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Autore: Mercurionos    16/12/2019    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 7 – Gli Ultimi Saiyan e l’Alba di Sangue, Parte 2 – Anno 1, 1 Germinale / 39 Fiorile
 
Quando le navi impattarono sulla gelida superficie del pianeta, la notte fu sconvolta da un boato fragoroso. Poco lontani l’uno dall’altro, sei crateri avevano sfigurato le colline ghiacciate di Ilum. Non che importasse molto: la morfologia del pianeta rendeva praticamente impossibile distinguere una montagna dall’altra; inoltre la neve cadeva apparentemente senza sosta, ricoprendo e livellando ogni superficie che raggiungeva.
 
Vegeta fu il primo a scendere: diede uno sguardo ai dintorni, poi controllò alcuni numeri sullo schermo del casco. Quando anche gli altri furono scesi dalle navi, parlò: “L’aria è respirabile. Disattivate i respiratori e lasciate solo i filtri, così risparmiamo energia.” Anche Gladyolo si era dato da fare: stava passando in rassegna tutte e sei le navette, digitando dei comandi in ognuna di esse.
 
Una dopo l’altra, le astronavi schizzarono in aria e sparirono tra le nubi. Pump non sapeva come reagire: “Perché l’hai fatto? Ora come le riprendiamo?” Fu Dylia a risponderle pacata: “Tranquilla. Le ha mandate in orbita in modo da poterle trovare più facilmente quando avremo finito.” Pump si guardò intorno: i crateri generati dall’atterraggio delle navette erano già scomparsi per metà. La neve continuava a cadere silenziosamente sul terreno, nascondendo ogni cosa.
 
Radish guardò l’orario proiettato sul visore del casco: “Non dovremmo adattare l’orario al pianeta? Voglio dire… Qua è notte, ma per noi è mezzogiorno… Mangiamo?”
“In missione ci si adatta al pianeta bersaglio.” Vegeta gli rispose in modo secco e sicuro, infastidito dalle parole del ragazzo: “Si vede che non sei mai stato in missione.” “Si vede che non ti ricordi quante volte ti ho accompagnato-.” Radish venne interrotto quasi subito da Vegeta, pacato e stronzo allo stesso tempo come sempre: “Non erano missioni, quelle.” Vedendo la tensione attraversare il corpo di Radish, Pump si mise accanto a lui e gli strinse un braccio, facendo finta di non sentire le parole dell’amico: “Io rischio la vita per stare dietro al principino e lui fa il figo! Ma che se ne vada aff…”
 
“Dai, sta per sorgere il sole. Bueno, tira fuori la mappa.” Gladyolo aveva assistito alla scena con uno sguardo gelido quanto il panorama che si stagliava di fronte ai ragazzi. Bueno aprì il suo zaino e ne tirò fuori un tablet quadrato: al passaggio della mano, lo schermo proiettò verso l’alto il modello del pianeta, poi ingrandì la zona in cui si trovava il gruppo, indicato da un puntino rosso lampeggiante: “Estamos aqui… Se voliamo trovar la cremisalbite, dobiamo avicinarci ad una faglia divergente…”
 
Bueno ruotò con due dita una rotellina sullo schermo, e la superficie del pianeta scomparve dalla proiezione, lasciando spazio a più solidi rossastri, incastrati l’uno nell’altro. “Ecco, noi estiamo più viscini a ahi. Dobiamo cercar nelle 120 miglia a est de qui.”
Pump sembrava scossa dalla cultura geologica di Bueno; certo, Sorbet aveva accennato un paio di volte nozioni sparse di geologia in relazione alle strategie di conquista, ma la ragazza non aveva dato loro molto peso. Pump apparentemente non sapeva come funzionavano gli esami universitari: ciò che vi verrà chiesto è sicuramente ciò che in classe NON è stato spiegato.
 
Le luci dell’alba cominciarono presto a lambire le colline nevose del pianeta ghiacciato, e i volti dei ragazzi poterono finalmente scaldarsi ai raggi del freddo sole di Ilum. I giovani sparavano ritmicamente deboli onde di energia ai lati dell’itinerario che loro stessi si erano tracciati, spazzando lontano cumuli di neve ed esponendo spesse lastre di ghiaccio grigiastro. Ogni volta che intravedevano segni scuri nella neve, qualche pietruzza, qualche ombra più in profondità, si fermavano ad analizzare ciò che aveva attirato la loro attenzione.
 
Con il passare delle ore, la nevicata si era indebolita fievolmente, ma nonostante questo Bueno era costretto a consultare spesso la mappa per non perdere la direzione da seguire. Radish era forse il più diligente di tutti nel suo compito: spazzava grandi aree con un gesto forte del braccio, apparentemente divertito nonostante il freddo pungente. Vegeta ovviamente faceva poco nulla: smuoveva qualche cumulo di neve in maniera distratta e svogliata, senza prestare attenzione al terreno che stava liberando.
 
“Ce n’è un altro!” Dylia si avvicinò a un’altra pietra nera esposta da un suo colpo di energia. Infastidita dal non aver ancora trovato nulla di utile, diede un calcio al piccolo masso allungato. “Ahi!” “Stai calma. Tanto staremo qua almeno altri tre giorni…” Pump tentò di far calmare la ragazzina, ma invano. Poi, un tremito. Una debole ma comunque ben percettibile scossa attraversò il manto nevoso, spaventando il gruppetto. La pietra calciata da Dylia si spostò di colpo, affondando nel ghiaccio, che si spezzò violentemente. Il silenzio che ne seguì durò poco.
 
Un sommesso ed inquietante ululato pervase l’aria, atterrendo i ragazzi. Gladyolo si alzò in aria: “Andiamocene, ora!” Nessuno se lo fece ripetere: tutti saltarono in aria e cominciarono a volare dietro a Gladyolo. Vegeta aprì bocca per la prima volta da ore: “Là c’è una montagna, mettiamoci lì. Tanto dobbiamo mangiare, prima o poi.” Vegeta puntò verso un cumulo di scaglie di ghiaccio svettanti verso le nuvole, mettendosi alla guida del gruppo. Si diressero verso un cumulo di alti pilastri di ghiaccio bianco, divisi da neri crepacci profondi.
 
Mentre si alzavano nell’aria, le nubi divennero più fitte e minacciose, ma poi, verso la sommità della montagna, una luce eburnea si fece strada tra le nuvole. Il cielo indaco salutò i giovani su un mare di nuvole bianche, attraversato da venti sferzanti. “È bellissimo!” Pump si emozionò alla vista del tramonto, e cominciò a saltellare sulla cima di una colonna di ghiaccio, prendendo la mano di Radish. Anche Radish si emozionò. Ma non lo diede a vedere.
 
“Come mai il sole è già tramontato?” chiese Pump a Gladyolo, curiosa.
“Qui le giornate durano dodici ore. Credo sia per questo che la temperatura si mantiene così bassa.”
Bueno fece un rapido calcolo: “Esto vuol dire que abiamo ancora… quatro giorni, o quatro albe di tiempo per trovar la pietra.”
“Come sei bravo! Hai anche montato il rifugio!” Dylia sembrava divertita, e si arrotolò nel sacco a pelo. Appena aveva visto il tramonto, Bueno aveva iniziato a costruire un piccolo rifugio. Quattro pali di metallo conficcati nel ghiaccio generavano degli scudi di energia come pareti e soffitto; un piccolo filtro incastrato in una parete permetteva ai ragazzi di togliere le tute, mantenendo l’aria tiepida e respirabile; l’unica luce proveniva da una lampada sferica posta al centro della stanza. Il pavimento era purtroppo costituito dalla cima di un pilastro di ghiaccio, ma i sacchi a pelo erano ben isolati.
 
“Dylia, dove sta il vostro pianeta?” Pump si rivolse alla ragazza a cui stava accarezzando i capelli. Dylia, con la testa appoggiata sulle gambe di Pump, si contorse un attimo nel sacco a pelo, poi le rispose: “Pyaneta è nel centro del quadrante ovest. Noi viviamo con la mamma nel palazzo!” Vedendo lo sguardo interrogativo di Pump, Gladyolo si fece avanti: “Da quando nostro padre è scomparso, letteralmente intendo, un giorno non si fece più trovare, forse ha sbagliato qualche esperimento, nostra madre governa il pianeta. È molto tranquilla e moderata, ma ho dovuto aiutarla parecchie volte, specie nelle relazioni con l’impero. È per questo che ci siamo uniti all’esercito: Freezer ci ha resi subito degli élite, così possiamo garantire la pace su Pyaneta.”
 
“Tu dove vivi, Bueno?” Radish si era mostrato curioso verso il compagno, e attendeva attentamente una risposta. “Yo? Son del pianeta Snak, nel quadrante nord. Vivo nella capital, Arba, con i miei genitori el mio fratelino Galbi. Siamo da siempre una familia de lotadores, y mi padre es el campione del mundo da parecchi anni. Visto che estiamo vicino al cientro dell’universo, l’esercito è bien visto: me sono arruolato per esto motivo, per diventare plus forte.” Pump e Radish sembravano stupiti dalla quasi nobile origine di Bueno, che aveva preferito stare in disparte negli ultimi tempi. Poi, però…
 
Il silenzio piombò nella stanza come una bomba. “E voi…?” Aveva chiesto Bueno, interrompendosi subito dopo essersi accorto dell’errore. Tutti tacquero. Nessuno parlò. Vegeta, alzatosi di scatto, prese il suo sacco a pelo e si mise a dormire in un angolo. Tranquillo, Radish rispose: “Beh, da quando il pianeta Vegeta è stato distrutto da una meteora, noi tre ci siamo divisi. Pump ed io ci siamo rifugiati fino all’anno scorso su un pianeta nell’orlo esterno… Beh, prima che Vegeta lo facesse a pezzi, vero Veggy? – Non rispose – Beh, lui nel mentre è riuscito a stare da solo per poco, lo hanno raggiunto quasi subito. È rimasto nell’esercito come élite seguito da Nappa, il nostro tutore e anche il più vecchio di noi saiyan: è stato lui a darci una casa e a portarci all’accademia, però ci troviamo bene. Mah, a dirla tutta forse Vegeta non si trova bene da nessuna parte.”
 
Dall’angolo del rifugio, Vegeta emise un grugnito, che provocò fragorose risate nel gruppo. Pure Gladyolo rise un poco, e si fece dare una pacca sulla spalla da Radish: “Dai, andiamo a dormire. Con le giornate così corte faremo fatica ad adattarci, ma ci serve un po’ di sonno.”  Gladyolo sbadigliò. Tutti risero di nuovo vedendo l’espressione meravigliata e quasi imbarazzata del ragazzo, provocando contorsioni di fastidio nel sacco a pelo di Vegeta, che rimase in silenzio.
 
All’alba, i ragazzi si rimisero in marcia verso oriente. Non avevano ancora capito cosa avesse causato il sisma del giorno precedente, ma parevano non pensarci più. La neve venne smossa a vagonate, ma non trovarono altro che ghiaccio e rocce senza alcun valore. Un giorno passò, poi ne passò un altro ancora. La terza notte oscurò Ilum, nascondendo i sei studenti che, con il passare delle ore, avevano lentamente perso la speranza di completare con successo la missione.
 
Avvolta nel suo sacco a pelo, Pump osservava con occhi spenti l’immagine del cristallo che stavano cercando. “Cremisalbite”. L’alba rossa. Un cambiamento color sangue. Cosa significava? Ma chi se ne frega, bastava trovare quella stupida pietra e tornare a casa, che altrimenti la trama non prosegue. Inoltre fa un freddo cane! Che missione di schifo. La neve non aveva smesso mai di cadere per neanche un secondo, e cominciava a coprire il rifugio. E così cominciò il quarto giorno.
 
“Alziamoci, è l’alba.” Gladyolo era quello che sembrava accusare meno la scomodità della missione, ma tentava semplicemente di non mostrarsi affranto in quanto responsabile del successo del compito loro affidato. Dovevano trovare un sasso, un piccolo sasso a giudicare dalle dimensioni del contenitore che era stato dato loro, poco più grande della mano di Radish, ma non avevano alcun indizio, tranne che avesse una bassa densità. Poco utile come informazione per trovare una pietruzza su un pianeta deserto e tutto uguale.
 
Dopo alcune ore, raggiunsero la loro meta, la faglia divergente. Fecero fatica ad identificare il punto senza osservare di continuo la mappa, poiché il ghiaccio rendeva assolutamente impossibile capire che forma avesse il terreno sottostante. Inoltre non sapevano neanche quanto spesso fosse lo strato di ghiaccio. Poi Pump fece una scoperta.
 
“Ehi, guardate!” Pump smosse un cumulo di neve con il suo kiai, esponendo all’aria un sottile e appuntito corpo nerastro. Dylia si spaventò vedendo un oggetto simile a quello che aveva trovato prima del sisma di alcuni giorni prima. Nessuno sapeva ancora se i due eventi fossero collegati, ma tutti ricordarono in quell’istante la curiosa coincidenza che li aveva precedentemente sorpresi.
 
“Ma… È un artiglio?” Radish si avvicinò a Pump, osservando l’oggetto scuro. Era molto più grande di quello che avevano visto tre giorni addietro, ma aveva la stessa forma. Dylia divenne ancora più agitata sentendo le parole di Radish: effettivamente il primo “coso” che aveva visto era scomparso nel ghiaccio dopo che lo aveva preso a calci. “Stai tranquilla, – Radish tentò di rassicurarla – non può farti niente. Beh, almeno spero.” Il ragazzo si avvicinò ulteriormente all’oggetto, e allungò una mano. Istintivamente, gli altri quattro fecero un passo all’indietro. Non Vegeta. Lui era impegnato a fare il figo e a fregarsene di tutto. “Visto? Non fa niente…” Radish strofinò “l’artiglio”, rimuovendo la neve rimasta, poi si rivolse verso gli altri sorridendo. Ma loro gli risposero con facce terrorizzate. Radish si voltò a guardare l’oggetto. Non c’era più.
 
Il gruppo si strinse a cerchio. L’uno accanto all’altro, ognuno guardava verso una direzione differente, tesi e attenti. Anche Vegeta sembrava preoccupato: con i denti stretti, sembrava pronto a scattare al minimo segnale di pericolo. Il ghiaccio sotto i loro piedi cominciò a gemere, poi ad ululare. In seguito, ad esplodere. Crepacci si intagliarono nel pavimento ghiacciato, costringendo il gruppo a rifugiarsi in aria. Altri artigli neri comparirono dal manto nevoso, gigantesche lame che fendevano il ghiaccio come se fosse sabbia.
 
“E staccati!” Vegeta stava tentando di scrollarsi di dosso Pump, che si era aggrappata al principino, terrorizzata. Non sapeva certo che il ragazzo era spaventato quasi quanto lei. “Gladyolo, yo vado.” Bueno si fece in avanti, pronto a iniziare l’offensiva al comando del compagno: “…Dacci dentro.”
 
“Muy bueno! Alòra… Es tiempo de Fiesta!” Bueno fece scattare in avanti il braccio destro, indicando con l’indice i ghiacci agitati e sempre più pieni di crepe. Un rapido filo di energia partì dalla mano del ragazzo e raggiunse in fretta il terreno. Per un istante, tutto tacque. Per un istante. Una violenta esplosione bluastra si scatenò sotto ai lastroni di ghiaccio, scagliando pilastri di energia verso il cielo, e sparpagliando grossi cristalli di materiale congelato tutt’intorno alla zona dell’esplosione. La deflagrazione lasciò i ragazzi a bocca aperta: dopo quattro giorni di cammino sul pianeta, non si sarebbero di certo aspettati di vedere “quella” cosa al di sotto del ghiaccio.
 


Note dell’Autore:
Il pianeta di Gladyolo e Dylia si chiama Pyaneta, perché sono un idiota. Credo però sia la tipica battuta che qualcuno come il maestro Toriyama apprezzerebbe. Questo significa che “Hakala”, il cognome dei due principini, sia la loro casata di appartenenza, o della zona del pianeta da cui originano.
 
Scrivendo delle pesanti tute adatte al clima di Ilum, mi sono ricordato di un problema che mi ha sempre incuriosito: come diamine funziona l’interazione tra il ki e il vestiario? Goku e compagnia lanciano onde di ki senza problemi, ma Vegeta ha i guanti. Come fa quindi? Deve accumulare il ki fuori dal guanto? Deve pure pensare a quello? I guanti sono sottili e quindi non importa? Certo, a nessuno frega, ma ricordo che Toriyama ha tolto la coda a Goku non perché fosse fastidioso continuare a disegnarla, ma perché non riusciva a decidere come Goku si vestiva, se i pantaloni avessero un buco o cose simili (questo è stranamente vero, lo ha rivelato in un’intervista non troppo vecchia).
 
Non perdetevi assolutamente il finale della missione “Alba di Sangue”! Riusciranno i nostri amici a recuperare il cristallo?

 
   
 
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