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Autore: Sabriel Schermann    13/12/2019    8 recensioni
Era il primo Natale che festeggiavamo insieme, da quando mi aveva accolto nel suo confortevole appartamento; doveva essere passato almeno un anno da quando ci eravamo incontrati l’ultima volta.
Le presi il viso tra le mani, poggiandolo su una spalla.
«Promettimi che nessuno ci separerà, Rickard».
[Storia classificata al settimo posto al contest "Cos'è, una specie di magia?" indetto da Iamamorgenstern sul forum di EFP]
[Storia partecipante alla challenge "Infinity Prompt Challenge" indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP]
[Storia classificata al quarto posto al contest "La Cena della Vigilia" indetto da Asia Dreamcatcher sul forum di EFP]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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When We Were Young

 

 

 

 

 

 

 

 

«La prima volta che lo incontrai fu sulla pista di pattinaggio.
I pattinatori di velocità si allenavano sempre prima di noi e raramente il ghiaccio veniva ripulito dopo.
Ammetto che all’inizio li detestavo tutti» affermò Sindy, tirando fuori una pallina di vetro da una piccola scatola decorata.
La osservai di sottecchi, addobbando l’abete con le decorazioni che avevo in mano.
Era il primo Natale che festeggiavamo insieme, da quando mi aveva accolto nel suo confortevole appartamento di Rotterdam.
Doveva essere passato almeno un anno da quando ci eravamo incontrati l’ultima volta ma, quando ci rivedemmo, non sembrarono essere passati più di due giorni.
Nonostante tutto ciò di cui era stata privata nel corso della propria esistenza, Sindy era sempre stata una persona estremamente altruista e generosa.
E prima ancora che io stesso ne potessi divenire consapevole, lei era pronta a offrirmi il suo aiuto.
«In ogni caso la prima volta che avete parlato è stato al mio compleanno» la corressi con un sorriso, aggiungendo un’altra pallina allo stesso ramo.
Lo vidi inclinarsi un poco verso il basso, ma non me ne curai.
«Ma la prima vera volta che lo vidi ero ancora una ragazzina» ribatté, armeggiando con qualche statuina del presepe.
«Lo riconobbi non appena mi fece vedere qualche foto di quando era bambino» continuò.
Conoscevo bene la storia di Sindy e Martin: in fondo ne ero stato testimone dagli albori all’epilogo.
Tuttavia, molti dettagli non mi erano chiari: ad esempio, il motivo per cui la loro relazione era improvvisamente stata interrotta, che fu dopotutto la stessa ragione per cui Sindy si trasferì lontano dalla città in cui era cresciuta, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente.
Mi volsi per afferrare altre palline inargentate.
«Ammetti che ti è sempre piaciuto?» azzardai con un sorriso ammiccante.
Sapevo che Sindy aveva un debole per i giovani dai capelli chiari, ma non avevo dubbi su quale sarebbe stata la risposta.
La vidi voltarsi verso di me con uno scatto, facendo scivolare una statuina posizionata proprio di fronte al rifugio della natività.
«Ovvio!» quasi gridò.
Ero certo che avrebbe negato, invece riusciva sempre a sorprendermi, in qualche strana maniera.
«Toccare i suoi capelli era qualcosa di sublime» puntualizzò, soccorrendo la statua ribaltata, poggiandola nuovamente al proprio posto.
Sorrisi: «Lo so bene» asserii, alludendo alla frequenza con cui usava scarmigliare la mia chioma.
«Ammetti di avere una genuina ossessione per i capelli!» la provocai.
«Sì, ma solo per quelli chiari».
«Bugiarda!» gridai, sistemando le ultime sfere argentee sui rami più alti.
Adoravo il modesto albero di Natale che i miei genitori mi avevano gentilmente concesso di portare via di casa: ogni volta che mi soffermavo a osservarlo, tornavo bambino.
Scartare i regali, divertirmi con i miei fratelli e i cugini, festeggiare l’arrivo di San Nicola¹ insieme era sempre stato magico.
Lanciai un’occhiata furtiva alla ragazza accovacciata dinanzi a me, pensando che lei non aveva mai vissuto questa gioia; forse, per una volta, avrei potuto organizzare un Natale speciale solo per lei.
In onore di tutto ciò che non aveva avuto occasione di vivere.
«Come andò a finire poi quel viaggio?» le chiesi.
«Intendi quello in cui mi dicesti che sapevi pattinare e non era vero?» mi guardò in viso.
Annuii, ridendo di gusto.
Si trattava dell’unico viaggio che avevamo compiuto insieme, il giorno di Capodanno di molti anni prima.
Nonostante tornai a casa prima di loro, non seppi mai che cosa successe in quei giorni passati in solitudine.
Sindy si tirò in piedi, afferrando l’ennesima scatola in cui avevo infilato alla rinfusa gli addobbi natalizi.
«Aspetta!» la fermai, «non è ancora tempo di porre Gesù bambino nella stalla» la ripresi.
Lei si volse nella mia direzione, chiaramente stupita.
«E dove me la dovrei mettere questa statuina?» rise.
«Gesù è nato il 25 dicembre, bisogna metterlo quello stesso giorno» la informai, osservando la piccola statua che teneva poggiata sul palmo di una mano.
«Rickard, mi stai chiedendo di nascondere quest’affare?» borbottò, per poi gettarlo nello stesso involucro da cui l’aveva sfilato.
Risi di gusto, aprendo un nuovo cofanetto pieno di palline colorate.
«Questi addobbi sembrano non finire mai» mormorai.
Dopo qualche minuto di quiete, Sindy ruppe nuovamente il silenzio.
«Lui è quel genere di persona che ti ubriaca con la sua presenza» mormorò stancamente.
«Quando ero con lui, all’improvviso i contorni del mondo si cancellavano e i colori iniziavano a girare tutti insieme» continuò, tentando di posizionare un albero colorato dinanzi le montagne di carta; dopo qualche tentativo, la vidi accantonarlo, dedicandosi ad altre decorazioni.
«Fu così per i primi mesi.
Pensavo di aver trovato qualcuno disposto ad accettarmi incondizionatamente.
Poi…».
Si arrestò di colpo; nessuno fiatò fino a quando non finimmo di addobbare completamente l’abitazione.
Era giunto il momento di avvolgere le luci.
«Sei sicuro che non ci fulminiamo con questi stramaledetti fili?» la sentii borbottare alle mie spalle.
Risi nuovamente, osservandola porre un mazzetto di erbe aromatiche sopra la capanna del presepe.
«Da dove l’hai tirata fuori quella roba? Odio questo profumo!
Mi fa prudere il naso» bofonchiai prima di esordire in un magistrale starnuto.
Un ghigno provocante si dipinse sul volto della giovane di fronte a me: ormai conosceva bene ogni mia allergia.
Tentando di distrarmi da quel terribile odore, cominciai a roteare intorno al piccolo abete, poggiando i fili neri sui rami finti e rigogliosi.
Mi ricordavo con precisione la gran luce che proveniva dall’albero acceso della mia modesta casa di Amsterdam: i miei fratelli si divertivano spesso a terrorizzarmi nella penombra.
Sbirciai fuori dalla finestra: la sera stava ormai calando sulla città.
«Grazie, Rickard» sentii d’improvviso una voce sussurrare alle mie spalle.
Mi volsi, notando che Sindy era accovacciata sul sofà; d’istinto, abbandonai le luci e la imitai, accoccolandomi al suo fianco.
«Per tutto questo» aggiunse, stringendo una mia mano tra le sue.
«Significa molto per me».
Prese a sfiorarsi le labbra con l’indice, come faceva sempre quando nella sua testa esplodevano in tempesta milioni di pensieri.
«Tu sei molto più grande del mondo che ho costruito.
Sei più di qualsiasi sensazione io possa aver provato».
Poi mi guardò dritto in viso. Poche volte avevo visto i suoi occhi splendere così intensamente.
«Ho l’impressione di non riuscire affatto a esprimere ciò che provo.
Vorrei dirti che ti amo, vorrei che sapessi che ti voglio bene, ma mi pare tutto troppo poco intenso».
Nei suoi occhi c’era qualcosa di più di qualsiasi sensazione possa esistere nell’universo.
«Esiste un sentimento così forte da non poter essere chiamato in alcun nome?» mormorò.
Dalla strada, i rumori erano molteplici: un vociare feroce si propagava da sotto la finestra, le sirene di un’ambulanza inondavano prepotenti le vie della città.
Sentire tali parole fluire dalla bocca di Sindy era così raro, che rimasi paralizzato per qualche istante, osservando quella chioma corvina incorniciare il suo armonioso viso di bambina.
Aveva deciso di rivelare il suo io più profondo, e non potevo che accoglierlo di buon grado.
Le presi il viso tra le mani, poggiandolo su una spalla.
«Non so che cosa provassi per Martin» ammise.
«Non so neanche dirti se lo amassi davvero.
Spero solo che lui sia felice ora».
Martin aveva dedicato la sua precoce esistenza al pattinaggio di velocità.
Si allenava quotidianamente per ore e riusciva anche a trovare il tempo di studiare alla facoltà di Medicina e Chirurgia.
Quello che un tempo era stato il mio migliore amico, era una persona forte e determinata, ma anche un individuo pieno di difetti, probabilmente più di quanto lui stesso credeva.
«Sono un’anima libera, e tu lo sai meglio di chiunque altro».
Fu un soffio, ma lo sentii chiaramente.
Mi accorsi che Sindy stava tremando.
Forse non era vero che non lo aveva amato. Forse lo aveva desiderato molto, e la delusione era stata tanta quanto l’amore un tempo offerto.
Ma le persone cambiano continuamente: si scoprono, si apprezzano, si detestano e infine, a un determinato stadio della propria esistenza, necessitano di qualcosa di diverso.
E scoprono di stare meglio l’uno senza l’altro.
«Promettimi che nessuno ci separerà, Rickard».
Le sue mani erano gelide, forse tanto quanto il suo cuore.
«Non lo permetterai a nessuno, vero?».
Mi guardò negli occhi e, in un istante, compresi quanto in realtà mi fosse mancata in tutti quegli anni passati lontani.
Vidi gli errori, le scelte, i sentimenti che avevamo entrambi sacrificato per poter divenire chi eravamo.
Lessi le frasi che si era pentita di aver pronunciato, i gesti che non aveva compiuto in tempo.
Potevo avvertire, nel profondo, la voglia di riabbracciare nuovamente quel ragazzo dai capelli dorati che, molto tempo prima, aveva apportato una radicale svolta alla sua vita; la sola occasione di poterlo ringraziare sarebbe forse stata abbastanza.
Ero consapevole che Sindy non avrebbe mai ammesso nulla di tutto ciò: ma io avrei potuto comprendere qualsiasi lemma le sue labbra non mormoravano, dentro ai suoi occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Nei Paesi Bassi e in Belgio, il giorno di San Nicola (Sinterklaas) è considerato addirittura più importante del giorno di Natale: si festeggia la sera del 5 dicembre, in cui si usa riunirsi e scambiarsi doni tra familiari e amici.


   
 
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