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Autore: Abby_da_Edoras    13/12/2019    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo secondo

 

Now I'm dancing with a broken heart
Ain't no doctor who can make it start
Singing these are the words that I'm never gonna say again
'Cause I've given till I've given up
One more casualty of easy love
Singing these are the words that I'm never gonna say again…

(“These are the words” – James Blunt)

 

Chissà se all’epoca di Cosimo de’ Medici esisteva già il detto Piove sempre sul bagnato? Ad ogni modo fu proprio quello che successe a Firenze in quel periodo. Erano ormai trascorsi più di due mesi dal furibondo litigio di Giovanni con Rinaldo e il ragazzino stava sempre peggio, sebbene non volesse ammetterlo. Dormiva poco, mangiava ancora meno e, per buona misura, si spendeva anima e corpo per appoggiare i Medici alla Signoria, contro gli intrighi di Andrea Pazzi. Era ridotto come uno straccio, ma Cosimo non aveva avuto modo di accorgersene perché anche lui, proprio in quei giorni terribili, stava affrontando un incubo: Marco Bello sembrava aver trovato le prove che accusavano Lorenzo di aver ucciso il loro padre e lui lo aveva fatto rinchiudere nella sua stanza senza nemmeno consentirgli di discolparsi. In fondo al cuore, però, soffriva per ciò che aveva fatto al fratello e quindi non riusciva più a concentrarsi sui propri doveri, che non erano pochi.

E, ovviamente, le disgrazie non vengono mai da sole e quindi le cose peggiorarono ancora!

Qualche mattina dopo, Cosimo e Giovanni arrivarono in ritardo alla riunione della Signoria. Giovanni aveva dormito male quella notte (continuava ad avere incubi che riguardavano tutto ciò che poteva esserci stato tra Rinaldo e sua moglie…), ma anche Cosimo non era stato da meno: aveva deciso di andare a parlare con Lorenzo, ma poi gli era mancato il coraggio e, quando si era coricato, aveva sognato il fratello che avvelenava il padre… dopo di che, non era più riuscito a chiudere occhio. Insomma, l’insonnia la faceva da padrona in quelle notti a Palazzo Medici!

Il risultato di tutto ciò era stato che, appunto, tanto Cosimo quanto Giovanni non erano riusciti ad alzarsi all’ora consueta e per questo erano giunti in ritardo al Palazzo della Signoria.

E la sorpresa che li aspettava era brutta quanto i loro incubi, solo che quella era la realtà…

“Padre, Giovanni, perché siete arrivati in ritardo proprio oggi?” li accolse Piero, agitatissimo, uscendo dal salone. “E’ successa una cosa terribile: Mastro Bredani è stato aggredito e ucciso sulla porta di casa sua la scorsa notte.”

E così era finita, in modo molto poco glorioso, l’avventura del mercante di olio come membro della Signoria…

“Povero Bredani! Si sa già chi è stato?” chiese Cosimo.

“Non credo che ci siano dubbi sul mandante” replicò Piero, “infatti il suo seggio è stato assegnato proprio questa mattina a Messer Andrea Pazzi.”

Tanto Cosimo quanto Giovanni trasecolarono.

“Ma com’è possibile che il Gonfaloniere abbia accettato di dare la sua approvazione alla candidatura di quel serpente là?” reagì il ragazzo, guardando con sincero schifo Pazzi che, tutto tronfio al centro del salone, si godeva le congratulazioni dei suoi fans.

“E’ proprio per questo che dicevo… Padre, Messer Guadagni ha ricevuto una lettera in cui voi dicevate di appoggiare la candidatura di Messer Pazzi” gemette Piero. “Ho cercato di spiegargli che quella lettera era falsa, ma voi non c’eravate e io…”

“Va bene, Piero, non preoccuparti, non è colpa tua” lo tranquillizzò Cosimo. “Il problema è che Pazzi ha raggiunto il suo scopo…”

“Sì, ma a nessuno è venuto in mente quanto sia sospetto che Mastro Bredani sia stato assassinato e subito dopo Pazzi abbia avuto il seggio? Possibile che il Gonfaloniere non abbia fatto due più due?” protestò Giovanni, che poteva anche essere stanco e provato ma, quando si trattava di attaccare Andrea Pazzi, ritrovava tutta la sua energia. “Se non ci ha pensato lui, vado a spiegarglielo io!”

E alle parole avrebbe fatto seguire immediatamente l’azione, se Cosimo non lo avesse afferrato e portato fuori per evitare il peggio! Intanto Pazzi, con il suo corteo di aficionados, stava anche lui uscendo dal Palazzo della Signoria…

Nella piazza antistante il palazzo, ci fu l’incontro al vertice tra quel disgraziato, un disperato Piero de’ Medici, un Cosimo alquanto indignato e un Giovanni che era fuori dalla grazia di Dio al pensiero che il piano di quel bastardo, alla fine, avesse avuto successo!

Andrea Pazzi si avvicinò ai Medici con il sorriso più falso e untuoso che poteva spiaccicarsi in viso.

“Messer Cosimo, Messer Piero, siete venuti a congratularvi con me per la mia vittoria?” domandò, con la più invidiabile faccia da schiaffi dell’intero pianeta.

“Naturalmente, Messer Pazzi, vi facciamo le nostre congratulazioni” rispose Piero, il primo a ritrovare la parola, “e auspichiamo una lunga e fruttuosa collaborazione tra le nostre famiglie.”

“E voi, Messer Cosimo?” insisté Pazzi, talmente tronfio per ciò che aveva ottenuto da rischiare di esagerare.

E come no?

“Io… sì, certo, anch’io vi porgo le mie congratulazioni” mormorò Cosimo, con l’espressione di chi aveva appena pestato qualcosa di disgustoso.

Giovanni lanciava fulmini dagli occhi e il suo volto lasciava trasparire tutto l’odio e la rabbia che provava verso quell’uomo, e ovviamente non poté trattenere quello che pensava.

“Oh, ma anch’io vi faccio le mie congratulazioni, Messer Pazzi” esclamò, con un sorriso maligno. “Devo dire che quel seggio sembra davvero maledetto: Messer Albizzi è stato esiliato ed ha rischiato di cadere in un’imboscata con suo figlio, Mastro Bredani è stato ucciso… Beh, auguro anche a voi di godere pienamente di tutto ciò che quel seggio potrà offrirvi!”

Andrea Pazzi divenne di tutti i colori e avrebbe con gioia accoltellato Giovanni sulla pubblica piazza… ma naturalmente non poteva! Sfoderò un ghigno e ribatté inviperito.

“D’ora in poi non potrai più permetterti tanta insolenza con me” sibilò. “Adesso sono un membro della Signoria e sono intoccabile!”

“Certo… come lo erano Messer Albizzi e Mastro Bredani prima di voi” rincarò Giovanni. “Non vi sembra assai singolare che entrambi abbiano perduto il seggio… e anche di più… in circostanze ancora da chiarire, e che siate stato voi a guadagnarci?”

“Maledetto piccolo bastardo, se non chiudi immediatamente quella boccaccia te la farò chiudere io, denunciandoti al Gonfaloniere in persona!” reagì Pazzi, esasperato.

Cosimo, allora, afferrò il ragazzo e lo allontanò dal suo nemico.

“Perdonatelo, Messer Pazzi, purtroppo questi sono giorni molto difficili per lui” disse, “vi porgo le nostre scuse, adesso sarà meglio che torniamo a palazzo.”

Ci vollero sia Cosimo che Piero per portare via Giovanni, che avrebbe voluto avventarsi alla giugulare di Pazzi, altro che porgere le sue scuse! Si allontanarono da un lato della piazza mentre Andrea Pazzi e i suoi fans se ne andavano dall’altro.

Il caso volle che Rinaldo Albizzi, da lontano e non visto, avesse assistito a tutta la scena. Se da una parte aver perso il seggio alla Signoria per colpa di Pazzi gli bruciava, dall’altra la reazione di Giovanni lo aveva divertito molto… e gli aveva anche fatto capire quanto quel ragazzino tenesse ancora a lui, sebbene facesse di tutto per evitare di vederlo e parlargli.

Si avvicinò al terzetto che stava facendo ritorno a Palazzo Medici.

“Buongiorno, Messeri” esordì. “Dunque alla fine Andrea Pazzi ha ottenuto ciò che voleva, ma né voi né io ne siamo soddisfatti, non è forse così?”

“Buongiorno a te, Rinaldo. Beh, per una volta la pensiamo allo stesso modo, pare. Non è un bene per Firenze che Andrea Pazzi abbia ottenuto quel seggio” rispose Cosimo.

Giovanni ostentò un’espressione oltraggiata e non disse niente.

Cosimo, però, non era uno sciocco e adesso vedeva bene anche il viso sciupato e stanco di Giovanni, così prese la sua decisione.

“Bene, ti lascio parlare con Giovanni, immagino abbiate molte cose da dirvi” disse il Medici, prendendo il figlio Piero sottobraccio. “Io e mio figlio torniamo a Palazzo Medici, dobbiamo pensare a un modo per impedire che Pazzi ci danneggi con la sua elezione.”

Rinaldo non chiedeva di meglio. Prima che Giovanni potesse reagire in qualsiasi modo, lo afferrò e lo portò sotto i portici, accanto alla piazza, in un luogo dove non potevano essere visti né disturbati.

Il ragazzino gli era mancato moltissimo e, per di più, adesso poteva vedere quanto quella lontananza forzata avesse fatto del male anche a lui: Giovanni era pallidissimo, dimagrito, gli occhi cerchiati di nero apparivano immensi sul suo volto.

“Mi fa piacere vederti, Giovanni” esordì l’uomo, avvicinandosi a lui.

“Il piacere non è ricambiato” tagliò corto il ragazzo, che però, sentendo Rinaldo così vicino a lui, non riusciva ad essere scostante come al solito… e questo Albizzi lo sapeva fin troppo bene!

“Tuttavia ho assistito alla scena con Andrea Pazzi e sono lieto di vedere che, nonostante tu sia in collera con me, continui a darti da fare per difendermi” riprese l’uomo. Adesso aveva messo Giovanni con le spalle al muro e si avvicinava a lui sempre di più.

“Certo! Io mi sto impegnando molto per smascherare quel perfido intrigante” ribatté il ragazzo, cercando di sfuggire lo sguardo penetrante di Albizzi. “Ho sempre fatto tutto ciò che potevo per aiutarvi, vi ho perfino salvato la vita… e voi mi avete tradito con quella là che non è nemmeno mai venuta a trovarvi quando eravate in carcere!”

Suo malgrado, a Rinaldo scappò un sorriso intenerito… quelle parole facevano proprio capire quanto Giovanni fosse solo un adolescente innamorato e geloso!

“Non ti ho tradito, ragazzino impertinente” disse, bloccandolo con il suo corpo e accarezzandogli il viso. “E’ vero, ho avuto dei rapporti con mia moglie, ma solo per darle il figlio che desiderava. Te l’ho già detto e ridetto: non mi importa nulla di lei e, anzi, volevo che avesse questo figlio per liberarmi da ogni altra responsabilità verso di lei e poter stare con te. Io ti voglio a Palazzo Albizzi, voglio che tu viva insieme a me come se fossimo sposati.”

Giovanni si sentiva invadere da un calore che non provava più da troppo tempo, ma non voleva cedere, era ancora arrabbiato.

“Non posso più fidarmi di voi, non vi crederò più!” cercò di protestare. “Continuerò a darmi da fare per smascherare Andrea Pazzi per ciò che ha fatto a voi e a vostro figlio, e adesso anche a Mastro Bredani, a quanto pare. Ma non metterò mai più piede nel vostro palazzo!”

“Giovanni, lo so che questa tua ostinazione sta facendo del male anche a te” insisté Rinaldo, stringendo il ragazzino tra le sue forti braccia e impedendogli di muoversi. “Sei pallido, stanco, sembra che non mangi e non dorma da settimane… Nel frattempo, io ho fatto benedire le fedi nuziali dei miei genitori da Papa Eugenio, come ti avevo promesso. Non ti ho mentito, io ti voglio veramente nel mio palazzo, al mio fianco, con l’anello di mia madre al dito. Voglio che tu appartenga a me, per sempre.”

“E Madonna Albizzi cosa ne pensa?”

“A Madonna Albizzi non interessa affatto” sorrise Rinaldo. “Lei voleva un altro figlio e adesso potrà averlo. Non vuole me e io non voglio lei. Sei tu l’unico che conta davvero per me, anche se ci ho messo tanto tempo per comprenderlo.”

Detto ciò, l’uomo si chinò e baciò Giovanni con tutta l’intensità e il desiderio che si era tenuto dentro per settimane. Voleva disperatamente sentire di nuovo quelle labbra morbide, quel corpo giovane e caldo tra le sue braccia, la serenità che provava ogni volta che stava con quel ragazzino. Giovanni avrebbe voluto respingere quel bacio, ma non riuscì a fare niente. Anche lui aveva desiderato con tutto se stesso l’uomo che adesso gli divorava la bocca con passione, non gli sembrava nemmeno vero essere di nuovo tra le sue braccia, si sentiva perdere completamente, le gambe gli tremavano, non aveva più il controllo del proprio corpo. Solo Rinaldo esisteva, e quel bacio infinito…

L’uomo si staccò appena da lui, ma continuò a tenerlo stretto.

“Adesso ti porto a Palazzo Albizzi” mormorò. “Quello è il tuo posto. Per fortuna Ormanno è da sua madre in campagna, in questi giorni, insieme alla sua sposa… è meglio che tua sorella non ti veda in queste condizioni, si preoccuperebbe per la tua salute. Ma adesso starai meglio, staremo insieme e tu ti riprenderai completamente.”

Giovanni non riusciva più nemmeno a ragionare lucidamente, era confuso e travolto. Si lasciò portare a Palazzo Albizzi e, senza sapere come, si ritrovò nella camera di Rinaldo, nel suo letto, l’uomo sopra di lui che non si stancava di baciarlo e accarezzarlo. Si perse totalmente nei suoi baci, nel contatto con il suo corpo; e quando, finalmente, si fusero assieme, Giovanni si sentì prima andare in mille pezzi, polverizzare e sciogliere tutta la rabbia che aveva accumulato in quei mesi e poi… e poi sentì che la sua anima e il suo corpo si ritrovavano, era di nuovo se stesso, era completo. Tra le braccia di Rinaldo, abbandonato totalmente a lui, alla sua passione intensa e ardente, il ragazzino dimenticava tutte le sofferenze e si sentiva nuovamente a casa.

Certo i problemi non erano finiti lì. C’era ancora da fermare Andrea Pazzi, da provare l’innocenza di Lorenzo e riconciliarlo con Cosimo. Ci sarebbero state ancora lotte e battaglie e anche incomprensioni e litigi tra lui e Rinaldo… ma in quel momento erano insieme, spazio e tempo non esistevano più.

Il resto poteva aspettare.

Fine capitolo secondo

 

 

 

 

 

 

   
 
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