Breve storia che comincia con l'aggressione di Andrè nella caserma
dei Soldati della Guardia ma ci riporta indietro nel tempo, diciamo alla
puntata 0 dell'anime.
Preghiera
d'amore
Pochi secondi e i passi di Alain sono echi lontani.
Pochi secondi e mi chinerò su di te, ti solleverò ed asciugherò il tuo sangue.
Pochi secondi ancora ti chiedo, per lasciare che si spenga la fiamma di questo
ricordo, perchè io possa lasciar scivolare dentro di me, piano, la risposta ad
una domanda che, tanti anni fa, non ebbi il coraggio di formulare.
C'è un clima teso in questi giorni a palazzo.
Il Re sta prendendo in considerazione i candidati alla futura carica di
capitano delle Guardie Reali: il mio nome è in quell' elenco, per espressa
volontà di mio padre.
Sa che molte famiglie nobili ambiscono a quella carica per un loro erede e
insiste con gli allenamenti e le esercitazioni perchè io possa uscire
vittoriosa da qualsiasi sfida.
Ma i preparativi non si limitano a questo: un precettore, giunto appositamente
da Versailles, mi illustra tutti i cerimoniali di corte; uno stuolo di sarti ha
già preso le misure per la mia candida divisa; diversi armaioli e
artigiani sottopongono all'attenzione di mio padre i modelli più
raffinati di spade e fioretti e le armi da fuoco più moderne.
Io vivo distaccata da tutto questo. L'unica cosa che ha davvero acceso il mio
entusiasmo è l'arrivo, nelle nostre scuderie, di uno stupendo puledro di razza,
dal nome all'altezza del suo splendore: Caesar!
Tutto il resto mi è indifferente. Ad essere sincera il ruolo di Capitano delle
Guardie Reali neanche mi interessa e dovermelo conquistare in una specie di
torneo per procurare divertimento al sovrano e al suo seguito mi urta ancora di
più: sono stata addestrata a fare il soldato, non il giullare di corte!
Sembri l'unico a cogliere la mia insofferenza , la frustrazione di vivere in
una specie di limbo, senza via d'uscita. E mai come in questo periodo,
approfitti dei momenti di calma per propormi di fare una cavalcata lontano da
palazzo, nei luoghi che ci hanno visto crescere sereni, nei posti che sono solo
nostri.
Siamo appena rientrati dalla nostra ultima scorribanda, quando tua nonna si
precipita nelle scuderie a chiamarti, con aria trafelata.
"Sbrigati, Andrè, con quei cavalli! Monsieur Servigne è già
arrivato!"
"Si, nonna..."
"Non usare quel tono con me! Ti avevo avvisato che sarebbe passato oggi
pomeriggio..."
"Si, nonna..."
Ti sorrido divertita, anche se ignoro la natura di questo tuo speciale
appuntamento, mentre tu mi sembri improvvisamente impensierito.
Quando entriamo a palazzo, io davanti e tu due passi dietro a me, come
sempre, incrociamo una coppia di giovani cameriere e non posso ignorare i loro
ammiccamenti e le risatine che ti rivolgono. Una di loro ti provoca, ma non
riesco a capire le sue parole; noto solamente che le rispondi piccato e ti
dirigi a grandi passi verso le cucine.
Mi dimentico di questo tuo incontro, mi dimentico di chiederti cosa sia
accaduto e chi sia l'uomo che tua nonna ti ha fatto conoscere, fino alla
domenica successiva.
Ci attende il solito allenamento con la spada, ma quando mi dirigo svelta nel
prato dietro al palazzo, trovo mio padre al tuo posto.
Sta scegliendo quale arma utilizzare tra le diverse che ha portato con
sè, mentre io mi guardo attorno, cercando te.
"Non pensavo di esercitarmi con voi, padre. Credevo sareste intervenuto
solo per valutare i miei progressi..."
"Andrè non ci sarà oggi"
"No?" chiedo, assalita da un triste presentimento.
Mio padre mi risponde senza neanche alzare gli occhi, mentre muove fendenti
nell'aria soppesando la spada che ha scelto.
"E' andato con sua nonna e Monsieur Servigne a conoscere sua moglie"
"Sua moglie?"
Non so dove abbia trovato l'aria per pronunciare queste due parole.
"Si, Oscar, la sua futura sposa. E' stata un'idea di Marron. Insiste nel
dire che non si addice che il tuo attendente sia un giovane uomo celibe, visto
che passerete molto tempo insieme, da soli e tu sei...si, insomma... nonostante
l'uniforme, tu sei una donna! E sarai molto in vista, tra poco. Una delle
figure di spicco a Versailles. Non vuole che possano nascere pettegolezzi e
maldicenze sul rapporto tra te ed un tuo servitore. Mi sembra ragionevole,
no?"
"E voi siete d'accordo, padre?"
"Francamente non mi interessa, Oscar. Se Marron ha deciso così per suo
nipote, a me sta bene. Sono altre le cose che mi stanno a cuore"
Resto immobile, mentre mio padre si mette in posizione di attacco.
"Su, forza Oscar ! Non ho tutto il giorno per aspettarti!"
Si, certo. Ha ragione. Sono altre le cose che contano. Sono altre le cose che
mi riguardano.
Devo migliorare sempre più, diventare agile ad evitare gli affondi, veloce a
colpire, precisa nella mira...
E per tutto il giorno riempio la mia mente di tutti i consigli e gli
insegnamenti ricevuti ed il mio tempo a lavorare sodo e ad allenarmi, anche
senza di te. Esco a cavallo e sprono Caesar all'inverosimile, lo incito a
gettarci nel canale, saltiamo ostacoli su ostacoli, finchè al tramonto facciamo
ritorno alle scuderie, entrambi sfiniti.
Noto che il calesse che tu e Nanny avete usato oggi è tornato al suo posto.
Quindi sei rientrato.
Vorrei salire da te e parlarti, chiederti, ma poi ripenso alle parole di mio
padre.
Queste non sono faccende nostre. Mio padre ha ragione.
Mangio poco e di malavoglia e, senza rivederti, mi rititro presto nei miei
appartamenti.
Ma quando cala il buio e il silenzio per tutta la casa, mentre mi rigiro nel
letto senza riuscire a prendere sonno, vengo assalita da un'improvvisa
angoscia. Qualcosa che ho cercato di cancellare e controllare per l'intera
giornata e che ora affiora in tutta la sua forza.
Mi alzo ed esco dalla mia stanza, senza indossare nulla al di fuori della mia
camicia da notte, per venire da te.
Abbasso lentamente la maniglia ed entro in punta dei piedi.
Stai dormendo disteso su un fianco, voltando le spalle alla porta.
Mi avvicino al tuo letto e mi sdraio al tuo fianco, cingendoti con le braccia,
ma benchè mi muova lentamente la mia presenza ti sveglia bruscamente.
"Oscar, Santo Cielo, sei tu?" mormori, mentre mi stringo a te,
impedendoti di alzarti e voltarti.
Annuisco e senti il movimento affermativo della mia fronte premuta sulla tua
schiena. Non riesco a parlare, ho paura che se aprirò bocca comincerò a
piangere.
Mi stringi le mani e mi parli a bassa voce.
"Stai bene? E' successo qualcosa oggi?"
Silenzio.
"Oscar, sai che mia nonna non vuole più che dormiamo insieme,
vero?"
Faccio si con la testa, ma non sciolgo la mia stretta attorno a te.
Ti sento sospirare.
"Va bene, come vuoi. Ma prometti che domani all'alba lascerai questa
stanza, prima che mia nonna tiri giù i santi dal paradiso...Non ho voglia di
cominciare la giornata a colpi di mestolo sulla testa."
Annuisco per la terza volta.
Sento il tuo corpo tornare a distendersi, le tue
mani allentare la presa sulle mie e dopo pochi minuti il tuo respiro diventa
lento e regolare.
Quando sono sicura che ti sia riaddormentato, lascio che tra le lacrime
esca dalle mie labbra, premute contro la stoffa della tua camicia, un'insolita
preghiera.
"Andrè, ti prego, non ti sposare....ti prego, Andrè" *
Non riesco a dirti altro, sono certa che tu non mi abbia
sentito, ma queste poche parole sono sufficienti a placare il mio animo e
a permettermi di scivolare a mia volta nel sonno.
Come promesso, mi alzo alle prime luci dell'alba, mentre ancora riposi accanto
a me, e torno in camera mia, senza che nessuno mi veda.
A fatica ti
ho sorretto e condotto nella camerata, deserta.
Sono tutti radunati nel cortile, a marciare sotto il sole. Il colonnello
D'Agoult sta impartendo loro una punizione per la tua aggressione.
Ti lasci
cadere pesantemente sulla branda ed io, dopo un attimo di esitazione, mi corico
in silenzio accanto a te. Come allora.
Dopo quella notte, non si parlò più del tuo matrimonio.
Nessuno di noi due ne fece mai parola.
Non chiesi
mai a me stessa perchè fossi venuta da te nel cuore della notte; non
cercai mai di scoprire se tu avessi udito le mie parole, se non ti fossi
sposato per me.
Ora ho la
risposta a tutte quelle domande sottaciute.
Mi stringo a te, oggi come allora, perchè siamo sempre gli stessi e nulla è
cambiato.
Perchè so quello che devo fare e nulla può più dividerci.
*Parole testuali come nell'anme, ho solo cambiato il nome