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Autore: DigitalGenius    08/12/2019    1 recensioni
Garfield arrossì lievemente. Non poté evitare che il cuore gli si fermasse, nel guardarla, anche se non era la vera Raven.
«Allora, cosa ti porta qui?» gli domandò lei sorridendo.
Garfield dischiuse le labbra per risponderle. All’improvviso tutti i suoi piani, tutti i discorsi a cui aveva pensato per riportare Raven tra i Titans, sembravano inutili. Chinò lo sguardo e strofinò per terra una suola della scarpa.
Sentiva quegli occhi addosso a sé e quello sguardo lo trafiggeva.
«Dov’è che sono le altre emozioni? Potrei parlare con alcune di voi?» esordì all’improvviso agitando le punte delle orecchie.
Coraggio scrollò le spalle. Il sorriso le si spense mentre si avvicinava al bordo del precipizio su cui si trovavano. «Loro non verranno» annunciò rassegnata. «Si vergognano»
«Perché dovrebbero?» le domandò il ragazzo seguendola. «Sono sempre il buon vecchio Beast Boy, credevo di piacere almeno alla metà di loro»
«Tu ci piaci» lo tranquillizzò lei nel vederlo quasi nel panico. Gli sorrise. «Diciamo che non sono pronte ad incontrarti. O almeno non lo sono la maggior parte di loro»
«Perché?» domandò Garfield mogio. «Perché loro no e tu sì?»
«Perché?» ripeté lei. «Perché io sono il Coraggio»
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi lascio al riassunto dei capitoli precedenti e vi ricordo che ora la fanfiction è anche su Wattpad

Raven è fuggita dalla torre ed è tornata anni dopo con tre ragazzi (fratelli da parte di padre): Belial, Jeremy e Lilith. I più piccoli si sono guadagnati le simpatie di Starfire e BeastBoy (che ora si fa chiamare Changeling), mentre Belial è rimasto inizialmente in disparte.

Presto si scopre la ragione del ritorno di Raven: lei, Belial, Lilith e Jeremy stanno preparando un rito per evocare Trigon, ma una volta aperto il varco che lo riporterà in questo mondo, quando i quattro fratelli dovrebbero ucciderlo e bloccarlo per sempre, Belial li tradisce per mantenere il varco aperto, pugnala Raven e dimostra di aver fatto sempre il doppio gioco con Evren, un quinto fratello.

Appurato che in questa fanfiction nata per il BBRae c’era effettivamente poco BBRae, per un po’ Raven è stata morente tra le braccia del ragazzo, poi lui ha seguito Starfire e Robin all’interno del varco oltre cui Evren e Belial erano andati in cerca di Trigon. Ucciso Trigon, i due si apprestano ad assorbire il suo potere, ma Changeling ha colpito per uccidere ed Evren ha usato il corpo di Belial come scudo. E così il karma è girato e Belial c’è rimasto secco (ben gli sta) ed Evren può assorbire da solo il suo potere.

CAPITOLO 15
Allo scadere del tempo



«Non lasciare che esca.» disse Cyborg.

Dimenticò che fosse poco più di un bambino, sperò che con Raven avesse imparato abbastanza per proteggersi ed essere utile. Si rialzò e sorrise, quando lo vide affiancarlo praticamente all’istante.

Entrambi pestarono i piedi per terra, scavarono quasi delle impronte sulla polvere e sui piccoli frammenti della parete che erano scivolati fin lì poco prima. Jeremy, disarmato, si piegò in avanti, le ginocchia flesse quasi come quelle di un corridore che si stesse preparando ad iniziare una maratona, a Cyborg parve che la sua intenzione fosse quella di correre incontro al demone appena fosse arrivato da loro e rispingerlo dentro con la sola forza del proprio corpo corpo. Fu proprio quello che Jeremy fece, Cyborg aveva ancora il braccio sollevato, si sorreggeva il polso con l'altra mano pronto a lanciare uno dei suoi attacchi, quando il ragazzino attraversò il varco con due soli passi. Lui e il demone si scontrarono all'istante e, da quel tocco, si generò un'onda d'urto che sbalzò indietro dapprima Jeremy stesso e poi anche Cyborg, che finì contro la parete. La forza dell'impatto incrinò l'intonaco, fece cadere alcuni calcinacci sul capo del ragazzo e aprì una crepa che quasi raggiunse il soffitto. Quando riuscì a togliersi dal volto le tracce dei detriti, Cyborg scopri che il demone era già nel loro mondo.

Non c'era voluto molto perché il loro piano di tenero dall'altra parte fallisse, forse a causa dello scontro di potere che era derivato dal contatto di Jeremy e del demone, e Cyborg non poté fare a meno di voltarsi a cercare Lilith e Raven con lo sguardo, certo che sarebbero state il prossimo bersaglio.

Ma non lo furono, invece il demone restò per alcuni secondi immobile, piegato sul pavimento ancora sporco di sangue, dove Raven aveva aperto il portale. L'armatura dell’uomo, che ormai sembrava un uomo ancor meno di quanto lo fosse sembrato prima, sferragliò e si piegò contro i suoi muscoli come se non riuscisse più a trattenerli. I lacci che la tenevano premuta contro i suoi polpacci furono i primi a saltar via, dando spazio ad una crescita spaventosamente rapida dell'arto, poi toccò alle spalliere, al pettorale, alla fascia di ferro che aveva avvolta attorno alla vita. Il demone iniziò a gonfiarsi, la pelle sfrigolò e si ricoprì di una fitta rete di venature nere che percorsero tutto il corpo, tra i capelli nudi, poiché il demone non indossava alcun elmo, spuntarono due grosse corna nere e ricurve. Stava nascendo un nuovo Trigon e Cyborg non aveva ancora idea di dove fosse finito il precedente.

Rimase inerme nel vedere prendere forma la creatura che aveva davanti, nell’avvertire la profonda oscurità che essa emanava. Quell'energia, quella malvagità che gli faceva rizzare i peli sulle braccia faceva anche tremare il soffitto e il demone divenne sempre più grande, il suo peso crebbe sempre di più finché egli non lasciò le sue impronte non solo sul sangue che Raven aveva versato sul pavimento, ma sulla superficie del pavimento stesso.

Cyborg guardò Lilith e Raven ad occhi sgranati, la ragazzina riuscì a spostare sé stessa e la sorella fino ad arrivare fuori dalla portata del demone. Jeremy, invece, sì tiro su stordito e, con la mano premuta contro la nunca, rischiò quasi di essere colpito da una gomitata.

Il ragazzino si spinse indietro, scivolò traballante verso Cyborg, che lo afferrò per un braccio e lo tiro su, stringendolo a sé.

Il demone crebbe sempre di più davanti ai loro occhi, era chino in avanti e nonostante questo quasi occupava metà dello spazio che della biblioteca. Sì tiro su, probabilmente consapevole del fatto che a breve non sarebbe riuscito a restare lì dov’era, che presto sarebbe stato troppo grande.

In piedi sfiorava il soffitto, sollevò la mano e spinse il palmo contro gli affreschi della volta, sollevandolo e scavando per raggiungere la superficie. Cocci e lastre più spesse iniziarono a cadere, infrangendosi contro il pavimento con un gran fragore e sollevando grandi masse di polvere.

Cyborg guardò verso Raven e Lilith, ogni frammento di pietra che arrivava loro addosso veniva scagliato via dallo scudo, che pareva proteggerle al suo meglio mentre la luce del giorno inondava la stanza. Lui è Jeremy, invece, erano inermi.

Strinse il ragazzino per un braccio e, quando capì che lui non riusciva a reggersi in piedi, se lo caricò in spalla. Un grande porzione del soffitto scivolo verso di loro, le puntò contro il suo cannone e la frantumò con un singolo colpo. Gli fu subito chiaro, senza bisogno di pensarci, che avrebbero dovuto andarsene via da lì al più presto. Strinse Jeremy a sé, lo sentì tossire, lo stomaco che si contraeva contro la sua spalla, allora percorse a grandi falcate il poco spazio che lo divideva dalla scala e iniziò a correre su, verso l'esterno.



Un momento prima Evren era davanti a loro ed il momento dopo al suo posto c'era solo la roccia bollente, gli occhi di Changeling ci misero un secondo di troppo a spedire quell'informazione al cervello; quando lo fecero, Robin si sorreggeva alla sua spalla. Il ragazzo sollevava a turno i piedi dal terreno, le suole fumanti che andavano squagliandosi sempre più minuto dopo minuto.

«Tra poco resterò scalzo.» commentò.

Changeling gli permise di appoggiarsi a lui finché Starfire lo sollevò da terra, stringendo le sue braccia e tenendolo sospeso a pochi centimetri dal suolo. Changeling lasciò che fossero loro a precederlo lungo la strada del ritorno, in lontananza Evren sfrecciava via veloce, si era lasciato dietro una nuvola di polvere e sabbia rossa che lo celava alla vista, per quanto potevano saperne avrebbe potuto benissimo già essere fuori di lì.

Chinando gli occhi verso il terreno, là dove le scarpe non erano riuscite ad adattarsi alla nuova trasformazione strappandosi sulle punte per lasciare spazio alle grosse dita tozze e pelose della bestia, scoprì che parte della pianta del suo piede sfiorava la roccia bollente. Neppure se n'era accorto, non per via dell'attenzione che aveva riservato allo scontro ma a causa della sua nuova forma, che gli aveva donato una apprezzata resistenza, oltre che una violenta e pressante serie di istinti che sentiva sibilare e strisciare dentro di sé in attesa che abbassasse la guardia per mostrarsi in tutto il loro impeto.

Deglutì, dispiegò le ali e piegò le ginocchia per darsi uno slancio che gli permettesse di alzarsi ancora una volta in volo.

Era veloce, forse più di quanto lo fosse mai stato nella più veloce delle altre sue forme, e sentiva i muscoli che permettevano alle sue ali di reggere il suo peso flettersi a partire dalle sue scapole senza quasi nessuna fatica.

Fu al fianco di Starfire e Robin in poco tempo e scambiò un'occhiata con loro quando furono in prossimità del portale. Era facile individuarlo, poiché era il punto in cui la terra rossa e la sabbia lasciavano spazio alla polvere ed al pavimento decorato della biblioteca, ora illuminato.

Oltre esso, scoprirono Changeling ed i suoi amici appena furono fuori, il soffitto era crollato quasi del tutto mostrando sprazzi del cielo notturno, i cocci avevano formato una montagnola poco distante, accumulandosi e celando in parte il globo pulsante che proteggeva, Changeling lo scoprì solo ad un'occhiata più attenta, Lilith ed una Raven ancora incosciente.

Si arrampicò sui detriti per arrivare al loro fianco, ignorò l'ombra del demone enorme contro cui, alle sue spalle, Jeremy, Cyborg e da quel momento anche Robin e Starfire, stavano combattendo, ed afferrò con entrambe le mani una delle lastre più grosse tra quelle che fino a poco prima avevano fatto parte del soffitto. Parte della lastra quasi gli si sgretolò tra le dita, il resto volò via come fosse cartongesso, la forma di demone persisteva nonostante avesse lasciato il luogo che l'aveva generata, oppure era quel luogo stesso, con la sua essenza, che stava scivolando velocemente nella loro realtà.

Tranquilla, sono io, disse a Lilith, vedendola accoglierlo con gli occhi strabuzzati e le mani che tremavano visibilmente contro la pelle di Raven.

Spinse via un altro mucchio di calcinacci che scivolarono giù per lo scudo, poiché esso manteneva al sicuro sia Raven che la sorella, non provò ad attraversarlo né a farsi più vicino, domandò invece:

«Come sta?»

«Sta guarendo» rispose Lilith, il sorriso mesto nonostante fosse visibilmente sollevata.

In effetti, notò Changeling, il sangue aveva smesso di sgorgare dalla ferita, anche se imbrattava ancora la maglia e, forse per effetto dello scudo che si frapponeva tra loro, Raven gli pareva ancora mortalmente pallida.

Lo scudo era ancora alzato, non avrebbe potuto fare nulla per lei, quindi changeling si alzò e inspiro forte.

Avrebbe dovuto lasciare Raven da sola un'altra volta, ma se grazie a questo una volta che lei si fosse svegliata avrebbe trovato tutte le cose a posto ne sarebbe valsa la pena.

Dispiegò le ali e si diede lo slancio per prendere il volo, ruotò a mezz'aria e premette le ali contro la schiena mentre lo slancio lo spingeva dritto fuori dalla biblioteca, spuntando a poche decine di metri dalla caviglia ricoperta di peli di Evren.

Girò attorno al demone, scrutò e studiò il campo di battaglia tutto attorno, analizzò bene la posizione dei suoi amici, fermi a distanza di sicurezza là dove potevano attaccare senza il rischio di essere calpestati, e calcolò approssimativamente quante centinaia di metri ci fossero tra l'enorme creatura e la città addormentata. Le sirene della polizia si sentivano già in lontananza, ma Changeling era quasi certo che non avrebbero potuto fare nulla per aiutarli e non potevano nulla neppure gli elicotteri che vedeva sfrecciare dritto verso la loro posizione. Quella era una battaglia che apparteneva a loro, a chi aveva avuto un addestramento speciale e soprattutto a chi aveva il potere e le capacità per portarla a termine.

Scese in picchiata verso Robin quando vide il mostro fare un passo in avanti e quasi rischiare di calpestare l'amico, lo afferrò per i fianchi spingendolo via e stringendolo a sé con un sussulto fino a trascinarlo al sicuro.

Starfire gli fu a fianco immediatamente, così veloce che neppure la vide arrivare, ma quando furono insieme virarono fino a raggiungere Cyborg e Jeremy.

Non vi furono domande tra loro, Changeling non era interessato a sapere cosa fosse successo in sua assenza, né capire il perché di quel cambio così repentino di dimensioni, ma gli sarebbe piaciuto che gli amici potessero dirgli immediatamente dove colpire per abbattere il gigante rosso.

Ma nessuno sapeva dove puntare, lo colpirono alle caviglie ripetutamente cercando di rallentarlo e di convincerlo a non avvicinarsi alla città, tentando di buttarlo giù prima che finisse per calpestare qualche civile. Erano ancora nella zona disabitata, ma grazie al passo enorme di Evren erano certi che non lo sarebbero stati a lungo.

Appurato che colpire le caviglie non era la migliore delle tattiche, Starfire prese quota e provò a colpire gli occhi, ad accecarlo, a impedirgli di vedere ciò che aveva davanti per poi, probabilmente, attirarlo in un'altra direzione. Intuendo quale fosse l intenzione di lei, changeling le volò accanto e, come Se riuscissero a leggere uno nella mente dell'altra, coordinarono i propri colpi.

Dall’altezza raggiunta, essendo proprio di fronte al demone, changeling riusciva a guardarlo dritto in faccia, poteva leggere chiaramente il suo ghigno per nulla infastidito, cogliere la sfumatura nero perla dei suoi occhi. Erano solo due, si rese conto Changeling, forse si aspettava che sarebbero diventati quattro come quelli di trigon, ma non era stato così.

Nonostante non sembrasse essere infastidito dai loro colpi, il demone sollevò una mano e la sventolò davanti a loro, quasi come se volesse schiacciare delle mosche o delle zanzare fastidiose e, quando riuscì a colpirli, changeling si trovò scagliato all'indietro con il petto e la mascella dolorante. Precipitò per qualche metro, preda dell'aria che lo avvolgeva e dell'intontimento causato dalla botta ricevuta, ma si riprese in fretta, doveva, e si voltò per riprendere quota appena in tempo per non colpire il terreno.

Batté le ali al massimo delle sue possibilità per tornare in alto, sempre di più, e superò prima l'altezza delle caviglie, poi delle ginocchia e del bacino del demone, i colpi di cannone di Cyborg che lo accompagnavano ad ogni battito. Lui e Starfire sembravano essere gli unici in grado di avvicinarsi abbastanza per colpirlo di persona, Robin cercava ancora di sbilanciarlo, colpendo con i suoi Birdarang le caviglie ed il tallone. Sembrava che Evren neppure se ne accorgesse.

E poi c'era Jeremy, piccolo, quasi spaurito, nascosto all'ombra di Cyborg e quasi affondato nel cappuccio della propria felpa. Changeling non poté dedicargli più che l'occhiata di un secondo, poi si spostò alla spalle del demone e lo afferrò per l'orecchio appuntito, lo tirò indietro, lo trattenne, cercando di dirigerlo come si fa con un cavallo quando gli si vuol far cambiare direzione. La città era sempre più vicina, tra i vicoli appena un po' distante iniziavano a sistemarsi le volanti della polizia, le sirene ancora accese.

«Andiamo, razza di diavolo schifoso.» disse Changeling, e per un attimo gli parve che la forza data dalla sua nuova forma riuscisse rallentarlo. Poi il demone sollevò la mano e si voltò verso di lui, allungando le dita come per afferrarlo. Changeling usò la punta delle sue stesse dita per darsi lo slancio ed evitare che riuscisse a stringerlo. Nella foga scostarsi da lì andò ad urtare una delle due corna, vi si afferrò per non perdere l'equilibrio, quasi le sue ali si impigliano tra i capelli bianchi del demone e, con un istante di troppo, si mosse finendo per essere colpito all'ala e precipitò sul terreno.

Si aspettava di atterrare sull’asfalto, sul tetto di un’abitazione, a metà di una ringhiera tra un balcone ed il vuoto che dava sulla strada, invece Robin lo afferrò in volo, appeso all suo arpione, e lo scortò fino a raggiungere Cyborg e Jeremy.

Evren passò loro davanti, li ignorò, procedette imperterrito, gli occhi vacui puntati verso la città ed il passo sicuro, ogni volta che posava il piede nudo - come era il resto della sua figura - per terra, erano tetti sfondati, pareti crollate, enormi fosse lungo il suo percorso.

Changeling si chinò sul terreno al fianco di Jeremy, lo stomaco in subbuglio, l’ala dolorante, la sensazione di non riuscire a reggersi in piedi lo fece traballare un momento prima di potersi drizzare e riuscire a lasciarsi cadere per sedersi sul marciapiede freddo.

A separarli dal demone prima solo un paio di strade, poi una mezza dozzina e più spazio c’era tra loro e lui meno ce n’era tra lui e la città.

Evren doveva essere alto più trenta metri, Changeling non riusciva a capire se stesse crescendo ancora oppure no, allora scosse il capo per ricordare a sé stesso che non era importante, che comunque avrebbero dovuto ucciderlo, qualunque altezza avesse raggiunto.

Jeremy era ancora fermo, quasi tremava, Changeling gli posò una mano sulla spalla e questo gli provocò un sussulto.

«Stai bene?» gli domandò. Gli occhi si muovevano velocemente da lui al gigante rosso, non voleva perdersi neppure un secondo di ognuna delle cose che gli stavano accadendo attorno, come se perdendosi un millisecondo di ciò rischiasse di perderne anche il controllo. Quello non l’aveva mai avuto, però, rammentò.

Jeremy annuì, anche se poco convinto, e sollevò il capo e lo guardò, gli occhi spenti, pieni di apprensione e timore, in attesa.

Robin gli batté una mano sull’altra spalla e gli disse: «Abbiamo bisogno di te, ora che Lilith, è impegnata con Raven.»

Jeremy sgranò gli occhi e tremò, annuì, si morse il labbro e chinò ancora il capo.

Changeling comprendeva bene la ragione per cui Robin aveva detto ciò che aveva detto; il ragazzino, che aveva tra loro un tipo di potere più simile a quello del loro nemico, avrebbe potuto essere il loro jolly, la loro speranza, quello che aveva maggiori possibilità. Sarebbe stato un compito arduo, ma non avevano altra scelta che affidarlo a lui. Gli sarebbe stato accanto, decise Changeling, passo dopo passo, ad aiutarlo in ogni modo possibile.

«Cosa devo fare?» domandò Jeremy, la voce tremante e gli occhi tondi ben visibili sotto al cappuccio.

Mentre Starfire era sospesa in cielo, intenta a colpirlo come poteva, il demone aveva rallentato il suo incedere per cercare di afferrarla, ma la ragazza era veloce, furba, e non restava mai più un momento nella stessa posizione. Disegnava diverse figure in aria secondo uno schema sempre diverso, mai prevedibile, così Evren stringeva i pugni nel vuoto ogni volta.

«Dobbiamo impedire che arrivi in città.» spiegò Robin. «Spingilo indietro, fai da esca perché ti segua, quello che vuoi, ma non farlo procedere.»

Changeling si rimise in piedi e strinse la presa sulla spalla del ragazzino, cercando di dargli coraggio, di fargli capire che avrebbe potuto farcela, che poteva credere in sé stesso. Quando Jeremy sorrise, prima di rizzare la schiena e di inspirare a pieni polmoni, gli piacque pensare che avesse funzionato almeno un po’.

Il ragazzino annuì si liberò del cappuccio che gli metteva in ombra il viso e deglutì, Changeling sperò che lui potesse avvertirlo e trarre forza dalla fiducia che aveva in lui. «Però non sono tanto bravo a indirizzare i miei poteri, di solito mi lascio trascinare troppo dalle emozioni che ho attorno.»

Cyborg gli si avvicinò.

«Allora accoglile, abbiamo tutti lo stesso obiettivo, lascia che ti accompagnamo così.»

E così Jeremy fece, per un momento chiuse gli occhi rivolto direttamente verso il demone, Changeling lesse la sua concentrazione nella sua immobilità, nel suo respiro quasi trattenuto e nel modo in cui le ciglia tremavano gettando lunghe ombre sulle sue guance, poi i familiari tentacoli di energia oscura si dipanarono dal suo corpo, scivolarono strisciando e sibilando nell’aria, serpeggiarono fino a percorrere lo spazio che li divideva dal demone passando di strada in strada e passando per diverse traverse, dalle finestre delle case abbandonate, per le porte. Changeling e gli altri non capirono che erano arrivati ad efferrare Evren finché non li videro avvilupparsi su per una delle gambe e stringere la presa sulla sua pelliccia fiammante. Il demone mosse per primo l’altro piede, probabilmente arrivò ben vicino alle volanti della polizia, perché gli agenti presero ad urlare e ad ordinargli di tornare indietro ed il suo sguardo si soffermò sulla strada davanti a sé, prima che lui tornasse a guardarsi indietro. Poi li osservò, arricciando il naso aquilino come per esternare il suo disappunto per quella mossa, e provò a tirar su il piede. Jeremy tremò, quando riuscì a sollevarlo di alcuni metri, e quasi gridò quando riuscì a costringerlo a tirarlo ancora una volta giù e vi riuscì.

L’impatto fece tremare la strada e saltar giù qualche tegola dei tetti più vicini, Starfire approfittò della distrazione e di quella posizione - Evren aveva il busto per metà direzionato verso la propria sinistra - per scendere velocemente verso di lui e spingerlo a braccia tese a fare qualche passo indietro. Lui quasi si sbilanciò e, per non cadere, dovette ondeggiare sul posto in un modo quasi ridicolo. Changeling avrebbe riso, se quel movimento non avesse fatto tremare il quartiere ancora una volta.

Prima che potesse avanzare ancora, Starfire tornò indietro e fece inversione curvando in aria per spingerlo indietro ancora una volta, ma ora Evren se l’aspettava e gli bastò disegnare un arco con la mano per arrestare la sua corsa ed afferrarla.

La strinse nel proprio pugno, Changeling avvertì la nausea catturarlo al pensiero che forse se l’avesse stretta abbastanza forte avrebbe potuto ucciderla, Jeremy mollò la presa alla caviglia del demone e lasciò che i suoi tentacoli salissero ancora più in alto, fino a percorrere il braccio e avvolgersi attorno alla ragazza, pronti a proteggerla ed a contrastare ogni tentata mossa del gigante.

«Grande.» disse Robin. Poi si rivolse verso Changeling: «Portami lassù.»

Lui non esitò ad afferrarlo sotto le braccia ed a spalancare le ali, una volta in volo si spinse di lato per arrivare dal demone raggiungendolo dal fianco, Robin gli indicò di lasciarlo sulla spalla di lui e così Changeling fece. Robin scivolò lungo il braccio di Evren, corse per raggiungere Starfire, la presa del demone di stringeva sulla ragazza che urlava in preda al dolore, nonostante i poteri di Jeremy la proteggessero al massimo delle possibilità del ragazzo.

Robin afferrò le dita del gigante, provò ad aprirle come poteva, tirando, spingendo, usando la gamba come leva, ma nulla pareva servire.

Evren non si dette pena neanche di cercare di fermarlo e rimase a guardare, sorridendo, mentre anche Changeling si poneva di fronte a Robin e cercava di dischiudere quella presa, quasi come se si divertisse.

L’avrebbe stritolata, realizzò Changeling, doveva solo aspettare che loro si stancassero di contrastare la sua stretta, che fossero troppo stanchi per insistere, che si distraessero a causa degli arti intorpiditi. Forse, pensò con un moto di orrore, già in quel momento avrebbe avuto la forza di spazzarli tutti via e si stava solo divertendo.

Puntò gli artigli nel dito di Evren che stava stringendo e ringhiò verso di lui, cercando di non sentirsi impotente.

Non era ancora stanco, quando il sorriso del demone si spense, né si aspettava che allentasse davvero la presa, alla fine, e lasciasse che Starfire cadesse giù. Un momento prima stava cercando di allentare quella presa, il momento dopo volava indietro e Starfire precipitava verso la strada. Volò verso di lei, tese le braccia per afferrarla e si voltò, nel sentire Robin gridare. Evren aveva abbassato il braccio, facendogli perdere l’equilibrio e facendo cadere anche lui, così Changeling strinse Starfire a sé e poi si rigirò in aria per afferrare anche lui e, incapace di volare a causa del peso dei due amici, finì per schiantarsi per terra e subire l’impatto per tutti e tre.

Gemette di dolore, rimase steso sull’asfalto, le gambe sollevate a causa della presenza del marciapiede, i due amici ancora premuti addosso. Gli occhi erano puntati su Evren che, sopra di loro, guardava dietro di sé; il suo incedere verso la città si era concluso ed ora restava immobile, il volto contorto di rabbia, mentre i viticci neri di energia oscura lo avvolgevano. Solo che, e gli fu chiaro quando Jeremy li raggiunse e gli si chinò accanto, non appartenevano alla magia del ragazzino.

Cyborg sollevò Robin e poi Starfire, Changeling gliene fu infinitamente grato perché riuscì subito a respirare meglio, anche se non osò comunque alzarsi e, anzi, quando l’amico gli porse una mano preferì rifiutare l’aiuto e rimanere disteso lì dov’era. Aveva una visione quasi perfetta del mento di Evren, di lui che osservava prima loro e poi la persona - l’altro demone - che lo stava attaccando, del modo in cui pareva volesse provocare il suo assalitore restando loro accanto, gli parve.

Alla fine Evren diede uno strattone con il braccio, trascinandosi indietro e riuscendo a divincolarsi, anche se di poco, dalla presa dell’energia nera, sollevò il piede e lo pose sopra di loro, preparandosi a calarlo per calpestarli. L’energia che lo avvolgeva si fece da parte un momento, per permettere ad un tentacolo più affilato di colpirlo e affondare nel suo petto, trapassandolo come fosse burro, poi Changeling iniziò a udire la cantilena e, seguendo la voce di chi la pronunciava, trovò la figura di Raven - in piedi anche se un po’ barcollante - in cima al tetto proprio dietro di loro.

L’amica aveva le braccia aperte, come se volesse accogliere il demone in un abbraccio, proseguiva nella sua litania che probabilmente era un incantesimo che nessuno di loro conosceva e, con Lilith al suo fianco, da sola pareva essere in grado di ferire il demone più di quanto fossero riusciti tutti loro.

Nonostante gli occhi neri che esprimevano al meglio la sua natura demoniaca, Changeling riuscì a notare solo il volto pallido ed il suo procedere incerto, come se stesse mettendo tutte le sue energie in quell’attacco senza essere guarita definitivamente. E forse stava funzionando, perché Evren gridò, si piegò su sé stesso, si portò le mani alle tempie e calò il piede per reggersi in equilibrio, Jeremy lo spinse via appena in tempo, spostando sé stesso e gli altri con una sferzata della propria energia, poi Changeling lo vide scambiare uno sguardo con Lilith, che gli fece cenno di raggiungerlo sul tetto. Lui obbedì, gli bastarono un paio di salti accompagnati dal suo potere per arrivare a destinazione, e come Lilith afferrò e strinse la mano della sorella.

Anche loro due iniziarono a recitare l’incantesimo; chi aveva dato inizio a tutto poteva anche porne fine, probabilmente. Changeling sperava che fosse così e soprattutto che il prezzo da pagare non fosse troppo alto. Passarono interminabili minuti in cui la formula venne ripetuta così tante volte che perfino lui riuscì a memorizzarne alcune parole. Avrebbe potuto essere utile, se le avesse recitate?, si chiese. ne dubitava fortemente.

Vide Raven chinarsi in avanti, troppo debole per reggersi in piedi, e prima ancora di rendersene conto si era alzato in volo e l’aveva raggiunta, frapponendosi tra lei ed il demone per sorreggerla.

«Ce la puoi fare, lo so» le disse guardandola dritta negli occhi scuri. «Ma non morire nel tentativo, ti prego.»

Non era certo che l’avesse sentito, si fece da parte per non celare Evren alla sua vista ma le rimase accanto, stringendola per la vita per tenerla in piedi. Ogni atomo del suo corpo, ogni briciolo del suo istinto, gli sussurrava di afferrarla e correre via da lì, portandosi dietro i ragazzi ed i suoi amici, ma farlo avrebbe provocato la morte di troppe persone.

Alla fine, quando il suo istinto ebbe quasi preso il sopravvento nel vedere il volto di Raven contorto in una smorfia di dolore, Evren gridò e venne avvolto dalle fiamme.

Prima che Changeling potesse gioirne, Raven si accasciò contro di lui, totalmente inerme.

***

Chiedo ancora una volta infinitamente scusa per il ritardo e, questa volta per davvero, l'epilogo arriverà il 29 dicembre, prometto e questa volta non sgarro, giuro.

  
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