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Autore: _Trixie_    09/12/2019    7 recensioni
E anche per il 2019 proviamo il Calendario dell'Avvento Swanqueen!
Siamo a Storybrooke, qualche anno dopo la fine dello show. Emma, che si è trasferita a Boston con la piccola Hope, decide di tornare a casa per le vacanze di Natale e, ovviamente, la soluzione più comoda è che Regina le ospiti al numero 108 di Mifflin Street. Cosa potrebbe andare storto?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IX
 
 
 
 
It's beginning to look a lot like Christmas
Soon the bells will start…
 
 
 
 
 
«Tesoro, non hai pensato che… forse… magari… Sì, ecco, che sarebbe meglio non intromettersi?» domandò Chad alla moglie, mentre scendevano dall’auto che aveva appena parcheggiato davanti al numero 108 di Mifflin Street.
«Intromettersi? E chi si sta intromettendo?» domandò Zelena.
«Tu. Nella vita di Regina» le fece notare Chad. «Non puoi presentarti a casa sua, fingendo di non sapere che in realtà è in ufficio, solo per interrogare Emma!»
«Prima di tutto, non posso sapere con assoluta certezza che Regina è in ufficio. Magari si è presa qualche giorno di ferie».
«Sappiamo benissimo entrambi che Regina non ha preso un giorno di ferie. Regina non prende giorni di ferie solo perché le va» le disse Chad. La macchina chiusa, si diressero entrambi lungo il vialetto che conduceva all’ingresso.
«Già, un’altra delle cose ridicole di Regina. Seconda cosa, non mi sto intromettendo. É mia sorella, è mio compito assicurarmi che stia bene e questo significa anche conoscere meglio la mia futura cognata».
«Se Regina ti sentisse parlare così, non esiterebbe a chiedere la tua testa su una picca. E ti stai intromettendo».
«Nah» minimizzò Zelena, salendo i pochi gradini che precedevano l’ingresso. «Terza cosa, lasciami sola con Emma, per favore. Sei fantastico con i bambini e Hope ti adora, sono sicura che troverete qualcosa con cui giocare».
Chad si limitò a sospirare. Quando Zelena si metteva in testa qualcosa, farle cambiare idea diventata un’impresa ai limiti dell’impossibile e per questo, nel corso degli anni, Chad aveva selezionato accuratamente le battaglie da combattere. Come quando Robyn aveva annunciato di voler convivere con Alice. Zelena si era dichiarata fortemente contraria e, per almeno una settimana, non aveva voluto sentire ragioni. Di norma, Chad non si intrometteva mai nelle questioni tra madre e figlia e non perché non aveva alcuna intenzione di cadere sul campo di battaglia del loro tiro incrociato. Il fatto era che Chad si sentiva ancora un intruso, a volte, e non voleva esagerare nell’imporre la sua presenza, nonostante Robyn si comportasse con lui come se fosse suo padre, con l’eccezione che lo aveva sempre chiamato Chad, mai papà. Ma quella volta, come poche altre volte era accaduto, Robyn gli aveva chiesto di intercedere per lei presso Zelena e Chad, che capiva il terrore di Zelena nel realizzare che sua figlia era ormai cresciuta, definitivamente, aveva svolto il ruolo di mediatore. Non era stato facile, ma alla fine Zelena si era perfino offerta di sostenere le spese relative all’arredamento.
E un po’ a Chad dispiaceva, che Regina e Emma si trovassero in quel momento proprio sulla traiettoria di Zelena, quel tornado di cui si era perdutamente innamorato. Ma quella, Chad era sicuro, era una battaglia che non avrebbe mai vinto, nemmeno con tutte le sue forze. Perché su una cosa era sicuro che Zelena fosse completamente trasparente e cioè che considerava suo compito assicurarsi che sua sorella stesse bene.
Così, Chad suonò il campanello del numero 108 di Mifflin Street e, accanto a Zelena, attese che Emma aprisse loro la porta.
 
***
 
 
«Forse dovremmo raggiungere Chad e Hope in salotto» suggerì Emma, una punta di nervosismo nella voce, osservando Zelena seduta davanti a lei.
Quando, pochi minuti prima, aveva aperto la porta d’ingresso a Zelena, la signorina Swan non aveva avuto dubbi sul fatto che la donna fosse lì per un motivo ben preciso, un motivo che la riguardava in prima persona: Emma non aveva creduto nemmeno per un istante alla scusa di Zelena, che credeva che Regina fosse in casa e voleva trascorrere qualche ora con la sorella. Certo, il superpotere di Emma era infallibile solo quando si trattava del sindaco, ma era comunque abbastanza accurato con il resto della popolazione per darle la certezza che Zelena aveva in mente qualcosa e che questo qualcosa non sarebbe stato molto piacevole. Sensazione confermata dallo sguardo di scuse che Chad, alle spalle della moglie, aveva rivolto a Emma.
La signorina Swan li aveva fatti entrare, aveva offerto loro un tè e subito Zelena aveva sorriso sfoderando l’espressione più amabile di cui fosse capace, che era diventata genuina solo quando aveva salutato Hope, e si era offerta di aiutarla in cucina, mentre Chad si era lasciato trascinare dall’entusiasmo della bambina, che voleva a tutti i costi mostrargli l’albero che aveva decorato il giorno prima con Emma e zia Regina.
Perciò, ora Emma era sola con Zelena, che stava versando l’acqua calda nella propria tazza con deliberata lentezza.
«Forse è meglio che parliamo da sole, Emma» rispose infine la donna e Emma sospirò, rassegnata. Si sedette di fronte a lei, versandosi a sua volta l’acqua nella tazza e immergendovi la bustina del tè.
«Di cosa vuoi parlare, Zelena?»
«Nulla. Del tempo. Del più e del meno. Di cosa ci fai a casa di mia sorella».
Emma studiò l’altra donna per qualche secondo. «Non dovresti chiederlo a Regina? Mi ha invitata per Natale, tutto qui».
«Mancano più di due settimane a Natale» le fece notare Zelena, in tono tagliente.
«A Hope mancava Storybrooke. E ha un debole per zia Regina, lo sai».
«E tu?»
«Cosa?» chiese Emma, circospetta.
«Non ti mancava Storybrooke?».
«Sì, certo» rispose la signorina Swan, visibilmente sollevata.
Zelena puntò gli occhi in quelli di Emma. «E hai un debole per Regina?»
Emma avvampò. Non un tenero rossore, ma un violento color vermiglio che si diffuse su tutto il suo viso, fino all’attaccatura dei capelli. Si schiarì la voce, cercò di sottrarsi allo sguardo di Zelena alzandosi in piedi e andando verso il fornello, senza nemmeno sapere per quale motivo, così ritornò a sedersi, prese la propria tazza tra le mani e bevve, ignorando il fatto che l’acqua fosse ancora calda, e rischiando di ustionarsi la lingua. Ma Zelena non disse una parola, né si mosse. Rimase immobile, al suo posto, in attesa della risposta di Emma.
«Come?» domandò alla fine la signorina Swan, con voce strozzata. «Cosa?»
Di nuovo, Zelena sorrise amabile. Ma, questa volta, a Emma parve che ci fosse qualcosa di diverso negli occhi della donna, come se avesse rivalutato la signorina Swan come persona. Non che si odiassero. Non più, almeno. Ci erano voluti anni, ma Zelena aveva infine smesso di essere la Strega dell’Ovest, a Storybrooke, per essere solo Zelena, la sorella un po’ sopra alle righe del sindaco che di tanto in tanto tornava in città a dare scandalo. Emma, persino, aveva finito con l’affezionarsi a lei. Perché era la sorella di Regina. E non solo Regina aveva imparato ad amare la sorella terribilmente, anche quando sembrava che volesse la sua testa su un piatto d’argento, ma Zelena ricambiava e, per questo, Emma aveva finito con il considerarla anche parte della sua famiglia. Perché, sì, insomma, se Regina era Famiglia, allora, per estensione…
«Nulla» cinguettò infine Zelena, prima che il sorriso lasciasse spazio a un’espressione più seria. «Ma lascia che ti dia un consiglio, Emma. Per questa volta, questa volta soltanto nella tua vita, non arrivare in ritardo».     
Emma la guardò, confusa. «In ritardo? Dove? Ho dimenticato qualcosa? Regina mi ha chiesto di fare qualcosa?!»
Zelena si alzò dal proprio posto, scuotendo la testa. «E anche per oggi ho raggiunto il mio limite di sopportazione nei confronti tuoi e di mia sorella» annunciò, prendendo la propria tazza e dirigendosi verso il salotto, dove si unì a Chad e a Hope, che stavano ancora commentando l’albero di Natale del numero 108 di Mifflin Street, e lasciando Emma sola, in cucina, a chiedersi di cosa stesse parlando Zelena.
Ma, soprattutto, perché le avesse chiesto se avesse un debole per Regina.
Ovvio che aveva un debole per Regina. Chi non aveva un debole per Regina?
Emma si accasciò.
Ma lo aveva nascosto bene, no? Certo, c’era stato un attimo di… panico, ma Emma si era ripresa subito, vero? Zelena non poteva in alcun modo essersi accorta di nulla, giusto? Non che ci fosse qualcosa si cui accorgersi. Se non che… Ma no, certo che no.
Emma prese un sospirò profondo, prendendosi la testa tra le mani.
Dannata, Zelena!  
 
 
***
 
 
In ufficio, Regina stava leggendo il resoconto dell’ultima riunione municipale, quando venne distratta dalla vibrazione del suo telefono appoggiato alla scrivania. Massaggiandosi il collo e appoggiandosi allo schienale della sedia, Regina prese il cellulare e aprì con curiosità, e una punta di paura, il messaggio di sua sorella.
«Sul serio, se solo sapessi tutto quello che faccio per te, mi dovresti regalare un Regno o qualcosa del genere per Natale. Non c’è di che, sorellina».
Il sindaco fissò lo schermo, confusa. Di cosa dannazione stava parlando sua sorella? Che poi, a dire il vero, con Zelena non tutto quello che faceva o diceva aveva un senso.
Prima che potesse rispondere, arrivò un secondo messaggio, questa volta da parte di Emma.
«Ho dimenticato qualcosa? Tipo un appuntamento, una riunione o qualcosa del genere?!» lesse Regina e la sua confusione non fece che crescere.
Decise di rispondere prima alla signorina Swan, ricordandole che lei era molte cose, ma certo non la sua agenda personale, ma che, per quanto le riguardava, Emma non aveva dimenticato nulla. Poi, Regina chiese spiegazioni a sua sorella, la cui risposta non si fece attendere.
«Sono occupata, Regina, non mi disturbare».
Regina alzò gli occhi al cielo. Intuendo che non avrebbe ottenuto altro da Zelena, non in quel momento e non con dei messaggi, decise allora di mettere da parte il telefono prima di riprendere a lavorare, ma non prima di aver aperto gli ultimi due messaggi da parte di Emma. Il primo era un’immagine animata, un personaggio di un qualche cartone animato che Regina non riconobbe e che si stava asciugando il sudore dalla fronte. Il secondo invece era un semplice «Buon lavoro», con una faccina alla fine, circondata da tre cuori rossi.
E quel giorno il lavoro le parve molto più leggero, nonostante la quasi irrefrenabile voglia di tornare a casa, di tornare da… da Emma.
 
 
 
…And the thing that will make 'em ring is the carol that you sing
Right within your heart
 
 
 
 
 
NdA
Buona sera <3
La canzone di oggi è It’s beginning to look a lot like Christmas.
Grazie per aver letto, a domani!
T.
   
 
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