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Autore: Helena Hufflepuff    09/12/2019    0 recensioni
Si sa, i Weasley hanno solo maschi da generazioni. Così, quando arriva Ginny nella famiglia, è la prima femmina da generazioni. Ma è davvero così?... Attenzione: "What if?"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Fabian Prewett, Molly Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La prima Weasley

Molly espresse con un grugnito di disappunto il risultato della sua quinta gravidanza.

Un altro maschio. Avrebbe mai avuto il piacere di stringere una bambina tra le braccia?...

 ***

“Oh, Fabian, che piacere vederti!” Ad agosto dell’anno successivo Molly accolse il fratello nel caos assoluto della Tana. “Qual buon vento?”

“Ho appena staccato da una missione. Io e Gideon ci siamo dovuti separare per seminare dei Mangiamorte – grandi e grossi ma col cervello da troll – e avevamo deciso che ci saremmo incontrati qui, dato che casa nostra non è più sicura”

“Avete fatto benissimo. Vuoi bere qualcosa di fresco? Fuori si muore” disse lei, accompagnandolo nel salotto in penombra.

“Non disdegnerei un po’ di Whisky Incendiario” disse Fabian. A Molly parve strana la richiesta di un alcolico a quell’ora e con quel caldo, soprattutto da parte del fratello che beveva pochissimo, ma non commentò e gliene portò un bicchiere pieno per più di metà.

“Grazie Molly” disse lui, e ne bevve metà in silenzio, poi, guardando intensamente il fondo della tazza, disse: “Molly, sto per diventare padre”.

Molly, che stava sistemando dei bicchieri in una credenza, ne fece cadere quattro per terra, ma non se ne curò tant’era sconvolta. “Cosa? E la madre? Com’è che non sapevo che…?”

“È stata una sorpresa, non lo sapevo nemmeno io. Ti ricordi di quella famiglia mista russa che dovevo salvare quattro anni fa, ma ero arrivato troppo tardi?” Come dimenticarlo: s’era colpevolizzato per mesi dopo quella tragedia. “Di quella famiglia s’era salvata solo la figlia maggiore, Ginevra, di neanche quindici anni: era senza famiglia, mi sentivo responsabile nei suoi confronti, e sono diventato suo tutore; il nostro rapporto s’è lentamente evoluto, ma era sempre rimasto nei limiti di un’amicizia, o un amore platonico” Fabian le mostrò una piccola foto che teneva nel portafogli: era una bellissima giovane, dalla pelle candida e i capelli così neri da sembrare blu. “Ma poco prima di Natale i Mangiamorte si sono fatti rivedere, e ci siamo rifugiati in un capanno. E lì, non so cosa sia successo o perché, ma… non mi ero mai sentito così prima. Il mattino dopo, però, lei m’ha Schiantato con la mia stessa bacchetta ed è fuggita. La cercavo da allora, e finalmente l’ho rivista stamattina a Londra”.

“E che ci faceva a Londra?”

“Ho sentito che chiedeva ai passanti del Paiolo Magico: gliene avevo parlato, forse sperava di trovare qualcosa lì. Volevo avvicinarla, ma quando l’ho vista mi sono immobilizzato. È incinta, Molly, e sono quasi certo che il padre di quella creaturina sia io. Solo che, quando sono riuscito a reagire allo shock, lei era sparita in mezzo alla folla. Ma era lei, ne sono sicuro. Molly, che devo fare?”

Molly lo guardò come se lo vedesse per la prima volta: non più il fratellino compagno di scorribande nella campagna inglese, ma un uomo, che aveva appena scoperto che stava per diventare padre nel modo più crudele possibile.

“Fabian, scusa la brutalità, ma… sei sicuro che tu possa essere il padre?”

“Io ero il primo per lei” disse lui per tutta risposta. “E il suo ventre era troppo prominente. L’unica alternativa è che le sia capitato qualcosa poco dopo il nostro incontro, ma… non posso pensarci; il pensiero che qualcuno possa averle fatto del male…”

Molly si morse la lingua. Fabian chiaramente provava qualcosa per quella ragazza, ma lei era poco più che maggiorenne, sola e spaurita. Dopo quella notte, stando a Fabian lei l’aveva Schiantato ed era fuggita: cosa gli faceva pensare che fosse stata una scelta volontaria? Oppure s’era pentita di essere stata con Fabian, s’era allontanata e poi… Non voleva essere brusca, ma non c’era scritto da nessuna parte che il figlio fosse di Fabian.

“Forse m’è venuta un’idea” disse d’un tratto, interrompendo il silenzio che intercorreva tra i due. “Porgimi il dito” Fabian, perplesso, lo fece, e lei fece cadere alcune gocce del suo sangue su un fazzoletto pulito.

“Ahia, ma che cavolo…” esclamò lui, poi intuì cosa volesse fare. “Un incantesimo del sangue? Ma Molly, è una magia molto complicata…”

“Ero la più brava in Incantesimi, posso provarci” ribatté lei. “Non è detto che mi riesca, ma sarei una vigliacca se non ci provassi neanche”. Stava per andare a prendere il libro di incantesimi quando un pugno – Gideon e la sua grazia d’ippopotamo – si abbatté sulla porta e Ron si svegliò ululando per lo spavento e – manco a dirlo – la fame. “Ci proverò stasera, e non appena avrò delle risposte te lo farò sapere, d’accordo?”

In realtà, fece qualche tentativo apparentemente fallimentare, ma col passare dei giorni e con tutte le incombenze casalinghe, il fazzoletto finì sul fondo della borsetta di Molly, completamente dimenticato.

Due settimane dopo, Molly dovette recarsi a Diagon Alley per delle compere. Era piacevole poter stare del tempo senza una nidiata di maschietti attorno, ma ormai aveva preso un ritmo che la portò a metterci molto meno del previsto, così decise di rinfrescarsi con un piccolo gelato – sapeva che non navigavano nell’oro, ma aveva messo da parte qualche spicciolo dal suo compleanno e la gelateria di Florian, con quel caldo, era davvero invitante.

“Posso sedermi qui?” chiese a una ragazza molto in là con la gravidanza, magra e pallida, con un grosso cappello calato in testa. Lei annuì, e Molly la guardò: il suo colorito era così cereo che sembrava potesse svenire da un momento all’altro.

“Signorina, si sente bene?” Non ebbe neanche il tempo di finire la domanda che la ragazza scivolò di lato dalla sedia, priva di sensi, proprio mentre la borsetta cominciava a compiere strane capriole. Molly chiese a Florian di contattare il San Mungo, e le tolse il cappello: una cascata di capelli tanto scuri da sembrare quasi blu si sparse sul parquet, presto raggiunta dal fazzoletto sporco del sangue di Fabian, scivolato fuori dalla borsetta imbizzarrita. Possibile che…?

Quando arrivarono i Guaritori, Molly si offrì per accompagnare la ragazza al San Mungo, dove riprese conoscenza solo dopo una dose massiccia di Pozione Risvegliante.

“Dove… dove sono? Devo andare via… devo…” Cercò di alzarsi, ma era troppo debilitata per fare più di un debole sussulto nel letto. Molly le prese la mano sorridendo e le disse: “Non preoccuparti, sei al sicuro. Eri in gelateria e sei svenuta. Ora sei all’ospedale, il dottore ha detto che sei molto debole ma con il tempo ti riprenderai”. Molly la guardò: sembrava così minuscola in quel grande letto bianco. “A proposito, io sono Molly. Tu come ti chiami?”

“Ginevra” rispose lei con voce impastata, ma bastò per togliere ogni dubbio a Molly. La giovane si portò la mano al ventre. “Il bambino? Sta bene?”

“Sta bene, il dottore ha detto che il termine è vicino” Molly le diede un bicchiere d’acqua e l’aiutò a bere a piccoli sorsi, poi la fece accomodare nuovamente sui cuscini. “Hai idea del perché tu sia stata male? Tranquilla, la porta è insonorizzata e vale il segreto professionale” Molly decise su due piedi che poteva fingere di essere un’assistente: era l’unico modo perché Ginevra si fidasse di lei.

“Sto scappando da… una persona violenta” mormorò lei, guardandosi le mani che stava torturando.

“Il padre del bambino?” chiese Molly.

Ginevra scosse la testa. “No, il padre è un uomo buono. Si chiama Fabian, ma…” Le scappò un singhiozzo. “Non lo vedo da dicembre. La… persona… ha circondato il nostro rifugio, così ho Schiantato Fabian prima che entrasse, così non l’ha ucciso, e sono scappata. Da allora sono in fuga: all’inizio non era difficile, ma adesso sì, così sono venuta a Londra, sperando di trovare qualcosa o qualcuno, ma…”

“Hai più saputo niente di Fabian?”

Ginevra scosse nuovamente la testa. “No. Non so più nemmeno se è vivo o morto. Non sa neanche del bambino. Non sa neanche che lo amo. Mi manca tanto”. Ginevra la guardò con gli occhi gonfi di lacrime, ma se li asciugò con un gesto nervoso e disse: “Sai, gli assomigli molto”.

Molly decise di calare la maschera. “Sono la sorella di Fabian. Mi ha parlato di te: ti sta cercando da quella notte. Ti ha visto un paio di settimane fa a Londra, ma non è riuscito ad avvicinarsi che eri già sparita” Ginevra non disse nulla, ma gli occhi parlavano da sé: sembrava volessero uscirle dalle orbite, talmente era piena la sua felicità. “Vuoi che le dica che sei qui?”

“Non metterlo in pericolo. Però digli che lo amo e che sta per diventare padre” disse lei.

“Lo sa già” disse Molly.

“E come…? Ah, già” concluse lei. “Chiamalo per me, Molly. Digli che lo amo. Sono tanto stanca” disse poi, con un sussurro, “penso che dormirò un po’”. Molly le stette accanto finché il suo respiro non si fece lento e profondo, poi uscì chiudendo la porta, corse all’ufficio postale di Diagon Alley e scrisse un messaggio a Fabian: Ti va la zuppa di fagioli? M. Lo chiuse e lo legò alla zampa di un gufo. Sulla busta c’era scritto l’indirizzo di una sua vecchissima zia, ma sapeva che Fabian usava il suo capanno da giardino come quartier generale, quindi l’avrebbe ricevuta. Inoltre, era stata abbastanza criptica da non dire nulla a chiunque l’intercettasse (non si era mai troppo prudenti).

Quel pomeriggio, Fabian entrò di corsa alla Tana e arrivò senza fiato davanti a Molly, il biglietto in mano e una domanda muta negli occhi.

“Ho trovato Ginevra. È all’ospedale. Sta bene, e anche il bambino è sano” aggiunse davanti al suo sguardo allarmato, “è solo molto stanca e debilitata. M’ha dichiarato che quella notte t’ha Schiantato per salvarti la vita. È in fuga da allora, ma m’ha detto di dirti che ti ama e che il figlio è il tuo”.

“Devo andare da lei” disse Fabian. “Dove si trova?”

“Al San Mungo, ma vuole scappare” disse lei. Ginevra non gliel’aveva detto apertamente, ma Molly conosceva abbastanza il comportamento dei fuggiaschi come lei: sarebbe fuggita non appena le gambe l’avessero retta, stare fermi troppo a lungo in un luogo così esposto era come firmare la propria condanna a morte.

“Grazie, Molly” disse lui. Le diede un baciò sulla fronte e corse via.

Molly tornò alle sue faccende finché, il giorno dopo, non le arrivò un messaggio con una sola parola: Vieni.

Non c’era mittente, ma avrebbe riconosciuto la grafia sghemba di Fabian ovunque.

Volò al San Mungo e corse nel reparto, dove Fabian le venne incontro, e lei capì subito che c’era qualcosa che non andava.

“Cos’è successo?”

“Non lo so, i Guaritori non mi hanno ancora detto niente. Un attimo prima stavamo parlando, e un attimo dopo si contorceva, e c’era sangue ovunque, e…” Fabian si torturava le mani, mangiandosi le unghie fino a farle sanguinare, ma il tempo passava e ancora non c’erano novità. L’attesa era straziante, il tempo scorreva lento come cemento rappreso.

Alla fine un guaritore li raggiunse, con uno sguardo che lasciava poco spazio ai dubbi.

“Siamo riusciti a salvare la bambina, ma nonostante tutti i tentativi sua moglie non ce l’ha fatta. Sono desolato” disse il dottore, ma Fabian non l’ascoltava più, crollato a terra nel suo dolore sordo.

***

“Ginevra amava l’estate” disse Fabian, mentre lui e Molly uscivano dal cimitero dopo il funerale. “Diceva che in Russia faceva lunghe cavalcate nella foresta, quand’era una bambina. Avrei voluto portarla di nuovo laggiù, finita la guerra”.

Il funerale era stato in forma ristretta, e ora Ginevra riposava nella tomba di famiglia. Il dottore aveva detto loro che le ultime parole erano state: “Dite a mio marito che lo amo. Voglio che sia felice”.

“Le avevo chiesto di sposarmi. Volevo starle accanto per sempre, non lasciarla mai più” disse Fabian. “Non riesco a capire…”

“Era fortemente debilitata, s’è trascurata per un periodo lungo e molto delicato. L’ha fatto per salvarti la vita” gli ricordò Molly.

“Non voglio una vita senza Ginevra!” urlò Fabian, prima di scagliare un calcio rabbioso a un sasso, che si schiantò contro un albero. “Lei era la mia vita. Adesso non ho più niente”.

“Sbagliato, hai la bambina”.

“La sua bambina…” ripeté Fabian.

“La vostra bambina” lo corresse Molly. “Il più grande dono che Ginevra t’abbia mai fatto è quella bambina nella nursery dell’ospedale. Dovrai darle quell’amore che nutrivi per sua madre. Potrai onorarla, continuando a lottare per un mondo migliore, per lei e per tutti i bambini come lei”.

“Momo, io non posso farcela” mormorò Fabian. “L’ho vista, nel nido, sai? La sua bocca è identica a quella di Ginevra, e le sue manine lunghe e forti… Vederla crescere, e pensare che lei è senza madre per colpa mia, che l’ho rovinata quella notte d’inverno… Non ce la faccio”.

“E allora, che vuoi fare? Abbandonarla? Lasciarla sola al mondo, come era successo a sua madre?” Molly si infiammò. Suo fratello non era un codardo, non lo era mai stato: non era da lui lasciare sola una bimba, orfana di madre fin dalla nascita.

Fabian rimase in silenzio a lungo, lo sguardo perso sopra il mare di colline davanti a loro. Poi disse, lentamente: “Prendila tu”.

“Che cosa?” chiese lei, incredula.

“Prendila tu” ripeté Fabian, con più convinzione. “Io non so crescere un figlio, ma tu sì. Inoltre hai altri figli, non sarebbe sola. Infine sono certo che la ameresti come se fosse tua. Non si notano differenze tra lei e i tuoi figli, è una Prewett sotto ogni aspetto. Ti prego, Molly: io lotterò per lei e per i miei nipoti solo se tu accetterai questa proposta”.

Molly pensò alla bimba con la leggera peluria rossa sulla testa e la boccuccia come un bocciolo di rosa.

“Ma non ero incinta; Arthur, Bill e Charlie capiranno subito la menzogna” obiettò.

“Inventati qualcosa” sbottò lui. “Puoi dirgli che è nata prematura. Che non sapevi di essere incinta. Che non si vedeva perché il tuo giro vita è ancora largo dalla nascita di Ron. Qualche scusa la troverai di sicuro”

“D’accordo” disse allora lei. Aveva preso la decisione di occuparsene fin dal primo momento, ma voleva lasciare a Fabian la possibilità di ripensarci, di volerla con sé… Ma nonostante tutto, sapeva quand’era il momento di mollare il colpo, e quel momento era giunto.

“Ottimo. Adesso scusami se non ti faccio le congratulazioni per questa inaspettata maternità” disse Fabian con un sorrisetto mesto. “Devo raggiungere Gideon, mi aspetta al Testa di Porco. Addio, Momo”.

Molly lo guardò mentre cominciava ad avviarsi verso i cespugli, oltre i quali si sarebbe Smaterializzato in direzione Hogsmeade. Poi le venne in mente una cosa.

“Fabian, come la devo chiamare?” Fabian non rispose, ma le porse un atto di nascita con la data di tre giorni prima, 11 agosto 1981, e un nome: Ginevra Molly Weasley, di Arthur William Weasley e Molly Marie Weasley.

“Come facevi a saperlo?” chiese lei, un attimo prima che sparisse dietro i cespugli.

“Conosco il tuo cuore di madre, Molly” rispose Fabian. “Addio, sorellina: abbi cura di entrambe”.

***

Fabian morì in battaglia con Gideon il giorno dopo il funerale di Ginevra Prewett, e venne sepolto accanto alla sua amata. Sulla sua tomba Molly aveva fatto incidere quel che lui le aveva detto dopo il funerale di Ginevra: “Volevo starle accanto per sempre, non lasciarla mai più”.

Dopo il funerale (se ne susseguivano troppi, ormai) andò al San Mungo a prendere la piccola, ormai orfana dei suoi genitori naturali, e la portò con sé alla Tana. Dovette essere convincente nelle scuse che aveva inventato per giustificare l’arrivo di Ginny nella loro vita, perché nessuno avanzò dubbi circa la sua versione dei fatti, nemmeno Arthur – giocava a loro favore che la bimba fosse comunque piccolina, pur essendo nata quasi al termine.

“Tesoro, una bimba!” esclamò suo marito non riuscendo a togliere gli occhi da quel ciuffetto di fiamma sulla testa. “Sono così felice… la prima Weasley da generazioni!”

Molly guardò quel viso paffuto, così simile a quello di Fabian e al suo, e non poté che sorridere, già innamorata di quell’inatteso miracolo. “Già… la prima da generazioni”.

   
 
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