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Autore: EnZo89    14/12/2019    3 recensioni
Zootropolis.
La metropoli in cui tutti gli animali,prede e predatori,grandi o piccoli che siano,vivono.
Questo immenso agglomerato urbano,nella sua complessità,ospita numerosi ecosistemi che accolgono numerosissimi abitanti.
E proprio alla causa del suo enorme e sconfinato sviluppo urbano,presenta numerose oppurtunità ed altrettante numerose problematiche...
Testimoni di tutto ciò? Due agenti del ZPD...Nick e Judy.
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disastro accademico - Parte 3
 
Bunny Burrow - Settembre inoltrato - Scuola elementare della contea - Mattino presto
 
Un piccolo assortimento di mammiferi, a bordo di un mezzo dalle fattezze piuttosto particolari, era giunto finalmente a destinazione, all’esterno di un plesso scolastico in un sobborgo di Zootropolis, la famosa Bunny Burrow.
 
Quei quattro mammiferi sarebbero stati protagonisti di una visita senza precedenti ad una scuola elementare della periferia di Zootropolis.
Senza precedenti perché, semplicemente, un gruppo così male assortito non si era mai visto da quelle parti e difficilmente si sarebbe rivisto tanto presto.
 
E quindi era lecito aspettarsi qualunque cosa. Letteralmente.
 
Il viaggio era durato il necessario.
Tenendo conto anche della breve sosta notturna in quel motel di quart’ordine, dove i nostri protagonisti hanno avuto modo, poco probabilmente, di riposarsi adeguatamente come solo di può fare in un motel di quart’ordine, di rifocillarsi con una cucina del posto speziata appena un PO’ per renderla come le fiamme dell’inferno e di “interagire civilmente” col personale della piccola struttura ricettiva, che non si sarebbe dimenticato molto facilmente e molto velocemente la visita di questo branco di scalmanati che ha fatto loro visita.
Soprattutto quel povero cavallo addetto alla reception. Mai si sarebbe aspettato di avere a che fare con un concentrato di pessime maniere e di oscenità che vanno oltre la normale concezione animale.
Tobey, alla luce di quanto successo in quei pochi minuti, avrebbe impiegato  anni per riprendersi da una mole così consistente di imprecazioni ed offese nei suoi confronti.
 
Ad ogni modo, questo quartetto, più unico che raro, composto da tre predatori ed una preda e nello specifico da una volpe rossa,da un fennec, da un ghepardo e da una coniglietta, era finalmente giunto a destinazione.
Una scuola elementare dalla forma tanto bizzarra quanto singolare, ma che, sicuramente, avrebbe fatto al loro caso.
 
Una scuola la cui forma ricordava…una carota gigante, che spiccava nel mezzo del paesaggio rurale di Bunny Burrow.
 
La struttura era imponente, ma sembrava accogliente e non stonava affatto nel contesto che circondava la contea di Bunny Burrow.
E i colori di questo singolare edificio erano davvero “particolari”.
L'intera struttura era di colore arancione, ad eccezione della copertura che era di colore verde.
Insomma...ricordava in tutto e per tutto il tanto apprezzato alimento caro ai leporidi della zona.
Dopotutto, nella contea dei conigli, cosa ci si sarebbe potuto aspettare?
 
Che fantasia, vero?
 
I quattro mammiferi si trovavano nel parcheggio della struttura.  E discutevano piuttosto animatamente a causa del motivo che li aveva condotti fin laggiù.
 
Judy, Nick, Finnick e Clawhauser erano intenti a risolvere quanto prima una questione spinosa e piuttosto fastidiosa.
 
Era giunto il momento di prendere una decisione.
 Era ora di affrontare un bel problema ovvero capire CHI e COME dovesse interloquire con i dirigenti di quella graziosa scuola elementare e spiegare il motivo della loro visita.
 
Ovvero…una bella chiacchierata a cuore aperto con i piccoli della scuola e le loro famiglie in merito a quella “tranquilla vacanza” e a tutto ciò che è successo durante quegli eventi.
 
"Credo che sia meglio che vadano loro due, Finn. Sai...sono una coppietta affiatata e sanno lavorare alla grande in squadra. E poi non vorrei che noi fossimo loro di intralcio per...tu sai cosa" terminò Clawhauser, alludendo chissà a che cosa e rivolgendo uno sguardo piuttosto loquace sia ai due interessati che al fennec.
 
Sia il fennec che la coniglietta rimasero interdetti da quanto appena detto dal paffuto predatore
 
A cosa si starà riferendo stavolta? Pensava perplessa Judy mentre osservava sia Clawhauser che Finnick che si scambiavano questo sguardo di intesa
 
C'entra qualcosa quello che si sono detti durante il viaggio?
 
Pensava pensierosa la piccola agente
 
"Ehi Nick, ma li hai sentiti quei due?" Disse allegramente, stando al gioco
"Benjamin crede che noi due…"
 
Intanto la coniglietta si era voltata in direzione del suo collega dal rosso pelo...non trovandolo
 
E adesso dove cavolo è finito? Perché l’ha fatto di nuovo? Si chiese perplessa mentre si guardava attorno alla ricerca del canide predatore.
 
Non era la prima volta che faceva una cosa del genere...quindi la cosa non la sorprese più di tanto.
L’ultima volta però successe proprio sotto il suo naso e in quell’occasione, a lei andò piuttosto bene.
Il rosso le fece proprio un bel regalo che lei non si sarebbe mai aspettata.
Quella deliziosa torta per il suo compleanno.
 
Ancora assorta nei suoi pensieri e sul motivo per cui il suo amico dalla rossa pelliccia potesse essere sparito ancora una volta, la sua attenzione stavolta fu catturata dal piccolo Finnick che era esploso in una fragorosa risata
 
"Ah ah ah...te l'ha fatta alla grande, guapa!
Adesso tu mas essere muy fortunata per trovarlo quaggiù.
Tu non sai che el nostro amigo Rosso non adora di certo los chicos...e se è per questo, neanche mi!"
"Perché mai?" chiese giustamente Judy, che ignorava questo aspetto del carattere di Nick
"Ah davvero? Sono curioso di sapere Finnick. Dai, racconta!" aggiunse Clawhauser che, nel frattempo, aveva poggiato i suoi arti superiori sul cofano anteriore del furgoncino, poggiando su di essi la sua grossa testa e aspettando la spiegazione di questo fatto curioso.
 
Il fennec, che si sentiva osservato e giustamente chiamato in causa perché aveva “casualmente” messo la pulce nell’orecchio a due soggetti incredibilmente testardi a modo loro decise, infine, di soddisfare la loro curiosità.
"E va bien, guapos...adesso vi spiego tutto" disse con tono vagamente annoiato il fennec, mentre stava per accendere una sigaretta tirata fuori da una delle tasche del suo costume da elefante.
 
Nei minuti che seguirono, il piccoletto dalle grandi orecchie raccontò di un episodio successo in occasione di una visita dalla famiglia Fox da parte sua e del suo compare dalla rossa pelliccia e di come i due giovani Fox, Ash e Kristofferson, avessero indirettamente fatto passare un brutto quarto d'ora proprio a Nick e a Finnick.
Il tutto poco tempo prima dell’inizio di quella famosa vacanza dai risvolti imprevisti.
 
In poche parole, Nick e Finnick, si erano trovati al posto sbagliato nel momento sbagliato.
 
Uno "scherzo", se così si sarebbe potuto definire, che si era concluso con la permanenza in una gabbia metallica appartenente a degli strani mammiferi senza pelliccia e dall'aspetto piuttosto curioso, in cui avevano deciso di tenerli per un po', prima di rilasciarli in libertà con un curioso souvenir in regalo.
 
Insomma...avevano fatto da diversivo alle due giovani volpi che, nel frattempo, avevano sbrigato tutte le loro faccende.
 
"Ed ecco qua cosa ci hanno regalato" terminò Finnick mostrando ai due interlocutori uno strano bracciale che cingeva la sua zampa posteriore destra e che emetteva una strana e piccola luce intermittente
 
"Hai idea a che cosa possa servire quel coso?" Chiese Judy con aria perplessa.
Ma poi la sua attenzione tornò al motivo per cui aveva ascoltato quella breve storiella.
"E soprattutto...che fine ha fatto Nick? Hai idea di dove possa essere finito?"
 
Il piccoletto fece spallucce, a sottolineare che ignorava dove fosse il predatore dalla fulva pelliccia, riprendendo così a fumare la sua sigaretta come se nulla fosse successo.
 
"Wow...non immaginavo che voi due ne avevate già passate così tante" affermò con entusiasmo Clawhauser "Chissà quante altre storie potresti raccontare sul vostro conto…"
 
A questo punto, a Judy venne un'idea che, sul momento le sembrò brillante ma che, teoricamente, avrebbe potuto avere effetti devastanti.
Ma…lei voleva e doveva arrivare a fondo della questione.
Rintracciare il suo amico e collega, trascinarlo dentro l’edificio e togliersi il pensiero una volta e per tutte su quanto successo durante quelle due settimane di vacanze.
 
"Finnick…io lo so che lo sai dove si trova" disse con fermezza la coniglietta
"E se non me lo dici subito, ti costringerò ad avere a che fare con tutti i cuccioli che stanno allegramente girovagando qui fuori…"
"E la cosa dovrebbe preoccuparmi, chica?"
"...dicendo loro che regali dolcetti a tutti quanti" terminò con uno strano sorriso
 
Il piccoletto non si spostò di un solo millimetro, ignorando del tutto la "minaccia" della tenera coniglietta
 
"Oppure... farò in modo che il nostro amico Clawhauser possa scrivere tutte le storie che vuole su me e Nick oppure... su di te, e...la sua adorata Gazelle" terminò nuovamente con un ancor più ampio ed eloquente sorrisetto di sfida nei confronti del fennec, mettendo il suo sguardo all'altezza del piccolo predatore, esattamente come faceva Nick con lei.
 
Al nominare di Gazelle e di Finnick, al paffuto ghepardo si illuminarono gli occhi.
Pare che non aspettasse altro.
 
Non posso crederci...davvero aveva fantasticato anche su quei due? Ma non ha proprio niente di meglio da fare? Si chiese Judy perplessa mentre osservava il maculato predatore andare in estasi al solo pensiero di intraprendere quel percorso narrativo.
 
Davanti a questa "minaccia", il piccolo predatore dalle grandi orecchie mostrò un'espressione di vero panico, facendo addirittura cadere dalle sue fauci quella sigaretta che avrebbe dovuto dargli un'aria da duro.
 
Perché quella reazione davanti ad una "minaccia" del genere? C'era qualcosa di vero in quel bluff? Pensò Judy
 
Osservò per un attimo il paffuto agente prima di tornare a prestare attenzione alla preda dal grigio pelo.
 
"Va bien, guapa. Osservame e te dirò donde es sta el Rosso" affermò con aria rassegnata Finnick.
 
Il piccoletto, a questo punto, sollevò una delle sue zampette anteriori per indicare un punto ben preciso di fronte alla loro posizione.
Judy si mise di fianco al fennec e cominciò a scrutare nella direzione indicata dal piccolo predatore.
Dopo qualche attimo impiegato ad osservare nella direzione indicata, l'attenzione di Judy fu catturata da una piccola folla all'ingresso dell'edificio.
 
"Trovato!" Esclamò lei.
"Adesso vado a prenderlo e vado a parlare col preside. Così ci tireremo fuori una volta e per tutte da questo casino" affermò decisa e risoluta la coniglietta.
 
"E noi cosa facciamo, Judy?" Chiese Clawhauser, ripresosi dalla sua trasferta nel mondo di fantasia che aveva già cominciato a fantasticare.
 
A questo non ci avevo pensato...ma credo che così potrà andare bene affermò a se stessa la piccola agente
 
"Innanzitutto datemi i vostri smartphone. Non vorrei avere altre sorprese al mio ritorno" disse rivolgendosi ai suoi compagni di "sventura"
 
"Perché?!?" Chiederò i due interessati scambiandosi uno sguardo interrogativo
 
"Beh...potete darmi i vostri cellulari senza fare domande oppure…fare da balia a tutti questi piccoli qui in giro" affermò candidamente Judy "A voi la scelta"
 
I due predatori, dopo un altro scambio di sguardi, alla fine, decisero di fare quanto richiesto dalla coniglietta.
Finnick consegnò il suo apparecchio, mostrando un'evidente espressione di stizza.
E lo stesso fece Clawhauser, tentando fino all'ultimo di far desistere Judy da quella richiesta, mostrando tutto il suo repertorio di espressioni da cucciolo che, almeno in teoria, la avrebbero dovuto fare intenerire.
 
In realtà l'unico risultato ottenuto da questa scenata fu un'espressione tra il disgustato e l'arrabbiato da parte del volpide dalla pelliccia color sabbia.
 
"Grazie ragazzi" affermò con dolcezza "sarà una cosa di pochi minuti e ce ne andremo subito via di qui"
 
Neanche a me va tanto a genio tutto questo. Però ci tocca farlo perché… interruppe il suo pensiero scuotendo la sua testolina e, con essa, le sue lunghe orecchie.
 
E mentre pensava a tutto questo, Judy si era già incamminata verso l'ingresso della struttura scolastica
 
Anche se aveva preso gli apparecchi dai suoi due amici, pensò che non sarebbe stato il caso di lasciarli così senza far niente…doveva pur sempre ripagare loro per i due quasi incidenti accaduti nel loro viaggio di andata in quel luogo, no?
E quindi, una volta al centro esatto del cortile del plesso scolastico, si fermò, si voltò verso il folto gruppo di piccoli che erano impegnati nelle loro attività ed esclamò
 
"A TUTTI I CUCCIOLI QUI PRESENTI. A CHIUNQUE RIESCA AD ACCIUFFARE LA CODA AL PICCOLO ELEFANTINO LAGGIÙ E AL PAFFUTO GHEPARDO VINCERÀ UN BELLISSIMO PREMIO"
 
I due osservatori, Finnick e Clawhauser, che avevano appena assistito a questo "tradimento" improvviso da parte di Judy, si sentirono immediatamente osservati e, nello stesso istante in cui tutti i cuccioli, grandi e piccoli, prede o predatori che fossero, prestarono l'attenzione verso loro due, gli si gelò il sangue nelle vene e gli si rizzò la pelliccia sul loro dorso.
 
"Viaaaaaaa!!!!" Esclamarono all'unisono
"Me la pagherai cara, chica! Fosse anche l'ultima cosa che faccio!!! Maliditissima hija de @!#?!*...!!!"
 
Ma no, Finnick...almeno qui potresti trattenerti! Pensò Judy mentre copriva una risatina sul suo piccolo musetto e mentre assisteva alla loro improbabile fuga nel cortile della scuola, mentre quella strana coppia spariva dalla sua vista, con al seguito una folta schiera di cuccioli che rincorrevano quella strana coppia.

Non avreste dovuto disturbarmi alla guida. Che vi serva di lezione! Pensò rincuorando se stessa per quanto aveva appena fatto.
 
Adesso che non avrebbe più dovuto preoccuparsi dei due amici predatori, riprese ad incamminarsi verso l'ingresso dell'edificio.
 
Nel frattempo, volle dare anche un occhiata al cortile della scuola…voleva lasciarsi andare ai suoi ricordi e riviverli per qualche istante.
 
Erano passati molti anni ma tutto era rimasto com'era un tempo.
 
E lei lo sapeva bene, visto che una lunghissima lista di Hopps aveva già frequentato lo stesso istituto.
 
Un grande prato verde, cuccioli di ogni specie e dimensione che scorazzavano a destra e a manca, aree ricreative per tutti sempre strapiene e tanti, tantissimi piccoli che si divertivano con i loro giochi preferiti.
Che fosse la semplice "palla prigioniera" o che fosse il "nascondino".
E con quest'ultimo, a quanto pare, erano sempre i piccoli predatori ad avere la meglio.
Forse per dote naturale o forse per distrazione delle piccole prede...chi lo sa.
 
L'importante è che si potessero divertire in tutta tranquillità.
 
Ad ogni modo, Judy, ormai prossima all’ingresso dell’edificio, era rimasta colpita dal gran numero di cuccioli che stava curiosamente fermo alla base della breve rampa di scale.
Incuriosita da questo strano spettacolo che si era trovata davanti, si avvicinò ad uno dei cuccioli, un leoncino, a cui rivolse la parola
 
“Ciao piccolino. Io sono Judy. Perché state qua fuori?”
Il giovane predatore l’aveva riconosciuta.
Cosa ci faceva la famosa Judy Hopps nella sua scuola?
 
E in men che non si dica, quel piccolino catturò l'attenzione di tutti i suoi amichetti e, in pochi secondi, l'agente coniglio si ritrovò al centro dell'attenzione, roba che sarebbe dovuta essere riservata alla celebrità di turno, insomma al Very Important Mammal di passaggio.
Non pensavo che alla loro età fossero tutti muniti di questi apparecchi pensava Judy che si prestava a questo insolito impegno arrivato inaspettatamente.
Beh...era tanto che non mi divertivo così. Da quella volta in cui andai a disturbare Nick che cercava di farsi quel selfie pensò la coniglietta sorridendo a quel pensiero.
 
Dopo aver soddisfatto il desiderio di molti di quei cuccioli, dopo aver fatto numerose fotografie con loro, tornò a prestare attenzione al piccolo leoncino che avendo capito il motivo del suo arrivo vicino l’ingresso dell’edificio, subito le indicò una strana sagoma a ridosso dell'ingresso dell'edificio stesso, parzialmente nascosta dalla vegetazione che circondava il perimetro dell'edificio stesso.
 
La suddetta sagoma aveva catturato l'attenzione di numerosi cuccioli, incuriositi da questo strano oggetto, questo curioso mammifero che, di tanto in tanto, faceva degli strani suoni che erano sarebbero dovuti servire a zittire gli ignari spettatori di quella sua performance.
 
Shhhh!
 
La coniglietta lo aveva trovato.
E si mise a zampe incrociate e con un sorriso beffardo e divertito stampato sul suo adorabile musetto.
 
"Nick, lo so che sei tu"
 
Silenzio.
 
"Ti si vedono le estremità nere delle tue zampe anteriori, anche se ti sei appiattito al muro e...indossi boxer arancioni a pois bianchi!?" Esclamò perplessa mentre osservava il suo amico e collega, ancora intento a cercare di rimanere goffamente mimetizzato.
 
"E... cos'è questo delicato aroma di mirtilli che sento?" aggiunse la coniglietta nel tentativo di farlo cascare nel suo tranello, sapendo che il suo amico e collega era ghiotto di quei saporiti frutti scuri.
 
Ancora silenzio.
 
D'accordo...quando il gioco si fa duro,i duri iniziano a giocare! 
 
A questo punto, Judy determinata più che mai a “convincere” il suo collega a smetterla di farle perdere tempo in questo modo, prese una bella rincorsa dalla base di quella breve rampa di scale e, una volta raggiunta la cima, spiccò un balzo in direzione della volpe.
E con questo balzo riuscì a beccare giusto l'orecchio destro del suo collega, ancora goffamente nascosto su quella parete colorata, e a trascinarlo giù, tornando con le sue zampe posteriori saldamente a terra.
 
Davanti a quel gesto, ci furono due risultati.
Il primo fu quello di far guaire dal dolore il povero Nick che, nonostante una letterale tirata d'orecchio, non aveva molta voglia di fare tutto questo, di partecipare a questo incontro, nonostante fosse ugualmente “colpevole” e responsabile di quanto successo in vacanza.
Il secondo, inaspettato, fu un esplosione di festa da parte di tutti i piccoli che avevano assistito a quel singolare spettacolo.
 
La coniglietta, con ancora l’orecchio del suo partner fermamente ancorato nella sua zampetta anteriore sinistra, dava ancora le spalle a quel pubblico improvvisato.
Quando si rese conto dell’esultanza che stavano facendo i cuccioli per il suo “gesto eroico”, si voltò e decise di godersi questa sua piccola vittoria.
 
“Allora, piccoli…cosa faccio con questa volpe cattiva?” chiese retoricamente ai piccoli, col suo miglior sorriso
E questi, tutti in coro, le risposero in un modo davvero fortissimo, che la costrinsero addirittura ad abbassare le lunghe e grigie orecchie lungo la schiena, tanto che era alto il rumore prodotto da quel piccolo esercito di cuccioli
 
“PUNIZIONE! PUNIZIONE! PUNIZIONE!”
 
E mentre quella “tenera” coniglietta si stava ancora godendo il suo momento di gloria, la sua attenzione fu catturata dal suo collega, ancora piegato su se stesso ed ancora bloccato col suo orecchio destro nella sua minuta zampa sinistra…con ancora indosso solamente quei  originalissimi boxer a pois.
 
“Ahi…ahi…ahi…Carotina, ti dispiacerebbe lasciarmi l’orecchio e farmi rivestire? Te ne sarei grato…” chiese il canide dalla pelliccia rossa, ancora alla mercè della tenera coniglietta
“Te lo lascerò solamente quando saremo finalmente entrati nella scuola” affermò con decisione Judy “vero, piccoli?” aggiunse chiedendo proprio a quell’inedito pubblico che la stava osservando.
 
E tutti quei cuccioli, davanti a quella situazione tanto assurda quanto divertente, almeno per loro e per la terribilmente tenera coniglietta, risposero affermativamente, accompagnando la coppia di agenti  con un grande applauso mentre si accingevano, finalmente, a varcare la soglia d’ingresso dell’edificio
 
“Signorina Hopps, signorina Hopps!”
 
Era una piccola leoncina stavolta che aveva riconosciuto l’agente coniglio di Zootropolis. E la stessa Judy, prima di superare l’ingresso, rivolse l’attenzione a questa giovane predatrice “Dimmi, piccola”
“Il mio amico mi diceva che il suo amico ha dimenticato questi” disse la leoncina, porgendole quelli che era a tutti gli effetti la divisa della volpe e che lei, dopo qualche attimo, nella perplessità generale, prese in consegna.
“Ma tu come ti chiami, piccolina?” chiese gentilmente la coniglietta alla giovane felina
E mentre la giovane cucciola di leone stava per risponderle, fu interrotta dal suo amichetto, che rivendicava l’idea di aver voluto riportare la divisa all’agente volpe nonché collega dell’agente Hopps.
“E’…è stato un vero piacere esserle di aiuto, signorina Hopps” ammise timidamente il leoncino.
“Grazie,piccolo” terminò la coniglietta accarezzando la piccola testa del giovane felino, facendo arrossare dall’emozione il suo piccolo muso e facendo anche arrabbiare la giovane felina che, nonostante l’idea del suo giovane amico, era stata lei in prima persona a consegnaregli abiti.
“Grazie infinite anche a te, piccola” disse in direzione della giovane predatrice e porgendole un saluto amichevole, sperando di riuscire a calmare le acque tra quei due giovanissimi felini che, nonostante stessero litigando, sembravano molto affiatati.
 
Sono sicura che quei piccoletti, un giorno, faranno qualcosa di buono. Ne sono più che sicura. Pensò la coniglietta, prima di tornare a prestare attenzione al suo collega dalla rossa pelliccia.
 
 
“Nick…! Andiamo!”  affermò con decisione la coniglietta mentre trascinava per l’orecchio il suo collega predatore all’interno dell’edificio.
 
Avevano perso più tempo del dovuto ma, alla fine, ce l’avevano fatta.
Erano dentro.
 
Varcata la soglia e chiuse le porte di ingresso dell’edificio, i due agenti si incamminarono attraverso i corridoi dell’edificio, che ricordavano in tutto e per tutto quelli di tanti altri edifici scolastici.
Corridoi dalle pareti colorati di un grigio chiaro e dotati di una pavimentazione sapientemente abbinata al colore delle pareti, abbastanza larghi per permettere l’adeguata circolazione dei piccoli studenti e per consentire loro il regolare accesso alle varie aulee le quali erano munite di porte vetrate, attraverso cui era possibile lanciare un’occhiata e vedere cosa si stesse facendo al loro interno.
Erano presenti, inoltre, anche i tipici armadietti rossi ai lati, qualche cestino qua e la per raccogliere spazzatura e, ovviamente, gli immancabili bagni divisi tra maschi e femmine.

Solo una volta arrivati all’altezza di questi ultimi locali, Judy decise di lasciare finalmente il padiglione auricolare di Nick.

Solo a quel punto la coniglietta cominciò quindi a richiamare il suo collega, facendo una di quelle strigliate che solo una madre farebbe al suo cucciolo.
“Ma secondo te, è normale che dobbiamo fare una figuraccia del genere qui, dove mi potrebbe riconoscere chiunque, quando siamo venuti apposta per scusarci per quello che…già lo sai. Non farmelo ripetere!” esclamò con una certa stizza Judy, prima di inspirare profondamente e riprendere ad interloquire col suo partner
“Prenditi questa roba e vestiti. SUBITO!” terminò consegnandogli la sua divisa, quasi lanciandogliela contro.
“Ah…cara la mia Carotina” esordì Nick massaggiandosi l’orecchio martoriato fino a qualche attimo prima “Secondo te, per una volta in cui non c’entro assolutamente nulla, dovrei mettermi  nei guai?” chiese retoricamente mostrando un sorriso beffardo dei suoi alla coniglietta.
Poi riprese “Sei davvero convinta che nessuno dei presenti abbia potuto apprezzare un bel fisico come il mio?” terminò con uno sguardo la cui intenzione era quella di prendere in giro in qualche modo la sua amica e collega.
 
E, mentre aspettava una reazione di gelosia o una scenata di qualche tipo da parte di Judy, sistemò tra le sue zampe gli indumenti e, nello stesso momento in cui lei stava per rispondergli a tono, lui le voltò le spalle e le rispose “Lo sapevo che saresti rimasta senza parole, Carotina. Dammi un paio di minuti e andremo in direzione, dal preside. E vediamo di chiudere una volta per tutte questo”
 
La volpe, dunque, aprì la porta del bagno e vi entrò.
 
“Vuoi entrare a goderti lo spettacolo ancora una volta, Carotina?” chiese maliziosamente il rosso predatore una volta sotto l’arco della porta che superò immediatamente senza neanche aspettare una risposta dalla collega.
E appena Nick ebbe varcato la soglia, una Judy stizzita per quella domanda retorica, mentre tamburellarava furiosamente una delle sue zampe posteriori sul pavimento, esplose in una risposta che, almeno teoricamente, sarebbe dovuta essere un richiamo deciso al suo rosso collega
 
“Dannazione Nick, siamo venuti qui per cercare di risolvere questa storia una volta e per tutte e tu cerchi altri modi per metterci nei guai? E che ca…”
 
Mentre inveiva contro la porta del locale, l’attenzione di Judy fu catturata dalla presenza di una giovanissima coniglietta. Dal pelo rosa. E da due grandi occhioni.
Una coniglietta di pelo rosa? E da dove salta fuori? Si chiese perplessa l’agente coniglio, terminando in un modo moralmente accettabile la frase precedentemente iniziata.
 
“…volo. E tu chi sei, piccolina?” chiese dolcemente l’agente nei confronti della leporide dalla rosa pelliccia.
A questo punto, la piccola coniglietta dal pelo rosa, cominciò a squadrare, letteralmente dalla testa ai piedi, l’agente coniglio, prima di proferir parola.
“Uniforme della polizia di Zootropolis, agente tra i 20 ed i 25 anni ed è in compagnia di un agente volpe, anch’egli primo agente della sua specie nel ZPD. Lei è l’agente Judy Hopps, vero?”
Judy rimase allibita dalla capacità di osservazione e di ragionamento della piccola che, ad una prima occhiata, non raggiungeva neanche i dieci anni di età
La piccola coniglietta, poi, davanti l’espressione meravigliata dell’agente, riprese a parlare, con totale disinvoltura, quasi come se tutti i piccoli mammiferi della sua età facessero esattamente quello che aveva appena fatto lei di fronte l’agente.
“Le chiedo scusa, signorina Hopps, non mi sono presentata” si schiarì la voce.
“Il mio nome è Anais Watterson, molto piacere di conoscerla”  terminò estendendo il suo piccolo arto per presentarsi all’agente. Mentre, quest’ultima, con aria ancora un po’ perplessa, stringeva la zampa per corrispondere al saluto della leporide dal pelo rosa.
“Immagino che tu sappia anche perché io ed il mio collega siamo arrivati qui, in questa scuola, vero, Anais?” chiese Judy  senza troppi giri di parole a quella che sembrava essere una tipetta piuttosto sveglia.
“Esattamente” affermò con molta calma “Siete qui perché dovete mitigare l’effetto di alcune vostre clip che sono finite su Internet, attraverso i numerosi social, tra cui Furrbook, Wolfapp, Istrixgram e così via. Ho mancato qualcosa, agente?” terminò la cucciola con un sorriso sornione nei confronti di Judy.
 
Una tipetta in gamba, non c’è che dire
 
“Quindi avrai visto anche tu cosa è successo…” ammise Judy mentre le si arrossava il musetto dalla vergogna
“Già. E’ proprio così” rispose con la stessa calma usata in precedenza.

E mentre la coniglietta dal pelo rosa stava per riprendere parola ancora una volta, nello stesso esatto momento Nick uscì dal bagno con finalmente addosso la sua divisa.
O meglio, una parte di essa. I suoi pantaloni.

“Carotina, andiamo!” affermò deciso mentre dopo aver superato il vano della porta, riprendendo il suo cammino verso la direzione in cui avrebbero dovuto raggiungere l’ufficio del dirigente scolastico, non curandosi se la sua collega lo seguisse o meno.

E il tutto mentre cercava, goffamente, di infilarsi addosso una camicia come se fosse una t-shirt,facendo tutta una serie di movimenti goffi e buffi

“NICK!”
Judy l’aveva chiamato con decisione, quasi urlando, ma non perché lui si fosse avviato senza tenerla in considerazione.
Ma perché la piccola coniglietta, alla vista della folta e morbida coda della volpe, non ci vide più e decide che quella sarebbe dovuta essere sua.
“Ah…!” disse a se stessa Judy alla vista di questa singolare scena
Potrà essere anche molto intelligente, ma è pur sempre una cucciola pensò la poliziotta, nascondendo una risatina dietro le sue zampe
“Carotina, lo so che adori la mia bellissima pelliccia, ma non mi sembra il caso che tu…e tu chi sei?!” chiese la volpe che, nel frattempo, dopo numerosi tentativi, era riuscito ad indossare anche l’altro pezzo della sua divisa.

La volpe era ferma nel mezzo del corridoio di quella scuola ad osservare con la coda dell’occhio, con una certa dose di curiosità e perplessità, quella giovane coniglietta che, a sua insaputa, si era aggrappata alla sua morbida e rossa coda e l’aveva iniziata ad abbracciare amorevolmente, neanche fosse uno di quei pupazzoni da vincere alle fiere di paese.
“E adesso, dimmi” disse Nick piegandosi sulle sue ginocchia mentre puntava il suo muso verso quello della coniglietta dal pelo rosa “cosa dovrei fare con te, piccola e tenera coniglietta?” terminò sorridendo verso la piccola leporide.
“Per una volta che mi succede qualcosa di bello nella mia giovane vita e soprattutto senza la presenza dei miei insopportabili fratelli, deve finire così?” disse Anais che, stringendo ancora più forte la coda del predatore, cominciò a giocarsi tutte le sue carte migliori, per evitare ulteriori rimproveri…a cominciare dalla tipica faccia da cucciolo che solo i cuccioli sanno fare.

Ecco, ti pareva. Nessuno può resistere alla mia bellissima coda pensava la volpe, roteando gli occhi e lasciandosi andare ad un espressione di compassione mentre assisteva a questo curioso spettacolo .

“Non potete lasciarmi qui da sola…sono una piccola coniglietta sola ed abbandonata” esclamò la piccola Anais, ancora fermamente aggrappata alla coda di Nick.
“Finalmente sto in compagnia dei miei due eroi preferiti…Carotina e Mirtillino” terminò la giovane coniglietta dal pelo rosa
Carotina e Mirtillino? Pensarono i due agenti mentre nello stesso momento in cui si scambiarono uno sguardo perplesso davanti a quanto appena detto dalla cucciola.

E dopo pochi secondi, l’attenzione dei due agenti fu catturata da un altro evento che li fece spaventare. E non poco. Dopotutto quello che avevano appena visto i due agenti del ZPD non capitava di certo tutti i giorni…

Un coniglio dalla rosa pelliccia, alto due metri e dal peso approssimativo di circa duecento chili aveva appena sfondato la porta.

Letteralmente.

Era vestito con una camicia bianca a mezze maniche, indossava un cravattino nero e un paio di comodi pantaloni di colore chiaro. E, una volta di fronte ai due agenti, esclamò diritto in faccia a loro due

“Chi ha detto mirtillino? Ho fame. Lo voglio subito!” urlò il grasso e grosso leporide.
“Agente Wilde, agente Hopps…è con immenso dispiacere che vi presento…mio padre” affermò con tono affranto e un po’ di deluso la giovane Anais.
“Agenti?” disse meravigliato, prima di riprendere la parola, ma in maniera più consona alla situazione “Beh…io sono il papà di Anais. Sono Richard Baclay Watterson. Per gli amici, semplicemente Richard” disse stringendo la sua grossa zampa ai due agenti “E adesso, datemi i miei mirtilli!” affermò deciso il grosso coniglio rosa.
“Papà!” esclamò la piccola coniglietta rosa, richiamando così l’attenzione del grosso e grasso leporide “Hai la minima idea di chi ti trovi davanti?” domandò retoricamente Anais

I due agenti, che sapevano di essere infelicemente famosi, prima si scambiarono uno sguardo perplesso, convinti che la piccola avesse già detto al padre chi loro fossero.

Poi terminò la sua domanda retorica con una risposta più unica che rara, che nessuno dei due agenti si sarebbe aspettato.

“Loro due sono Carotina e Mirtillino”

Cosa? Carotina e Mirtillino?! Di nuovo?!? Pensarono meravigliati i due agenti del ZPD mentre si scambiavano tra loro occhiate ancora più perplesse e spaventate delle precedenti.

“Carotina e Mirtillino? Io adoro i mirtilli. Ed anche le carote!” esclamò Richard “Datemi il mio cibo!”

Detto questo, prese di peso Nick, che si sarebbe aspettato di tutto meno che finire tra le grinfie di un affamatissimo coniglio rosa grande quanto un armadio. Quest’ultimo, una volta afferrato il predatore, lo mise a testa in giù e cominciò a scuoterlo per le zampe posteriori, nella speranza che dalle tasche della sua divisa potesse uscire fuori il frutto che, secondo la giovane Anais, avrebbe dovuto rappresentare la volpe stessa in un assurdo universo parallelo dato che, come ben sappiamo, l’agente Wilde è goloso di quei frutti, specie di quelli prodotti dalla famiglia di Judy.

“Voglio i miei mirtilli! Voglio i miei mirtilli! Voglio i miei mirtilli!” ripeteva cadenzando il grosso coniglio rosa, mentre scuoteva energicamente e ritmicamente il canide dalla rossa pelliccia, il quale cercava di tenere in corpo il poco di colazione fatto durante la mattina.

Nello stesso momento, Judy rimaneva perplessa e preoccupata per il suo collega che, in preda alle grinfie di questo enorme leporide, cercava di mantenere la calma. E quindi si rivolse, con un tono piuttosto curioso alla piccola coniglietta dai grandi occhioni

“Dimmi un po’, Anais” chiese Judy “Perché hai tirato in ballo il mio soprannome che solo Nick usa in confidenza? E soprattutto…dove hai tirato fuori quel soprannome?” terminò l’agente coniglio alludendo al suo collega volpe ancora sotto la terribile tortura del gigante
“Beh…mi è sempre piaciuto quel soprannome…” affermò timidamente la piccola leporide mentre Judy ascoltava a zampe conserte, ignorando le richieste di aiuto del suo amico volpide “…e ho pensato che anche a lui servisse un soprannome con cui lei potesse scherzare un po’, non crede?” terminò la piccola ma sveglia leporide in direzione dell’agente
“Già…tutti i torti non ce l’hai, piccola. Sei davvero molto sveglia per la tua età, sai?” affermò Judy, ignorando volutamente il fatto che un soprannome così significa molto altro, oltre che un modo di scherzare tra amici…vero?
D’altro canto, voleva pur sempre ripagare con la stessa moneta la volpe che da un po’ di tempo a questa parte la prendeva affettuosamente in giro con quel nomignolo.
“La ringrazio, agente. E poi… non è mica la prima volta che usate questi soprannomi…”
“CHE COSA?!?” esclamò Judy, richiamando l’attenzione sia della volpe, ancora tenuta a testa in giù per le sue zampe posteriori, che del del grasso coniglio rosa, ancora impegnato a scuotere come un paio di maracas il rosso predatore.

A questo punto, la giovane Anais estrasse frettolosamente il suo smartphone da una delle sue tasche, ci armeggiò qualche istante e mostrò ai suoi tre increduli spettatori un breve spezzone di filmato, con cui dimostrava che ciò che aveva appena finito di dire all’agente coniglio corrispondeva effettivamente al vero
 
“Dobbiamo andare in presidenza…SUBITO!” esclamò Judy in preda all’imbarazzo più totale, mentre cercava di non cedere alla vergogna di quanto appena visto “Richard! Lasci il mio collega, SUBITO!” esclamò inferocita Judy. E nello stesso istante, in grosso coniglio ubbidì all’ordine appena impartito, facendo cadere rovinosamente sul pavimento del corridoio il predatore.
 
E quest’ultimo, dopo aver battuto pesantemente il suo muso sulla dura superfice del pavimento, si rialzò e cominciò a massaggiarsi energicamente la parte del corpo appena traumatizzata.
“Se volete, vi ci accompagno io…giusto per rimediare a quanto fatto” ammise timidamente la piccola coniglietta rosa, passandosi una delle zampe dietro la nuca, segno evidente del suo imbarazzo
“Ahi ahi ahi…d’accordo piccoletta. Però facciamo presto, che ne ho già abbastanza di questo posto”  disse Nick massaggiandosi energicamente il muso “Sappi che adesso ti puoi anche dimenticare la mia bellissima coda, piccoletta” aggiunse la volpe, con l’intento di far sentire in colpa la giovane leporide…non riuscendoci.
“Pazienza, agente Wilde. Ormai l’ho fatto. Possiamo andare” terminò con molta nonchalance Anais mentre si incamminava per il corridoio.
E mentre i due agenti e la giovane coniglietta stavano per riprendere la loro marcia nei corridoi della scuola, furono interrotti da un’esclamazione
“Ma io ho fame. Voglio cibo!” Era Richard che, esattamente come un piccolo cucciolo, si lamentava del fatto che non avesse mangiato
“Papà…ho sentito di un tale che proprio qui fuori col suo furgoncino…” disse maliziosamente Anais

Il grosso coniglio non se lo fece ripetere due volte. Anzi, a dire il vero, neanche una volta, tanto è vero che non afferrò il sarcasmo della frase e si fiondò, letteralmente, attraverso il vano porta da cui era precedentemente entrato, sfondando l’altra parte, ancora miseramente in piedi.

Una volta Richard lontano e chissà dove, i tre mammiferi ripresero il loro cammino, senza nessun’altra interruzione fortunatamente, fino al famoso ufficio del preside

UFFICIO DEL PRESIDE – SIGNOR BROWN

Nick aprì la porta dell’ufficio facendo accomodare le sue accompagnatrici, dopodiché la richiuse. E una volta fatto ciò, si accorse che all’interno della stanza non erano soli.
Vi era un altro mammifero, una giovane daina che, ad occhio, sarebbe potuta essere coetanea di Judy.
Alla vista di questa giovane preda, Nick rimase stranamente colpito. E a sottolineare ciò, il fatto che la volpe, dopo qualche attimo, cominciò a farle domande.

“Signorina, lei ha un’aria conosciuta. Ci siamo già visti da qualche parte?” chiese col suo tipico modo di fare ammaliante l’agente Wilde, mentre si poggiava sul gomito di una delle sue zampe anteriori sulla scrivania dove questa giovane daina stava lavorando.

E proprio quest’ultima, la quale era piuttosto concentrata su alcuni documenti che stava compilando al computer, non si era affatto accorta dell’ingresso dei tre mammiferi. Quando finalmente sollevò lo sguardo e si accorse dei tre soggetti, rivolse loro la parola, partendo proprio dal predatore che si ritrovò davanti

“Oh…salve. Buongiorno e ben arrivati. Posso gentilmente sapere con chi ho il piacere di parlare” chiese la giovane daina alla volpe di fronte a lei

“Ma certamente, dolcezza” disse di proposito Nick, sapendo della facilità con cui la sua collega coniglietta si sarebbe potuta infastidire “Io sono il solo ed unico Nicholas Piberius Wilde. Ma per gli amici, semplicemente Nick” terminò facendo un occhiolino alla giovane, la quale sussultò per un attimo alla vista di quel gesto fatto dalla volpe rossa con i suoi occhi verdi. Poi il predatore riprese “…mentre loro due sono rispettivamente Judith Laverne Hopps, mia partner e amica e la piccolina è…”

“Anais Watterson. Lo so. I suoi fratelli sono frequentatori abituali di questo posto” rispose quasi annoiata la giovane preda

“Ah davvero?” chiese incuriosita Judy che, fino a quel momento, era rimasta ad osservare silenziosamente il suo collega, inserendosi, di fatto, in quella “amichevole chiacchierata” tra il suo collega e la daina.
“E dunque…dicevo…abbiamo il piacere di interloquire con la signorina…?” disse con fare interrogativo l’agente coniglio che, nel frattempo, era letteralmente balzata davanti al muso della daina.
“Magdalene Thompson. Per gli amici Maggie” rispose la daina, ricambiando l’occhiolino alla volpe rossa la quale rimase piacevolmente colpito dal gesto della mammifera. E facendo incacchiare, e non poco, l’agente coniglio, la quale mostrava vistosi segni di gelosia, che non passarono inosservati né a Nick, né ad Anais.

Quest’ultima, come già detto svariate volte, nonostante potesse essere piccola, era anche piuttosto sveglia per la sua età.

Ed un evento del genere avrebbe potuto riutilizzarlo in suo favore in qualche modo.

Ad ogni modo, l’attenzione della piccola coniglietta dal pelo rosa fu richiamata dalla daina che, come tante altre volte, volle avvisare la giovane leporide della presenza dei suoi due fratelli nell’ufficio del preside, evitando quindi lo sguardo carico di rabbia da parte di Judy.

La giovane leporide quindi, dopo essersi passata una zampa sul suo musetto come segno di sconforto e rassegnazione, volle chiedere indicazioni a Maggie per conto dei suoi due fratelli.
“Maggie…cosa hanno combinato stavolta?” chiese consertando le piccole e corte zampette anteriori all’altezza del petto. E mentre la daina stava per rispondere a quella domanda, avendo già sollevato una zampa, quest’ultima fu interrotta dalla stessa coniglietta che le aveva fatto quella domanda “No. Non voglio saperlo. Entrerò io stessa per capire l’entità della cosa e soprattutto per addolcire la “pillola” da far ingoiare a mia madre” disse con fare rassegnato alla segretaria, ancora impegnata ad osservare la piccolina.

“Sapete…mia madre è la mammifera più buona e gentile del mondo. Ma guai a farla arrabbiare. Potrebbe diventare un vero e proprio mostro. E non sto scherzando” affermò seriamente la piccolina nei confronti dei due agenti che, davanti a questa frase, rimasero ancora una volta perplessi, cominciando magari a chiedersi se ci fosse ancora qualcosa di normale in quel singolare edificio, ignorando quindi la risatina nascosta di Maggie che già conosceva tutto il copione di quella situazione.

“Preside Brown, qui fuori c’è la piccola Watterson” affermò Maggie all’interfono
“La faccia entrare Miss Thompson” rispose il signor Brown dall’altra parte
“Ah! Dimenticavo di dirle che con lei ci sono due agenti del ZPD” disse con una sottile linea di malizia la daina all’apparecchio
“Due agenti del ZPD? Ma cosa cappero avete combinato voi due questa volta!?!” esclamò tra rabbia e sconforto il preside “Li faccia entrare tutti e tre” terminò mentre un borbottio confuso veniva trasmesso nella stanza antecedente l’ufficio del preside.

“Anais, li affido a te. Non vorrei mica che i nostri due agenti ospiti qui dentro possano avere una brutta esperienza presso la nostra scuola…” affermò allusivamente Maggie che si stava letteralmente divorando con gli occhi la volpe rossa dagli occhi verdi, mentre nello stesso momento, la coniglietta dal pelo grigio, che ancora si trovava davanti al muso della daina, affermò con molta decisione che, nonostante le sue attenzioni, sarebbero “sopravvissuti” a qualunque cosa potesse mai succedere lì dentro.

Con un singolo sguardo estremamente deciso negli occhi della giovane segretaria.

“La ringrazio per la sua cortesia, miss Thompson. Ma vede…noi siamo agenti di polizia e siamo perfettamente addestrati a superare qualunque tipo di situazione. Senza alcun aiuto esterno. Quindi…grazie ed arrivederci!” terminò Judy, dando le spalle a Maggie mentre saltava giù da quella scrivania.
“Anais, facci strada!” affermò con decisione alla piccola coniglietta dal pelo rosa “Nick, andiamo!” fece mentre afferrava con decisione una delle zampe anteriore del suo collega predatore.
 
Judy l’aveva fatta grossa.E vi starete chiedendo perché, immagino.
 
Beh…se dovessimo usare un termine per un attimo fuori contesto, si potrebbe dire che aveva fatto un gran bel bluff, senza avere alcuna carta vincente tra le zampe. Perché quello che lei e gli altri due mammiferi si trovarono davanti, fu piuttosto strano da vedere e da descrivere.

I tre mammiferi, una volta entrati nell’ufficio del preside, si trovarono davanti una situazione piuttosto stranamente familiare, soprattutto ai due agenti.
Al centro di questa stanza, una grossa scrivania con sopra cataste e cataste di fogli contenenti chissà quali informazioni.
Da un lato di questa scrivania, c’era quello che sembrava a tutti gli effetti la brutta copia di Big Foot, quello che i due agenti avevano desunto essere il preside Brown, ovvero un mammifero di specie apparentemente sconosciuta, con una folta pelliccia marrone che lo ricopriva dalla testa ai piedi, così folta che impediva di capire effettivamente le fattezze del mammifero stesso.
Dall’altro lato, su due sedie distinte, due giovani allievi della scuola, quei mammiferi che, a quanto pare sarebbero dovuti essere i fratelli della piccola Anais.
Un gatto dalla pelo blu con indosso un maglioncino beige e dei pantaloni grigi e quello che sembrava essere… un pesce rosso?! E…con le gambe e le scarpe verdi!? Cosa ci faceva quell’animale qui?!
Ancora una volta, i due agenti rimasero perplessi e piedi di dubbi ed ancora una volta non riuscirono a mascherare la loro perplessità e curiosità davanti all’ennesima assurda situazione.
“Voi due dovreste essere gli agenti del ZPD, giusto?” chiese Brown ai due agenti ancora confusi dallo spettacolo che si erano trovati davanti.
Questi ultimi, non sapendo cosa dire davanti a questa paradossale situazione, si limitarono ad annuire mentre la piccola coniglietta rosa, dopo aver confermato quanto fatto dai due agenti, riprese ad interloquire con l’autorità scolastica, col fine di capire i suoi fratelli cosa avevano combinato stavolta per finire ancora una volta in quell’ufficio
A questo punto, il mammifero dalla folta pelliccia marrone, si alzò dalla sua scrivania e, dopo essersi scusato, uscì dal suo ufficio, sottolineando che sarebbe tornato entro pochi minuti

Stavolta cos’hanno combinato questi due ragazzini? E perché una piccola coniglietta rosa deve sempre preoccuparsi di quello che fanno questi due? Pensava Judy mentre osservava curiosa questi due giovani studenti ancora seduti sulle loro sedie.

“Allora ragazzi…mi spiegate un attimo perché vi piace così tanto finire qua dentro? Siete visitatori abituali da quanto mi ha fatto capire Maggie…” esordì Nick in direzione dei due giovani studenti mentre veniva fulminato da uno sguardo di rabbia di Judy “…volevo dire da Miss Thompson” si corresse
“E soprattutto…l’unica cosa che sappiamo è che siete i fratelli di questa dolce e tenera coniglietta rosa…”
A questo punto, i due ragazzi si scambiarono prima uno sguardo per poi scoppiare a ridere, guardando la loro sorellina che cambiava espressione, passando da un volto annoiato, quasi inespressivo, ad uno sguardo corrucciato ed arrabbiato.

Evidentemente a TUTTI i conigli non andava molto a genio essere chiamati in quel modo.

Comunque, finita questa abbondante risata, il gatto blu prese la parola
“Agenti, mi dispiace che abbiate avuto a che fare con la mia piccola sorellina e spero che non vi abbia causato guai” affermò mentre lanciava un’occhiata allusiva nei confronti della piccolina che si in corrucciò ancor di più di quanto non lo fosse già “Ad ogni modo, io sono Gumball Zack Tristopher Watterson. Più semplicemente Gumball” terminò estendendo la sua zampa per salutare i due agenti.
Nello stesso momento, esordì anche quell’altro curioso animale che volle presentare se stesso “…mentre io sono Darwin Despigola Caspian Acab Poseidon Neptuno Watterson III. Per gli amici Darwin” finì la frase estendendo uno dei suoi “arti” in direzione degli agenti.

A questo punto Nick e Judy, ancor più perplessi di quanto non lo fossero pochi istanti prima, esplosero in una clamorosa risata, piegandosi letteralmente in due davanti a quella presentazione dei due giovani.
Erano due tipi davvero troppo buffi per essere presi  sul serio. Che razza di nomi gli avevano dato a quei due poverini?!

E mentre i due agenti si stavano ancora rotolando dalle risate sul pavimento, Anais volle aggiornare i due fratelli sulla vera identità degli agenti.

“Ragazzi, guardateli bene quei due che si stanno rotolando sul pavimento…sapete chi sono?” chiese retoricamente la piccola.
“Nick Wilde…” iniziò il gatto blu “…e Judy Hopps, qui, nella nostra scuola?!?” terminò il pesciolino terrestre
A questo punto, i due agenti, chiamati in causa dai due studenti, si rialzarono e, mentre si asciugavano i rispettivi musi per le lacrime versate dalle risate, decisero quindi di aggiornare i due giovani sul motivo della loro visita, anche se, come già immaginavano, non ce ne sarebbe stato bisogno, visto che i ragazzi, a differenza dei due agenti, praticamente ci vivevano sui social network.
Si sarebbe potuto dire che loro, i giovani, lo sapevano prima che fosse successo. E parliamo sempre di quello che accadde in occasione di quella famosa vacanza…

Una volta terminata la spiegazione sul motivo della loro visita, i due agenti furono interrotti dall’ingresso del preside Brown nel suo ufficio, il quale, stavolta, era accompagnato da quella che sembrava a tutti gli effetti un discendente delle antiche scimmie che un tempo popolavano la Terra.

Ma quanti anni ha quella scimmia? Si chiese Nick, non riuscendo a nascondere il suo sguardo perplesso
Quella risposta fu soddisfatta dal gatto blu che aveva correttamente interpretato l’interrogativo dipinto sul muso del canide dalla rossa pelliccia, rispondendo con un vago senza dubbio più anni della città di Zootropolis mentre il suo fratello dalla natura ittica annuiva seriamente per confermare quanto detto.

“Watterson, piantala!” esclamò acidamente la scimmia. “Stavolta voi due l’avete fatta proprio grossa. Non avreste mai dovuto osare fare quello che avete fatto a me e al preside Brown” esclamò nuovamente la vecchia scimmia in direzione dei due Watterson che, nel frattempo, avevano catturato nuovamente l’attenzione dei due agenti del ZPD che, ovviamente, si chiedevano cosa avessero combinato i due ragazzi.
“Guardate cos’hanno diffuso in giro per la scuola…!” esclamò il signor Brown in direzione dei due agenti monstrando loro, nello stesso momento, l’oggetto del forte richiamo di cui erano artefici i due giovani studenti.

Altro non erano che dei volantini con delle immagini sopra riportate.

La particolarità che aveva destato scalpore e fatto irritare (e non poco) l’autorità scolastica altro non era che una censura che ricopriva l’intera figura dei soggetti rappresentati.

Ovvero…lo stesso signor Brown e la stessa signorina…già come si chiamava? Beh, per comodità, la chiameremo signorina Scimmia.

Insomma…i due, il preside e quella che sarebbe dovuta essere una delle insegnanti del corpo docenti, erano rappresentati su un volantino in cui dimostravano il loro affetto reciproco, sotto una evidente censura pixellosa.

“Agenti, ditemi che la signorina Thompson vi ha contattato per portare quei due in prigione…” affermò stizzita la decrepita primate mentre teneva fissi i suoi occhi ,ridotti a due fessure sulle figure del gatto blu e del pesce rosso.

I due agenti si scambiarono uno sguardo tra loro. Preoccupato, perplesso ed impaurito. Ma comunque mostrandosi apparentemente divertiti per quella buffa immagine che avevano davanti ai loro occhi.
Poi rivolsero lo sguardo in direzione di Gumball e Darwin. E quello sguardo aveva un unico significato.
Adesso come ce ne usciamo da questa situazione?
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Signori e signore, lettori e recensori, visitatori casuali da ogni angolo del forum…I’M COME BACK!
Ebbene…la giungla urbana ha cercato a più riprese di farmi fuori, letteralmente. Ma non sa bene che io sono uno tosto da mettere fuori gioco. Barcollo ma non mollo.
E dopo un periodo di intensissima attività lavorativa, infinite settimane di stress e tempo libero col contagocce, eccomi di nuovo qui.
Con la terza parte di questo arco narrativo.
I nostri sfortunatissimi eroi, dopo un viaggio apparentemente infinito, sono riusciti ad arrivare in questa famosa e particolarissima scuola, dalla struttura più unica che rara e dalla vivacità cromatica estremamente particolare. A chi altri piacerebbe una carota gigante se non ai leporidi della tana dei conigli?
Insomma…Nick e Judy (e i loro due accanitissimi fan), arrivati sul posto, vorrebbero cercare di togliersi dalle spalle il loro peso e di tornare alla normale vita quotidiana ma, come si dice, se non sei tu a cercare i guai, sono loro a cercare te.
E si sono ritrovati in un altro bel pasticcio…come ne usciranno stavolta?
Come sempre…un grazie particolare va senz’altro ai miei visitatori/recensori più assidui, ovvero Redferne, Sir Joseph Conrard e Plando.
E un altro ringraziamento va ai primi due per essere stati gli autori principali da cui ho preso spunto giusto per un paio di cose “prese in prestito” dalle loro storie (e sapete a cosa mi riferisco,vero?) :)
Inoltre…sono curioso di vedere se riuscirete a capire da dove vengono le new entry di questo capitolo.
In particolare, i due cuccioli di leone e questa strana coppia composta da un gatto blu ed un pesce rosso…
Se ci riuscite, fatemelo sapere nelle recensioni.
Come sempre, spero che il tutto vi abbia strappato un sorriso e che non sia stato troppo pesante o ripetitivo.
Alla prossima, amici miei.
Enzo
  
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