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Autore: Miharu_phos    08/12/2019    0 recensioni
[fudoukidou]
Doveva essere stato così che Caleb aveva guardato per l'ultima volta un abete decorato, dal basso; doveva aver avuto all'incirca cinque o sei anni quando suo padre aveva rovinato la vita a lui e alla madre.
Ogni volta in cui ci ripensava, Jude provava una profonda pena, era quasi impossibile non farsi prendere dalla tristezza.
Ma Caleb nella tristezza ci era cresciuto, e ora meritava soltanto felicità, serenità e tanto sole nella sua vita, e Jude gli avrebbe dato tutto questo, anche di più se non fosse bastato.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jude controllò l'orario mentre si affrettava a finire di montare il gigantesco albero di Natale comprato il giorno prima, all'insaputa del suo ragazzo.

 

Si erano appena trasferiti nella nuova casa che avevano preso in affitto, casa che sarebbe diventata da quel giorno in poi la loro dimora, il loro nido d'amore.

 

Erano fidanzati ormai da più di un anno e progettavano di andare a vivere insieme già dai primi mesi; dopotutto si conoscevano da sempre ed era bastato qualche giorno di fidanzamento per far capire ad entrambi che quello che desideravano più di ogni altra cosa era passare insieme il resto della vita, senza sprecare altro tempo prezioso.

 

Quella era stata la prima notte trascorsa nella nuova casa, notte passata insieme, stretti l'uno all'altro in un abbraccio sereno e tranquillo, un'abbraccio privo di ansia o paura; al risveglio si sarebbero ritrovati l'uno accanto all'altro e non si sarebbe trattato più di un misero sogno ma di quella che da allora in poi sarebbe diventata la loro quotidianità.

 

Eppure Jude aveva a malapena chiuso occhio: la premura di preparare l'albero prima del risveglio di Caleb non lo faceva dormire.

 

Aveva aspettato pazientemente che il suo fidanzato si addormentasse, ma quello non aveva voluto saperne; era ansioso di inaugurare subito il loro lettone e Jude lo aveva assecondato con piacere, pur mantenendo costantemente a mente il suo piano.

 

Il castano si era finalmente arreso al sonno intorno alle tre di notte e Jude, dolorante a causa della serata movimentata, si era alzato a fatica ed era uscito di casa; aveva preso l'ascensore ed aveva raggiunto il garage dove lo attendeva la sua auto piena zeppa di decorazioni natalizie e, ovviamente, il gigantesco albero di Natale che aveva sapientemente tenuto nascosto, a costo di andare a prendere a piedi il fidanzato da lavoro.

 

Caleb non ci aveva fatto caso ed era stato felice di fare una passeggiata con il suo futuro convivente, tanto da approfittarne per andarsi a prendere una lunga cioccolata calda con tanto di panna e marshmellow lungo il ritorno a casa.

 

Avevano cenato -la loro prima cena nella nuova casa era stata composta da patatine in busta e gelato direttamente dal barattolo- e poi, dopo una lunga e calda doccia insieme si erano finalmente messi a letto, dove avevano a modo loro dato la benedizione a quel morbido materasso.

 

Jude aveva fatto su e giù dal quinto piano almeno cinque volte per poter prendere tutto da solo: cinque pacchi di palline e decorazioni varie, sei di luci ed un albero di due metri e mezzo smembrato in sette pezzi.

 

Più volte si era domandato se non avesse un tantino esagerato con quella sorpresa; ma poi si ricordava di Caleb e di tutti quegli anni passati da solo in una casa vuota e malandata, dove l'albero di Natale non esisteva, né tanto meno i regali. 

 

Molte volte -praticamente quasi tutti gli anni- lo aveva invitato a passare con lui il Natale; ma la scusa di una madre malata e di una casa da pulire era sempre stata pronta sulle labbra del ragazzo, che si era ritrovato così a passare ogni singolo Natale in solitudine, fin da quando era ragazzino.

 

Era stato questo, insieme a tanti altri motivi, a spingere il poco più che ventenne Jude a proporre al suo neo fidanzato di andare a vivere insieme; voleva tirarlo fuori da quella situazione angosciante, a causa della quale sapeva che Caleb aveva rinunciato agli studi e si era messo a lavorare non appena diplomato.

 

Non era stata dura convincerlo; avrebbero diviso le spese dell'affitto e con il ricavato proveniente dalla vendita della vecchia casa di Caleb avrebbero affidato le cure della madre ad una clinica privata.

 

Jude voleva salvarlo e ci era riuscito; adesso doveva in qualche modo restituire al povero ragazzo tutta l'allegria e la spensieratezza di cui era stato privato negli anni precedenti.

 

Un'albero di Natale gigante era nulla in confronto a quello che lui meritava, ma c'era tempo e Jude era già deciso a riservargli una piccola sorpresa ogni giorno, anche se si sarebbe trattato soltanto di un nuovo paio di ciabatte, di una pizza extra large per cena o di un bigliettino pieno d'amore attaccato sul frigo.

 

Erano già le cinque del mattino quando il ragazzo ebbe terminato di montare l'albero; Caleb aveva la sveglia alle sette e lui doveva ancora decorare l'albero di Natale e cucinare i pancake che si era ripromesso di fare.

 

Si arrampicò sulla scala traballante, rischiando più volte di cadere giù appresso al gigantesco albero.

 

Quel dannato affare occupava almeno un quarto del loro salotto, considerando che doveva essere tenuto non troppo vicino alle pareti affinché potesse inserire per bene le luci con l'aiuto della scala.

 

-Che stai facendo?-

 

La voce assonnata di Caleb fece sobbalzare il ragazzo intento ad incastrare le lucine, tanto da farlo traballare sugli scalini rischiando di finire col sedere per terra.

 

Se non fosse stato per il suo fidanzato che lo afferrò al volo con tutta la scala, molto probabilmente avrebbero passato il loro primo giorno di convivenza in ospedale, e molto probabilmente anche il Natale.

 

-Scusami, non volevo spaventarti- si era affrettato a mormorare Caleb, spaventatissimo per il rischio corso dal suo ragazzo.

 

-Amore che ci fai già in piedi? Doveva essere una sorpresa...-

 

Caleb ammirava il grande albero mentre ancora teneva Jude stretto a sé, il quale si stava maledicendo per aver fatto troppo rumore con quella dannatissima scala.  

 

-È meraviglioso- disse soltanto, senza riuscire a togliersi un grande sorriso dalle labbra. -quando l'hai preso? Non ho visto nulla!-

 

Jude sospirò, la sua sorpresa era rovinata e se Caleb non se ne fosse tornato a letto avrebbe dovuto rinunciare anche ai pancake.

 

-Non importa...volevo che fosse pronto prima del tuo risveglio...mi dispiace che tu lo veda così-

 

Caleb aveva dato un piccolo pugno sul braccio del fidanzato per farlo smettere con quelle lamentele.

 

-Anche se lo tenessimo così, spoglio, io lo amerei comunque. È il mio primo albero di Natale da almeno quindici anni.-

 

Jude aveva sentito il cuore incrinarsi a quelle parole e non aveva resistito, aveva dovuto stringere il proprio ragazzo e baciargli forte una guancia per fargli capire che era tutto passato, che non si trovava più in quella casa e che il suo unico impegno da allora in avanti sarebbe stato essere felice, assieme il suo fidanzato.

 

-Ti va di decorarlo insieme, piccolo?-

 

Il castano aveva sorriso, prendendo una mano di Jude che gli accarezzava la guancia per lasciarci sopra un leggerissimo bacio mentre lo guardava in quegli occhi fin troppo dolci e dispiaciuti.

 

-Si, facciamolo insieme. Ma ci sto io sulla scala- l'aveva canzonato, ed il rasta lo aveva colpito a sua volta con un leggero pugno, per poi sfiorargli le labbra con un bacio leggero.

 

Avevano passato le successive due ore a darsi reciproche istruzioni, per chi li avesse ascoltati avrebbe pensato che due ingegneri stessero progettando la costruzione di un grosso edificio, tanto erano accurati e minuziosi con i loro particolari, mentre tentavano di scalare quell'abete immenso ed esageratamente grande per una casa in cui ci vivevano soltanto due persone.

 

Quando ebbero finalmente terminato di decorare si lasciarono andare sfiniti sul divano, uno affianco all'altro.

 

La sveglia di Caleb suonò e i due ragazzi si guardarono, sorridendosi a vicenda.

 

-Mi spiace di averti rubato queste ore di sonno. Vai pure a prepararti, cucino la colazione-

 

-Ma no, faccio io, tu vai pure a ripassare i tuoi appunti. Non vai a lezione?-

 

Jude scosse la testa stringendosi al proprio ragazzo.

 

-Volevo restare a casa per svuotare gli scatoloni e disfare le valige. Non voglio mangiare di nuovo nei barattoli oggi- aveva ridacchiato e Caleb gli aveva accarezzato i capelli sciolti, guardandolo con sguardo innamorato.

 

-Andiamo a mangiare fuori se vuoi. Non voglio che salti tutte quelle ore- 

 

Jude aveva insistito e si era messo a cavalcioni sul proprio ragazzo, contornandogli il piccolo volto con le mani per poi cominciare a lasciargli leggeri bacetti su tutto il viso.

 

-Voglio restare a casa e fare il casalingo disperato, almeno per oggi-

 

Caleb sorrise, l'altro non smetteva di sbaciucchiargli la faccia e non poteva fargli che piacere.

 

Gli accarezzò i fianchi e cercò le sue labbra, che l'altro subito concesse.

 

-Stai facendo tardi ora...- gli aveva sussurrato sulla bocca Jude, per poi riprendere il bacio senza smettere di tenergli il viso stretto fra le dita.

 

-Potrei chiamare e darmi malato...così facciamo i casalinghi disperati insieme- aveva ammiccato, facendo sorridere il fidanzato.

 

-Non esiste, non ti permetterò di perdere anche questo lavoro- lo aveva rimproverato Jude e l'altro aveva roteato gli occhi con fare scocciato.

 

Il rasta si era alzato, rischiava davvero di far tardare Caleb e voleva riuscire a preparargli la colazione in tempo.

 

-Vado a vestirmi allora, ma tu torna a letto- 

 

Il rasta aveva mugolato qualcosa mentre si dirigeva verso i fornelli e Caleb aveva sospirato, non osava imaginare quale pasticcio avrebbe combinato il ragazzo con la loro cucina nuova di zecca.

 

Quando il castano era ritornato in cucina, ormai pronto per il lavoro, aveva trovato Jude in un mare di cartoni schiusi mentre cercava disperatamente una padella da usare per i suoi pancake.

 

-Accidenti, sapevo di doverli comprare già pronti!- si lamentò.

 

Caleb gli si era avvicinato intenerito e si era piegato di fianco a lui, porgendogli l'oggetto desiderato che giaceva sui fornelli dalla sera precedente.

 

-Qualcosa mi dice che questa te l'eri già preparata, mh?-

 

Jude si batté una mano sulla fronte sentendosi un completo idiota e si lasciò aiutare dal fidanzato a rimettersi in piedi.

 

-Non puoi aspettare solo altri dieci minuti? Ho già preparato l'impasto, devo solo cuocerli e-

 

-Jude- lo interruppe l'altro, bloccandogli la mano che tentava istericamente di scendere il gas.

 

-Jude, amore, ascoltami. Non fa niente, li mangeremo a pranzo okay? Adesso va a letto, dico sul serio. Da quante ore sei sveglio?-

 

Jude aveva abbassato lo sguardo, in teoria non aveva proprio dormito e il suo bisogno di riposo stava cominciando a dare i primi segni.

 

-Non riesco a farne una giusta, e siamo solo al primo giorno. Ho fallito con l'albero ed ora anche con 'sti cosi. Sono una frana- si era lamentato, provocando un sorriso estremamente intenerito nel castano di fronte a lui.

 

-L'albero ho amato farlo insieme a te, è stato più bello così. E poi sappiamo entrambi che cucino meglio io- aveva ridacchiato, provocando un grugnito nell'altro che gli aveva dato una piccola spinta.

 

-Vai o farai tardi...- 

 

Caleb prese il suo ragazzo per i fianchi, stringendolo a se mentre annusava il profumo dei suoi capelli sciolti.

 

-Non vedo l'ora di tornare a casa per stare un po' con te vicino al nostro albero.-

 

Jude non era riuscito a trattenere un sorriso ed aveva sciolto la sua finta rigidità, per poi abbracciare a sua volta il proprio fidanzato.

 

-Prometto di cucinarti qualcosa di buono. Diventerò il tuo cuoco personale-

 

Caleb aveva sorriso, sapeva di non potersi aspettare altro che guai con Jude in cucina ma quel suo desiderio lo rendeva talmente tenero che avrebbe mangiato per tutta la vita dai barattoli pur di tenerlo contento.

 

-Va bene allora, non vedo l'ora di assaggiare le tue prelibatezze. Ti amo.-

 

Le labbra dei due ragazzi si erano incontrate in un bacio leggero, un bacio soave e privo di malizia.

 

Avrebbero avuto così tanto tempo per fare tutto che l'unica cosa a regnare in quella casa da quel giorno in poi sarebbe stata la calma.

 

-Ti amo anch'io. Buon lavoro.-

 

Si erano salutati con un ultimo bacio, poi Jude si era seduto accanto all'albero, sul pavimento e lo aveva guardato dal basso.

 

Doveva essere stato così che Caleb aveva guardato per l'ultima volta un abete decorato, dal basso; doveva aver avuto all'incirca cinque o sei anni quando suo padre aveva rovinato la vita a lui e alla madre.

 

Ogni volta in cui ci ripensava, Jude provava una profonda pena, era quasi impossibile non farsi prendere dalla tristezza.

 

Ma Caleb nella tristezza ci era cresciuto, e ora meritava soltanto felicità, serenità e tanto sole nella sua vita, e Jude gli avrebbe dato tutto questo, anche di più se non fosse bastato.

 

Si rimise in piedi e cominciò a disfare gli scatoloni; dato che in cucina era un impedito avrebbe sistemato il resto della casa alla perfezione, così da accogliere il suo ragazzo nel migliore dei modi.

 

E forse si, forse era davvero il caso di ordinare d'asporto, almeno per i primi tempi; ma lui quei pancake volle provare a farli davvero, e gli vennero davvero bene! 

 

 

   
 
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