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Autore: Roberto Turati    07/12/2019    1 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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La notte era passata in tranquillità. Ratha aveva vegliato sulla ragazzina dalle prime luci dell'alba, per evitare che qualche mostro ostile potesse attaccarli. Lei si svegliò dopo qualche ora, sbadigliando sonoramente. Si spaventò per un istante, non vedendo più il mostro al suo fianco, ma si rasserenò trovandolo all'entrata della grotta. Ammirò per un po' la figura del suo Rathalos, nobile e fiero sempre e comunque. Si alzò lentamente, sorridendo.

«Buongiorno, Ratha!» salutò, avvicinandoglisi.

Il mostro si voltò, emettendo un versetto contento quando lei si sedette al suo fianco, iniziando ad accarezzare la sua testa puntuta con gentilezza. Osservò il wyvern che la fissava con l'occhio destro, l'unico che aveva: il sinistro era stato cavato e il segno di una lunga artigliata lo solcava in profondità, costringendolo a tenere la palpebra chiusa. Quella cicatrice lo distingueva dagli altri Rathalos, oltre al fatto che lui fosse più piccolo rispetto agli altri mostri della sua specie. D'altronde, era ancora giovane: le sue scaglie erano ancora più arancio che rosso scuro, segno dell'età adulta. Si mise a osservare il panorama: la pioggia della notte prima era passata, lasciando spazio ai flebili raggi di luce del Sole mattutino, filtrati dalle piante della foresta. L'erba e le fronde erano ricoperte da un piccolo strato di rugiada che creava incantevoli giochi di luce. La ragazza sorrise a quella vista, pensando che avrebbe potuto rimanere lì, sola con Ratha e il silenzio, ad osservare quel piccolo spettacolo della natura per tutto il giorno. Il bel momento, però, fu rovinato da un leggero lamento di Ratha. La ragazzina lo guardò preoccupata, ma ridacchiò quando sentì che il mostro le leccava la mano. Sorrise, alzandosi:

«Ho capito, ho capito. Hai fame» sospirò, ricevendo come risposta un leggero movimento di coda del Rathalos.

Poi, sussultò, ricordandosi che la sua bisaccia era rimasta sulla nave e non aveva fatto in tempo a recuperarla prima di saltare su Ratha. Guardò la creatura con uno sguardo che lasciava trasparire imbarazzo e colpevolezza.

«Siamo senza cibo. Scusa, Ratha» disse con un fil di voce.

 

Il Rathalos la guardò con l'unico occhio buono, spalancando la bocca ed emettendo un leggero lamento di disappunto che fece distogliere lo sguardo alla ragazzina.
 

«Be', allora l'unica cosa che ci resta da fare è cacciare» sospirò, voltandosi.

Non sapeva cosa avrebbe trovato nel Nuovo Mondo. Aveva solo intravisto qualche mostriciattolo simile ad un'iguana il giorno prima. Il Rathalos, come se avesse in qualche modo percepito che qualcosa turbava la ragazza, le diede una spintarella con la testa, il suo modo per tentare di rincuorarla. Lei sorrise, pensando che, finché Ratha sarebbe rimasto con lei, non avrebbe avuto da temere. Lui era la sua cavalcatura, lei la sua Rider.

 

«Vuoi sgranchirti le ali, prima di cacciare?» chiese, portandosi le braccia dietro la testa e sorridendo.
 

Il Rathalos emise un versetto giulivo, uscendo dalla caverna. Strizzò l'occhio per ripararsi dal Sole, allargando le ali mentre una leggera brezza si alzava. Poi, di scatto, prese la rincorsa e spiccò il volo. La ragazzina sorrise, vedendolo sparire fra le fronde degli alberi soprastanti.

«Non ti allontanare troppo!» urlò lei, sentendo come risposta un ruggito familiare.

 

Sorrise, togliendo le mani dalla nuca e stiracchiandosi. Si guardò in giro, alla ricerca del suo elmo, e lo trovò dove l'aveva lasciato la sera prima. Lo raccolse e lo osservò, fissando la sua immagine riflessa nel metallo. Guardò in silenzio il piccolo marchio del suo villaggio natio, raffigurante un artiglio rosso, dipinto sulla sua guancia. Passò il dito sul simbolo e lo accarezzò. Era nel Nuovo Mondo da meno di un giorno e già sentiva la mancanza del suo villaggio e dei suoi amici. Scosse la testa per scacciare i pensieri: si era distratta troppo. Si rimise l'elmo sulla testa, prese il suo abbinamento di spada e scudo e uscì a sua volta dalla grotta, inoltrandosi nella giungla. Si guardò intorno, non vedendo né Ratha né delle minacce.
 

«Ratha!» chiamò un paio di volte, provando a farlo tornare.

Non ricevendo risposta, si portò due dita alla bocca e fischiò. Rimase preoccupata a non vederlo arrivare, cosa che normalmente succedeva sempre e subito.

"Dove sei finito?" si chiese, sperando che il Rathalos non si fosse già cacciato nei guai.

Intanto, ad Astera, il Comandante sfogliava e controllava rapporti e segnalazioni di avvistamenti al tavolo delle assemblee, come la maggior parte delle volte. La situazione era quasi preoccupante: da diverse settimane, alcuni mostri affetti da una strana malattia mai riscontrata fino ad allora nel Nuovo Mondo avevano cominciato ad apparire sporadicamente un po' dovunque, in ogni angolo del continente. I sintomi, dalle descrizioni, erano sempre gli stessi: uno strato di fumo nero che avvolgeva interamente il corpo delle creature, gli occhi che brillavano di una luce rossa e un'aggressività estrema verso qualunque cosa. I cacciatori più esperti avevano considerevoli difficoltà a sopprimerli e, in più, le carcasse infette sembravano un ottimo veicolo di contagio. Avevano avvertito subito la Gilda; avevano risposto che le descrizioni corrispondevano perfettamente all'Orrore Nero, una delle malattie più pericolose e rare del Vecchio Mondo, che era eploso in una pandemia alcuni anni prima, per poi scomparire all'improvviso. Avevano detto di aver convocato un Rider, affinché potessero combattere la malattia finché era agli inizi. Quelle dei Rider erano delle comunità isolate in regioni altrettanto remote e gli abitanti avevano un tratto unico: grazie ad uno speciale minerale diffuso nelle loro zone, il Minerale del Legame, potevano domare i mostri alla nascita e farne delle fedeli cavalcature a vita. Inoltre, quel minerale era l'unica cosa che poteva debellare l'Orrore Nero. Tuttavia, era passata una settimana e mezzo e del Rider non c'era ancora traccia. Era forse il caso di mandare un reclamo? Mentre rifletteva su queste cose, fu raggiunto da suo nipote, il capo della squadra operativa:

«Nonno, c'è una novità interessante» avvertì.

«Di che si tratta?»

«È stato avvistato un Rathalos molto vicino alla base. Tuttavia, i cacciaprede hanno detto che si comporta in un modo strano: raccontano che faceva come se non avesse mai visto la Foresta Antica prima d'ora. È dunque un esemplare del Vecchio Mondo? Se così fosse, perché mai migrare fin qui? Non avrebbe senso!»

«È presto per dirlo. Ci sono altri indizi?»

«Non dicono altro»

«Forse è il caso di farlo studiare da vicino agli eruditi. Vai a far pubblicare una taglia, richiedi che qualche cacciatore lo catturi e lo porti qui» ordinò il Comandante.

«Subito!» rispose il giovane, allontanandosi.

«A proposito, ci sono notizie dalle caverne di Eldorado?» chiese il vecchio, all'ultimo.

«Niente di diverso dal solito: l'Ammiraglio e la squadra di Occhi di Sangue non vedono la Kulve Taroth da mezzo mese, ormai»

Detto questo, si congedarono.

Come aveva detto ad Erika, Xavia poteva recuperare i duemila zenny che le aveva offerto con una taglia qualsiasi. Per questo, quella mattina, andò dalla sua assistente Hana per chiederle quali fossero le taglie del giorno. Hana prese il suo registro e glielo fece sfogliare. Xavia scorse distrattamente le pagine, in cerca delle taglie dal compenso più vicino alla somma che voleva guadagnare. Alla fine, il suo sguardo si posò sulla richiesta di cattura di un Rathalos "dal comportamento ambiguo", come diceva la descrizione. Particolarmente interessata, ma anche perché il compenso erano novemilacinquecento zenny, accettò quella. Dopo aver salutato Hana, andò a prendere il suo equipaggiamento, chiamò uno pterowyvern e si diresse alla Foresta Antica.

«Ratha! Ratha!» la ragazzina aveva continuato a chiamare e a cercare il suo Rathalos.

Ormai non poteva fare altro. Erano trascorse diverse ore dall'ultima volta che l'aveva visto e, a forza di vagare per quella foresta, si rese conto di essersi persa.

"Dove diamine è andato?" si chiese, irritata.

Cominciava pure a sentirsi spossata. Non aveva ancora mangiato, ma aveva bevuto ad un piccolo lago. Lì, tuttavia, aveva visto delle lepri-pastore che si facevano la toeletta. Aveva tentato di avvicinarsi per ucciderne una e arrostirla, ma uno di quei mostri simili a lucertole visti la notte prima era stato più rapido di lei. La ragazzina si portò una mano allo stomaco, che si faceva sentire già da un pezzo, ormai.

"Non andrò lontano, di questo passo. Dove diamine è Ratha?" pensò.

Si sedette a terra, fra l'erba e le felci, per riposarsi, quando sentì un ruggito familiare: il ruggito del suo Rathalos. Sembrava una richiesta di aiuto, però; in fretta e furia, si alzò, fregandosene di come si sentiva, seguendo il suono dei ruggiti e facendosi strada fra le piante e i rampicanti a spada sguainata.

La descrizione della taglia diceva la verità: il Rathalos era incredibilmente vicino ad Astera, infatti lo avvistò dopo appena dieci minuti di esplorazione. Ma notò subito che aveva qualcosa di insolito: era decisamente più piccolo di quelli a cui era abituata. Inoltre, le scaglie erano di un rosso molto più acceso del normale, quasi arancio. Aveva anche una cicatrice all'occhio sinistro. lo trovò intento a strappare a morsi la carne di un Aptonoth martoriato e circondato da una pozza di sangue. Sul corpo del wyvern non c'erano graffi o altro, al contrario del povero erbivoro.

"Hanno davvero pubblicato una taglia per un misero cucciolo?" si domandò Xavia, mettendo mano al martello.

Almeno era solo una richiesta di cattura: le sarebbe dispiaciuto troppo togliere la vita ad un esemplare così giovane, che magari era appena stato svezzato.

   
 
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