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Autore: BabyLolita    10/12/2019    0 recensioni
Ricordi di un passato ormai lontano. Di come un'amore ormai decaduto, sopravviva ancora ad un presente che, sempre più, ti allontana da ciò che hai amato di più al mondo. Un racconto un po' romanzato un po' reale. Qualcosa che il tempo non sta riuscendo a cancellare in nessun modo...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Estate. Un periodo dell’anno che tutti amano. Il caldo, le giornate che si allungano, i momenti passati con gli amici, il mare… chi non ama l’estate? Non è mai stata la mia stagione, in realtà. Sono più una persona da freddo. Ho sempre amato l’inverno. La neve, la punta del naso congelata, la cioccolata calda con la panna… ho sempre amato l’inverno, fino a quando non ho conosciuto te, che mi hai insegnato ad amare anche l’estate. Quando mi hai portata con te alla tua casa al mare non riuscivo a credere a cosa stesse succedendo davvero. Nessuno mi aveva mai portata al mare. Ricordo la mattina prima della partenza. Ti sento alzare dal letto, con passo lento, per non svegliarmi. Ma come faccio a non svegliarmi quando sento l’amore della mia vita allontanarsi da me? Resto comunque in silenzio. So bene che riuscirai a sorprendermi anche questa volta. I minuti passano e, per quanto brevi possano essere, senza di te mi sembrano interminabili.

Dove sei? Cosa stai facendo?

La voglia di alzarmi e venirti a cercare è forte. La tua assenza mi chiama. Poi, finalmente, ti sento. La porta della stanza si apre, la luce entra timidamente illuminando le tenebre. Tengo gli occhi chiusi, voglio che la tua sorpresa riesca. Voglio vedere quel sorriso illuminare il tuo volto. Apri la finestra e tiri su la serranda, e la giornata illumina tutto quanto. Fingo di svegliarmi, mugugnando di disappunto.

   «Amore, svegliati.»

Mi tiro su a fatica, anche se di fatica non ce n’è. Svegliarsi accanto a te non è mai una fatica. Mi siedo e tu mi sorprendi, ancora, come nessuno aveva mai fatto prima. Ti avvicini a me titubante, temendo di aver fatto un gesto fin troppo tenero per quelli che sono i tuoi standard. Mi appoggi sulle gambe un vassoio con sopra la colazione. Un bicchiere di spremuta d’arancia appena fatta, il caffè caldo con un po’ di latte, un croissant all’albicocca, un bicchiere d’acqua e due biscotti. Rimango sbigottita, nessuno aveva mai fatto questo per me. Ti fisso e noto, al di là della tua solita spavalderia, un briciolo di timore. Ti sorrido, anche se vorrei gridare al mondo quanto ti sto amando in questo momento.

   «Grazie, davvero. È meraviglioso.»

Ed eccolo lì, il tuo sorriso spavaldo che nasconde una dolcezza infinita.

Come poteva una vacanza iniziare meglio di così?

 

Finisco la colazione e partiamo. Passano le ore, ed il viaggio si rivela divertente come sempre. Con te, ogni cosa è sempre divertente. Arriviamo al mare e portiamo le valigie in casa. Mi mostri le stanze e, quando mi mostri quella con il letto matrimoniale, mi dici una frase meravigliosa:

   «Sei la prima ragazza che porto qui. Per la prima volta, questa non sarà solo la mia stanza. Ma sarà la nostra.»

Può un cuore esplodere per la stessa persona più volte, a ripetizione, solo per delle frasi? Oh si, con lui succedeva eccome. Sempre.

Ti guardo, con gli occhi lucidi, e sai che sto per frignare dalla gioia come al mio solito. Allora mi abbracci, e tutto si scioglie di nuovo dentro di me.

   «Come quella volta, ricordi?» Lui si discosta, osservandomi. «Quella volta, a casa tua… quando dormii lì per la prima volta. Mi dicesti che ero la prima ragazza alla quale permettevi di dormire lì dopo la tua ex (e chissà quanti anni erano passati da allora).»

Lui mi sorride. Entrambi, in quel momento di tanto tempo prima, avevamo capito che saremo diventati l’uno la persona dell’altra. Ma, quella volta, non era ancora tempo per rendercene conto come ne eravamo coscienti in quella calda giornata estiva.

   «Usciamo, devo presentarti agli altri.»

-Gli altri-. Ovvero i suoi amici del mare. Ero agitata. Il mare, per lui, era il suo territorio di caccia. Ma, quella volta, nessuna caccia valeva più di me. Io valevo più di qualunque altra donna sulla terra. Conoscere i suoi amici è stato straordinario. Per loro ero una specie di miraggio. “Ma che gli hai fatto? Non aveva mai portato nessuna ragazza qui!”. Lì, per l’ennesima volta, mi resi conto di quanto mi amavi. E di quanto io amavo te. Furono i dieci giorni più radiosi di tutta la mia vita. E sai, di quella vacanza rammento una cosa in particolare. Era l’ultima sera. Ero triste, non volevo andarmene. Ma, purtroppo, ogni vacanza ha una fine. Era tardi, mezzanotte passata. Stavamo tornando a casa in bicicletta, ma tu eri un po’ troppo sbronzo e, su quella bicicletta, non sembravi troppo stabile. Ero molto preoccupata, ma tu mi dicevi che non saresti caduto. Ti osservavo cautamente, pronta a gettarmi a terra per prenderti in caso di necessità. Poi mi trafiggesti al cuore, come mai avevi fatto prima.

   «Sei la ragazza perfetta.»

   «E tu sei ubriaco.»

   «No, dico davvero. Sei perfetta. Ti amo da morire. Sposami. Sposiamoci. Qui, adesso.»

Improvvisamente, la mia bicicletta divenne instabile.

   «SEI UBRIACO!! ANDIAMO A CASA, MUOVITI!!!» gridai improvvisamente.

Probabilmente, la mia faccia era più rossa di quella di un pomodoro maturo. Ero così tanto imbarazzata che non sapevo come guardarti, ma te lo posso assicurare, di tutta la felicità che tu, e solo tu, mi hai regalato, quello resta il momento più felice di tutti. Ancora oggi, quando l’estate ritorna, io ripenso a quella sera. Quando del resto del mondo ce ne infischiavamo. Quando il nostro amore era tutto ciò che ci bastava per sopravvivere. Quando io e te eravamo l’unica cosa importante davvero.

   
 
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