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Autore: Rosmary    08/12/2019    8 recensioni
{Missing Moments della long Paradiso perduto | Spoiler Alert se non si è arrivati al Capitolo Tredici della longfic}
In piena estate alcuni studenti pensano a divertirsi e a recuperare ore di sonno, altri tra una scaramuccia e l'altra progettano ambiziosi il futuro imminente.
“Noi… sì...”
“Abbiamo appena, quasi...”
“Bathilda Bath.”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Rose Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Paradiso perduto'
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Spoiler Alert: il racconto contiene spoiler per chi non ha letto sino al Capitolo Tredici di Paradiso perduto.



F I G H T   C L U B

Agosto 2020

Il giorno precedente, quando Lorcan ha invitato James a trascorrere il pomeriggio a casa propria, non ha messo in conto che l’indomani l’amico potesse presentarsi in compagnia di quel damerino del cugino, né che potessero recarsi da lui muniti di materiale scolastico con la palese intenzione di studiare.
Studiarein pieno agosto.
A parere di Lorcan, i cosiddetti compiti delle vacanze, da lui etichettati da sempre come ingiustizia rovina-estate, vanno svolti il primo settembre sull’Espresso per Hogwarts oppure, a voler essere diligenti, il trentuno agosto dopo cena. L’anno precedente è riuscito a convincere anche James a ritardare sino all’ultimo giorno – con somma soddisfazione di entrambi, per giunta –, quindi proprio non riesce a capire per quale insensato e sadico motivo ora si ritrovino in cucina, seduti al tavolo, impegnati a studiare la materia più noiosa al mondo: Storia della Magia. Se i due Grifondoro gli avessero comunicato prima le loro barbare intenzioni, avrebbe dato buca a James senza se e senza ma e sarebbe andato assieme a Lysander e a suo padre non-sa-dove per cercare non-sa-quale strana creatura, un’occupazione di certo più esaltante di qualche antica guerra di Folletti.
“Che rottura di palle, però.”
Al lamento, le sopracciglia di Lorcan scattano verso l’alto e i suoi occhi incrociano quelli di James, finalmente solidali e sporchi di noia – sei tornato in te, complimenti pensa il Corvonero.
“Abbiamo quasi finito,” dice Louis.
“L’hai detto anche dieci minuti fa,” ribatte James. “Avevi detto che ci avremmo messo sì e no un quarto d’ora per finirli.”
“Possiamo fare a modo mio?” chiede spazientito Lorcan. “Chiudiamo tutto, ne riparliamo a settembre.”
“Bella soluzione,” celia Louis. “Dopotutto non ci aspetta certo il quinto anno,” aggiunge sarcastico.
“Approvo,” dice invece James, sordo alla fissazione del cugino su Prefetti, G.U.F.O. e sciocchezze affini. “Anche perché abbiamo cose più importanti da fare, ad esempio parlare di quella cosa,” continua, chiudendo risoluto il libro e accartocciando la pergamena.
Lorcan si irrigidisce e lancia uno sguardo astioso a Louis, che dal canto suo arrotola la pergamena soddisfatto di aver concluso il primo tema.
“Quale cosa?”
“Scopate,” risponde lesto Lorcan.
James aggrotta le sopracciglia, fissando interrogativo l’amico. Vorrebbe dirgli che non ha capito, ma ha il sentore che il problema non sia questo e che Lorcan stia solo tentando di deviare il discorso per escludere Louis dal progetto che hanno in mente.
“Scopate,” ripete incolore Louis.
“Non è proprio questo...”
“Scommetto che non conosci neanche la teoria,” provoca Lorcan in direzione di Louis.
“E io scommetto che tu conosci solo quella,” risponde a tono l’altro.
James alza gli occhi al cielo, non capirà mai perché non possano coesistere nello stesso ambiente come tutte le persone normali – eppure sono anni che tenta di creare terreni comuni su cui possano muoversi, invece ogni volta finiscono col litigare o, peggio, con l’entrare in competizione.
“E io scommetto che siete una rottura di palle peggiore di Storia della Magia,” sbotta James. “Dateci un taglio, tanto qui nessuno ha mai scopato.”
“Per adesso,” precisa Lorcan. “Il tempo di tornare a Hogwarts e mi scopo la Boot, sicuro.”
“La Boot,” ghigna Louis. “Cioè Alexandra Boot del settimo anno, ma non farci ridere.”
Lorcan sogghigna e scruta prima l’uno e poi l’altro.
“Scommettiamo,” propone.
“Se la Boot ti rivolge la parola?” ironizza Louis.
“Chi lo fa per primo,” rilancia Lorcan. “Scommetto che neanche il sangue di tua madre ti sarà utile, damerino.”
“Le ragazze non ti guardano neanche se ci sono io.”
“E tu non esisti neanche se ci sono io, allora accet… Mamma,” esclama d’un tratto, gli occhi sbarrati. “Sei già tornata?”
Luna Lovegood, i lunghi capelli che oscillano a ogni passo e il viso rilassato, sorride ai tre ragazzi e poggia la mano sulla spalla del figlio, adocchiando il materiale sparpagliato sul tavolo.
“Qualcuno dovrà pur cucinare, tesoro,” risponde quieta. “Studiate?”
“Noi… sì...”
“Abbiamo appena, quasi...”
“Bathilda Bath.”
Lorcan e Louis si voltano rapidi in direzione di James, che sbirciato il proprio libro ha ripetuto a voce alta il primo nome che ha letto. È una vera fortuna che abbia l’indecenza di mentire spudoratamente con estrema facilità, altrimenti ora non ostenterebbe un’espressione rilassata e un sorriso conciliante.
“Studiate Storia della Magia?” chiede interessata. “Siete molto volenterosi.”
“Proprio così,” risponde sicuro. “Lorcan e Louis scommettevano su chi tra i due riuscisse per primo a studiarne l’intera biografia.”
“Una scommessa molto istruttiva,” approva Luna. “Tu non partecipi perché l’hai già studiata?”
“Giusto, Jamie,” interviene sogghignando Louis. “Tu a che punto sei con la biografia?”
“A zero,” risponde beffardo Lorcan. “Dovrebbe impegnarsi anche lui.”
James, le gote un po’ rosee, incrocia le braccia al petto e rifila un’occhiataccia a entrambi i ragazzi. Non ha nessuna intenzione di scommettere sulla propria vita privata – lo trova anche un po’ imbarazzante, a dirla tutta –, ma rifiutare significherebbe far credere a quei due di considerarli rivali fuori dalla propria portata, il che è a dir poco inconcepibile.
“Mi impegnerò anche io,” afferma allora. “Peggio per voi,” aggiunge.
“Chiunque vincerà, avrete appreso qualcosa, è questo l’importante,” dice ignara Luna, dando poi le spalle ai ragazzi per trafficare ai fornelli.
“È deciso allora,” riprende Lorcan, il sorriso sbilenco in viso. “Scommettiamo su Bathilda, vedremo chi sarà il primo tra noi a studiare la biografia.”
“Hai già perso,” insinua Louis. “Entrambi avete già perso.”
“Weasley, con lo studio sono più avanti di voi due messi insieme.”
“L’importante è la qualità non la quantità dello studio,” provoca James. “Ora, però, possiamo parlare di quella cosa?” incalza verso Lorcan. “A Louis lo dico lo stesso, anche se non ne parliamo davanti a lui.”
Lorcan sbuffa e, lanciato uno sguardo alla madre, si alza e fa cenno a entrambi di seguirlo fuori dalle mura della casa, dove potranno parlare lontano da orecchie sgradite. Sedutisi sull’erba, James estrae dalla tasca una pergamena su cui sono riportati vari appunti.
“Si può sapere che avete in mente?” chiede Louis al cugino.
“Un club tutto nostro,” risponde furbo. “Guarda qua, abbiamo pensato a uno di Quidditch parallelo alle squadre, uno di pozioni specializzato in antidoti e veleni e uno di duelli.”
“Quello di pozioni è una grande idea,” dice Lorcan. “Farei concorrenza alla Hulton.”
“Ma come ti procureresti gli ingredienti?” nota Louis. “Jamie, l’unico fattibile è quello di duelli, a meno che non siate riusciti a rimettere in sesto la Stanza delle Necessità.”
“Negativo,” risponde James. “È impraticabile, non siamo neanche riusciti a entrare.”
“Anche quello di duelli mi piace,” riflette Lorcan. “A patto che decidiamo noi chi e quando.”
“Direi che dobbiamo decidere anche il come,” aggiunge James. “Nessun incantesimo che non sappiamo gestire.”
“Esistono incantesimi che non sappiamo gestire?” ironizza Lorcan, facendo sogghignare l’amico.
“Quello di duelli piace anche a me,” dice Louis. “Ma mi sfugge perché dovremmo imbarcarci in questa cosa.”
“Per far capire chi comanda,” spiega James. “Iniziamo il quinto, no? La scuola deve ruotare attorno a noi.”
“Ma se non sei interessato, puoi levarti dai coglioni,” aggiunge Lorcan.
Louis inarca un sopracciglio e mima un ti piacerebbe tra i denti, annuendo poi verso il cugino in segno di approvazione. James si apre in un sorriso e dà una pacca sulla schiena all’uno e l’altro.
“È deciso, allora, fonderemo un club di duelli.”
“Stabiliamo le regole,” riprende Lorcan, ingoiando il disappunto per la presenza del terzo incomodo. “Anzi, no, prima il nome. Come lo chiamiamo?”
Club di Duelli è fuori moda?” chiede sprezzante Louis. “Ha già un nome.”
“Sei banale,” nota seccato Lorcan.
“Oh, dateci un taglio,” sbotta James. “Lor, che ne dici di Fight Club?”
“Sì, quella roba babbana...”
“A casa di Rosie,” completa entusiasta. “Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club,” cita divertito.
“Ma di che parlate?” chiede irritato Louis.
“Un film,” spiega James. “L’abbiamo visto a casa di Rosie.”
“E io perché non c’ero?”
“Perché Rosie sa che stai sul cazzo a Lorcan,” risponde sghignazzando.
“Fantastico, mia cugina preferisce questo qui a me,” riflette offeso, rifilando un’occhiata di sbieco al Corvonero.
“Rose preferisce me a chiunque,” precisa Lorcan. “Anche James rimarrebbe a casa se mi stesse sul cazzo.”
Gli occhi blu di James si sollevano rapidi sul viso rilassato dell’amico e s’assottigliano colti da uno strano prurito.
“Non esagerare, Lor, a casa ci rimarresti tu in quel caso.”
“Ne dubito,” ribatte quieto. “Ma illuditi pure,” ironizza.
Louis assiste in silenzio e indirizza uno sguardo consapevole al cugino, scuotendo debolmente la testa – uno più imbecille dell’altro pensa impietoso.
“Tornando al club,” dice Louis, “fissiamo le regole. La prima, direi di vietare le Maledizioni Senza Perdono.”
“Credo sia sottinteso,” riflette James.
“E poi trovami uno studente in grado di eseguirne una,” aggiunge Lorcan.
“Secondo me è meglio precisare,” insiste l’anglo-francese. “Di stronzi ne è pieno il mondo,” sottolinea guardando Lorcan.
“Anche di figli di puttana,” rilancia con un falso sorriso il Corvonero.
“D’accordo,” interviene spazientito James. “Prima regola: non sono ammesse Maledizioni Senza Perdono,” dice appuntando la frase sulla pergamena.
“Poi dobbiamo inserirne una sulla fine del duello,” incalza Lorcan.
“Duelli a tempo?” propone Louis.
“Rischiano di finire in parità,” nota James.
“Ci sono,” esclama Lorcan. “Il disarmo, un classico nei duelli magici. Chi viene disarmato perde.”
“Senza possibilità di recuperare la bacchetta,” aggiunge l’erede dei Potter. “O si sprecheranno gli Accio.”
“Prima di questa, però, dovremmo inserire una regola per chi vuole abbandonare il duello,” dice Louis. “Qualche idiota che cala la bacchetta c’è sempre.”
Gli altri due si scambiano sguardi perplessi, ma alla fine annuiscono.
Chi vuole arrendersi,” detta Lorcan a James, “getta la bacchetta a terra. Seconda regola.”
“Perfetto, e la terza è quella sul disarmo,” mormora appuntando anche l’ultima regola. “Va bene così, ora servono le regole interne.”
“Jamie, quelle sono semplici: siamo tutti sullo stesso piano e decidiamo di comune accordo chi entra nel club, a seguito di provini ovviamente. Piuttosto, quanti membri vogliamo ammettere?”
“No, non hai capito,” interviene Lorcan. “Non vogliamo membri né provini, questo non sarà un club ufficiale.”
“Come?”
James abbozza un sorriso comprensivo verso il cugino, battendo una mano sulla spalla dell’amico per indurlo a tacere e lasciar parlare lui.
“Non abbiamo intenzione di coinvolgere i professori e chiedere il loro permesso. Sarà una cosa ufficiosa.”
Clandestina, vorrai dire,” corregge serio Louis. “Ci metteremo nei guai.”
Lorcan sbuffa e indirizza uno sguardo eloquente all’amico – te l’avevo detto sembra suggerirgli, e l’altro incassa con un sospiro.
“Ne riparliamo, va bene?” tenta James. “Così troviamo un punto d’incontro. Ora però dobbiamo andare, abbiamo detto alla nonna che saremmo stati via solo un paio d’ore. Vieni con noi, Lor?”
“No, quando Lys torna l’aiuto con l’allenamento.”
“Vuole entrare in squadra?” ghigna Louis.
“Hai qualcosa in contrario?” sbotta Lorcan.
“Ci vediamo domani da me, allora,” interviene James.
Il padrone di casa annuisce e fa strada ai due Grifondoro sino al camino del soggiorno. I ragazzi, salutata Luna, prendono una manciata di Polvere Volante e sbucano direttamente nel camino della Tana, dove ad accoglierli è proprio la nonna, che con un grembiule da cucina fiorato indosso e i capelli raccolti in una crocchia li saluta con un gran sorriso.
“Odio viaggiare così, mi sporco sempre,” si lamenta Louis.
“Nulla di irreparabile,” ciancia la nonna, ripulendo i nipoti con un colpo di bacchetta.
Louis le sorride riconoscente, mentre James scruta l’ambiente muovendo qualche passo in tondo.
“Dov’è Rosie?”
“In cucina, le mie bambine da brave signorine hanno deciso di preparare il dolce per questa sera!”
I due ragazzi si scambiano un’occhiata perplessa, tuttavia seguono la nonna sino alla cucina. Peccato che quando l’anziana donna schiuda la porta non scorga l’amorevole scena che ha immaginato, bensì una vera e propria baraonda: Dominique è impegnata a rovesciare un cesto di uova sulla testa di Roxanne, Rose gattona bianca di farina sino a Molly per spiaccicarle le mani sporche di cioccolata sul vestitino ancora lindo e il ripiano dove si è soliti cucinare è insozzato dai più disparati alimenti, compresa una poltiglia disgustosa che avrebbe dovuto essere un impasto. James e Louis, fermi sull’uscio, trattengono le risate solo per non incappare nell’ira della nonna, che mani sui fianchi guarda le nipoti torva.
“Insomma, signorine!”
“Nonna,” squittisce Molly, correndo subito verso di lei tutta imbrattata. “Sono state loro, io ho cercato di preparare il dolce.”
“Brutta traditrice,” sbotta Dominique, rinunciando a rovesciare le ultime tre uova su Roxanne per lanciarle contro Molly, peccato che colga il grembiule della nonna, la spalla di James e un mobile. “Oh, scusate, pessima mira!” ridacchia.

“Ora ti faccio vedere io,” prorompe divertita Roxanne, che prima si infila le mani nei capelli per imbrattarle di uova e poi le spiaccica su quelli a caschetto della cugina anglo-francese.
“Siete proprio infantili,” esordisce Louis, mentre la nonna ripulisce a colpi di bacchetta e rimproveri l’ambiente.
“Louis,” chiama Rose. “Ma quanto ti voglio bene!”
Il ragazzo non fa in tempo a capire quale sia il piano malefico della cugina tutta sporca di farina che se la ritrova addosso, impegnata a stringerlo in un abbraccio traditore per sporcarlo tutto. Al suo fianco, ovviamente, James se la ride.
“Grande stretta, Rosie!”
Lei sorride furba e gli scocca un bacio infarinato sulla guancia, ma James, cui non importa di sporcarsi, l’abbraccia e le bacia la punta del naso imbiancato.
“Sei un pasticcio,” scherza lui. “Un bel pasticcio, però.”
“Ora basta,” impone la nonna. “Ripulitevi, tutti, e comportatevi come persone educate. Dominique, hai diciannove anni ormai, comportati da adulta.”
La diretta interessata alza gli occhi cerulei al cielo e scuote il caschetto rosso sangue, tuttavia non ribatte, anzi pensa bene di smaterializzarsi per appropriarsi prima di tutti gli altri di uno dei bagni della Tana. Ridacchia al pensiero che l’altro dovranno dividerselo in cinque.
Al pari della sorella, anche Louis tenta di anticipare gli altri, così mette in moto le gambe e corre all’altro bagno. Non resterà impiastricciato per un altro secondo – morirebbe – e ha tutta l’intenzione di precedere Molly che avanza a passo di marcia.
“Louis, non è giusto, tu e James siete meno sporchi di noi,” protesta Molly contro la porta ormai chiusa. “È arrivato prima lui,” dice poi alle cugine.
“Dovremmo proprio fargliela pagare,” ghigna Roxanne, estraendo la bacchetta.

“Sei minorenne, non puoi farlo,” dice piccata Molly.
“E chi dice che sono stata io?” ribatte retorica. “Siamo così tanti in questa casa, per quanto ne sappiamo potrebbe essere stata Domi.”
“A meno che qualcuna non faccia la spia,” insinua Rose, le sopracciglia inarcate e le iridi puntate su Molly.
La ragazza incassa l’insinuazione con uno sbuffo contrariato e si allontana per mettere quanta più distanza possibile tra se stessa e le altre due. Quando James in tutta tranquillità sopraggiunge, reprime una risata nel vedere Roxanne e Rose impegnate ad appellare dalla camera da bagno qualsiasi indumento o straccio utile a coprirsi. Non deve trascorrere troppo tempo prima che il viso imbronciato di Louis faccia capolino oltre la porta.
“Siete infantili,” accusa di nuovo. “Restituitemi i miei vestiti.”
“Pagali,” rilancia Roxanne. “Dieci galeoni per l’accappatoio.”
“E venti per i boxer,” completa Rose, esibendo l’indumento intimo del cugino. “Pagamento in anticipo.”
“Giusto, socia,” approva Roxanne.
“Jamie, intervieni.”
Peccato che James sia piegato su se stesso dal ridere, e non solo per la scena in sé, ma anche perché le ragazze hanno sporcato e maltrattato tutti i preziosi capi di Louis. Darà di matto, lo sa già, e ride al solo pensiero.
“Cinque galeoni per l’asciugamano,” prosegue ridacchiante Roxanne. “È un buon affare!”
“Conto fino a tre, o mi date qualcosa per coprirmi o esco nudo.”
“Non lo farei fossi in te, potresti beccarti una brutta influenza,” celia Rose.
“Siete ridicole,” sbotta Molly, annoiata dalla farsa. “Ecco qui, Louis,” dice tendendogli un asciugamano.
“Grazie, Molly, fortuna che ci sei tu.”
Lei gli restituisce un sorriso, mentre le cugine le indirizzano degli sguardi torvi. Un’oretta dopo Dominique si è defilata con una scusa, mentre gli altri, puliti, girovagano per la Tana con il divieto di affacciarsi in cucina.
Quando Rose raggiunge la camera dove sa di trovare James, sorride nel constatare che sia solo, semisdraiato sul letto e intento a leggere una pergamena.
“Disturbo?”
Il ragazzo solleva le iridi blu su di lei e increspa le labbra in un sorriso sghembo, invitandola con un cenno del capo a sistemarsi tra le proprie gambe, che si schiudono per permetterle di sedersi e poggiare la schiena contro il proprio petto.
“Non sei più un pasticcio,” constata ironico. “Ma ora hai i capelli bagnati.”
“Fa caldo, si asciugano da soli.”
“Te li asciugo io?” chiede ghignando, fingendo di allungarsi per prendere la bacchetta.
“Non ci provare, l’ultima volta mi hai bruciacchiato le punte.”
“Devo solo fare pratica,” scherza. “Però intanto mi bagni tutta la maglia.”
“Fa caldo, ti rinfreschi.”
James scuote il capo, rassegnato a soccombere – lo sa, non riuscirà mai ad avere l’ultima parola con lei. Deciso a focalizzare l’attenzione su qualcosa che lo interessa decisamente di più di un indumento bagnato, le cede la pergamena vergata poco prima in compagnia di Lorcan e Louis.
“Che ne pensi?”
Rose stringe il rotolo e sorride nell’avvertire le sue labbra baciarle la guancia e le dita percorrerle delicate le braccia.
Fight Club, come quel film,” nota lei.
“Ti piace?”
“Non lo so, non è troppo impegnativo?”
“Se facciamo come dice Louis, sicuro.”
“E cosa dice?”
“Di chiedere il permesso ai professori, un club ufficiale.”
“Non vi autorizzeranno mai,” commenta. “Anche se Louis crede di poter ottenere qualsiasi cosa con un sorriso.”
James sogghigna, calandosi a baciarle la spalla.
“Parli come Lorcan.”
“Lorcan ha cervello.”
“Vuoi farne parte anche tu?” chiede. “I fondatori possono essere quattro.”
Lei rilegge la pergamena su cui spiccano quei pochi appunti e scuote il capo, gesto che disegna un broncio sul viso di James.
“Perché? Ti divertiresti.”
“Non voglio organizzare duelli,” dice. “Anche perché la gran parte dei duellanti sarà una schiappa,” completa impietosa.
“Su questo hai ragione.”
“Però verrò a vederti duellare.”
“E a fare il tifo per me,” aggiunge sorridendo.
“Dipende chi c’è dall’altra parte,” insinua scherzosa.
“Se ci fosse Lorcan?” chiede, d’un tratto memore delle parole pronunciate dall’amico qualche ora prima.
Rose reclina il capo all’indietro sino a poggiarlo sulla sua spalla.
“Impossibile, voi siete fatti per stare dalla stessa parte.”
“Ma se fosse?” incalza. “Da quale parte staresti?”
Rose si acciglia, le sembra stranamente serio, ma credendo che la propria sia un’impressione sbagliata l’accantona in fretta.
“Dalla tua, James, dovresti saperlo,” risponde. “Ma poi dovrei supplicare Lor di parlarmi ancora,” ironizza.
“Credo anch’io,” ironizza a sua volta, soddisfatto della risposta.
“Ma avete litigato?”
“Ma no, sai che Lorcan litiga solo con Louis.”
“E Louis litiga solo con Lorcan,” completa ridendo lei.
“E Rose litiga solo con Louis perché Louis litiga solo con Lorcan,” interviene l’anglo-francese, entrato senza invito. “Ti ha già spifferato tutto?”
“Sì,” risponde lei. “Ma ora ciao, sei stato con lui tutto il pomeriggio, adesso è mio.”
“Jamie, mi distraggo due minuti e ti fai sequestrare,” scherza.
“Ormai è fatta,” sogghigna James. “Sono in suo potere.”
Louis inarca le sopracciglia con un’eloquenza che nessuno dei due nota.
“Gufo ricevuto, vi lascio soli,” dice. “Ah, Jamie, buona Bathilda,” aggiunge malizioso prima di chiudersi la porta alle spalle.
In risposta, James gli lancia contro la prima cosa che trova sul comodino, ossia una sveglia. Il ragazzo evita la traiettoria senza problemi e si congeda con un occhiolino sfacciato – si chiede se sia lui troppo avanti o siano loro troppo ingenui.
“Ma di che parla?”
“Ignoralo, è un coglione,” risponde James, per nulla intenzionato a dirle di Bathilda, anche perché ritiene che sia ancora troppo piccola e a certe cose non debba neanche pensare. “Al non s’è visto, vero?” chiede cambiando argomento.
“No, ma non è da Zabini?”
“Sì, ma mamma ieri mi ha rotto le palle, dice che non passa troppo tempo qui perché io non lo coinvolgo.”
“A me sembra una stupidaggine.”
“Anche a me, ma lo sai, se c’è un problema con Al è sempre colpa mia, perché lui è in un’altra Casa, noi a scuola facciamo gruppo e stronzate varie.”
Rose sbuffa solidale e si allunga a baciargli la guancia, sorridendo quando le gambe e le braccia di James la stringono ancora di più. Se non fosse lui, probabilmente lamenterebbe di essere in pieno agosto e di essere vittima della calura estiva.
“Hai ancora i capelli bagnati,” dice lui. “Però rinfrescano, hai ragione,” aggiunge ironico.
“Raggiungiamo gli altri?”
“No.”
“Restiamo qui a parlare?”
“Neanche.”
“E che vuoi fare?”
“Niente.”
“Come niente?”
Lui sorride sghembo, le bacia la punta del naso e si sdraia del tutto, trascinandola su di sé e ridendo quando gli solletica il collo mentre rotola a lato.
“Io ti dico le idee che ho sul Fight Club e tu mi dici che ne pensi.”
“Ti do un voto,” rilancia lei. “Da T a E. Ti dico già che la seconda regola per me è una A, ma proprio perché voglio essere buona.”
“Perché?”
“Perché se ti iscrivi a un duello non puoi pensare di arrenderti. Duelli, e lo fai fino in fondo.”
Lui sogghigna, acciuffandole delicato il mento per voltarle il viso verso di sé.
“Rosie, tu sei più stronza di me.”
“Per questo sono la tua preferita.”
James si limita a osservarla in silenzio, ma poi Rose incalza affinché parli e lui l’asseconda senza indugiare. E più parla, più il Fight Club sembra prendere forma dinanzi ai suoi occhi blu, miraggio di avventure entusiasmanti e sensazioni nuove, palcoscenico di una messinscena orchestrata da loro, biglietto di sola andata per ergersi al di sopra di tutti gli altri e governare Hogwarts a proprio piacimento – gli piace, lo fonderà.

 

 

 

Note dell’autrice: a qualcuno avevo anticipato un Missing Moments sul Fight Club ed eccolo qui (più il contributo di Bathilda)! Come avete letto, anche quello dei personaggi è un omaggio al film Fight Club del 1999 diretto da David Fincher, a sua volta basato sull’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk (e la citazione di James “Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club” è una citazione testuale); data l’ambientazione temporale di Paradiso perduto e l’esistenza di un ramo “babbano” della famiglia mi è parso un tributo plausibile. Il rating giallo è più una precauzione per i temi sfiorati qui e sviluppati nella long, ma in realtà credo sia adatto anche quello verde – i personaggi, come credo si evinca, maneggiano con estrema leggerezza il progetto che li condurrà su binari discutibili e problematici. Questa oneshot, oltre a essere un piccolo modo per ingannare l’attesa del Capitolo Venti (è in fase di stesura, sono arrivata a circa diecimila parole, è a buon punto!), è anche un modo per toccare un tema che ritroveremo nel prossimo capitolo, credo infatti che con questo antefatto possiate viverlo di più. Non mi dilungo oltre e vi ringrazio per essere giunti sin qui, spero che anche questo breve racconto abbia meritato il vostro tempo.
Un abbraccio e a presto! ❤

   
 
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