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Autore: heliodor    09/12/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Mi fido di te
 
Galef vide la strega rossa venire coperta dai ragni e poi trascinata via oltre la soglia della porta. Prima ancora di avere il tempo di realizzare quello che stava accadendo, Joane si gettò dietro di lei balzando verso la porta. Si fece strada tra i ragni che si stavano riversando fuori, tagliandoli e bruciandoli con il fuoco scaturito dalle sue mani.
“Pensa agli eruditi” gridò Bardhian a Caldar prima di infilarsi nell’apertura.
Caldar aveva evocato lo scudo magico e i dardi. “State dietro di me” gridò ai due eruditi. I ragni si gettarono verso di lui come attratti dall’energia scaturita dallo scudo. “Volete darmi una mano?” gridò al loro indirizzo.
Galef fece per gettarsi nella mischia, ma prima diede una rapida occhiata a Lindisa. La ragazza gli gettò un’occhiata dubbiosa, si voltò di scatto e corse via.
Galef valutò in un istate cosa fare e la seguì.
“Lindi” gridò mentre la seguiva per il condotto buio. “Lindi, fermati.”
“Gal” gridò lei. “Da questa parte.”
“Lindi” esclamò. “Fermati per gli Dei.”
Trovò Lindisa in attesa oltre una svolta. Aveva il fiatone. “C’è mancato poco.”
“Che stai facendo? Hanno bisogno di noi.”
Lindisa indicò la direzione opposta. “Lasciali perdere. È la nostra occasione per scappare.”
“Di che cosa parli?”
“L’idea di quella Joane era buona. Usiamo un diversivo per scappare. Sono loro il nostro diversivo.”
“Vuoi abbandonarli?”
“Tu vuoi restare e combattere per loro.?”
“Stanno combattendo anche per noi.”
“Quando tutto sarà finito, vendicheremo il loro sacrificio. Torneremo qui con nuove forze e distruggeremo quei dannati ragni.”
“Distruggiamoli adesso.”
“Moriremo se torniamo indietro.”
“Moriranno tutti se non lo facciamo.”
“E con questo? Fino a due giorni fa nemmeno li conoscevi.”
“Li conosco ora. E sono venuti qui per aiutarmi.”
Lindisa scosse la testa. “Possibile che tu sia così illuso Gal? Tutto questo non ti ha insegnato niente? Sono venuti qui per il potere del nodo, non certo per salvare te o me. A loro non importa niente di noi due. Non devi niente a quella gente.”
Galef guardò alle sue spalle. Il fragore degli incantesimi e il tik tik tik delle mandibole si mescolavano tra loro. Aveva ancora davanti agli occhi l’immagine della strega rossa che veniva trascinata via dai ragni e di Joane che si lanciava in suo soccorso.
Sono loro i pazzi o lo siamo noi? Si chiese.
Si voltò verso Lindisa, ancora in attesa. “Credo di aver sacrificato abbastanza persone per la nostra impresa.”
“Galef” iniziò a dire lei.
Lui le fece cenno di tacere. “Ascoltami per una volta. Ho abbandonato tutto. Ho rinunciato a un regno pur di seguirti. Penso che sia sufficiente per dimostrarti che ti amo e mi fido di te.”
“Non l’ho mai messo in dubbio” disse lei con voce rotta.
“Allora capirai se voglio tornare indietro e aiutarli.”
“Lo vorrei anche io ma…”
“Ricordi che cosa abbiamo giurato di fare, Lindi?”
Lei annuì.
“Dimmelo” la esortò.
“Mettere fine alla guerra.”
“Continua.”
Lei deglutì a vuoto. “E alle ingiustizie.”
“Non è stato mai solo per noi, per un fine personale, ma per aiutare quelli che ne avevano bisogno. È questo che ci siamo sempre detti, anche quando sapevamo che stavamo disertando per diventare dei rinnegati. È così?”
Lei annuì.
“Che cosa è cambiato da allora?”
“Niente” rispose Lindisa. “E tutto.”
“Tu vai” la esortò. “Prosegui per la tua strada.”
“Senza di te? Mi sentirei perduta.”
Galef cercò di sorriderle. “Tu sai esattamente che cosa vuoi ottenere, Lindi. Io ti raggiungerò, ovunque andrai. Ma devo fare questa cosa. Cerca di capirmi.”
“È per quello che è accaduto a Valonde? Tu non sei responsabile.”
“Se non fossi andato via…”
Lei lo afferrò per la tunica e lo attirò a sé, baciandolo. Quando le loro labbra si separarono, Galef sentì il sale delle lacrime. Non sapeva dire se erano le sue o quelle di Lindisa.
“Se tu rimani, lo farò anche io.”
Galef le sorrise. “Questa è la Lindisa che conosco.”
 
Il portone di metallo era spalancato. Centinaia di ragni giacevano a terra, sventrati dai dardi magici o carbonizzati dal fuoco. Galef li oltrepassò guardando se sotto quei resti ci fossero i corpi dei suoi compagni.
Compagni, si disse. Era da tempo che non pensava a qualcuno come compagno. Qualcuno che non fosse Lindisa.
Lei era dietro di lui e si guardava attorno con sguardo accigliato. “Li hanno portati via?”
“Joane e Bardhian non si sarebbero fatti catturare” disse sicuro di sé.
Trovarono i due qualche centinaio di passi più avanti. Con loro c’era anche Akil e Caldar la guida. L’altro erudito non c’era.
“Ce ne avete messo del tempo” disse Joane accogliendoli con espressione ostile. “Iniziavo a temere che ne aveste approfittato per fuggire.”
“Dove sono andati i ragni?” chiese. Si aspettava di trovarne migliaia, non certo quello spettacolo.
Joane indicò la luce che si intravedeva alla fine del condotto. “Sono andati da quella parte. Bardhian e io li abbiamo messi in fuga. Non certo grazie al vostro aiuto.”
“Ne discuteremo dopo” disse Galef cercando di concentrarsi su quello che dovevano fare.
“Dobbiamo parlarne adesso, principe di Valonde” rispose Joane.
Lui la fissò accigliato.
“Devo sapere se posso fidarmi di voi due.”
“Siamo qui” disse Lindisa. “Dicci cosa dobbiamo fare e lo faremo.”
“Io propongo di andare via” disse Caldar.
“Non ce ne andremo senza la strega rossa” disse Joane. “E l’erudito, anche se lo lascerei volentieri qui sotto a marcire con quelle bestiacce.”
“Sibyl sarà morta” disse Caldar. “Non ha senso cercarla.”
“Non ho chiesto il tuo parere” replicò Joane.
“Nemmeno io” fece Bardhian. “Non abbandonerò Sibyl.” Si diresse verso la luce in fondo al condotto. “Se voi non volete venire restate pure qui al sicuro.”
Joane lo raggiunse e i due iniziarono a parlare tra di loro. Da quella distanza Galef non riuscì a sentire quello che si dicevano, ma vide Bardhian agitarsi e Joane scuotere la testa. Poi entrambi sembrarono trovare un accordo e tornarono indietro.
“Ecco che cosa faremo” disse Joane.
“Non dovremo prima discuterne?” chiese Caldar.
“Discuteremo dopo” tagliò corto Joane. “I ragni si sono rifugiai nelle loro tane. Andremo a stanarli lì dentro.”
“Non mi sembra una buona idea” disse Caldar.
“Non lo è” ammise Joane. “È pessima. Da buttare, direi, ma è l’unica cosa che possiamo fare.”
“Sono d’accordo con Joane” disse Galef. “Sono già stato nella loro tana, la prima volta che sono stato qui.”
“Che cosa hai visto?”
“I ragni non sono aggressivi quando si trovano nei loro condotti” spiegò Galef. “Passano la maggior parte del tempo a mangiare. E nutrire il ragno supremo.”
“È lui che dobbiamo colpire” disse Joane. “Ce ne occuperemo Bardhian e io. Tu e Caldar cercate la strega rossa.”
“Le gallerie sono enormi” si lamentò Galef. “Non la troveremo mai.”
“Fate quello che potete.”
“Penso che sarei più utile al vostro fianco” disse.
“Andrò io con Caldar” si offrì Lindisa.
Galef non la contraddisse.
“Allora andranno Caldar e Lindisa. E Akil.” Joane guardò l’erudito. “Darai una mano nella ricerca. Un uomo della tua intelligenza sarà molto utile.”
“Farò quello che posso” disse l’erudito con modestia. “Ma posso darti un consiglio?”
“Ti ascolto.”
“Non sottovalutate il ragno supremo. Non fate l’errore di considerarlo solo un animale. I ragni sembrano bene organizzati.”
“Non lo sottovaluteremo” lo rassicurò Joane. “Direi di andare.”
Si avviarono insieme verso la fine del condotto, dove la galleria si allargava diventando una grotta dal soffitto alto e frastagliato di rocce grigie e nere.
Evocarono le lumosfere per guardarsi attorno. Piccoli ragni sgattaiolarono verso le entrate dei corridoi che si diramavano in ogni direzione.
La maggior parte era diretta verso un’apertura che consentiva il passaggio di un paio di persone adulte affiancate.
“Da quella parte” disse Joane.
“Perché lì e non altrove?” le chiese Lindisa.
“È da lì che i ragni escono ed entrano.”
Galef era d’accordo ma non lo disse per non urtare la sensibilità di Lindisa. Un centinaio di passi dopo il condotto si divideva.
“Voi cercate Sibyl e noi il ragno supremo” disse Joane scegliendo il passaggio a sinistra.
Caldar e Akil andarono a destra. Galef fermò Lindisa. “Non mi piace dividerci.”
“Potevamo essere al sicuro” disse lei con tono di rimprovero. “Ma tu hai voluto tornare indietro.”
“Non ci separiamo con astio.”
Lei sorrise. “Cerco solo di non stare in pensiero per te. Non è la prima volta che ci separiamo. Andrà tutto bene.”
“Se le cose si mettono male, scappa.”
“Se le cose si metteranno male per noi, si metteranno peggio per voi. Andate ad affrontare il ragno supremo.” Guardò Joane. “Ti fidi di quella donna?”
“È una rinnegata.”
“Lo siamo anche noi.”
Caldar si chiarì la gola.
Lindisa si separò da lui e seguì la guida nel condotto. Galef la osservò finché la luce delle loro lumosfere non sparì. Si voltò verso Joane e Bardhian che si erano già avviati.
I ragni trasportatori apparvero dopo un paio di svolte. Come aveva detto a Joane, seguivano un’unica direzione.
“Che vi dicevo?” disse indicandoli. “Sono loro.”
I ragni camminavano sulle loro zampe, ignorandoli. Quando se li trovavano davanti aggiravano l’ostacolo e proseguivano.
Se un ragno moriva, quelli dietro prendevano il suo carico e persino il suo corpo, che veniva fatto a pezzi e trasportato assieme al resto.
“Mangiano i loro compagni morti” disse Bardhian disgustato.
“Non buttano via niente” disse Joane. “Sono efficienti. Mi piacciono.”
Galef decise di ignorarla. Quella donna era odiosa, mentre il principe di Malinor sembrava una brava persona. Parlava a tutti con educazione e non alzava mai la voce., anche se a volte traspariva una certa arroganza dalle sue parole.
Lo ha addestrato Bryce, si disse. Non è strano che sia diventato così.
Il ricordo della sorella gli alleviò il percorso, fatto di infinite svolte e corridoio dritti e tutti uguali. Senza il flusso dei ragni che si muovevano nel condotto, non avrebbero mai trovato la strada.
“Mi chiedo cosa accadrebbe se provassimo a seguire il flusso al contrario” disse Bardhian.
Joane si fermò di colpo. “Che cosa hai detto? Ripetilo.”
Bardhian la guardò stupito. “Ho solo detto che mi chiedevo cosa succederebbe se andassimo nella direzione opposta ai ragni.”
Joane si colpì la fronte col palmo della mano. “Ma certo” esclamò. “Come ho fatto a non pesarci prima?”
“Pensare a cosa?” domandò Galef. “È grave?”
“Niente affatto” disse lei. “Rifletteteci. I ragni trasportano il cibo verso un unico punto, ma lo prendono da diverse zone. Basterebbe procedere a ritroso per trovare i condotti dove raccolgono il cibo. Che stupida che sono stata. Spero che Caldar se ne renda conto da solo.”
Bardhian si accigliò. “Non riesco a seguirti.”
Joane sbuffò. “Possibile che tu sia così stupido? Hai preso tutto da tuo padre.”
Bardhian le scoccò un’occhiataccia.
“Non capisci che così facendo, potremmo trovare facilmente il posto dove hanno portato Sibyl?”
Il viso di Bardhian si illuminò. “Ora capisco.” Guardò la parte opposta del condotto. “Se ora tornassimo indietro, potremmo trovare Sibyl.”
“Dobbiamo andare avanti” disse Joane. “Caldar e Lindisa arriveranno anche loro alla stessa conclusione. Non sono stupidi.” Rivolse una lunga occhiata al principe.
“Non sei affatto divertente” si lamentò Bardhian.
Un ruggito echeggiò lungo le pareti di roccia del condotto facendoli sobbalzare. Joane fu la prima a riprendersi e correre verso la fonte del rumore. Dietro di lei Bardhian si muoveva con lunghi balzi ma faticava lo stesso a starle dietro. Galef li perse di vista dopo una svolta ma ritrovò la strada e li raggiunse.
Joane si era fermata all’ingresso del condotto, un foro circolare scavato nella roccia. Quando la raggiunse sembrava sconvolta.
“Che sta facendo quella pazza?” esclamò la donna. “Così si farà ammazzare.”
Galef guardò verso il centro della sala. Era già stato lì pochi giorni prima. Ricordava ancora l’aria umida e pesante che permeava tutto l’ambiente e l’incessante processione di ragni trasportatori che portavano il cibo alla regina.
Anche lei era lì, al centro della sala, circondata da ragni grandi come case che la sorvegliavano e le facevano da scorta.
Dietro di questi, sembrava esserci dell’agitazione. La regina dei ragni emise un ruggito profondo mentre si muoveva avanti e indietro come cercando di calpestare qualcosa.
Vide balenare il lampo di un raggio magico e udì un ruggito più alto degli altri.
In quel momento i ragni giganti cominciarono a voltarsi verso la loro regina e a muoversi nella stessa direzione. Joane corse in avanti e dopo essersi piegata sulle gambe si diede lo slancio necessario per sollevarsi da terra e volare oltre la prima fila di ragni giganti.
Bardhian stava evocando una palla di fuoco.
Galef capì che la battaglia era iniziata.

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