Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kimando714    04/12/2019    0 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 42 - JUST FEEL BETTER 

 



Avrebbe potuto tenere gli occhi chiusi per ore, minuti dilatati all’infinito, ascoltando solo il fluttuare delle onde davanti a lui.
Immerse le dita della sabbia fine, tenendo ancora le palpebre abbassate, come se per cogliere ogni singola sfumatura del posto in cui si trovava gli bastasse non usare la vista.
C’erano così tante cose che poteva semplicemente ascoltare, e che gli bastavano per imprimere nella mente l’immagine di ciò che lo circondava: il calore della sabbia sotto il sole che gli bruciava la pelle dei polpacci e delle mani, la risacca delle onde, i passi resi felpati dal terreno fangoso del bagnasciuga, le risate lontane dei bambini che giocavano sotto gli ombrelloni colorati.
Amava starsene seduto in riva al mare ad ascoltare.
Forse erano la libertà e la leggerezza che provava standosene lì che lo attiravano inevitabilmente, sfidando i raggi del sole estivo che gli abbronzavano la pelle.
Il mare era il suo luogo felice, il luogo della sua libertà.
Avrebbe voluto fosse sempre così: come quando si fermava ad ascoltare le onde cullarlo, all’infinito.
 

Sbattè le palpebre lentamente, cercando di mettere a fuoco i contorni della stanza, ancora in penombra. Alessio si rigirò nel letto, chiedendosi come mai la sveglia non fosse suonata.
Ci mise qualche attimo a ricordare che era sabato mattina, e che quello sarebbe stato anche il suo unico sabato libero del mese.
“Quest’anno sono venti”.
Alessio premette il viso contro il cucino, come se bastasse a fargli dimenticare che quello era il giorno del suo compleanno.
Avrebbe volentieri dimenticato anche il sogno che stava facendo appena prima di svegliarsi. Lo ricordava a fatica, forse non lo ricordava nemmeno tutto: sapeva solo che era stato strano sognare una vacanza al mare avvenuta ancora tre anni prima.
Il se stesso del sogno era immerso in un’atmosfera felice, fin troppo sognante per rispecchiare il sentimento vero che lo legava a quel ricordo.
Sospirò pesantemente, cercando di far mente locale. Non doveva essere mattina tardi, ma doveva darsi una mossa: era sicuro che per quel giorno, nonostante le sue proteste, sua madre ed Irene avessero in serbo qualcosa per lui.
E poi c’era – quasi ironicamente- il pomeriggio al mare che lo attendeva.
Sbuffò contro la federa del cuscino, maledicendo mentalmente Caterina e Nicola per l’ennesima volta.
 
*
 
It's not how I planned it
I've got a key to the door
But it just won't open
 
And I know, I know, I know
Part of me says let it go
That life happens for a reason 
 
-Ho sognato il mare-.
Passò le mani sul volante, l’auto già parcheggiata e senza il bisogno di essere spostata ulteriormente. Faceva caldo per essere appena aprile: non c’era la consueta pioggia primaverile a far da sfondo a quella giornata. C’era solo un gran sole che lo stava già facendo sudare.
-Vedi?- gli fece Caterina, seduta sul sedile del passeggero – E poi non dire che non volevi venire. Non vedevi così tanto l’ora che arrivasse questa giornata che te la sei persino sognata-.
Alessio parò il colpo che Caterina aveva cercato di mollargli su un braccio, facendola inevitabilmente ridere.
La guardò malamente per qualche secondo, prima di lasciar perdere e decidere di ignorare la sua sottile presa in giro.
-In realtà era un vecchio ricordo- mormorò, giocherellando distrattamente con le chiavi dell’auto, rimaste inserite – L’ultima vacanza fatta in famiglia-.
Non ne aveva fatto cenno alcuno né a sua madre né a sua sorella: non aveva voluto rovinare il loro entusiasmo per il suo compleanno, né riportare a galla certi sogni – certe memorie- che aveva cercato di seppellire nell’angolo più buio della sua mente.
-Di quanti anni fa?- gli chiese Caterina, ora incuriosita.
-Tre- Alessio distolse lo sguardo, spostandolo verso il finestrino laterale – Noi due ancora non ci eravamo conosciuti-.
Gli sembrò persino strano ripensare al tempo in cui Caterina ancora non era entrata nella sua vita. La sua presenza era sempre stata così importante che gli sembrava impossibile, ora, che fosse esistito un tempo in cui lei non c’era stata.
Si chiese, per un attimo, dove si sarebbe trovato in quello stesso momento se non l’avesse mai conosciuta: probabilmente molto distante dalla piazza di Torre San Donato, e non certo ad aspettare l’arrivo di Nicola prima di partire per la costa adriatica in quel primo pomeriggio.
-Vero- Caterina rise appena – Fa strano ripensarci-.
Per un po’ rimasero in silenzio. Alessio dette un’occhiata al display del suo cellulare, controllando l’ora: cominciava a chiedersi se era stata Caterina a raggiungerlo in piazza in tremendo anticipo, o se fosse Nicola ad essere paurosamente in ritardo.
“Decisamente la seconda” pensò, mentre riponeva il telefono nella tasca dei jeans. Abbassò il finestrino, sentendosi già fin troppo accaldato: era davvero una bella giornata di sole, come se fosse stata già piena primavera.
Tenne ascoltati i trilli dei campanelli delle biciclette che alcuni bambini stavano guidando, mentre attraversavano la piazza, i loro schiamazzi che quasi li sovrastavano.
-Si è fatto vivo almeno oggi?-.
Alessio attese qualche secondo prima di rispondere. Caterina l’aveva colto di sorpresa, ma gli ci era voluto un attimo per capire a chi fosse riferita quella domanda.
Si umettò le labbra, prima di voltarsi verso di lei:
-No- disse semplicemente, laconico.
Caterina lo guardò malinconicamente, ma senza ombra di sorpresa:
-Nemmeno un messaggio d’auguri?-.
-Te ne stupisci?- le rigirò la domanda Alessio, ridendo amaramente – Perché io, sinceramente, me l’aspettavo-.
Si morse il labbro inferiore, cercando di non farsi toccare troppo da quella consapevolezza. Non si era fatto illusioni riguardo suo padre: aveva realizzato da un po’, ormai, che non sarebbe mai più tornato indietro. Forse non l’avrebbe nemmeno mai più rivisto.
Quasi certamente nemmeno si era ricordato di che giorno fosse.
-Non mi aspettavo diventasse un padre vagamente decente, ma almeno al tuo compleanno … - tentò ancora Caterina, lasciando andare un sospiro pesante.
Alessio alzò le spalle:
-Almeno è coerente con se stesso-.
“Ma è una situazione che fa schifo ugualmente”.
Sperò che Caterina non continuasse quella conversazione. Sia sua madre che Irene avevano accuratamente evitato l’argomento quella mattina, e non aveva alcuna intenzione di pensarci quel pomeriggio.
Suo padre gli aveva rovinato già abbastanza la vita: non c’era bisogno rovinasse anche quella parvenza di normalità che stava avendo nel giorno del suo ventesimo compleanno.
-Ma dov’è finito Nicola?- chiese dopo qualche secondo, sia per parlare d’altro che per sincero dubbio: cominciava a farsi tardi, ma di lui ancora non c’era traccia.
-Dovresti saperlo, ormai: è sempre in ritardo- Caterina rise appena – Anche lui è coerente: arriva tardi sempre e comunque-.
Anche Alessio si lasciò andare ad una risata leggera: sapeva già che, non appena fosse arrivato, Nicola si sarebbe dovuto sorbire mille ramanzine dalla sua ragazza. Si sarebbe goduto lo spettacolo in silenzio, cercando di trattenersi dal ridere.
Qualche secondo dopo sentì Caterina sbuffare sonoramente:
-Oh, eccolo- esclamò, teatralmente – Finalmente ha ritrovato la via-.
Alessio si girò nella direzione in cui Caterina stava già guardando: dal suo finestrino aperto riusciva a distinguere la figura slanciata di Nicola intento ad attraversare la strada, ormai a pochi metri dall’auto parcheggiata.
Ci mise solo qualche secondo a raggiungerli, aprendo la portiera posteriore e infilandosi sul sedile, il fiato grosso come se avesse corso.
-Alla buonora!- lo accolse Caterina, girandosi verso di lui – Ti eri perso, per caso?-.
Alessio si morse il labbro per non scoppiare subito a ridere.
-Sono solo un po’ in ritardo- Nicola sospirò pesantemente, esalando quelle parole a fatica. Nonostante non avesse ancora riprese fiato, e Caterina continuasse a guardarlo malamente, si sporse in avanti, dando una pacca sulla spalla di Alessio.
-Auguri, vecchiaccio- disse, lasciandosi sfuggire un sorriso – Come si sta da ventenni?-.
-Come stavo ieri quando ne avevo ancora diciannove- rispose prontamente Alessio, facendolo ridere.
Sentì Caterina, di fianco a lui, sbuffare ancora:
-Possiamo partire? Faremo tardi-.
Alessio girò le chiavi e premendo sulla frizione, facendo partire il motore: nonostante tutto, cominciava a sentire davvero la voglia di andare.
-Partiamo-.
 
*
 
She said I need you to hold me
I'm a little far from the shore
And I'm afraid of sinking

You're the only one who knows me
And who doesn't ignore
That my soul is weeping
 
-L’acqua è ghiacciata- si lamentò Caterina, rabbrividendo visibilmente non appena alcuni schizzi dell’onda raggiunsero la pelle della sua gamba – Peccato che faccia ancora troppo freddo anche solo per camminare sulla riva-.
Alessio non dubitava affatto che il mare fosse ancora proibitivo: era da poco che aveva cominciato a fare più caldo, e di certo non a sufficienza per poter pensare di avvicinarsi alle acque marittime.
Ci avevano messo circa un’ora per giungere in prossimità di Caleri, ed era stato felice di trovarla ancora poco affollata. Erano quasi le tre e mezza, e sotto il sole del pomeriggio era addirittura piacevole la passeggiata che stavano facendo lungo la spiaggia priva di ombrelloni. C’era una brezza leggera che continuava a scompigliargli i capelli, facendoglieli finire davanti agli occhi.
-Se vuoi fare un’indigestione è l’occasione giusta- Nicola prese in giro affettuosamente Caterina, guadagnandosi un’occhiata piuttosto torva.
Non fece comunque in tempo a dire nient’altro: senza che nulla lasciasse presagire le sue intenzioni, Nicola la afferrò per le braccia, trascinandola inesorabilmente un po’ più verso il mare. La lasciò andare solo quando l’acqua raggiunse metà polpaccio di Caterina.
-Sei impazzito?- gli urlò lei, che sembrava essere a metà tra le risate e le urla di sorpresa. Nicola rise inevitabilmente: anche lui era lì in mezzo a bagnarsi, molto meno infastidito di Caterina per il freddo. Alessio si ritrovò a pensare che era stata un’ottima intuizione suggerire di portare delle ciabatte da spiaggia per quel giorno, prima di rendere inutilizzabili le scarpe.
Rimase ad osservarli nel punto in cui si era fermato, appena poco prima del bagnasciuga. Sentì un sorriso nascergli spontaneo, mentre li guardava finire per ridere insieme.
Preferì non raggiungerli: si sarebbe sentito quasi un intruso, a interrompere l’armonia di quel momento di allegria che apparteneva unicamente a Caterina e a Nicola. Erano felici già così, anche senza di lui, ed era giusto così.
Guardarli rimanendo a distanza non lo stava facendo sentire solo, non in quel momento: forse per la prima volta dopo quasi un anno si sentiva quasi in armonia con ciò che lo circondava. Nessuna tensione o pressione che lo facesse sentire soffocato e con il fiato strozzato come ogni mattina al risveglio.
Respirava, senza affanni, senza dolori.
-Che diavolo ci fai fermo lì?- la voce urlata di Caterina lo riscosse facendolo quasi sobbalzare – Vieni!-.
-Stai scherzando, spero!- replicò subito, scuotendo il capo – Non posso ammalarmi-.
Era più una scusa per evitare di congelarsi i piedi, più che una reale paura, ma non sembrò comunque funzionare molto: Caterina lo guardò scettica, le mani sui fianchi.
-Devo venire a prenderti?- gli domandò ancora, con fare vagamente minaccioso.
Alessio rimase in silenzio, allargando le braccia.
Nicola gli rise letteralmente in faccia, annuendo:
-Credo che dovremmo andare a prenderlo- fece, rivolgendosi a Caterina.
-Non ci provate!- Alessio gli urlò di rimando, ora piuttosto immerso nel panico – Piuttosto vi raggiungo io con le mie gambe-.
Nicola lo guardò con un sorriso piuttosto soddisfatto:
-Vedo che ti sei convinto, alla fine- commentò, ridendo appena.
Alessio lo maledisse con tutte le sue forze qualche attimo dopo, quando provò ad immergere il piede destro nelle acque basse della riva: riusciva a capire perfettamente come mai Caterina avesse urlato quando era stata trascinata più in là, con l’acqua sopra la caviglia.
Sentì i brividi corrergli lungo la schiena, mentre avanzava nelle acque marittime; gli mancavano ancora pochi passi per raggiungerli, quando si bloccò di scatto, un urlo bloccato in gola per la sorpresa e l’improvvisa sensazione di gelo sul resto del corpo.
Diversi schizzi d’acqua lo avevano raggiunto anche in viso, e gli bastò alzare gli occhi per notare Nicola ancora piegato in avanti, le mani semi immerse e bagnate, e il sorriso malizioso dipinto sul suo viso e su quello di Caterina che lasciava ancor meno dubbi.
Dovette tenere a bada il proprio istinto omicida, mentre ricominciava a camminare, cercando di ignorare la propria maglietta leggermente umida.
-Hai fatto una faccia incredibilmente idiota- disse Caterina, provocandolo.
La guardò ancor più malamente, mentre si abbassava a sua volta, pronto a ricambiare la sorpresa:
-Vedremo come sarà la vostra tra poco-.
 
*
 
I’m tired of holding on
To all things I ought to leave behind
It's really getting old and
I think I need a little help this time
 
Il tramonto stava colorando il cielo di sfumature rosate ed arancioni, il sole sempre più basso all’orizzonte. Mancava poco prima che scendesse la sera.
Alessio si sistemò meglio sul tronco d’albero su cui era seduto, a qualche metro dalla riva, i piedi ancora umidi lasciati immersi nella sabbia tiepida che gli si appiccicava alla pelle.
Caterina e Nicola erano seduti direttamente a terra, sopra un telo che uno dei due aveva portato appositamente per potersi stendere sulla sabbia senza riempirsi troppo di granelli.
Non aveva idea da quanto tempo fossero tornati lì, dopo essere usciti dall’acqua: Alessio non ricordava l’ultima volta in cui aveva preso in mano il telefono, durante la giornata, ma dovevano essere passate alcune ore. Cominciava a perdere la cognizione del tempo, e in fin dei conti non sentiva nemmeno il bisogno di darsi una risposta su che ore fossero: non c’era fretta d’andarsene.
-Stai bene?-.
Si riscosse quando la voce di Caterina spezzò il silenzio che era calato da un po’. Pur prolungato, non era stato un silenzio pesante, ma Caterina doveva essersi allarmata dopo aver notato il suo sguardo perso nel vuoto.
Alessio le sorrise appena, rassicurante:
-Sì, è tutto a posto- mormorò, quasi meravigliandosi di intendere sul serio quelle parole. I bei ricordi legati al mare appartenevano unicamente alla sua infanzia, ad anni passati da troppo tempo e che ormai erano solo memorie confuse; quello era il primo giorno che poteva mettere sullo stesso piano di quei vecchi ricordi felici.
-Sicuro?- soggiunse Nicola, alzando lo sguardo su di lui – Sei silenzioso da un po’-.
-Sto bene- disse ancora Alessio, quasi ridendo – Credetemi, almeno, quando lo dico sinceramente!-.
Il suo tono fintamente esasperato sembrò sortire l’effetto voluto: Caterina scosse il capo, ora sorridendo.
-Va bene, va bene. Ti crediamo- esclamò, alzando le mani in segno di resa.
Per qualche minuto rimasero di nuovo in silenzio, le onde del mare e i passi lontani delle altre persone che si trovavano in spiaggia le uniche fonti di rumore. Alessio avrebbe prolungato volentieri quel momento all’infinito: avrebbe sempre voluto sentirsi così, senza l’urgenza di dover fare cose o di dover pensare a ciò che lo avrebbe atteso una volta tornato a casa.
Fu di nuovo Caterina a riportarlo alla realtà, quando gli si rivolse ancora:
-Hai qualche progetto per quest’estate?- gli chiese, vagamente esitante – Qualche viaggio, magari?-.
Alessio alzò le spalle:
-A parte continuare a lavorare e ripassare per il test d’ingresso? No, non direi- rispose, scostandosi una ciocca di capelli che a causa della brezza gli era finita davanti agli occhi – Quello è il mio progetto massimo-.
Sapeva perfettamente che quella che Caterina gli aveva appena posto non era una domanda tanto per fare conversazione. Fece per continuare a parlare, ma Nicola lo precedette di qualche secondo:
-Potremmo aggiungerti qualcosa al programma- disse, in modo fintamente vago.
Alessio fece finta di essere sorpreso:
-Chissà come l’aveva intuito- mormorò, ironicamente. Nicola rise subito, mentre Caterina rimase in silenzio ancora per un po’: ad Alessio parve quasi di vederla esitante, come se temesse un suo rifiuto prima ancora di lasciarle spiegare cos’avevano in mente.
Quando il silenzio sembrò protrarsi troppo a lungo, Caterina tornò con lo sguardo su di lui: lasciò perdere l’angolo del telo mare che aveva tenuto stretto tra le dita fino a quel momento, come a volersi concentrare solo sulla conversazione.
-Con Giulia e Filippo pensavamo di ripetere l’esperienza estiva dell’anno scorso- iniziò, lanciando un’occhiata veloce verso Nicola – Magari stavolta meglio organizzata e in un posto più bello-.
-Buon per voi- replicò Alessio, facendo finta di non aver capito già dove stesse volendo andare a parare.
-Pensavamo di invitare anche altre persone. Più siamo, meglio è- aggiunse Nicola, guardandolo a sua volta.
Alessio annuì, ormai senza più alcun dubbio su quale fosse la loro domanda implicita:
-E stavate pensando di invitare anche me-.
Caterina annuì subito:
-Esatto- confermò, a mezza voce.
Alessio rimase in silenzio per qualche attimo, gli occhi rivolti ancora al mare e alle sue acque che riflettevano le sfumature sempre più rosse del cielo al tramonto.
Doveva ammettere di essere sorpreso da quella proposta: non se l’era aspettata, non del tutto. Si sentì preso contropiede, senza un’idea precisa su cosa dire: l’idea di deludere Caterina e Nicola e declinare l’invito senza darci nemmeno una possibilità gli avrebbe fatto più male di quanto avrebbe fatto anche solo qualche mese prima.
-Non so se sia una buona idea- mormorò, pentendosi subito dopo di aver detto quelle parole a voce alta: non voleva dare l’idea di essere contrario per principio.
-Dici per i soldi o per altro?- gli chiese Caterina, con tranquillità.
Alessio si morse il labbro inferiore, consapevole che nessuna delle due opzioni rappresentava ciò che lo stava frenando. Avrebbe voluto chiedere chi altro avrebbero voluto invitare, anche se non sarebbe stato un problema; e affidarsi alla scusa del lato economico per rifiutare lo avrebbe fatto sentire ancor peggio: ora che finalmente stava tornando a respirare – con i risparmi messi da parte e la prospettiva a breve di una promozione lavorativa di sua madre- si sarebbe sentito quasi meschino a tirare in ballo quella questione.
La verità era che tornare a quella parvenza di normalità – non più problemi economici, niente più rinunce, niente più scuse per allontanare i suoi amici- lo stava facendo sentire inaspettatamente disorientato.
-È che … - provò a dire, senza riuscire a proseguire oltre. Le parole gli morirono in gola, come se faticando a metabolizzarle fosse ancor più faticoso che cercare di pronunciarle.
S sentiva gli sguardi di Caterina e Nicola addosso, ma li evitò entrambi: era sicuro che, se l’avessero visto in faccia, avrebbero potuto leggergli negli occhi la muta disperazione che lo stava animando in quel momento di indecisione.
Si contorse le mani, schiarendosi la gola prima di cercare di parlare ancora:
-Non lo so, è come se dopo un anno di privazioni ora facessi fatica anche solo a pensare di godermela un po’- ammise, sussurrando – Non è facile da spiegare-.
Per qualche minuto nessuno disse nulla. Alessio si chiese se avrebbero provato a convincerlo in una qualche maniera, o se avrebbero preferito rinunciare o rimandare ad un altro momento.
Rimase sorpreso quando, alzando il viso e vedendolo con i suoi stessi occhi, sentì la mano di Nicola stringersi gentilmente attorno al suo polso. Non c’era forza nel suo gesto, solo una dimostrazione di vicinanza.
-Questa potrebbe essere l’occasione per cambiare rotta, non credi?- gli domandò con voce così dolce che, per un attimo, Alessio faticò ad attribuirla a Nicola – Per stare meglio-.
“Stare meglio”.
Era un miraggio così immateriale che Alessio faticava a crederci.
Eppure c’era qualcosa nelle sue parole che lo stava spingendo a non rimanere così scettico. Forse quello poteva davvero essere un primo appiglio al quale aggrapparsi per lasciarsi alle spalle tutto quello che aveva passato nell’ultimo anno.
Una distrazione che gli avrebbe potuto portare un po’ di serenità; un primo tentativo per rinascere e stare meglio sul serio.
-Forse- mormorò, con voce appena udibile – Forse sì-.
L’attimo dopo Caterina gli rivolse uno sguardo così fiducioso da lasciarlo ancor più disorientato:
-Quindi è un sì?- gli chiese, decisamente più allegra rispetto a prima. Quel suo entusiasmo fece quasi ridere Alessio.
-Un forse- la corresse, lasciando che le sue labbra si piegassero in un sorriso.
-È un passo avanti- commentò Nicola, sciogliendo la presa sul suo polso, e continuando a guardarlo in un modo che Alessio avrebbe definito più puntualmente come uno sguardo fiero.
-Allora diciamo che faremo di tutto per trasformare quel forse in un sì- corresse il tiro Caterina, non meno divertita.
Per la prima volta dopo mesi Alessio si ritrovò a pensare che non li avrebbe fermati: li avrebbe lasciati fare, lasciandosi convincere – e vincere. 
Forse era quello il primo passo che doveva compiere per cercare di stare meglio: smetterla di voler soffrire in silenzio.
 
I'm gonna try anything to just feel better
Tell me what to do
You know I can't see through the haze around me
And I do anything to just feel better

And I can't find my way
Girl, I need a change

And I do anything to just feel better
Any little thing that just feel better
 
 
 
 
*il copyright della canzone (Santana feat. Steven Tyler - "Just feel better") appartiene esclusivamente ai cantanti e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI

L'aria di primavera è ormai giunta, e con lei anche le prime giornate al mare. Ed è in occasione del compleanno di Alessio che vedremo la prima di una (forse) lunga serie ... Dopo giochi d'acqua e risate i nostri hanno deciso di prendersi una pausa sul lungomare: Nicola e Caterina cercano di convincere Alessio ad unirsi a loro, dicendogli che il loro progetto potrebbe rappresentare una svolta positiva per lui. Alessio sembra pensarla, almeno in parte, allo stesso modo ... Si lascerà convincere nei prossimi mesi?

Riusciranno quindi i nostri eroi ad organizzarsi per la vacanza estiva? E secondo voi quale sarà la meta fortunata?

Kiara & Greyjoy

 

PS: la scelta della località marittima (Caleri) è puramente casuale, e scovate grazie a Google maps :)


 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kimando714