già apparecchiato.
Mancavano solo gli inquilini del primo piano, e poi sarebbero stati al completo. C’era qualcosa di strano nell’aria ma non ha tempo d chiedersi cosa sia che suo fratello gli si getta addosso.
« West! » esclama. « Finalmente sei qui! »
« Sono venuto puntuale. » replica, mentre Gilbert gli passa una mano lungo le spalle.
« E meno male, altrimenti ti saresti perso la bomba. »
« Cosa? »
Il loro discorso viene interrotto da Laura, che aveva sonoramente aperto la porta, trascinando i suoi due fratelli. Il terzetto era una rara visione tra quelle mura, ma Antonio saluta affettuosamente tutti e tre e li invita tutti a prendere posto. La tavola era piena di cibo e il tramonto rendeva tutto molto suggestivo.
Antonio aveva cucinato un sacco di pietanze spagnole per l’occasione. Non aveva mai avuto occasione di provare qualcosa di suo, e ora che lo faceva ne era pentito. Antonio cucinava parecchio bene.
La serata procede liscia, e nonostante Lovino di tanto in tanto lo guarda male, niente va storto. Lui è seduto tra Gilbert e Feliciano, e di tanto in tanto scambia due parole con entrambi. É solo una volta svuotati i piatti per una terza volta che Antonio si alza in piedi, dal capotavola. Sembra piuttosto serio, nonostante abbia ancora un sorriso sul volto.
« Signori e signore, vorrei la vostra attenzione. » Ludwig lo osserva tenere il calice, la sua mano trema appena. « Devo fare un annuncio importante. »
« Te ne torni in Spagna? » brontola allora Arthur, facendo imbronciare l’altro.
« Non spoilerare! » esclama, piccato. Simile frase cogli di sorpresa l’altro, che batte le ciglia.
« Cos- »
« Ebbene sì, lunedì torno finalmente a casa. » dice Antonio, sorridendo. « Ho voluto fare una bella cena prima di partire, così da lasciare un bel ricordo. » Ludwig dà un’occhiata al fratello, che non sembrava per niente sorpreso. Probabilmente lo sapeva già, o l’aveva intuito. Feliciano, al suo fianco, sembra genuinamente colto alla sprovvista.
« No, ma davvero? » esclama Laura, accanto a lei persino Sebastiaan aveva distolto gli occhi dal suo palmare, stupito.
« Non credevo questo giorno sarebbe mai arrivato. » dice Basch, e persino Erica si trova ad avere un’espressione triste.
« Dovrò suonare qualcosa di adatto al pianoforte. »
« Non serve caro. » dice Elizaveta, fermandolo. Antonio ride divertito, e Ludwig sposta lo sguardo su Francis, che allunga il suo bicchiere per picchiettarlo con quello dell’amico. Ha un’aria insolitamente triste. Non era sorpreso di vederlo in quella maniera.
« Al tuo viaggio. » dice, ottenendo un sorriso entusiasta da parte di Antonio.
« Non ti preoccupare, tornerò ad infestare il tuo appartamento prima o poi. »
« Non ci pensare proprio. » replica Francis, sorridendo divertito. « Finalmente potrò portare della compagnia notturna senza avere paura che tu ti metta a cucinare la paella alle due di notte. »
« Sempre meglio di svegliarsi abbracciato a Gilbert. » punzecchia l’altro, e tutti e tre gli uomini rabbrividiscono, probabilmente preda di chissà quale ricordo del quale non voleva essere partecipe. In tutto questo, Lovino sembrava essere rimasto in silenzio. Sembrava una statua, tanto era immobile. Continuava a fissare Antonio, e lui non si spiegava il motivo.
« É un vero peccato non aver avuto occasione di conoscerci meglio. » dice allora Feliciano, alzandosi in piedi e allungando il proprio bicchiere per brindare ad Antonio. L’altro accetta, e bevono insieme. « Non è vero Lovino? »
« Cosa? » dice l’altro, finalmente reagendo all’ambiente che lo circondava. « Che hai detto? » Feliciano lo fissa per un momento, e si siede.
« Ho detto che è un peccato non essere uscito più spesso con Antonio. »
« Chissà come mai. » replica acido lui, prendendo un sorso dal suo bicchiere. Feliciano gli lancia un’occhiataccia, ma Lovino non sembra reagire ad essa.
« Lovino, lascia che faccia un brindisi anche a te. » dice allora Antonio, alzando il suo calice. Lovino sgrana gli occhi, portandoli sull’altro uomo. « Grazie per la tua compagnia. »
Ludwig batte le ciglia, confuso da un simile sviluppo degli eventi. Non aveva idea che quei due fossero amici.
« Ehi, se lo fai a lui devi fare un brindisi così anche a me! » strepita Gilbert.
« E anche a me che con te ci ho vissuto tutti questi anni. » aggiunge Francis. Antonio ride divertito dalla situazione, ma poi brinda anche con i calici degli amici. Lentamente l’uomo fa il giro del tavolo, brindando con tutti per un motivo o per un altro. Quando gli è di fronte Ludwig si sente in imbarazzo, non trovando un motivo per brindare. Antonio picchietta il proprio bicchiere con il suo, sorridendo cordiale.
« Grazie per il favore. » dice, per poi bere, e passare a Gilbert, che si era attaccato al suo braccio per capire di cosa l’altro stesse parlando. Ludwig osserva la figura di Antonio, confuso. Era così abituato a vederlo che la sua assenza sarebbe stata una cosa strana da vivere. Era come se si fosse conclusa un’epoca di quel palazzo, e Antonio se ne stava portando via un pezzo.
« Basta, io me ne vado. » dice allora Lovino, alzandosi malamente in piedi.
« Ma come? Manca ancora il dolce. »
« Non lo voglio. » ringhia quindi lui, e a grandi passi prende la via della porta nel completo silenzio dei presenti. Persino Antonio rimane senza parole, ma poi questi appoggia il proprio bicchiere sul tavolo.
« Datemi un momento, torno subito. » dice, sparendo anche lui dietro la porta.
« É un po’ strano fare la festa senza il festeggiato. » mormora Laura, abbassandolo sguardo sul suo piatto.
« Se volete festeggiare qualcuno, io sono sempre disponibile. » dice Gilbert, ma lui si rifiuta di tradurre la frase in italiano. Laura, invece, sembrava capire il tedesco e la osserva lanciare un’occhiata divertita in direzione di suo fratello.
Dopo poco vedono Antonio rientrare, ma da solo. Ha un’aria piuttosto insolita, ma una volta che si sente i loro sguardi puntati addosso riprende a sorridere. « Lovino ha un carattere proprio difficile, non vuole ammettere per niente che gli mancherò! »
A quel punto è il turno di Feliciano di alzarsi da tavola. « Se vuoi posso parlarci io, è stato davvero maleducato. »
« No, non c’è alcun bisogno. Ci siamo già detti addio. » replica Antonio, mettendolo a sedere con un gesto della mano. « Ora dovrò dire addio a tutti voi. »
La serata riprende con più calma, ma Ludwig percepisce la lieve tensione che aveva lasciato l’abbandono di Lovino. Avrebbe voluto chiedere a Feliciano se ne sapesse qualcosa, ma non era certo il momento migliore di parlarne. Sospira, prendendo dei churros che Antonio aveva messo sul tavolo come dolce.
La serata si stava concludendo in maniera strana. Certo le lanterne rendevano il terrazzo un luogo particolare, e c’era della musica non troppo alta che alleggeriva l’atmosfera, eppure riusciva ad avvertire l’aria del cambiamento più radicale. E molto era cambiato dall’inizio di quell’estate. L’uomo che si era appoggiato sulla sua spalla era il suo partner, una novella relazione. Gli sembrava che fosse passata un’eternità da quando lo aveva visto per la prima volta.
Ora, invece, Antonio se ne andava e con lui una parte della sua quotidianità. Era una sensazione strana ma alla quale si sarebbe presto abituato.
« É una bella serata. » mormora Feliciano, prendendogli il braccio e sistemandosi meglio sulla sua spalla.
« Vero. »
« Vorrei che non finisse mai. » lo desiderava anche lui, ma non aveva il coraggio di ripeterlo. era il primo a sapere il come niente fosse eterno e duraturo nella vita, ma non se la sentiva di rovinare l’atmosfera, quindi appoggia la propria mano sopra a quella di Feliciano, che sorride contento.
Quelli del primo piano sono i primi a congedarsi, e Antonio saluta con affetto tutti loro. Sembrava essere piuttosto legato con loro, ma non aveva idea di quando fosse successo. I successivi sono Basch e la sorella, e Antonio in segno di buona fede gli stava donando dei dolci.
Quando fu il turno della coppia sposata, Ludwig lo osserva abbracciare entrambi con trasporto, sussurrando qualcosa all’orecchio di Elizaveta e ottenendo in risposta un sonoro scappellotto. I saluti con Arthur sono tesi, ma Antonio riesce a dargli qualche pacca sulla spalla e a congedarlo con un certo affetto.
Rimangono solo lui e Feliciano, insieme a Gilbert.
« Andiamo? » chiede, voltandosi verso il fratello.
« Eh no, deva aiutarmi a portare giù questo tavolo! » esclama Francis, afferrandolo per un orecchio. « Non credere di scapparmi. » Gilbert strilla qualcosa a riguardo di maltrattamento, e viene presto trascinato via dall’altro.
« Non rimanete che voi. » dice allora Antonio, e Feliciano si protende in un lungo abbraccio. « Non ti ingelosire eh! » gli dice, facendo l’occhiolino. Consegna anche a loro dei dolci. « Vi auguro ogni bene. » aggiunge, facendo arrossire entrambi, e insieme prendono le scale. Le scendono in silenzio, tenendosi per mano, e una volta davanti alla porta si baciano. Feliciano sembra contento di un simile saluto, ma poi si stacca da lui, lo saluta e scompare dietro la sua porta. Lui fa lo stesso, rientrando in casa, e si siede sul divano, respirando l’aria della sera.
Qualcosa stava cambiando per sempre.

   
 
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