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Autore: dracodraconis    03/12/2019    1 recensioni
mi sono decisa a scrivere qualcosa di breve e leggero, per riprendermi dalla stesura della mia opera prima (l'ottavo anno); siamo alla fine del sesto anno, ma questa fanfiction non tiene conto del sesto libro... harry ha appena scoperto che il biondo Serpeverde non gli è poi così antipatico... ma... dite che ce la faranno a capirsi, prima o poi? forse sì, se qualcuno decide di dargli una mano!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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https://www.youtube.com/watch?v=T0icmS-xASo&list=RDkQdp3O-7Ri4&index=4
 
Ho in mente di ripubblicare i capitoli, inserendo all’inizio, come vedete qui sopra, il link della canzone di accompagnamento.
 
Aggiornare questa fanfiction mi risulta un po’ complicato, perché per certi versi è simile all’Ottavo Anno, ma l’impianto della storia è totalmente diverso: quindi la trascuro, ahimè, per evitare di confondermi su dettagli e su ambito emotivo.
Comunque, mancano veramente pochi capitoli, mi applicherò per concluderla.
In settimana dovrei riuscire ad aggiornare anche l’altra.
 
E poi mi capitano cose come questa: aver trovato la canzone perfetta per la fanfiction; e allora ritorno con foga e idee…
“Kiss with a fist”, Florence And The Machine:
https://www.youtube.com/watch?v=1SmxVCM39j4
Come specificato nei commenti del link, non tratta di abusi domestici e violenza nella coppia, ma di passione focosa un po’ mal dirottata; sì, insomma, parla di Draco e Harry: fierce and firy passion!
È una canzone leggera e scherzosa, in nessun modo va intesa come qualcosa di orribile e drammatico.
Testo:
You hit me once
I hit you back
You gave a kick
I gave a slap
You smashed a plate
Over my head
Then I set fire to our bed

You hit me once
I hit you back
You gave a kick
I gave a slap
You smashed a plate
Over my head
Then I set fire to our bed

My black eye casts no shadow
Your red eye sees no blame
Your slaps don't stick
Your kicks don't hit
So we remain the same
Blood sticks, sweat drips
Break the lock if it don't fit
A kick in the teeth is good for some
A kiss with a fist is better than none
Whoa a kiss with a fist is better than none

Broke your jaw once before
I spilt your blood upon the floor
You broke my leg in return
So let's sit back and watch the bed burn
Blood sticks sweat drips
Break the lock if it don't fit
A kick in the teeth is good for some
A kiss with a fist is better than none
Whoa a kiss with a fist is better than none

You hit me once
I hit you back
You gave a kick
I gave a slap
You smashed a plate over my head
Then I set fire to our bed

You hit me once
I hit you back
You gave a kick
I gave a slap
You smashed a plate over my head
Then I set fire to our bed

 
 
 
Buona lettura, fangirl e fanboy!
 
 
 
 
 
 
 
Volare insieme a Draco era stato magnifico, e non aveva avuto niente a che fare con gli ormoni.
Fino a quel momento avevano sempre volato uno contro l’altro, mai in accordo.
Harry considerò che se avessero potuto volare insieme prima, forse non si sarebbero scannati per anni in quella maniera accanita.
Certo, non è che avessero fatto una passeggiata romantica a cavallo delle scope, quanto piuttosto una corsa forsennata competendo fianco a fianco: il fatto di non poter superare una distanza reciproca di tre metri aveva fatto sì che si impegnassero in manovre strette di placcaggio e abilità, avvitando le traiettorie, girandosi intorno, sfiorandosi in un volo dissennato; la sfida era una costante del loro rapporto, ma questa sembrava quasi una danza, possedeva una complicità che gli insulti e i cazzotti non potevano eguagliare in nessuna maniera.
Quando atterrarono nei pressi del grande spiazzo in cui gli altri stavano giocando, erano accaldati e soddisfatti.
E, appena furono sotto in compagnia, ognuno rientrò nei propri schemi comportamentali: Draco inalberò quella sua collaudata espressione impettita e andò a sdraiarsi all’ombra di un albero in solitaria; Harry reagì alla sua condotta stranendosi e allontanandosi, se non fisicamente almeno nell’atteggiamento, gridando agli altri di voler giocare anche lui.
-Ci so fare con le mazze e le palle!-, assicurò Harry tutto contento.
“Merda”, si disse un attimo dopo.
-Guarda che lo abbiamo capito che ci sai fare!-, buttò lì Ginny. -Io per la precisione lo so da un pezzo!-, continuò ridendo.
-Già, proprio così, amico!-, aveva scherzato Ron. -Alla fine ci sono arrivato pure io che ho… Cos’è che ho, Hermione?-
-La varietà di emozioni di un cucchiaino! Ma forse Pansy sta riuscendo a farti arrivare a quella di un… Pansy?-
-Cucciolo di Schiopodo?-, sparò lei con leggerezza. -E comunque lo hanno capito pure Tiger e Goyle, ed è tutto dire-, concluse laconica.
Tutti erano scoppiati a ridere.
Draco, dal suo posto all’ombra sotto gli alberi, alle spalle di Harry, cupo studiava la scena.
Era contrariato.
Pensava che la rivelazione dell’omosessualità di Harry avrebbe fatto scalpore, notizia, che il ragazzo si sarebbe vergognato e che lui, il crudele e vendicativo Draco, avrebbe avuto un’affilata spada di ricatto tra le sue mani: tuttavia non era successo niente del genere. La spada di ricatto non solo non era affilata, ma pareva fatta di morbida stoffa, per di più tanto poco imbottita da afflosciarsi.
Harry, dopo un attimo di imbarazzo era scoppiato a ridere con naturalezza insieme agli altri.
Vederlo così aveva stupito il ragazzo biondo: negli ultimi tempi, tranne quando si menavano, se stava solo con lui era spesso teso, incerto, e si innervosiva per un niente; invece avrebbe dovuto ridere in quel modo anche con lui, perché così era più bello.
Bello? Aveva detto “bello”?! Il caldo di sicuro gli stava dando alla testa!
E comunque, a onor del vero, c’era stato un momento in cui era stato del tutto rilassato e a suo agio: esattamente prima che Draco gli masticasse il cuore e poi lo sputasse sul selciato di Hogsmeade.
Non che avesse una grande esperienza di rapporto con Harry Potter, eh.
Erano passati da odio viscerale a brevissima frequentazione, bacio, per poi tornare all’odio viscerale, il tutto in un calderone di emozioni dissimulate abilmente. E ora questo fine settimana.
Harry continuava a sghignazzare spensierato mentre si bardava con le protezioni, inconsapevole degli occhi grigi che lo radiografavano.
-Pensavo non volessi che si sapesse dei tuoi gusti-, puntualizzò acida la voce di Draco alle sue spalle.
Harry smise di ridere, ma continuò a mantenere le labbra increspate e voltò la testa sopra la spalla: senza però osservare l’altro dietro di lui e tenendo lo sguardo sempre sul resto del gruppo che aveva ricominciato a giocare nell’attesa che lui si aggiungesse: così non poté cogliere l’espressione di Draco, meditabonda e seria.
-Mai detto nulla del genere. Non me ne è mai potuto importare un cazzo di meno. Mi hanno accusato di essere un Mago Oscuro, di essere l’Erede di Serpeverde, di essere un pazzo paranoico in cerca di gloria ed instabile, e sono comunque andato avanti, figurati se mi interessa che si sappia che sono gay. Sì, magari sarà uno strazio da sopportare, all’inizio; ma quando avrò sconfitto Voldemort renderanno il giorno del mio coming out, o outing che possa essere, festa nazionale. Odio essere al centro dell’attenzione proprio, ma del motivo non me ne può fregare di meno. E, comunque, vedi? Importa al resto del mondo meno del previsto, neanche i tuoi amici Serpeverde ci fanno caso. Gli unici a cui non vorrei farlo sapere sono i miei parenti per non farmi buttare fuori casa, ma fra poco compirò diciassette anni e allora me ne fregherò pure di loro (*)-, rispose con semplicità, facendo spallucce; finì di sistemarsi la bardatura da ricevitore e senza aggiungere altro andò a giocare.
Draco rimase perplesso: c’era qualcosa che non tornava sul serio: perché allora Potter era sembrato tanto devastato quando lui aveva minacciato di sputtanarlo? Aveva forse a che fare con il discorso che Granger gli aveva fatto sulla Torre di Astronomia?
Mah, chi se ne fotteva: probabilmente tutti i Grifondoro avevano delle instabilità caratteriali; bastava guardare come il Pezzente tentasse di giocare mentre abbracciava Pansy: un’azione da idiota. Anche se Pansy sorrideva beata.
Era circondato da idioti e sciacquette.
Fu in quel momento che sentì un rumore al suo fianco: la stramba Corvonero stava raccogliendo dei fiorellini per intrecciare una ghirlanda: era carina, la Stramba, peccato che fosse assolutamente assurda e…
Luna, sentendosi osservata, alzò lo sguardo e trasalì quando notò che Draco la stava osservando: non si allontanò, ma diventò più circospetta nei movimenti.
Draco corrugò la fronte.
-Lovegood, perché nessuno di voi è a proprio agio con me?-, buttò fuori di getto, tra l’esasperato e l’incuriosito.
-Perché, Draco, tu sai essere crudele-, rispose Luna come se stesse facendo considerazioni sul tempo, prima di chinarsi per raccogliere altri fiori, con una schietta naturalezza che lo lasciò di stucco.
In famiglia e poi tra i Serpeverde gli avevano insegnato la lezione che essere crudele era giusto, anzi, doveroso: era il modo di dimostrare che si riuscisse a esercitare il potere oltre misura.
La sua attenzione fu calamitata da Blaise e Pansy che giocavano e scherzavano, sforzandosi di integrarsi con gente diversa da loro.
“Ma forse era la lezione sbagliata”, considerò Draco. “Forse loro hanno imparato un’altra lezione, migliore, e io sono rimasto indietro. Detesto rimanere indietro”.
Continuò a seguire la propria linea di pensieri fino a che, inavvertitamente, si appisolò.
 
Gli altri erano oramai ritornati alla villa, ma Harry aveva insistito per rimanere indietro accampando delle scuse assurde e totalmente non plausibili: la realtà era che voleva rimanere un po’ a guardare Draco che dormiva.
Chiunque nel gruppo aveva capito le sue vere intenzioni ma erano stati tutti discreti e non avevano commentato, anche se erano scappati risolini d’intesa e Ron gli aveva addirittura strizzato un occhio prima che Pansy riuscisse ad assestargli una gomitata nelle costole.
Comunque, se ne erano andati e li avevano lasciati soli.
“Santo cielo, sono patetico”, si disse: guardare la nivea pelle di Malfoy macchiata dall’ombra che le fronde gettavano su di lui, sentire i brividi che si rincorrevano sulla propria pelle al pensiero che tra poche ore sarebbero stati insieme nella stessa camera al buio… Ok, non sarebbe successo niente perché Malfoy magari avrebbe circondato il proprio letto di incantesimi repellenti… Ma era sempre una possibilità in più di quella che avrebbe avuto restando da solo nella sua stanzetta di Privet Drive.
Harry rimase così molto tempo, imprimendosi nella memoria la curva delle labbra di Draco perché sembrava che nel sonno la sua bocca si rilassasse, finalmente; oppure la leggera contrazione di un dito mentre Malfoy sognava chi sa cosa; oppure…
Sospirò: doveva svegliarlo, il sole stava calando e loro dovevano rientrare, anche perché lui doveva farsi una doccia prima di cena. Aspetta, una doccia…
Il Grifondoro compose il suo viso in un’espressione accigliata e spazientita.
-Malfoy… Malfoy… Sveglia-.
Draco scattò su come se gli avessero tirato una secchiata di acqua, guardandosi intorno spaesato.
-Potter! Dove… Che…-
-Spicciati, dobbiamo rimontare sulle scope e tornare indietro! Gli altri sono già andati!-, lo sollecitò, fingendosi irritato: era fondamentale per il suo piano che Draco non avesse tempo per pensare.
Dal canto suo, Draco registrò l’espressione di Potter: ecco, erano soli di nuovo e di nuovo lui appariva nervoso e scontento.
E Draco reagì a quello scontento: immusonito a sua volta montò a cavallo della scopa e decollò: Harry dietro di lui si concesse un sorriso: la sua piccola rivalsa stava per iniziare; neanche il viaggio di ritorno, condotto in silenzio e così diverso dall’andata, poté spegnere quella fiammella di subdola gioia.
Quando entrarono nel salone, c’era solo Luna, che intrecciava la sua ghirlanda.
-Gli altri sono andati tutti a lavarsi-, comunicò con quella sua voce trasognata.
“Bell’assist, Luna!”
Harry si parò davanti a Draco.
-Devo farmi una doccia anche io-, affermò serio, anche se dentro lui un Harry Potter di cinque anni iniziava a vergognarsi.
-Non vedo dove sia il probl…-, cominciò Draco, per poi rendersi conto delle implicazioni. Serrò istantaneamente le labbra in una smorfia caparbia. -Scordatelo-.
-Draco, Draco…-, lo chiamò Harry con un tono fintamente mellifluo di presa in giro. E decise di sganciare la bomba. -Ti sfugge un dettaglio: anche se non possiamo allontanarci più di tre metri, sono io che ti ho comprato; fino a domenica sera, tu sei mio. Mio. Sono io che detto le condizioni, se vado da qualche parte tu devi seguirmi-.
Oh, cielo, si sarebbe fatto cruciare pur di poter rivivere ripetutamente quel momento: Draco strabuzzò gli occhi, gli si gonfiò una vena su una tempia e soffocò nella sua stessa incredula indignazione.
Harry continuò impietoso.
-Prima, in cucina, siamo stati riattratti uno all’altro probabilmente perché ci siamo mossi simultaneamente, ma se io mi sposto, tu devi venirmi dietro. E io ora vado a farmi una doccia-, concluse e gli venne in mente che forse il Cappello Parlante ci aveva visto giusto allo Smistamento nel volerlo schiaffare tra i Serpeverde.
Poi si incamminò, senza pensare che a breve si sarebbe dovuto spogliare di fronte a Draco e nascondendo il proprio incipiente imbarazzo nel trionfo del momento.
Draco provò a fare resistenza quando il moro arrivò alla massima distanza consentita, ma una forza impalpabile parve trascinare tutto il suo corpo al seguito dell’altro: pur puntando i piedi sul tappeto si ritrovò a tallonarlo, rigido e furioso. Furioso ma non a disagio: aveva già visto nudo Potter una discreta quantità di volte mentre lo pedinava durante l’anno scolastico. No, quello che gli rodeva era di aver perso il controllo della situazione, il punto della sua superiorità da cui poteva giocare tranquillo: Potter lo aveva messo in difficoltà e sembrava divertirsi, proprio come se fosse stato uno della sua Casa, un Serpeverde.
Se una parte di Draco si inchinò riconoscendo un degno avversario, l’altra si indispettì oltre misura: nessuno gli aveva mai affibbiato un aggettivo tale: “mio”.
Draco Lucius Malfoy non era di nessuno.
E Potter non si era neanche guardato indietro da quando si era incamminato!
Appena avesse recuperato la sua libertà, Draco li avrebbe maledetti: lui, la Granger e Pansy!
Poi si ricordò della linea dei dorsali di Potter mentre si insaponava e cominciò a camminare di sua volontà, senza più venir trascinato: tanto valeva cavar qualcosa di buono da quella situazione del cazzo. Sorrise: avrebbe giocato anche lui. Gliel’avrebbe fatta vedere chi sarebbe andato dietro a chi!
D’altronde Harry ostentava una sicurezza che non provava più e che si era dileguata rotolando giù per gli scalini mentre saliva al primo piano: si sarebbe scannato da solo prima di tornare su propri passi, ma all’improvviso fu colto dall’insicurezza; Draco aveva tempo prima ammesso di trovarlo affascinante, ma Harry sarebbe riuscito a fare la ruota come un pavone per attrarre il biondo o quel dispetto si sarebbe concluso con la sola umiliazione del prestigio Malfoy?
Si sarebbe accontentato della seconda, pur preferendo la prima.
Forse fu proprio per contrastare quell’insicurezza che puntò dritto alla camera e una volta lì iniziò a spogliarsi con decisione, senza curare l’altro di uno sguardo e dandogli le spalle: quando rimase a torso nudo la voce di Malfoy si fece sentire.
-Voltati-.
Harry lo ignorò e si sfilò le scarpe e i calzini.
-Voltati-.
Era la stessa parola di prima, eppure totalmente diversa: pronunciata in quel modo lento e basso sembrava una promessa di piacevole dannazione eterna.
Harry si girò e gli si mozzò il fiato: come cazzo aveva fatto Draco a spogliarsi tanto in fretta e tanto silenziosamente? Gli restavano addosso solo i boxer e, oh merda, era bellissimo. Harry non riuscì neanche lontanamente a darsi un contegno: rimase inchiodato lì come una farfalla sotto uno spillo, e lo spillo erano gli occhi di Draco che lo studiavano. Harry non lo sapeva, ma il vantaggio del biondo era quello di conoscere già il suo fisico e di potersi permettere di non essere stupito. La cosa non valeva per niente al contrario: il Grifondoro lasciò scorrere lo sguardo, uno sguardo davvero inconsapevolmente famelico, sul corpo di Draco, registrando cose come l’assenza di peluria sul suo petto, l’addome non scolpito ma teso e compatto, il lieve rigonfiamento dei quadricipiti, le braccia che cadevano elegantemente ai lati del bacino da cui sporgevano le ossa delle anche, la pelle senza neanche una macchia o un’imprecisione, il biondo dei peli ricci che ricoprivano le cosce e sparivano sotto l’orlo dei boxer che…
-Ehm-, si schiarì la voce Draco, senza nessun imbarazzo ma con palese divertimento. Non appena l’attenzione del moro fu di nuovo al suo viso, sorrise umettandosi le labbra. Gli rivolse un ammiccamento e gli occhi di Potter si fecero vacui, anche se solo per un attimo. -Sbrigati e andiamo in bagno-.
Harry considerò se farsi la doccia con i jeans fosse un’opzione, perché i jeans erano larghi e rassicuranti e forse Draco non si sarebbe accorto che stava per avere un’erezione. Tuttavia Malfoy gli dette le spalle, come per un improvviso senso di pudore e Harry saltò fuori dai pantaloni a velocità inumana avvolgendosi subito in un asciugamano posato su una panca ai piedi del letto.
-Andiamo-, disse con voce roca e con la sensazione di star per perdere quell’incontro.
 
Draco si era perfettamente reso conto dell’effetto che stava avendo sull’altro; dopo tutto quello che gli aveva fatto in quegli anni e soprattutto nell’ultimo periodo… Santo cielo, Potter non sapeva proprio proteggersi! Spiattellava le proprie emozioni e sensazioni così, senza ritegno… Ora Draco avrebbe di nuovo potuto affondare il coltello nella piaga, per esempio prendendolo in giro per l’evidente rigonfiamento nei suoi jeans… Invece si era girato dall’altra parte.
Buffo: aveva desiderato dare un po’ di tregua al moro.
Così lo aveva aspettato sulla soglia del bagno e una volta lì aveva continuato a dargli le spalle per andare a riempire la grande vasca che si trovava incassata nel pavimento; non c’erano docce.
L’acqua calda ci mise poco a riempire la vasca e i due intanto lasciarono dilatare il silenzio tra loro: Draco per una sorta di nuovo e strano accenno di riguardo, Harry perché si stava chiedendo se i suoi pollici si potessero adattare alle fossette che Draco aveva in fondo alla schiena.
Il moro scese in acqua benedicendo la schiuma come aveva fatto al quarto anno alla presenza di Mirtilla Malcontenta e lasciando andare l’asciugamano che lo copriva solo poco prima di toccare con i piedi le prime bolle di sapone; scese qualche scalino e si ritrovò immerso: la protezione della spuma e il calore dell’acqua lo rilassarono.
Non sapendo bene come procedere nella sua rivalsa si risolse a godersi per un momento quel bagno.
-Ti sei tenuto i boxer-, constatò in tono piatto Draco, seduto su un tappetino a due metri abbondanti dalla vasca, le ginocchia tirate al petto e le braccia a circondarsi le gambe, il capo reclinato contro la parete.
-Anche tu-, rispose Harry tirando fuori le prime parole che gli passarono per il cervello e rendendosi subito conto della loro stupidità.
Se Draco la colse, decise di non approfittarne; anzi, continuò quel dialogo di ovvietà.
-Ma tu sei in acqua-.
-E tu no-.
“Complimenti, Harry, questa sì che è una risposta capace di rintuzzarlo e zittirlo”, si disse con autocritica.
-Allora, dovremmo parificare le cose-.
E un attimo dopo Draco si alzò, aggraziato e ferino, e si diresse verso la vasca, che improvvisamente a Harry non sembrò poi così grande: ma non riuscì a profferir verbo o muovere muscolo, come un cervo abbagliato di fari della macchina che sta per investirlo. Si riscosse solo quando piccole onde gli lambirono il petto, segno che l’acqua era stata increspata dall’entrata di Malfoy, il quale sparì brevemente sotto la superficie, per riemergere bagnato e lucido di schiuma.
L’inguine di Harry ebbe un’inequivocabile contrazione, seguita da una seconda e più forte quando Malfoy si lisciò indietro i capelli e alcune gocce scivolarono sul suo collo. Harry artigliò il bordo della vasca per tentare di rimanere al suo posto invece di gettarsi su quel collo, leccarlo e dichiarare che era stato una mossa di lotta babbana. Solo il ricordo di quella sera, di come le labbra di Draco erano diventate crudeli dopo averlo baciato, lo avevano fermato.
Malfoy si stiracchiò, pigramente, come un gatto.
Harry capì che non avrebbe resistito ancora a lungo.
 
Draco sapeva che effetto stava esercitando su Potter e sapeva anche quale effetto l’altro stesse esercitando su di lui: un conto era stato vederlo nudo a sua insaputa. Ma, contrariamente alle proprie previsioni, tutt’altro era guardarlo adesso che lui era consapevole della sua presenza. E che indossasse i boxer o meno non cambiava per niente lo stato delle cose.
Se fosse stato solo sesso, Draco avrebbe anche potuto soccombere; e poi, al massimo, obliviare Potter per fargli dimenticare il proprio attimo di cedevole debolezza carnale.
Draco però temeva che in una qualche maniera bazzecole fastidiose e pericolose come i sentimenti avrebbero finito per andarci di mezzo: Potter lo avrebbe guardato come se si aspettasse altro e Draco non era sicuro di sapere come rispondere a quell’assurda possibile richiesta negli occhi verdi e brillanti di Harry.
Immaginò che fosse quello il motivo per cui improvvisamente tagliò fuori i propri pensieri impudichi e smise di gettar provocazioni; per lo stesso motivo per cui prima si era girato.
Riguardo.
Lui?! Lui stava avendo del riguardo?!?!
Qualcuno doveva avergli scagliato contro un Confundus.
Era una situazione imbarazzante: di cosa parli con la tua nemesi per dissimulare la reciproca attrazione?
Quidditch, il Quidditch poteva risolvere tutto.
-Per quale squadra tifi?-, buttò lì Draco come se si trovassero in Sala Grande e non quasi nudi in una vasca.
Stranamente, Potter parve sollevato, anche se sorpreso.
-Oh, inizialmente seguivo Ron tifando per i Cannoni di Chudley, ma poi, via via che conoscevo le squadre, hanno iniziato a piacermi i Pipistrelli di Ballycastle: vedi il loro tecnicismo e la loro agilità nei passaggi…-
-È praticamente inutile contro il gioco dei Falmouth Falcons-, lo interruppe Draco.
-Solo perché, vedi, si da il caso che i Falcons siano una squadra di giocatori fallosi-, ribatté Harry punto sul vivo.
-Non sono fallosi, solo determinati. Vieni, ti spiego-, obiettò a sua volta Draco, avvicinandosi al bordo della vasca e cominciando a tracciare dei disegni sul vapore che copriva le mattonelle per spiegare alcune azioni e strategie.
Harry si appressò a sua volta e, coinvolti nella discussione a stento si accorsero delle loro spalle che si toccavano, della loro pelle che inconsciamente si cercava.
Senza farsi problemi funzionavano molto meglio insieme, fosse benedetto il Quidditch.
 
Tuttavia i problemi riaffiorarono quando capirono che era il momento di darsi una lavata e uscire da quella bolla spaziotemporale.
Harry riprese il suo atteggiamento tra l’eccitato e l’impacciato, che virò al risentito quando interpretò il riguardo di Draco per distacco.
Non che Draco ci sapesse fare, eh, con le dimostrazioni di riguardo: aveva davvero poca esperienza in merito; sembrava più che altro un educato mantenere le distanze.
Quindi uno trasmetteva segnali sbagliati che l’altro interpretava in maniera ancora più sbagliata.
Non c’era ostilità, ma una premessa di incomprensione che avrebbe potuto portare da qualsiasi parte.
Nell’immediato, portò all’imbarazzo e al silenzio.
Ognuno dei due si lavo e si sciacquò, voltandosi reciprocamente le spalle e lanciandosi sguardi che non si incrociarono mai.
Furono incredibilmente e artificiosamente coordinati, attenti a non distanziarsi per non sollecitare la magia del contratto che li vincolava, silenziosi e ben presto scontenti.
Draco impiegò meno del previsto a prepararsi e Harry si dilungò per sincronizzare i propri tempi.
L’unica cosa per cui collaborarono in maniera esplicita fu di spostare i letti sulla parete confinante con il bagno: in modo tale, se uno dei due avesse dovuto utilizzarlo durante la notte l’altro non sarebbe stato svegliato per avvicinarsi.
Scesero composti a cena, senza liti e senza scontri.
Così poco loro stessi.
 
Pansy aggrondò immediatamente le sopracciglia quando i due comparvero nella sala da pranzo.
Che Potter fosse mogio e contrariato si vedeva lontano un miglio; tuttavia fu l’espressione di Draco a preoccuparla.
Sembrava… Rassegnato. Era un’emozione così inusuale da vedere sul viso dell’amico: Draco era spesso furibondo, a volte impaurito, malizioso, algido e tutta un’altra gamma di stati d’animo, ma non l’aveva mai visto rassegnato.
Se neanche il contratto magico stava funzionando per avvicinarli forse voleva dire che per quei due non c’era niente da fare; se si fosse trattato solo di qualcosa di fisico, Pansy li avrebbe legati nudi insieme fino a che non fosse successo qualcosa. Ma in ballo c’era di più: quei due potevano davvero essere una coppia, se solo avessero provato a capirsi. La ragazza in questo scommetteva sul moro: Potter aveva più probabilità di lasciarsi trasportare dai sentimenti e forse sarebbe riuscito a smuovere Draco; il quale stava comunque tentando di essere accorto nei confronti di Potter: d’altronde di questo se ne sarebbero potuti accorgere solo Blaise e lei stessa in tutta la stanza. Per tutti gli altri, Draco stava semplicemente snobbando Potter. Soprattutto per Potter.
Osservando mestamente il suo amico, provò un istintivo moto di compassionevole empatia.
Povero Draco: innamorato di un minorato mentale.
Successivamente girò gli occhi su Ron che guardava la scena intorno a sé con espressione vuota biascicando alcuni stuzzichini dell’aperitivo: povera sé stessa.
In ogni caso, si disse, c’era ancora molto tempo prima che quel fine settimana finisse e lei e Hermione erano molto determinate, anche se avevano idee un tantino diverse sul concetto “il fine giustifica i mezzi”.
In particolare, Pansy lo riteneva una verità incontestabile e l’altra no.
Ed era per questo che Pansy non le aveva detto di aver corretto generosamente il succo di zucca che tutti avrebbero bevuto a cena con una pozione che non avrebbero percepito ma che li avrebbe disinibiti un bel po’.
L’atmosfera di distensione generale avrebbe aiutato. Lei stessa ne avrebbe avuto bisogno per spronare un po’ Ron.
Se solo avesse saputo che anche Hermione, pur senza dirle niente per non sentirsi rinfacciare di aver mutato il suo punto di vista, aveva sposato la sua stessa ideologia e aveva di nascosto corretto il succo di zucca dei due ragazzi con del Distillato Sviante (**) insapore…
 
Era quasi mezzanotte, la cena giaceva parzialmente consumata sul tavolo, senza che l’elfo avesse potuto risistemare, anche se ogni tanto qualcuno vi si avvicinava, sbocconcellava qualcosa e beveva un po’ di succo di zucca.
Hermione e Blaise erano spariti un’ora prima: lui le aveva proposto di uscire a vedere le stelle e non erano più tornati.
Ron e Pansy se l’erano svignata alla chetichella senza nessun pretesto e non si sapeva neanche dove fossero.
Gli altri giocavano a Obbligo o Verità e gli obblighi stavano virando pericolosamente sull’equivoco, tra risate generali e scarsissimo imbarazzo.
Harry si era rimorchiato Draco in camera senza una parola un’ora prima, dopo averlo guardato come se lui fosse un pellegrino perso nel deserto da giorni e il biondo un’oasi di acqua e ombra. Draco l’aveva seguito come se Harry fosse il Pifferaio Magico.
Si era sentita la chiave della loro camera girare nella toppa, ma il rumore si era perso nell’ilarità sguaiata e nei fischi di incoraggiamento di chi al piano terra stava giocando, perché qualcuno aveva appena ordinato a Terry Boot di fare la Danza dei Sette veli.
 
 
 
 
 
 
 
(*)
Ovviamente dietro c’è tutto il discorso che fa Silente alla fine del quinto libro sulla protezione che Harry ha acquisito grazie al sacrificio della madre e che si è estesa quando Zia Petunia lo ha accolto in casa: Harry deve poter chiamare “casa” quel posto, per lo meno fino alla sua maggiore età; per cui farsi buttare fuori sarebbe… Ehm… Controproducente. E penso siate d’accordo con me che zia Petunia, pur avendo preso le sue parti in precedenza, lo caccerebbe se pensasse che Harry potesse attentare alla virtù di Diddino-Didduccio (e di sicuro lo penserebbe, anche se Harry piuttosto si farebbe castrare con una spatola da cucina).
 
(**)
Dal capitolo 18 del quinto libro:
“Codeste piante sono quanto mai efficaci nell'infiammare la mente, e sono pertanto d'uso nei Distillati Svianti e di Confusione, laddove il Mago desideri produrre stati di imprudenza e testa-calda...”
Evidentemente Hermione ha pensato che sarebbe bastato indurre un po’ di imprudenza nei due ragazzi…
 
Allora che ne dite?
Pare proprio che quei due non riescano a trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda e continuino a fraintendersi… Ma forse la notte porterà “consiglio” (se è così che vogliamo chiamarlo…).
 
Per questo capitolo mi sono ispirata ad una bellissima poesia.
Non sono tipo da poesie, di solito.
Questa è una delle rarissime eccezioni.
È di Wislawa Szymborska.
 
Amore a prima vista
Sono entrambi convinti
Che un sentimento improvviso li unì.

È bella una tale certezza,
Ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
Che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
Dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
Se non ricordano –
Una volta un faccia a faccia
Forse in una porta girevole?
Uno “scusi” nella ressa?
Un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
Che già da parecchio
Il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
A mutarsi per loro in destino,
Li avvicinava, li allontanava,
Tagliava loro la strada,
E soffocando una risata,
Si scansava con un salto.

 
Vi furono segni, segnali,
Che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
O martedì scorso
Una fogliolina volò via
Da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
Tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
Su cui anzitempo
Un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno
Subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
È solo un seguito
E il libro degli eventi
È sempre a metà aperto.

 
 
  
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