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Autore: laNill    05/12/2019    1 recensioni
Sà che suonare è controproducente. Se Kenma si ritrova rinchiuso nelle sue stanze da gioco con le cuffie infilate e la scarica di fucili ai neutroni a esplodergli nelle orecchie, può anche restare chiuso fuori casa per tutta la notte - ci è già passato.
Fin dalle superiori questo lato di lui non è cambiato; se possibile, è solo aumentato.
[ KuroKen | post-timeskip ; spoiler ch.375 ]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: Spoiler per chi non ha letto l'ultimo capitolo, il cap. 375. 
Per chi l'avesse fatto... so che kenma coi capelli lunghi vi ha scompesato la vita. il sentimento è condiviso. e visto che il mio unico neurone è ancora impallato su quel kenma. quel bellissimo daddy kenma. dovevo scrivere qualcosina sulla loro vita assieme - perchè sì, sappiamo tutti che kuroo sta più a casa sua che in qualsiasi altro posto tanto da convivere assieme. u can't change my mind.
Detto ciò, enjoy.
 

 

something won't ever change




La prima cosa di cui si accorge quando entra nel vialetto d'ingresso è che si è dimenticato le chiavi. 
Non ci sono nelle tasche della giacca di jeans, nè nelle tasche dei pantaloni; e dubita le abbia infilate nel borsone dell'adidas che ha in spalla. 
Ringrazia che Kenma abbia scelto una casa tradizionale. Sà che suonare è controproducente. Se si ritrova rinchiuso nelle sue stanze da gioco con le cuffie infilate e la scarica di fucili ai neutroni a esplodergli nelle orecchie, può anche restare chiuso fuori casa per tutta la notte - ci è già passato. 
Fa il giro della casa, arrivando al patio posteriore. Le finestre sono aperte; fa ancora caldo per essere inizio autunno e la parte più matura e apprensiva di sè si rincuora nel constatare che Kenma si ricordi, di tanto in tanto, di far arieggiare casa e di non morire asfissiato come un topo.  Dall'altra corruga la fronte per il fatto che le abbia lasciate aperte incurante di chi potesse entrare.
«Kenma!» lo chiama sfilandosi le scarpe. 
Come risposta riceve un miagolio basso. Per quanto Kenma abbia atteggiamenti tipici di un gatto, e spesso l'abbia sentito miagolare in contesti poco casti, il suono gli fa inarcare le sopracciglia. 
Non lo sente arrivare, per i felini è facile, ma rintraccia facilmente la provenienza. Da dietro le ante di legno delle finestre scorrevoli spunta lo sguardo pigro di un gatto dal morbido pelo nero. Miagola ancora, con più insistenza di prima, facendoglisi vicino in un ondeggiare di coda. «Sei tu di guardia, mh?»
Il miagolio sembrò asserire, piegando un orecchio quando le dita gli sfiorarono un punto del collo. 
Kenma, invece, lo sente arrivare. Il rumore dei passi è un tonfo cupo su quelle vecchie assi di legno, e lui non ci va leggero ad imprimere il suo peso in ogni passo. 
Non nega la leggera contrazione al petto al suono. Il solo sentirlo, senza neppure averlo visto, gli riscalda il cuore. 
Lo precede l'odore fresco dello shampoo alla mela, bagnoschiuma e limoni. 
«Kuro?» c'è una nota interrogativa - potrebbe dire speranzosa, nel suo chiamarlo. 
Lo vede sull'uscio del patio, i pantaloni larghi della tuta e una felpa altrettanto grande appartenuta a lui ai tempi del liceo mentre si friziona i capelli umidi con un asciugamano. Non nega che il vederlo con un suo indumento, il pensarlo acciambellarsi su esso mentre dorme come farebbe un gatto, gli gonfia il petto e gli stira qualcosa all'addome. 
Non fa in tempo a dire niente, il miagolio del gatto lo precede mentre ritorna da Kenma. 
«Lo fai entrare in casa ora.» constata Kuroo alzandosi. 
Kenma abbassa lo sguardo sulla palla di pelo che gli si struscia sulla gamba, un randagio che aveva iniziato a gironzolare in giro ancor prima che lui si trasferisse. Gli regala una carezza sulla testolina mentre lo sente fare le fusa. «Sostituisce l'altro kuro.»
Kuroo lo guarda con un'espressione esageratamente tragica, una mano contro il petto. «Ti lascio per qualche giorno e vengo rimpiazzato così facilmente? Mi ferisci.» 
Si limita a sospirare, e Kuroo sfrutta il momento per sfiorargli una ciocca umida. la tinta si sta lentamente decolorando, sono più i capelli neri che quelli schiariti. Stringe leggero la punta tra il pollice e l'indice, portandosela alle labbra. Per farlo si china appena, e riesce a sentire di più l'odore della sua pelle. «Si sono allungati ancora.» 
Vede la trama della sua pelle attraversata da un fremito. 
«Mi sta bene.» Gli occhi grandi di Kenma lo guardano attenti. 
Gli sfiora una guancia con il retro della mano, le nocche accarezzano gentili la rotondità più matura di quel viso. Un sorriso pigro gli distende le labbra. 
«Ti pesa solo il culo tagliarli.» 
L'espressione gli si arriccia in una smorfia. E' adorabile anche quando fa quel tipo di facce; gli anni passavano, ma quel tipo di comportamento rimaneva. Sorride in un ghigno serafico, strofinando il naso col suo. 
«.. Sei freddo.» Si lamenta, stringendo le mani attorno alla vita di Kuroo. Le dita si aggrappano alla maglia per tenerli fermi.  
Gli era mancato, gli era mancato tantissimo. 
«Mi sei mancato anche tu.» Sorride contro le labbra, la mano ancora tra i capelli. Le dita corrono lente tra le ciocche morbide, soffermandosi sulla sensazione piacevole di sentirle scorrere sotto il palmo, contro i polpastrelli ruvidi. Glieli tira indietro di lato, scoprendogli parte del viso. Il solo gesto gli fa serrare il cuore. 
La voce di Kenma lo riporta in piedi al centro della cucina. 
«Sai, non sei stato via nemmeno per un mese.» gli rende noto.
«Venti giorni per essere esatto.»
«Li hai segnati?» 
«Ovvio, mi segno sempre i giorni che sono via da te.» 
Kenma rotea gli occhi in alto. «Sei così drammatico.» 
Sfiora le sue labbra nel più casto e sentito dei baci che potrebbe dargli, e pur con questo sente le sinapsi rallentare, il cuore far fatica a tenere il passo. Kenma si stringe contro di lui. Il suo corpo non è più piccolo e esile come un tempo, ma neppure il proprio lo è; è sempre facile tenerlo tra le braccia, stringerlo, inspirare il suo odore che sa di caldo, familiare. 
Percepisce che l'assenza si era fatta sentire anche in Kenma, le sue dita sottili stringevano la sua maglia quasi con frustrazione. Quella volta l'aveva patita più che le altre sue partenze - aveva dovuto fare un paio di partite al nord, in Hokkaido. La trasferta con la squadra della v-league era stata più lunga del previsto, doveva ancora mettersi in pari con gli studi all'università. 
«Hai giocato bene.» lo sente dire, l'aria che ritorna a riempire i polmoni in un palpito di ciglia. «Potevi evitarti molte cose, ma mediamente sei andato bene.» 
«Oh ne sono lusingato. Hai visto la diretta?» Kenma non si perde mai una sua partita, in qualsiasi luogo del mondo Kuroo si trovi, ha i suoi canali e siti specifici affinchè riesca a vederlo. 
«Non con troppa attenzione; nel frattempo stavo giocando a fire emblem.»
Kuroo lascia uscire uno sbuffo tra il sorriso storto. Anche quello non era cambiato. «Che fidanzato magnanimo che ho..» sospira, chinandosi a baciarlo.
Un miagolio basso devia l'attenzione di entrambi in basso. Il micio aveva la coda attorcigliata attorno alla caviglia di Kenma, piegando la testa contro il pantalone. 
«Ehi, dammi tregua ok? Ora ci sono io. Puoi lasciarmelo per cinque minuti?» 
Un altro miagolio, lungo e acuto. Sembrava un no. 
«Vuole mangiare.» Gli rende noto Kenma mentre i due kuroo si scambiano sguardi fissi e serrati l'un con l'altro. si sente come se il proprio territorio sia messo a rischio, e non può permetterlo. «Ramen o pizza?»
«Per questo kuro o per l'altro kuro?»
«Era una domanda ad alta voce. Parlavo per me.» devia Kenma, aprendo il freezer e tirando fuori la scatola della pizza. 
Kuroo guarda scettico il secchio dell'immondizia e il frigo semi vuoto. 
«.. Hai mangiato solo roba istantanea vero?» 
«E' più veloce.»
«Lo è anche il colesterolo alto se non la smetti.»
Arriccia i piedi nudi contro il pavimento, lo faceva quando era in difetto, quando stava ponderando o riflettendo su cosa rispondere per evitare noie. «Non sono bravo e dovevo lavorare.»
«Kenma.» 
«Non c'eri tu che mi cucinavi.» Kenma lo guarda come lo guarda quando vuole evitare discussioni, premendo sulla parte più debole del suo avversario. Lo guarda con quegli occhi grandi, brillanti, morbidi e teneri, dietro le lunghe ciglia scure e i capelli lunghi. 
Lo fa apposta, perchè conosce le sue debolezze. 
Anche quello non era per niente cambiato. Continuava ad esserlo. Un debole ad ogni cosa di Kenma. 
Lascia andare un sorriso lezioso, Kuroo, la mezzaluna dei denti bianchi si affaccia tra lo spicchio storto delle labbra.
«Sono senza parole. Stai davvero usando fascino contro di me.»
«Mmh forse. Sta facendo effetto?» 
Kuroo si china, poggia le mani sul bordo del lavandino ai lati di Kenma, lo immobilizza lì. 
Lo bacia di nuovo, la pressione appena più forte, la curva delle sue labbra si piega, schiudendosi ad un accenno della sua lingua. Con gli anni Kenma si è fatto più consapevole dei suoi bisogni, a tratti più avido. Ma il rossore sfuso che vede colorargli le guance è lo stesso. «Direi di sì.»
Così come il brillio liquido nei suoi occhi e il sorriso divertito che gli rivolge contro le labbra. 
O lo sfarfallio del cuore in gola nel sentirlo, nel toccarlo, nell'amarlo. O la contrazione dei muscoli ogni volta che lo abbraccia, e il tremito che scende lungo la schiena quando fa persino quelle buffe smorfie terribili. 
La punta delle labbra si sfiora con la sua. 
Il miagolio si insinua stizzito e insistente tra di loro. Kuroo mugugna un verso gutturale mentre abbassa lo sguardo al felino. «Questo succede quando sostituisci un kuro con un altro.» grugnisce, facendosi indietro. 
Senza lasciargli tempo, il gatto si insinua tra i piedi di kenma ondeggiando avanti e indietro, miagolando roco. 
Per un momento, un singolo istante, si ferma a fissarlo da dietro gli occhi gialli e pigri e sbuffa. 
«L'acqua è ancora calda.» Gli dice Kenma, le mani infilate dentro i pantaloni coi capelli arruffati. «Sbrigati che dopo ho un evento online.» 
Kuroo lascia andare un sospiro.
«Alle undici ti voglio a dormire, hai delle occhiaie spaventose. E domani vado a farti una spesa come si deve. Mangerai verdura fino a quando non ti sentirò chiedere pietà.» Kenma stropiccia la bocca in un mugugno contrariato e stizzito. «E non farmi tsk. O ti nascondo anche la switch.»
«Non puoi.»
«Posso.»
«No.»
«Si, e lo farò.»
«Esci fuori da casa mia.»
«NON MINACCIARMI.»
Deve ammettere che potevano essere più grandi, l'età era aumentata e la vita si era fatta decisamente diversa. Alcune cose era cambiate, era inevitabile che accadesse; ma certe cose non sarebbe mai cambiate. E andava bene così. 


fin.
  
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