Tornare qui è strano.
È strano esserci senza di te. Aspettare l’autobus senza averti salutato sembra non far parte di me. Lo ricordo ancora, sai? Tu che mi accompagni qui. Mi abbracci forte, dicendomi che non vuoi che me ne vada. Mi dici “ti amo” e te lo garantisco. Nessuno mai mi faceva vibrare quanto lo facevi tu quando mi dicevi quelle parole. E poi, di colpo, torno a quella sera. Era freddo, probabilmente novembre. Mi accompagni qui come sempre. Mi abbracci, mi baci di sfuggita e poi ti allontani. Mentre ti guardo allontanare, sussurro quelle parole che non ti ho sentito dire. “Ti amo”. Ricordo la tua schiena diventare più piccola man mano che ti allontani senza voltarti. La mia testa piena di merda, di parole che non riesco a dirti e di paure che mi divorano. Oggi sono di nuovo qui, e della tua schiena non resta che il ricordo. Ma io guardo ancora in quella direzione, e quel “ti amo” lo ripeto ancora sperando che, ovunque tu sia, ti raggiunga. Ti amo ora come allora. Ti amo ora probabilmente più di prima. Ti amo e lo dico al vento, nella speranza che questo mio calore ti raggiunga. Guardo ancora in quella direzione, sperando di vederti voltare anche se, ormai, nemmeno ci sei più.