Un rametto di vischio
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18/12/1996
Draco
sbatté forte l’antina dell’armadio
svanitore: non riusciva
a farlo funzionare. Imprecò.
Improvvisamente,
la porta della stanza delle necessità si
aprì e qualcuno entrò, sbattendo la porta e
urlando. Draco si accucciò e si
avvicinò all’entrata senza farsi vedere. Qualcuno
lo aveva seguito? Avevano
scoperto il suo segreto?
Una ragazza
bionda con la divisa verde-argento si chinò,
sbuffando, vicino al divano e si rialzò con un quaderno fra
le mani. Si sedette
e iniziò a scrivere: era molto agitata e borbottava. Draco
non riusciva a identificarla,
ma quando alzò lo sguardo la riconobbe.
“Daphne!”
esclamò Draco, sorpreso.
Daphne si
spaventò quando lui le puntò la bacchetta contro
e
saltò dal divano.
“Draco!”
gridò lei, facendo cadere il quaderno.
Il ragazzo si
avvicinò guardingo. “Che ci fai qui? Mi
spii?”
Il viso della
ragazza si arrossò. “No, io… nascondo
qui il mio…
diario” ammise, con un filo di voce.
I suoi occhi si
riempirono di vergogna. Draco fece levitare
il quaderno e lo prese in mano, dandogli un’occhiata veloce:
era proprio un
diario, non mentiva.
Iniziò
a leggere e lei protestò:
“Draco…”
Lui la
minacciò puntando la bacchetta e continuò a
leggere,
infischiandosene che non fosse per niente educato: i genitori della
ragazza
volevano che sposasse uno sconosciuto.
Draco
alzò lo sguardo su di lei, che abbassò gli occhi
quando
capì che aveva letto quella parte e il suo viso si fece
ancora più rosso.
Spinto da
qualcosa di sconosciuto, chiuse il quaderno e
glielo ridiede. “Non sei l’unica con la vita
incasinata dai genitori” si lasciò
sfuggire. Daphne annuì mordendosi il labbro inferiore e
Draco ebbe voglia di
farlo anche lui.
“Non
sapevo fossi qui. Vado via” si scusò lei,
avvicinandosi
al divano per prendere le sue cose.
“Resta”,
si ritrovò a dire Draco, sedendosi sul divano.
Ma cosa aveva
detto? Lui doveva aggiustare l’armadio! Ma non
voleva che Daphne andasse via. La guardò: aveva ancora gli
occhi lucidi ma era
bella. Era la più bella del sesto anno e lui lo sapeva bene.
Daphne lo
guardò stranita, Draco le prese la mano facendola
sedere e lei ubbidì, nervosamente. Così, le
sorrise, disse una sciocchezza e
lei rise di gusto, divertita davvero.
Dopo due ore,
Draco sapeva solo che avrebbe voluto rimanere
lì per sempre. Con lei. Niente guerra, niente Voldemort.
Solo Daphne.
Quando le
accarezzò la guancia con un dito mentre raccontava
della sorella, sopra di loro apparve un rametto di vischio. Lei
spalancò gli
occhi, scappando dal divano e coprendosi il viso con le mani.
“Che vergogna, io
non…” si giustificò.
La stanza delle
necessità materializzava ciò che serviva: il
vischio per qualcuno che voleva essere baciato. Ma lei si vergognava.
Draco si
avvicinò e le tolse le mani dal viso. “Guardami,
Daphne”. Lei lo fece e vide, sul suo capo, un rametto uguale.
Lui si avvicinò,
i rametti si unirono e il vischio s’ingrandì.
“L’ho desiderato anch’io”
ammise.
Gli occhi di
Daphne brillarono di meraviglia e le loro labbra
si sfiorarono.
Se sopravvivo, ti sposo io.
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