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Autore: D a k o t a    13/12/2019    16 recensioni
Alice è entusiasta di trascorrere il suo primo Natale con FP, ma FP si rivela essere un Grinch / o di Archie e di una barca rossa che non è mai salpata.
"In principio è l’albero di Natale – Alice fa di tutto per convincerlo ad andare a comprarne uno e sceglierlo insieme, e FP alza gli occhi al cielo e sbuffa perché non è davvero possibile che il primo dicembre, dopo la Fattoria, dopo Hal, dopo Penelope, lei stia davvero pensando a come festeggiare bene il Natale, quando il mese è appena iniziato. Non è possibile, è una follia e non importa davvero che Alice lo guardi ancora con quegli occhi grandi e irresistibili con cui lo guardava a diciassette anni."
[“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”]
[ Prima classificata al contest "Let it snow [Holiday contest]" indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cooper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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.About the boat that you built but never got to sail (this time we'll try to smile 'cause we're sick of tears)

 
 

1°dicembre

In principio è l’albero di Natale – Alice fa di tutto per convincerlo ad andare a comprarne uno e sceglierlo insieme, e FP alza gli occhi al cielo e sbuffa perché non è davvero possibile che il primo dicembre, dopo la Fattoria, dopo Hal, dopo Penelope, lei stia davvero pensando a come festeggiare bene il Natale, quando il mese è appena iniziato. Non è possibile, è una follia e non importa davvero che Alice lo guardi ancora con quegli occhi grandi e irresistibili con cui lo guardava a diciassette anni.

(Ora, non è che odi il Natale: non è che sia il Grinch o altro, è solo che non ne ha mai celebrato davvero uno. Quando era piccolo, suo padre era un disastro e sua madre non c’era – davvero, che senso ha il Natale se non lo passi con le persone che ami? - e quando erano piccoli i bambini, beh, non può non constatare con amarezza che quello a non esserci era lui)

“Sai che giorno è oggi?” gli chiede, annuendo con convinzione, per poi stringersi più forte a lui nel letto matrimoniale.

“Alice, devo lavorare” le risponde, borbottando e infilandosi la camicia. “Il Natale non ti interessava così tanto, un tempo”

Alice alza appena le sopracciglia, perché aveva ragione: il Natale non le era mai interessato e quando era adolescente aveva più volte voltato il capo verso i cenoni di Natale, comportandosi lei stessa come un Grinch – ma erano passati anni, davvero tanti anni, dall’ultima volta in cui l’avevano festeggiato davvero, come se tutto fosse normale e come se fossero una famiglia.

“E’ il nostro primo Natale insieme” ribatte lei, prendendogli la mano e sistemandogli il colletto della camicia. “Ed è un sacco di tempo che non lo festeggio davvero”

Lui emette un leggero grugnito, ma negli occhi di Alice c’è sempre quel quid impalpabile che non può fare a meno di farlo sentire come se beh, almeno un Natale festeggiato come si deve glielo dovesse. Il problema è che il Natale è come le altre feste, come i compleanni; non può fare a meno di pensare a come un tempo fosse stato solo un reminder di quanto fosse solo su quello strano Pianeta terra.

“Devo andare” le dice, baciandole teneramente la guancia e accennando un occhiolino. “Siamo nella città del crimine; non si fermerà per Natale”

Alice sorride appena, per poi mettersi le mani sui fianchi e rimproverarlo, perché davvero, ha aspettato così a lungo per una parvenza di normalità, per passare quella festa insieme a lui, Betty, Jelly Bean e persino Jughead.

“Non fare il Grinch” gli urla dietro dalla finestra.“Ne riparleremo”

FP la guarda e sorride appena davanti al cancello, prima di uscire; Riverdale è bianca, coperta di neve e c’è qualcosa nel sorriso di Alice, alla finestra, che gli fa comprendere che sarà un anno diverso - un Natale diverso.

 

(Quel giorno, non può uscire dal lavoro prima, e in fondo uscire in anticipo per scegliere un albero di Natale gli sembra un’assurdità, ma chiama comunque Jughead e gli chiede di accompagnare Alice. Suo figlio non può fare a meno di replicare “Non abbiamo mai fatto un albero di Natale a casa, papà” e il cuore gli si stringe perché, davvero, non è un’accusa quella di Jug e non vuole esserlo, ma FP sa che è giunto già da molto tempo il momento di prendersi le sue responsabilità.

Accompagnala, Jug. E porta Jelly Bean” risponde solamente, e la voce è indurita da una sola punta di senso di colpa. “Quest’anno ne facciamo uno”.

Quella sera, al suo ritorno, la casa sembra vuota, e nel sentire rumori sospetti, non può fare a meno di sfiorare la fondina della pistola - è Riverdale, e quella è pur sempre la casa del Black Hood, no?

Ma poi Jelly Bean compare insieme ad Alice dietro ad un grande abete – che al buio sembra assomigliare pericolosamente al Gargoyle King, ma FP non lo dice perché Penelope è ancora in fuga – ed urla “E’ bellissimo, non trovi, papà?” guardando le lucine accese, e lui non può fare a meno di sorridere. E’ che Jelly Bean ha sempre quell’aria da dura, e sono rari i momenti come quelli: momenti in cui lui la guarda e lei fa quel sorriso e lui si ricorda che, comunque sia, ha solo dodici anni )

 

 

5 dicembre

E’ domenica e sono le sette del mattino, quando una canzone misteriosa irrompe nella quotidianità della loro villetta di Riverdale. FP apre gli occhi di scatto e sente dei passi veloci per le scale e quando si accorge che Alice non è con lui, si precipita in salotto, terrorizzato e -

Vede sua figlia che cerca di spiegare ad Alice perché “Merry Xmas Song” dei Pink Floyd è una canzone natalizia cento volte migliore di quella che lei ha messo nello stereo, il tutto sotto lo sguardo interrogativo di Betty.

“E’ bruttissima” dice sua figlia, con aria sprezzante. “E’ roba da ragazzine sentimentali”

“Non è così male” le risponde Alice, mentre le note di “All I want for Christmas is you” continuano a risuonare per la casa.

FP in un altro momento potrebbe anche trovare l’intero siparietto tenero e pacifico, ma dannazione, sono le sette del mattino ed è il suo giorno libero, che bisogno c’è di mettere su un concerto a quell’ora? E’ assurdo.

“Si può sapere cosa diavolo state facendo?” tuona, muovendosi e premendo il tasto per spegnere lo stereo. “Che roba è questa?”

Alice lo guarda, scuotendo la testa, perché non c’è davvero bisogno di comportarsi così – e non è notte, sono già le sette e mezza del mattino.

“Non c’è bisogno di essere scontrosi” replica lei, riaccendendo lo stereo, ma abbassando il volume. “E’ solo una canzone di Natale”

Lui guarda Alice e poi sua figlia, prima di andarsene borbottando qualcosa su quanto odi il Natale. Può sentire la sua Ally alle spalle dire a Jelly Bean qualcosa come “Non dare retta a tuo padre, tesoro. E’ proprio un Grinch”. Quando FP si gira con aria minacciosa per ammonirla, non fa in tempo a dire nulla che si ritrova davanti al sorriso colpevole della sua bambina.
 

 

8 dicembre

L’otto dicembre Alice mette in mezzo al tavolo apparecchiato una corona d’abete con sopra una candela rossa – nessuno ha idea di cosa sia, FP può vederlo nell’aria interrogativa negli occhi di suo figlio, nello sguardo fra il curioso e l’entusiasta di Jelly Bean e nel sopracciglio sollevato di Betty.

Non c’è nessun motivo per cui debba essere ironico, ma lo è lo stesso.

“Quelle cose non si usano per i funerali, Ally?”

Alice piega la testa e lo guarda con disapprovazione, come se non avesse capito, mentre Betty lancia un’occhiata fra il diffidente e il preoccupato a Jughead, che sembra dire, anzi urlare “Ci siamo di nuovo, vero?E’ quasi come con la fattoria .

“Miscredente” lo ammonisce la donna, per poi sorridere guardando la corona. “E’ una corona dell’avvento. La tradizione vuole che ogni domenica si accenda una candela, fino ad accendere la quinta il giorno di Natale. Non è meraviglioso?”

Nessuno risponde, ma è Betty a guardare FP con un’aria complice, così diversa dall’aria diffidente con cui l’aveva guardato la prima volta che l’aveva visto con sua madre. E’ che – è impossibile non capirla, e FP la capisce – per lei è difficile: è difficile vedere sua madre baciare il padre del suo ragazzo, non troppo lontano dal camino dove il suo di padre aveva tentato di sterminare la sua famiglia.

“Mamma era così anche da giovane?” e FP pensa ad Alice da giovane, sempre al presente, i capelli più lunghi e ribelli e il sorriso più sfrontato, e si chiede a cosa si riferisca.

“Così come?” chiede, posando gli occhi sulla donna che li guarda già con aria minacciosa, a mo’ di “Attenti-a-cosa-dite!”.

“Così ossessiva” risponde Betty, guardandola male e guadagnandosi un indignatissimo “Elizabeth!” di sua madre, ma tutti e cinque non possono fare a meno di scoppiare a ridere.


 

10 dicembre

FP torna dal lavoro e la trova seduta a gambe incrociate sul loro letto matrimoniale, mentre sfoglia depliant di agenzie di viaggio dall’aria esotica. Lei alza appena la testa e sorride, facendogli cenno di avvicinarsi.

“Sarebbe bello affittare una baita in Francia per Natale” gli dice, e lui cerca di tenere un’espressione neutra perché se c’è un’altra cosa che odia del Natale è che non fa altro che ricordare alle persone cosa non possono permettersi in quel momento.

“A me piacerebbe restare nei dintorni, Alice” dice e ha il tono di chi non ammette discussioni, mentre ignora lo sguardo vagamente deluso di Alice.

 

 

15 dicembre

Dieci giorni prima di Natale litigano. La goccia che fa traboccare il vaso sono le luci esterne – torna dal lavoro stanco e Alice gli fa trovare le luci da montare sul tavolo della cucina. Lui sospira, ma posiziona la scala da esterno sull’ingresso principale e cerca di posizionare le luci nel modo in cui desidera, ma lei sembra non essere mai soddisfatta.

“Un po’ più in là, FP” continua a dirgli, non contenta, mentre lui si agita in un equilibrio precario sulla scala. “No, adesso è troppo in là”

Si gira solo un attimo a guardarla, ma perde l’equilibrio e -

“FP, o mio Dio” urla, coprendosi la bocca e andando subito a soccorrerlo. La neve ha attutito la caduta, ma lui non può fare a meno di imprecare e di farsi scappare un “Maledizione”.

“Mi dispiace così tanto” dice, mentre lo aiuta a rialzarsi, ma lui è arrabbiato, anzi ferito, e non vuole sentire ragioni. E’ sempre stato così, anche quando era adolescente: FP si chiude a riccio e sbotta.

“Alice, questa storia del Natale finisce qui” dice fra i denti. “Non tutto può essere necessariamente ricreato, rivissuto”

FP la guarda negli occhi verdi, e ha un’ombra scura a coprirgli il volto, un’inquietudine tutta nuova a indurirgli i lineamenti e che nemmeno gli occhi lucidi di lei riescono ad ammorbidire.

“Stai parlando di noi?” gli chiede in un sussurro, mentre lo aiuta comunque a sedersi su una panchina – perché non importa cosa si dicano, è pur sempre FP. “Se stai parlando di noi, io...”

L’uomo dagli occhi scuri ora la guarda incredulo, perché no, non può pensare una cosa del genere.

“No, Alice” le spiega, e c’è solo una punta di dolcezza a stemperare l’eccessiva durezza della voce. “Voglio che tu sia onesta con me: chi metteva le luci di Natale prima? Con chi andavi a comprare l’albero di Natale?”

Alice abbassa gli occhi, con l’aria colpevole di chi ha capito. Ma non era colpa sua: è che dopo tutto quello che era successo, il Natale era un modo per ristabilire la normalità- e in questa normalità, per rifiutarsi di elaborare, aveva calcato addosso a FP il ruolo di Hal, prima che si rivelasse un mostro.

“Mi dispiace, Alice” gli dice e c’è un’ombra di dolore sola, una sola nel suo sguardo. “Ci ho provato, ma lo sai che non ho mai amato le feste. Non ho intenzione di prestarmi ulteriormente ad una farsa”

 

(Tenta di alzarsi, ma non può fare a meno di emettere un gemito di dolore, che non è assolutamente nulla rispetto a quello che prova quando Alice gli dice che chiamerà Jughead per farlo accompagnare in ospedale e poi se ne va, senza aggiungere altro)


 

20 dicembre

FP odia – odia!- quel tutore alla caviglia e dorme sul divano da cinque giorni ormai – è che Alice non gli ha mai chiesto di andarsene, ma lui ha avuto la sensazione che entrambi necessitassero spazio. Quella mattina la coglie sul fatto mentre appende le calzine e una ghirlanda al camino e lei si gira e -

“Le toglierò, se ti danno fastidio” dice, e lui non può sopportare il modo in cui lo sta guardando – come se l’avesse ferita. E forse l’ha fatto.

“Alice, possiamo parlarne?” dice, mettendosi a sedere sul divano. “Non è ciò che intendevo...”

Lei lo guarda e incrocia le braccia sul petto, prima di andarsene e dirgli freddamente che “Non c’è nulla di cui parlare”.


 

22 dicembre

Suona il citofono, si trascina fino alla porta e quando apre, si trova davanti il migliore amico di suo figlio, Archie. Non può fare a meno di chiedersi come si senta lui, a Natale. Come sia il primo Natale senza suo padre.

“Buongiorno, Mr Jones” gli dice, con quell’educazione e garbo che contraddistingueva Fred, il suo caro vecchio amico Fred, e che ora suo figlio gli sembra aver ereditato.

“Buongiorno, Archie. Devo chiamarti Jughead?” gli chiede. Non conosce Archie così bene e il suo rapporto con l’essere padre e l’essere figlio è sempre stato tumultuoso, complesso, ma può solo immaginare quanto il clima di festa possa intensificare il dolore.

“No, volevo parlare con lei” gli dice, stringendosi le spalle “Sto organizzando una cena benefica in onore di mio padre, per il centro sportivo. A Natale. Mi chiedevo se potesse tenere sotto controllo Hiram. Veronica si occuperà delle decorazioni, della pubblicità, stiamo cercando di raccogliere più fondi possibili...”

Non sa perché si trova a sorridere nel guardare il giovane Andrews. Non sa se è perché è fiero, leale e forte – Fred lo era sempre stato – o perché è comunque il figlio di uno dei suoi più cari amici.

“Puoi stare certo che non permetterò a quel bastardo di rovinare un’iniziativa così lodevole, Archie” dice fra i denti, perché il pensiero di come quell’essere abbia conciato Jughead è ancora troppo vivido nella sua mente. “Se riesco a convincere Alice, verremo anche noi. E’ quello che tuo padre vorrebbe e..”

Si interrompe, come se stesse per dire qualcosa di intimo e personale, e non fosse sicuro di poterne parlare con il giovane. Ma poi lo guarda – Archie ha l’età di suo figlio e ha già sofferto così tanto, ha lo sguardo pulito di Fred e non vi è una singola ragione per cui dovrebbe non regalargli un ricordo.

“Signor Jones? Va tutto bene?” gli chiede, con aria apprensiva.

FP annuisce, come se quella domanda, la leggera preoccupazione che traspare dal tono che usa, avesse reso chiaro cosa fare.

“Hai un momento, Archie?”gli chiede, prendendo dalla bacheca le chiavi del garage. “Vorrei mostrarti una cosa”

Può vedere le sopracciglia del giovane corrugarsi per un attimo, perché è pur sempre Riverdale, ma non esita nemmeno per un secondo a seguirlo – Archie è riuscito davvero a stare in mezzo al dolore, ad una guerra e ad una durezza estrema e uscirne con la stessa purezza che aveva da bambino. A volte non può fare a meno di essere grato che suo figlio abbia un amico così. Come lo era stato Fred.

Quando zoppica fino al garage e apre la serranda, Archie lo aiuta, per poi aspettare, con lo stesso garbo di Fred, che lui gli dia il permesso per entrare.

“Seguimi” gli dice, invitandolo dentro con un gesto. Sul fondo del garage c’è una barca, è dipinta in vernice rossa e solo quando la sfiora e sente la polvere sotto le sue dita realizza quanto tempo sia già passato. Lancia un’occhiata ad Archie, che ha l’aria di chi attende delle risposte.

“Immagino che sarà un Natale diverso” dice infine l’uomo, rompendo l’imbarazzo e il silenzio. Archie lo guarda e per un lungo momento non risponde – è che il ricordo di suo padre che prepara il tacchino, suo padre che da bambino lo prende in braccio per mettere la stella sopra l’albero di Natale, suo padre che spala la neve dal giardino è ancora presente, capite? E fa male, soprattutto sotto le feste.

“La cosa peggiore di avere un padre eccezionale è perderlo” ammette alla fine il giovane dai capelli rossi. “All’inizio non volevo nemmeno mettere l’albero di Natale in palestra. Non mi sembrava giusto. Ma poi ho capito che sarebbe stato sbagliato il contrario. Io stavo soffrendo perché non festeggerò mai più Natale con mio padre… Ma alcuni di quei ragazzini, alla palestra, non hanno mai festeggiato il Natale. Io voglio creare un posto per loro”

Il giovane Andrews non gli dice che spera che questo curi un po’ anche lui. Non glielo dice – è FP che glielo legge negli occhi. Segue una pausa di silenzio- per tutto il tempo che dura FP ha gli occhi su quell’imbarcazione fatta a mano.

“Quando aveva sedici anni, a Natale, tuo padre costruì quest’imbarcazione con il suo, tuo nonno” gli dice infine – e solo dopo aver guardato Archie, coglie la domanda rimasta in sospeso.

“Il mio vecchio mi ha sbattuto fuori di casa quel giorno di Natale” ammette FP, come si ammettono le verità che fanno male. “Non avevo un posto dove andare, tutti erano presi dai festeggiamenti. Faceva freddo. Allora chiamai Fred. Mi rispose semplicemente “Ehy amico, sto costruendo una barca con mio papà, vuoi venire?””

Si interrompe, scrutando Archie, mentre un sorriso non può non incurvargli le labbra al ricordo del tono che Fred aveva usato quella sera. Continua a guardare Archie - si chiede quale universo di idee e di dolore si celi dietro i suoi occhi castani. E poi viene colpito da quel ricordo: Fred. Fred Andrews con il suo berretto calcato sulla testa, che aveva aperto la porta di casa senza fare domande. Senza mai metterlo in imbarazzo. Vi erano stati alti e bassi in quel loro rapporto, ma non poteva fare a meno di ricordare quel Natale in un mix di dolore e affetto.

“L’avete costruita insieme, signor Jones?” gli chiede, avvicinandosi alla barca e sfiorandola con le dita, come se fosse l’unico modo di inventarsi, di immaginare una finta continuazione.

“Insieme è un parolone” risponde, scuotendo la testa. “L’ho solo verniciata. Sai com’era tuo padre. Doveva sempre fare il lavoro più duro. Voglio che l’abbia tu, adesso”

Ed è vero: Archie lo sa, non importava il fatto che Fred fosse il proprietario della Andrews Costructions. Non importava affatto: lui si era sempre sporcato le mani, ugualmente, senza remore. Aveva lavorato fianco a fianco degli stessi operai che l’avevano pianto il giorno del suo funerale – ricorda bene come l’aveva sgridato e messo in punizione quando aveva avuto un atteggiamento irriverente, sbagliato con uno di loro.

“Me lo ricordo. Usciva per andare al lavoro prima di tutti e se ne andava solo quando l’ultimo degli operai se ne era andato” scuote la testa il giovane Andrews, addolcendosi a quel ricordo. “Ma signor Jones, io non posso...”

FP lo interrompe, senza alcuna remora. Non avrebbe accettato un no per risposta.

“E’ quello che tuo padre avrebbe voluto” risponde, alzando una mano, per invitare Archie a fermarsi. “Riverdale è un posto oscuro e questi ultimi tempi sono particolarmente infami. Al diavolo Hiram. Ci saranno momenti in cui avrai bisogno di guardare questa barca e di ricordare che tuo padre era davvero eccezionale come le persone dicono che fosse, e forse di più”

Archie annuisce, sfiorando di nuovo la barca in una delicata carezza. Come se bastasse un tocco eccessivo a sgretolarla sotto le sue dita.

“Grazie, signor Jones” dice semplicemente. “Lo apprezzo molto”

FP annuisce e si avvicina all’uscita del garage, per andarsene. La caviglia, seppur tenuta nella posizione corretta dal tutore, gli fa troppo male e fa davvero troppo freddo.

“E… Archie?” gli chiede infine, conscio di aver dimenticato qualcosa. Il giovane rosso si volta di scatto, tornando a rivolgergli la sua attenzione “Dovresti portarla al lago. Non abbiamo mai avuto l’occasione di farla salpare. Ma fa’ attenzione: se ti succede qualcosa, Fred tornerà a tormentarmi”

Il rumore di passi all’esterno viene coperto dalla neve e dalla risata leggera e a tratti dolorosa del giovane Andrews.

 

(Quella stessa sera, FP prova a tornare in camera sua, quella che condividono. Dopo giorni da separati in casa, Alice è seduta sul letto e ha le gambe incrociate, senza dire nulla, in attesa.

“Alice, oggi Archie è venuto e...” comincia, senza essere sicuro di dove andare a parare.

E’ Alice a fargli un cenno per dirgli di smetterla, Alice a chiudere il suo libro e a guardarlo – a dedicargli la sua attenzione. Solo quando capisce che è il suo modo di dargli il permesso, FP si siede sul suo lato del letto.

“Lo so, FP. Vi ho sentito parlare” gli risponde solamente, per poi avvicinarsi e decidere di approfondire la questione. “Perché non mi hai chiamato, quel Natale?E perché non mi hai detto la ragione per cui il Natale ti spaventava tanto? Avrei capito...”

FP non risponde per un lungo momento. Si tormenta le mani a lungo, prima di esalare un respiro. E’ che quel Natale, quando suo padre l’aveva buttato fuori di casa dopo un litigio, Alice era con la sua famiglia. Ed era felice – beh, doveva pur sempre fare la dura e dar lustro al suo chiodo nero dicendo che odiava il Natale e si stava annoiando a morte, ma non poteva imbrogliare lui; ed FP lo sapeva, lei era felice. E nemmeno per un momento aveva pensato di chiamarla, di rovinare quel momento.

“Non voglio fare questo, Alice. Non più. Non voglio trovare delle scuse”dice poi, fissando il vuoto davanti a sé. C’è solo una punta di dolore a spezzargli la voce. “Ho cinquant’anni. Non posso più farmi scudo con i brutti ricordi per sempre. Non è una scusa per averti letteralmente urlato contro, tirando in mezzo il tuo ex marito serial killer che ha provato a soffocarti”

Alice si avvicina un po’ di più. Era stato un incidente, nulla di più – ed era successo quasi due settimane fa. Certo, l’aveva ferita. E sentirlo parlare di Hal l’aveva davvero ferita, ma sapeva che si era pentito nello stesso momento in cui l’aveva fatto. E stavano pur sempre urlando entrambi, dopotutto.

“Avevi parzialmente ragione su Hal. Ho cercato di ricostruire le cose che facevamo insieme, perché pensavo che, se avessimo fatto così, tutto sarebbe stato più semplice. E normale. Ma non è una scusa per come ti sei comportato, hai ragione” conferma infine, espellendo la parola normale come se fosse tutto ciò a cui attaccarsi. Si avvicina a lui, stringendogli la mano “Non lo è, perché nemmeno tu sai i miei, di brutti ricordi. Questa casa… Avrei voluto bruciarla, volevo andare il più lontano possibile da qui. Sai perché non l’ho fatto?”

FP la guarda e non può fare a meno di sistemarle una ciocca bionda ribelle, di giocarci. E’ che ha desiderato, negli anni, tante volte fare quel gesto – semplicemente sistemarle una ciocca di capelli, dietro l’’orecchio. Ma c’era Hal – ed era un gesto intimo, un gesto che non si poteva permettere.

“No” risponde infine. “Perché?”

Alice gli prende la mano prima di rispondere, prima di dire altro. E’ che lui ha quell’aria colpevole e non può fare a meno di venire in suo soccorso, nel modo in cui lui aveva fatto tante volte con lei.

“Perché tu mi hai chiesto di restare” dice, sincera, alla fine e può sentire FP stringerle più forte la mano. “E io ho pensato che fosse una buona idea. Ho pensato che avremmo potuto creare dei ricordi nuovi in questo posto insieme, che avrebbero potuto sostituire quelli orribili, che sarebbe stato più semplice e….”

Alice si tocca nervosamente il collo, grattando dei segni invisibili che ormai non ci sono più – ed FP non può fare a meno di stringerla a sé, soffocando il senso di colpa.

“Alice, mi dispiace così tanto” le dice, infine, attirandola a sé. Era stato così egoista e non può fare a meno di sentirsi in colpa. “Come posso farmi perdonare?”

Alice si stringe di più a lui, prima di scuotere la testa davanti agli occhi quasi lucidi e al senso di colpa dipinto sul volto dell’uomo.

“Smettendo di fare il Grinch” lo rimbecca lei, nascondendo un sorriso. “E costruendo nuovi ricordi nostri. Cominciando da quella cena di beneficenza”

FP sorride perché è in momenti come questo che si ricorda che è Alice, che è sempre Alice e che la ama ancora come quando aveva diciassette anni)


 

25 dicembre

La cena, FP ne è sicuro, è proprio come l’avrebbe voluta Fred, come l’avrebbe organizzata Fred. Porta con sé Jelly Bean ed Alice – perché Jug è già lì, ovviamente è già lì, come tutti i Serpents; e se è vero che suo figlio è fortunato ad avere il giovane Andrews come amico, sa che vale anche il contrario. Archie sorride e cerca di accogliere tutti e, quando FP gli dice che la serata è bellissima, che quei ragazzini parlano fra di loro, hanno un piatto caldo ed un posto da chiamare casa ed è solo grazie a lui, ammette a bassa voce “Sto solo cercando di renderlo orgoglioso”.

Quando la mezzanotte scatta, tutti si scambiano i regali del Babbo Natale segreto che Archie ha organizzato (“Potete scrivere anche un biglietto. Non tutti fra questi ragazzi possono comprare un regalo”) e Alice si convince che è impossibile che il suo Babbo Natale segreto sia FP, quando lui le porge un pacchetto perché insomma, non ha mai creduto nel destino e lui, mentre sua figlia gioisce per uno skateboard che Alice gli ha regalato, si avvicina ad Alice e -

“Aprilo” le dice, incoraggiandola con un gesto, mentre lei guarda il pacchetto, esitante.

Dentro c’è solo un mazzo di chiavi con un ciondolo e lei lo guarda per un attimo con un’occhiata interrogativa.

“Di cosa si tratta?”

FP sorride appena davanti alla sua espressione perplessa, stupita.

“Una baita, prenotata per Capodanno” dice appena, mentre gli occhi della donna si illuminano, come due smeraldi, tanto che non può fare a meno di abbassare i suoi. “Dovevo farmi perdonare in qualche modo. Non è in Europa, ma in Minnesota, ma ecco spero...”

Non fa in tempo a rispondere che Alice lo abbraccia e lo stringe a sé e -

“E’ incredibile” sussurra, nell’incavo del suo collo. “Come hai fatto ad indovinare?E’ davvero incredibile che, fra tutte le persone, tu sia stato il mio Babbo Natale segreto! Forse è il destino”

FP si stringe le spalle, mentre lei si allontana un attimo solo per rivolgergli uno sguardo carico di affetto.

“Beh, forse sarà la magia del Natale” dice, roteando gli occhi al cielo e guadagnandosi un pugnetto della donna sulla spalla.


 

(FP se la stringe più a sé e fa per protestare, ma poi guarda Archie in lontananza e accenna un occhiolino di intesa – insomma, Alice era felice, no? Quindi che bisogno c’era che lei sapesse che beh, non è che fosse stato proprio un caso il fatto che il suo Babbo Natale segreto fosse proprio lui, no?)


 

 


 

 


NDA.

Well, un buonissimo Natale falice a tutti! 

 

 

 


 
   
 
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