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Autore: V a l y    02/08/2009    9 recensioni
Midgar era una città brutale che puzzava di inquinamento, sfascio e corruzione. Gli abitanti conducevano una vita dura e deplorevole e alcuni di loro erano così poveri da non riuscire neppure a vivere negli slum. Così, nella disperazione collettiva la criminalità si faceva strada senza troppi sforzi. Tseng era entrato nei Turks che era ancora adolescente, amava il mondo triste e sudicio degli adulti, odiava quello scioccamente gioioso dei bambini. L'incontro con una di questi, poi, lo porterà all'ossessione...
[Fanfiction ambientata prima e durante il videogioco]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Tseng
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La pioggia, cupa e acida, scrosciava sul vetro sporco della finestra chiusa. Le gocce si infrangevano sporche e guizzanti, creando stradine imprecise d'acqua che si intersecavano, si dividevano e si ricongiungevano. Acqua color verde oliva che puzza di smog, pensò Tseng. Era la prima volta che vedeva piovere a Midgar.
Della pioggia aveva solo un ricordo di guerra. Si rovesciava impetuosa sui berretti dei soldati, riduceva la terra in fanghiglia melmosa che si attaccava prepotente ai lembi dei calzoni e agli scarponi di cuoio, gelava le loro pelli già tirate, incanutiva ogni colore attorno a loro. I cani non riuscivano più a sentire alcun odore e giravano confusamente il muso in cerca di uno straccio di suolo conosciuto. Le grida del sergente, dieci metri avanti alla truppa, diventavano un suono fioco ed ovattato sotto il forte acquazzone. Allora cominciava a gesticolare con impeto, affinché i suoi soldati intendessero gli ordini.
In quei giorni piovosi, al fine di identificarsi a vicenda nonostante l'oscurità e le uniformi imbrattate di fango, ognuno dei soldati si metteva sul colletto una strana acqua di colonia - il pao-a, un intruglio inventato dagli abitanti di Cosmo Canyon - per compensare la mancanza di vista con l'olfatto e non confondersi per nemici durante le battaglie.
L'odore del pao-a era intensissimo. Tseng lo sentiva invadergli le narici dal colletto ed arrivargli al cervello, annebbiandogli le funzioni motorie. Era peggio di quelle droghe che a volte i soldati depressi solevano usare per dimenticarsi della loro condizione. Ridevano come invasati, mentre le bombe piovevano su di loro. Tseng era l'unico della sua età nella caserma a non aver mai vacillato nella tristezza.
L'afrore del sigaro che stava fumando Al gli ricordava un po' il pao-a. Non per l'aroma, quello non era confrontabile con nessuno, ma per la durezza con cui gli raschiava le narici e soggiogava tutti gli altri odori. Quei sigari erano costosissimi. Al li aveva acquistati in una bancarella di Costa Del Sol anni prima e da allora non riusciva più a disfarsene. Li manteneva con cura in una scatola di legno pregiato e li guardava affascinato, con lo stesso ardore che può avere un uomo nel contemplare la donna che ama. Ne aveva preso uno dalla scatola qualche minuto prima, l'aveva rigirato tra il pollice e l'indice con lentezza e veemenza; l'aveva acceso, e il fumo, in pochi minuti, aveva invaso la piccola stanza chiusa e spoglia in cui si trovavano. Alabama assaporava ogni boccata con grande trasporto.
“Tseng,” lo chiamò dopo aver chiuso la scatola di sigari. “Sembri distratto.”
Il giovane Turk andò in avanti con la sedia su cui era seduto, sistemandosi la postura, e riemerse gli occhi nelle pile di fogli poggiati sul tavolino scalcagnato.
“Che guardavi oltre la finestra?” domandò Al curiosamente.
“Niente. Pensavo.”
“Pensavi?”
“Sì. Ricordavo.”
Al rise chiassosamente, sbuffando fumo intenso come una vecchia locomotiva arrugginita. “Hai solo sedici anni!”
“E allora?” chiese Tseng.
“Avevi il viso di un nostalgico! Chi ha così tanta nostalgia a soli sedici anni non sopravviverà mai a trenta!” spiegò Alabama, che i suoi trent'anni li aveva superati da molto tempo e con essi quasi tutte le sue nostalgie. Al viveva di sigari e risate, e questo bastava.
Tseng non capiva cosa ci fosse di tanto assurdo nel vivere con meditazione. Non aveva nulla a che fare con la nostalgia, perché altrimenti avrebbe presupposto un volere dichiarato di tornare nel passato. Tseng non aveva rimpianti, né felici storie da raccontare, né desideri andati persi. Ma da qualche giorno succedeva che rimuginasse lo stesso ricordo: il sangue che scorreva lungo il suo braccio, la canna della pistola ancora fumante, le mani minute di Aeris, le sue dita che riuscivano a malapena a racchiudere il manico dell'arma. Più evitava quella bambina, passeggiando nei corridoi larghi tra le sedi più affollate della ShinRa, più ci ripensava.
Non riusciva a concentrarsi. Si piegò in avanti per poter in qualche modo afferrare meglio le parole scritte sulla carta. Lesse le prime tre righe e scartò il foglio in mezzo ai tanti sparsi disordinatamente sul tavolo.
“Neppure qui. Io penso che non abbia lasciato prove,” considerò Tseng.
“Continua a cercare,” lo incitò Alabama, “abbiamo raccolto tutti i documenti di casa Gainsborough, è possibile che se ne possa trovare qualcuna.”
“Probabilmente le ha buttate tutte. Non avrebbe senso averle conservate,” constatò il ragazzo. Al non disse nulla, continuò il lavoro di ricerca. Gli ordini superiori non si discutevano, lo sapeva anche Tseng. La nuova missione, se così poteva definirsi, era trovare qualche testimonianza cartacea che riconducesse alla pistola che Elmyra aveva comprato. C'erano molti negozi bellici a Midgar e non era difficile procurarsi un'arma; a gestirli era la ShinRa stessa sotto comando di Scarlet. Il vero problema di fondo del caso Gainsborough non era un'illegalità, visto che l'azienda gestiva segretamente anche il mercato nero, ma che tutto ciò che non faceva parte della ShinRa era una concorrenza e doveva essere eliminata. Scarlet sapeva che nessun loro negozio d'armi aveva venduto una pistola ad Elmyra, perché seguiva attentamente ogni loro mossa.
“Guarda questa...” disse Tseng con in mano una lettera chiusa. Al se ne appropriò e la soppesò pensieroso.
“Non c'entra nulla con le indagini,” valutò, e la mise tra gli scarti.
“Ma potrebbe trattarsi di una finta lettera. Almeno aprila per constatare,” suggerì il Turk giovane.
“Non c'è n'è bisogno, è di Eloi, suo marito,” spiegò il Dimmick. “Qualche anno fa mi hanno incaricato di intercettare le lettere che mandavano ad Elmyra per scoprire qualcosa su sua figlia, ma non hanno mai parlato di lei. Sono sicuro che è Eloi e non ha niente a che fare con la storia della pistola, conosco la sua calligrafia a menadito.”
La memoria fotografica era l'abilità speciale di Al. Aveva imparato da subito a riconoscere la marca dei suoi sigari preferiti, l'uomo che le vendeva, la moglie che i giorni dispari della settimana lo sostituiva. Registrava mentalmente i volti delle persone che conosceva; a volte le salutava a distanza di anni, ma loro non si ricordavano più di lui. Allora Alabama diceva “Altoparlante” e tutti cominciavano a rammentare qualcosa e a ridere. “Altoparlante Dimmick! Mi ricordo di te!” enunciavano sempre con allegria, “quello che non smetteva mai di parlare!”
Era un'abilità che calzava con la sua personalità, perché Al adorava stare con la gente.
“E tu?” chiese a Tseng animatamente. “Qual è la tua abilità speciale?”
“Non lo so, non credo di averne.”
“Avanti! Tutti hanno una personale abilità speciale!”
Tseng rifletté silenziosamente fissando un punto impreciso della parete sguarnita che aveva davanti. “Una volta una ragazza mi ha detto che sono bravo a lasciare le donne.”
Alabama Dimmick rise inaspettatamente, come succedeva sempre. Nessuno immaginava mai quando sarebbe arrivata una sua risata. “Sei una sorpresa vivente, spezzacuori! E' questa la tua personale abilità speciale!”
Il chiasso non fece udire ai due l'arrivo di una terza persona. La porta si era aperta cigolando ed era apparso un uomo con l'uniforme di Turk.
“Alabama, perché te la ridi tanto?” domandò con voce bassa e melliflua.
“Spezzacuori qui presente se la fa con più donne di te!” rispose l'altro indicando Tseng. “Sei stato via per ore, hai detto che saresti tornato subito,” soggiunse, cambiando tono di voce.
“Richiami della natura, non ci si può fare niente,” spiegò l'uomo, chiudendosi la zip dei pantaloni.
“Vilen, sei più stitico dei poveracci del Settore 5, che scommetto cagano più di te anche se non mangiano un cazzo!”
Vilen ridacchiò, e ogni volta che succedeva sembrava la risata di un pazzo: la bocca socchiusa si ampliava leggermente creando un sorriso, le labbra si spianavano fino a mostrare tutti i denti, facendo sembrare il tutto il ringhio di un cane. Le sopracciglia si abbassavano e gli occhi strabuzzanti e grossi luccicavano per un lampo, una frazione di tempo cortissima per essere colta, ma tutti quelli che si imbattevano nel sorriso di Vilen la percepivano, inconsciamente, quando un brivido attraversava le loro colonne vertebrali.
Era il terzo entrato nei Turk, il più giovane dopo Tseng: una persona emaciata, pallida, con le guance infossate e gli occhi sporgenti. Su Vilen non esisteva storia, esistevano solo leggende. Parlavano di un uomo che aveva venduto la propria auto a degli armaioli in cambio di mitragliatrici, che poi usò per ucciderli per riprendersi la macchina solo perché nelle altre che aveva trovato mancava l'aria condizionata. Altre parlavano di un uomo che rimaneva appostato ore davanti alla porta del capo per avere per primo le missioni e poterle scegliere, prediligendo sempre quelle di assassinii. Raccontavano che scherzava con le vittime, ci giocava e che nessuna di esse da morta era più riconoscibile per come quel sadico pazzo amava trastullarle. Vilen era una leggenda, forse solo una voce infondata e un ammonimento per i bambini di Midgar, ma a volte si chiedevano quale fosse la sua vera storia, o almeno cercavano di trarcene una pur di riconoscere quelle leggende solo leggende. Questo neppure i Turk lo sapevano. Lui, semplicemente, un giorno era entrato in ufficio con la divisa e la targhetta col suo nome attaccata al taschino della giacca e sorpreso aveva detto: “e voi chi siete?”. L'aveva chiesto con l'aria naturale di chi si trova disturbato da qualcosa, non con il dolo di chi si trova a disturbare.
Vilen si sedette su una sedia lontano dai due e cominciò a giocherellare con una penna. Non faceva mai niente, in effetti, oltre uccidere ed andare in bagno.
“Ehi, guarda,” riferì a un tratto Al con serietà a Tseng, che si avvicinò a guardare il foglio che aveva trovato. “Bingo.”
Il pezzo di carta, scritto a mano, recava un nome, un indirizzo e le parole Colt M1911. I due si alzarono e si avviarono al quartier generale della ShinRa.
“Ah, grazie dell'aiuto, Vilen,” riferì scherzosamente Al. Vilen continuava a concentrarsi sulla punta della penna, annuendo senza aver ascoltato.



Tseng e Alabama si fermarono al terzo piano, davanti alle alte vetrate chiuse dell'edificio. Fuori, sulla pista d'atterraggio, un elicottero era appena decollato.
“E' già arrivato,” mormorò Al.
“Chi?” chiese Tseng.
“Hojo. Scommetto che non vedeva l'ora di tornare qui.”
“E chi è?”
“Uno scienziato. E' riuscito a trovare un modo per creare le materie e... altro ancora.”
“Altro ancora?”
“Non so cosa. Solo il capo lo sa, lui ha accesso a tutte le informazioni. Se vuoi sapere le cose puoi solo tendere l'orecchio o spiarli con discrezione.” Alabama sorrise, lanciando uno sguardo complice a Tseng. “Possiamo dirigerci al piano terra per andare in bagno, come fa sempre Vilen, e passare casualmente per la pista d'atterraggio...”
Il giovane Turk annuì con un sorriso compassato. Raggiunsero l'ascensore e scesero al piano terra. L'atrio era stracolmo di gente, più del consueto. I due Turk si fecero facilmente spazio tra la folla: bastava la loro divisa e potevano permettersi qualunque privilegio in mezzo ai lavoratori della ShinRa. Si affacciarono al grande portone e lì, vicino all'elicottero, video Palmer sorridere cerimoniosamente e fare più di una volta la riverenza al nuovo arrivato. Questi gesticolò e disse qualcosa di malevolo – non si sentiva nulla, ma dalla faccia si capiva che fosse qualcosa di malevolo. Aveva il volto rustico e aspro, la fronte alta e sporgente, sintomo di intelligenza e richiamo di bruttezza. Poteva essere la descrizione semplice e completa del suo carattere, di un uomo geniale che non vedeva oltre la scienza e aveva da sempre agito ignobilmente; era un'esplicita carogna inumana, lo si capiva subito dagli occhi glaciali che aveva mentre sorrideva - non dei sorrisi veri e propri, erano piuttosto arrisi machiavellici e crudi, che pure dovevano tralasciare qualche sentimento, e invece nulla - e dal modo in cui trattava inutilmente male chiunque gli passava davanti. Persino Palmer, uno dei maggiori esponenti della ShinRa, che era con lui accondiscendente come un cane.
In quel posto tutti erano i cani della ShinRa, ma alcuni di loro, come Palmer, potevano permettersi di ringhiare o mordere quando capitava. Invece l'avvocato si sottometteva, sorridendo sempre, mellifluamente e artificiosamente. Tseng capì, in poco meno di un minuto, che quell'uomo, quell'Hojo, possedeva abbastanza attenzioni da parte della ShinRa da potersi permettere quei comportamenti. Era uno scienziato elitario, non come quelli che vedeva per i corridoi.
Hojo e Palmer varcarono il possente portone d'ingresso e Tseng ed Alabama li seguirono, confusi tra la gente, lontani appena qualche metro dalle schiene degli inseguiti.
“E' tutto pronto a puntino, praticamente mancava solo lo scienziato,” riferì Palmer.
“Perfetto, non vedo l'ora di entrare nella stanza e non vedere più la tua faccia.”
Palmer sfoderò uno dei più bei sorrisi forzati mai fatti. “Aeris è in giardino,” disse. “Tra qualche minuto andiamo a prenderla, ma prima dobbiamo spiegarti alcune cose a riguardo del funzionamento di certe macchine. Si sa, la tecnologia della ShinRa è avanzata rispetto a qualunque altra!”
L'insolito collegamento tra Aeris e macchine nella frase fecero aggrottare la fronte di Tseng. Quando l'avvocato schiacciò il pulsante dell'ascensore ed entrò assieme allo scienziato, Alabama tese un braccio davanti al giovane Turk per fermarlo, fino a che le porte non si richiusero.
“Quella bambina... che avrà a che fare con quel pazzo?” domandò Al un po' scosso. Tseng non disse nulla, guardava pensieroso l'ascensore chiuso. Il Dimmick si grattò la nuca e sospirò.
“Dobbiamo andare al quartier generale,” gli rammentò.
“Vai tu,” disse Tseng, “io devo fare altro.”
Alabama ridacchiò di rimando. “Vai a sedurre giovani donne, spezzacuori?”
Tseng fece un sorriso accennato, continuando a guardare Al mentre rideva a voce alta in mezzo alla folla e s'incamminava per le larghe scalinate bianche del gigantesco atrio dell'edificio.



Camminava sull'erba fresca, curatissima. Era finta, probabilmente, oppure la ShinRa dava cura solo a ciò che rientrava nel perimetro dell'edificio, trascurando il resto, Midgar compresa. Tseng guardò in alto e vide che tutto era racchiuso in una serra. Era un bel coacervo di botanica, arbusti, alberi e felci di ogni specie. Il ragazzo, da lontano, distinse subito Aeris, un piccolo puntino rosa in mezzo a tanto verde, rannicchiata a fissare una pianticella bianca. Hojo si presentò poco dopo assieme a due sottoposti. La bambina alzò la testa a fissarli, con la stessa infantile e malaccorta curiosità con cui stava osservando la pianta. Lo scienziato si fermò a due passi da lei.
“Chi sei?” chiese la bambina con semplicità.
“Sono uno scienziato che ha come cavia un'insolente,” rispose ironicamente. Aeris aggrottò la fronte basita. Hojo si chinò e le prese rudemente il piccolo volto con la mano bianca e callosa, avvicinandolo a sé per osservarla meglio. Fu colto per la prima volta dopo molti anni da un sentimento vivo. Sorrise, come se si trovasse di fronte alla più grande opera d'arte di tutti i tempi. La bambina tremava sotto la stretta ferrea dell'uomo.
“Meraviglioso...” enunciò.
Tseng lo percepì concretamente quel guizzo nei suoi occhi che tutti, tempo dopo, avrebbero sostenuto inesistente, affermando che quell'uomo aveva abbandonato anni prima qualunque emozione per la pazzia.














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Non dovrei neppure esprimermi, mi odio da morire... *scappa*
A parte il mio vergognoso ritardo, propongo un brindisi a quella buon anima di Youffie che mi ha fatto leggere l'anteprima di due bellissime fanfiction Tseng/Aeris (amarti è dir poco; se avessi saputo ieri quello che avresti fatto oggi ti avrei ringraziato anni prima perché adesso non è abbastanza. Lei capirà il significato di queste parole xD) e in più due autori che iniziano per BBBBBI hanno messo le loro fanfiction, e uno di loro è Tseris, e, sì, insomma, mi mettono sempre di buon'umore queste cose, e mi sento ispirata. xD
Il capitolo era abbastanza, come dire... poco movimentato? D'altronde è una fase d'accordo, non potevo fare altrimenti. Spero di non avervi annoiati; nel prossimo capitolo ci sarà più “azione”, statene certi! :D
Basch, detto BBBBBasch, ma detto anche Terenzio: Sul serio, dopo questo capitolo stavo per mettere la storia tra i preferiti... ma poi mi sono ricordato che l'ho già fattoXDXDxD
Elmyra: Oh, la mia bambinella sta diventando grande, riesce persino a sparare alle persone!!! Cara Aeris, ammazza la mia amica che non mi presta il servizio di piatti in ceramica!!XDXD Aeris: Si mamma! Ma che meraviglioso quadretto familiare! *O*
Con i suoi pensieri, con le sue azioni, hai fatto capire il tormento che può provare in una situazione del genere. E ti ringrazio per questo, perché hai donato emozioni ai personaggi, cosa che molte volte non accade. *___* Sono felicissima di ciò. Ci metto tanto cuore a far trasparire le emozioni di qualcuno, qui ci ho messo il massimo... contenta che ci sia riuscita, allora! :D
Tseng è sempre lo stesso freddo, taciturno, diabolico, grandissimo personaggio del primo capitolo. E sottolineo grandissimo <3
Tseng è per questo un gran personaggio, che per adesso non ha vacillato nemmeno per un attimo, dimostrando una fortissima personalità. Ma in futuro, vacillerà? Lo vedremo. Uhh, sei un... veggente? Uh! xD Be', come si suol dire, lo vedrai. :D E sono contentissima di aver almeno azzeccato l'età dei personaggi. xD
Grazie tantissimo per l'accurato commentino, spronano l'autore a continuare. Ovviamente se non avessi scritto niente, io avrei aggiornato tra 4 anni e mezzo. xD Son sempre belle queste genere di recensioni, e non sono il numero a deciderlo, ma ciò che è scritto. Questa tua recensione, per me, vale 10 normali. <3 E ora non ringraziarmi, ma io ringrazio te. ;D
MoMomaramao: eh, lo sò che l'effetto è fortemente voluto, ma... QUANTO è ANTIPPPPPATICO TZEEEENG!!!(sclera) HAUHAUh xD sì, è voluto, tanto per contrastare meglio lo Tseng che diverrà in seguito. :D Non dirò nulla, a parte che certe cose, da lui, non ve le aspettereste nemmeno... e giuro che compenserà tutta l'antipatia avuta nel capitolo precedente. xD
(come avrete notato, sono in un momento molto femminist-picchia l'uom-ammazza ammazza, per cui ogni mio commento sarà votato alla violenza indiscriminata su chiunque osi farsi portatore del velopendulo U.u) ...pure Reno? *sguardo eloquente* Grazie per il femmi-commento xD
Ino_Chan: Per prima cosa, devo scusarmi per non aver recensito il primo capitolo XD *__* Contentissima che tu ti sia presa il disturbo, davvero. <3
(adoro Tseng, peccato che su di lui ci siano così poche storie *.*) *____* Qualcuno che lo dice, lo dice! *abbraccio solidale e forte forte*
e soprattutto realistica, scritta con uno stile che si avvicina molto ad un film.. <333 mi stai ammazzando di complimenti, grazie! *_*
Insomma, come si è capito, mi è piaciuta molto XD Felicissima! Spero che questo lo sia stato altrettanto! :D Grazie del commento! :*
j3nnif3r: Non è normale che io mi commuova quando leggo le comparsate dei personaggi secondari, vero? ç.ç Johnny!!! *o* Sì, lui, Johnny! *_* Sapevo che l'avresti riconosciuto, TU potevi! xD
E' vero, non è "ufficiale" che si prenda i bambini perduti in giro per Midgar, ma con Cissnei l'ha fatto quindi è verosimile! XD *_* Ho involontariamente scoperto un altro sprazzo di vita di Cissnei. xD
E, uhm, l'idea di Tseng come vero padre di Yuffie comunque mi turba! XDD xDDDD
Bella, bella. Continua presto che io mi nutro di belle storie, eh. Wow, come al solito detto da te è sempre una bella sorpresa... grazie! E grazie del commento, grazie grazie grazie! :***
Taiga Aisaka: Dopo lo shock nell'aver letto che mia "cugina" Rosalia si è fatta Tseng, posso dichiarare che mia cugina è molto fortunata; un po' meno il suo futuro sposo XD Mi ero dimenticata di tua cugina, è vero! xD
Magnifico il background di Tseng (molto azzeccato, secondo me) :D All'inizio l'avevo pensato diversamente, ma un orfanotrofio era forse più adatto proprio perché giustificava la sua mancanza di "carattere" (in senso di caratterizzazione, non di spina dorsale xD) che invece una famiglia, con nuclei più intimi, può darti... Be', comunque grazie! :D
E poi... Elmyra spacca! ahuahuaha! XDDD
Quella donna l'ho sempre considerata una grande e sono felicissima di constatare che non sia una casalinga mongola o indifesa. Quanto hai ragione! *_* io dico che per tenersi Aeris per tutti quegli anni in casa propria doveva per forza avere due palle quadrate, per forza. u_u
Tseng la odia a morte, ma nemmeno lei scherza XD Ma noi sappiamo che tutto finirà in pop porno, vero? Tu dici...? *sguardo gnorri*
Piantandola qua, la storia mi piace un casino *_*. Il tuo stile è maturato tant che mi commuovo ç_ç Nei preferiti, assolutamente. <3333
Palmer è un avvocato? O_O Ahuahhua, ma anche no. xD L'ho immaginato io avvocato, così da dargli una specie di passaggio che lo porterà a diventare membro ufficiale della ShinRa! :D
Ed io che credevo fosse buono solo a ciarlare e a pretendere il thè da Shera in casa di Cid XD Appunto. xD
Mi è piacita un sacco la scena iniziale con Elmyra (si è capito che io stimo questa donna?XD) e poveretta mi sono anche immedesimata in lei ç_ç Già. L'ho sempre vista un po' così, durante il gioco, sebbene venga presa poco in considerazione :( (anch'io me la stimo xD)
Hai descritto la ShinRa come penso sia: un'organizzazione cruda, violenta, maledetta se posso dirlo sì *_* E in più ipocrita e sfruttatrice, in questo capitolo. Cerco sempre di dare un senso di sporcizia all'azienda, che è propria della ShinRa, in fondo! O almeno è ciò che sentivo mentre giocavo al primo, inestimabile gioco. xD
La scena finale poi è <3. Adoro il sadico e Tseng lo è al punto giusto *ç*. E' il più bono di tutti i Turks. (se la gioca con Reno. Rufus non lo conto perché è il capo *ç*) HAuahu! xDDD Credo che neppure lui stesso si sarebbe aspettato tanto sadismo. xD Sì, è il più bon... gnoc... fi... arrap...
E' il più attraente. xD Con Reno, ma certo! *_* Grazie della recensione pornofigliamia! *_____* Grazie!
  
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