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Autore: lady_bella    16/12/2019    4 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
Sono passati pochi mesi dalla Festa della Bruna e dal loro attimo di follia; da quel momento avevano cercato di evitarsi il più possibile, entrambi spaventati dalla forza delle loro emozioni.
Ma quando due persone sono fatte per stare insieme, non possono reggere la finzione per troppo tempo: i sentimenti hanno un modo tutto loro di saltare fuori, inattesi e imprevedibili, costringendoci a guardarci allo specchio e ammettere la verità, anche se scomoda.
Un nuovo caso sconvolgerà gli equilibri del Sostituto Procuratore Tataranni, portandola a fare i conti con una realtà che è ben diversa da come appare.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Disclaimer: per quanto mi renderebbe immensamente felice dirvi che sono un membro del team di sceneggiatori della seconda serie di Imma Tataranni, la realtà sta un po' diversamente. Non ho alcun diritto su questi personaggi, li prendo in prestito per il mio divertimento (e quello di chi legge)

A/N: Wow, grazie mille a tutti quelli che hanno impiegato un po' del loro tempo per lasciarmi una recensione, mi rende veramente felice e mi dà la carica per continuare a scrivere! Sto aggiornando prima del previsto perché mi aspetta una brutta settimana :(
Questo capitolo vuole essere una sintesi di quello che è successo fino a questo punto tra i nostri due personaggi, volevo esplorare i pensieri di Calogiuri durante i mesi trascorsi al fianco di Imma e provare a spiegare dal suo punto di vista quando ha iniziato a vederla con uno sguardo "meo professionale".
Fatta questa doverosa premessa, ecco il capitolo!
Buona lettura 

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Capitolo Secondo

 

Calogiuri guidava in silenzio, concentrato sulla strada davanti a sé e completamente assorto nei suoi pensieri. Non riusciva a smettere di pensare alla donna seduta vicino a lui su quell’auto di servizio: lei era entrata nel suo mondo come fa la primavera, dirompente e improvvisa, senza nessuna avvisaglia: un momento prima è tutto tranquillo e silenzioso, l’attimo dopo un’esplosione di colori, suoni e profumi cancella la monotonia dell’inverno.

La prima volta che avevano lavorato assieme, lui era rimasto esterrefatto da lei, dalla sua personalità esplosiva, dalla determinazione incrollabile: era così diversa dalle donne che aveva frequentato a vario titolo per tutta la sua vita. Si perché Calogiuri si era accorto subito che la dottoressa Tataranni, prima di essere lo sceriffo di Matera, era una donna. E si era anche reso conto che la maggior parte del tempo la gente se ne dimenticava, preferendo vedere solo la rigida corazza di funzionario integerrimo con cui si mostrava al mondo.

Nonostante il fatto che fin da piccolo avesse l’attitudine a capire le cose prima degli altri e leggere le situazioni con una profondità fuori dal comune, aveva un carattere timido e riservato, frutto di una inclinazione naturale e di una educazione vecchio stile. Proprio per questo all’inizio si sentiva così in soggezione ogni volta che era nella stessa stanza con Imma, a momenti le avrebbe chiesto il permesso anche di esistere.

Aveva certamente sentito le voci che giravano in Procura sul suo conto, tutti parlavano del carattere impossibile del sostituto procuratore, della sua tendenza a strepitare prima e solo poi fare domande. Aveva però capito presto che il temperamento esplosivo era causato dalla sua scarsa attitudine a soffrire gli sciocchi e lo spreco di tempo, e Calogiuri aveva appurato che di gente con scarso desiderio di fare il proprio lavoro ce ne era da vendere. E di Calogiuri tutto si sarebbe potuto dire, ma la sua etica del lavoro era universalmente riconosciuta.

Era questa, secondo lui, la ragione per cui si erano subito trovati in sintonia: entrambi stacanovisti, entrambi decisi ad andare oltre la superficie su strade generalmente poco battute. Caso dopo caso, il loro affiatamento professionale cresceva: si capivano a forza di sguardi e di silenzi, ma avevano anche imparato quando era importante invece esprimere con parole, spesso scomode, i loro pensieri. Lei era il suo supereroe personale, un modello a cui ispirarsi e da cui imparare.

Non avrebbe saputo dire quando l’ammirazione professionale si era trasformata in qualcosa di diverso e più profondo: come in tutte le cose importanti della vita un inizio netto, uno spartiacque non esiste. Probabilmente aveva iniziato a vederla con occhi diversi dal caso dell’architetto Bruno, avevano vissuto un momento veramente terribile con la morte di Andrea Saponaro. L’impatto mediatico era stato notevole, tutti ad inveire contro il magistrato che aveva spinto un giovane al suicidio con i suoi metodi intimidatori.

La conferenza stampa le aveva dato il colpo decisivo, era corsa via dall’ufficio di Vitali e Calogiuri non aveva resistito all’impulso di seguirla, al diavolo le chiacchiere dei benpensanti. Era stata la prima volta da quando si conoscevano che l’aveva vista perdere il controllo: li, appoggiata alla finestra, il respiro corto e affannoso di chi cerca di mantenere insieme gli ultimi residui di compostezza non volendo cedere sotto il peso delle emozioni, non era più il supereroe che si era dipinto nella sua mente ancora da ragazzo, ma era esattamente come tutto il resto del mondo, piena di forza e carattere, ma anche di paure e fragilità.

Con una fitta al petto aveva realizzato di essere attratto da lei con una intensità che lo fece tremare: erano stati i suoi occhi probabilmente a scuoterlo fin dentro l’anima, occhi così intensi, pieni di determinazione e senso di colpa in misura non dissimile. Avrebbe voluto provare a mostrarle che la capiva, che anche lui si sentiva così, ma anni e anni di ferrea educazione gli avevano imposto un rigido codice di comportamento che lui non era ancora pronto ad infrangere.

Da quel giorno il loro rapporto era cambiato, non avrebbe saputo dargli un nome ma in fondo non sentiva alcuna necessità di apporre una etichetta a quello che avevano loro due: le definizioni erano solo un modo che il genere umano aveva per dare ordine alle cose, ma i sentimenti hanno ben poco di ordinato, o di classificabile a priori. Le emozioni sono mutevoli, imprevedibili e delicate, bisogna esercitare la cautela e la cura che adopera l’artigiano quando da un pezzo di materiale informe ricava un oggetto unico.

La cosa che lo lasciava stupito non poco era che vedeva le stesse emozioni che provava lui riflesse negli occhi di Imma; perché se le sue espressioni erano generalmente calme e controllate, gli occhi non potevano nascondere totalmente ciò che pensava. Se avesse avuto dubbi, la loro piccola avventura a Roma era stata la conferma di mesi di trepidazione. Lei si era comportata in un modo strano, insolito, il loro tempo assieme era intriso di significati celati dietro chiacchiere apparentemente casuali. Adesso iniziava a capire che era gelosa, ma non di quella gelosia fatta di scenate, grida e porte sbattute, era un sentimento più sottile, l’intreccio di nostalgia per ciò che non era in diritto di avere e rabbia verso se stessa perché desiderava che le circostanze fossero nettamente diverse.

Quanto avrebbe voluto, fuori da quell’albergo nella città eterna, stringersela contro e dimostrarle con i fatti tutto quello che sentiva per lei. Ma non era riuscito a trovare il coraggio di dare seguito al suo istinto e forse non lo avrebbe trovato mai: la rispettava troppo per fare qualche cosa che potesse farla soffrire in qualche maniera.

E invece il coraggio per fare una mossa lo aveva finalmente trovato, seduti sulle scomode sedie nei corridoi della Procura di Matera, quelle che, ironia della sorte, erano il luogo di attesa per indiziati e imputati in attesa di conoscere cosa ne sarebbe stato di loro. Lei stava piangendo, avevano appena scoperto cosa era successo veramente al povero Stacchio. Lui le aveva sfiorato la mano in un gesto di silenzioso conforto, ma poi, preso da un impulso più forte di ogni autoimposto vincolo, aveva portato la mano sul suo viso carezzandoglielo con la più assoluta delicatezza, fino a tracciare con un dito il profilo delle labbra. Lei si era voltata con un’aria sorpresa, le labbra dischiuse in un muto verso di stupore; e il maresciallo l’avrebbe baciata li ed allora tanto era bella con le tracce di lacrime sulle guance e ancora poggiate sulle ciglia. Ma un rumore di passi li riscosse da quel momento e a lui non restò altro che alzarsi e incamminarsi lontano da lei il più possibile.

Si era imposto fermamente di non fare più alcun gesto che potesse tradire i sentimenti che ribollivano dentro di lui da così tanto tempo che quasi si era dimenticato come era la sua vita prima di lei: davvero, lo aveva giurato a se stesso, in fondo lo sapeva che qualsiasi cosa avessero non era destinata a diventare reale e tangibile, se lo era ripetuto così tante volte nelle notti solitarie in cui la mente ripercorreva la giornata rivivendo i suoi gesti, i suoi sguardi, quello che diceva e quello che lasciava intendere nei lunghi silenzi.

E poi era scoppiato: le parole sembravano fuoriuscire inarrestabili tali e quali all’impeto di un fiume che si è stancato di starsene rinchiuso dietro una diga. Quello che era successo dopo era un ricordo così struggente che provava una fitta al petto tutte le volte che vi indugiava: lei lo aveva baciato a stampo in una sorta di ringraziamento per le sue parole e lui, di tutta risposta, aveva ricambiato il gesto baciandola con una intensità tale che per un attimo esistevano solo loro e il mondo fuori da quell’ufficio deserto poteva anche bruciare. Il mondo, però, aveva decisamente altri piani e il loro attimo di follia era stato bruscamente interrotto dal telefono di lei che squillava.

- Sei pericoloso! -, era stata l’ultima frase reale che si erano scambiati, dopodiché tra di loro c’erano state solo conversazioni su vuote formalità. Non era tanto lui ad essere pericoloso, ma erano loro, insieme, a fare un mix imprevedibile e mortale, di questo ne era piuttosto certo. Così come era certo che quell’attimo di follia rubato non fosse solo frutto di un errore, una reazione di istinto ad una situazione inaspettata, di cui pentirsi poco dopo.

Dopo quel pomeriggio Ippazio era certo come non mai di volerla, bramava di sentire ancora le sue labbra morbide, di toccare la sua pelle, di respirare il profumo dei suoi capelli che era così inebriante. Nonostante ciò era convinto che al punto in cui erano, dovesse essere Imma a mostrare un’apertura nei suoi confronti: l’ultima cosa che desiderava era spingerla a fare qualcosa che l’avrebbe portata a sentirsi in colpa e soffrire, era lei in quel rapporto che rischiava di farsi più male poiché aveva molto di più da perdere, anche se era certo che Imma la pensasse nell’esatto opposto.

Il maresciallo però era conscio che certe volte bisogna dare un piccolo aiuto alle emozioni perché vengano fuori: non si sarebbe sicuramente arreso senza combattere, ma le avrebbe fatto, come si suol dire, una corte spietata.

  
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