Nickname:
SHUN
DI ANDROMEDA/Charlie
Fandom:
Due
South
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
RayV,
RayK, Benton Fraser, RayV/Benton/RayK
Tipologia:
One-shot
Genere:
Drammatico,
hurt/comfort
Parola
chiave:
Primo Natale
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho elaborato
la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Dedicata
a Mairasophia. I personaggi non mi appartengono. Partecipante alla "HURT/COMFORT
ADVENT
CALENDAR 2019". La bava di rospo citata è il fulcro della
puntata 4x09.
FULL
LOVE
"Cosa
vuol dire che hanno trovato Fraser
morto?!"
"Calmati,
Vecchio."
"Non
mi calmo, signore! È del mio
partner che stiamo parlando, del nostro partner!" si corresse subito il
detective, indicando sé stesso e Kowalski al suo fianco, il
cui viso era terreo
e sembrava che stesse per vomitare anche il pranzo di Natale del 1994.
"Datti
una calmata, detective, o mi
vedrò costretto a metterti agli arresti." sbottò
Welsh, prima di sedersi
con un lungo sospiro.
L'uomo
incrociò le mani sulla scrivania
ingombra di fogli davanti a sé e fissò i due
uomini, le cui espressioni vacue
erano un gran brutto segno: "Non ci sono molte notizie, solo che,
mentre
Fraser stava per mettere le mani su un gruppo di contrabbandieri di
pellicce al
confine tra Canada e Stati Uniti, all'improvviso il comando di
Yellowknife ha
perso i contatti con lui. Quando il distaccamento più vicino
è riuscito a
raggiungere l'ultima posizione conosciuta, hanno trovato Fraser dentro
un
bidone, con lividi su tutto il corpo, qualche osso rotto, e privo di
sensi;
quando hanno controllato il battito, non hanno potuto fare altro che
accertarne
la morte. Ho praticamente ordinato alla Thatcher di farlo tornare qui
in città
il più presto possibile e di non toccarlo per alcuna
ragione, neppure per
cambiargli i vestiti o che altro. Dovrebbe arrivare stasera con il volo
delle
21.".
§§§
"Kowalski,
cos'è questa?"
"Dove
l'hai trovata, Vecchio?!"
"Tra
i vestiti di Benny, quelli che la
Lady di Ferro ci ha portato da esaminare… Ha uno strano
odore…"
"Oh,
cazzo!"
"Cosa
c'è?!"
"Benny!
Benny è ancora vivo! Andiamo,
sbrigati!"
§§§
Fuori
dall'ospedale
nevicava ma, francamente, a Ray Vecchio non importava.
Era
la sera della Vigilia
di Natale, in giro c'era aria di festa, eppure tutto il suo mondo era
racchiuso
in quelle quattro mura che erano la stanza d'ospedale dove Benton
dormiva ormai
da qualche giorno.
96
ore, costantemente
seduti lì, alzandosi soltanto per andare in bagno e per
telefonare a Frannie
per tenerla informata.
Giorno
e notte lì
seduti accanto al letto di Benny, aspettando spasmodicamente il suo
risveglio.
Certo,
la dose di
"pozione magica" che aveva preso stavolta era più pura e in
quantità
maggiori rispetto all'ultima volta - da quello che Kowalski gli aveva
detto - ma
gli avevano fatto due lavande gastriche, santo cielo! Quanto poteva
essere
potente la bava di quel rospo?!
Vecchio
poteva quasi
sentire la voce di Benny rimproverarlo: "Non
è un semplice rospo, Ray, è un bufo marinus."
con quel tono da
saccente che gli faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi e al
tempo stesso
baciarlo fino a restare senz'aria.
Ma
poi, cosa gli era
saltato in testa a Benny di prendere quella roba?! Non era bastato il
casino
scatenato per quel caso del collaboratore di giustizia ammazzato e del
cadavere
nascosto nella bara in cui avevano infilato lo stesso Benny?
Kowalski
era
semisdraiato sull'altra sedia, la testa a ciondoloni sul petto - e Dio
sapeva
quante volte Ray avesse tentato di metterlo in una posizione
più comoda ma
niente, continuava a tornare in quell'assurdo rannicchiarsi - e il
caffè sul
comodino stava diventando freddo.
Ma
non gli importava
neppure di quello, quanto piuttosto della vaga elettricità
nell'aria, la
sentiva sotto le sue dita, la vedeva, con la coda dell'occhio, permeare
ogni
cosa mentre un senso di ansia e aspettativa gli annodava le viscere.
Per
tenersi
impegnato, Ray si allungò verso il letto e
accarezzò la fronte pallida di
Benton prima di posargli un bacio sulla pelle fredda per poi
sistemargli le
coperte fin sotto il mento per proteggerlo dagli spifferi.
Quando
ebbe finito,
si ritrovò a scompigliargli i capelli altrimenti sempre in
ordine perfetto:
"Stupido di un canadese, faresti meglio ad aprire quei meravigliosi
occhi
scuri che ti ritrovi prima che io decida di prendere Kowalski e Dief e
portarli
da Ma, e a chiedere il divorzio, ovviamente."
"Il
divorzio si
può chiedere solo una volta sposati, Ray... E a meno che non
mi sia perso
qualcosa di fondamentale... Non lo siamo. Non ancora, almeno..."
Nel
silenzio, la voce
roca di Benny gli sembrò un'allucinazione, il segno
definitivo della sua mente
che stava perdendo l'appiglio con la realtà, ma quando Ray,
tremando come una
foglia, guardò in faccia il canadese, lo vide: nonostante il
sorriso sbilenco e
il velo sui suoi occhi, Benny era sveglio.
Finalmente
sveglio.
La
sua reazione
istintiva fu quella di baciarlo.
Di
gettarsi su di
lui, prendergli il mento e baciarlo con disperazione e gioia mischiate
tra
loro, tra lacrime e risate sommesse: "S-Stupido di un Mountie!" la
voce di Vecchio era strozzata, "La prossima volta che mi fai uno
scherzo
del genere chiedo davvero a Ma di ospitarci e di cacciarti con il
lancio degli
zoccoli!"
Posò
la propria
fronte contro la sua e lo guardò negli occhi, gli strinse
con forza la mano e
gli passò il braccio libero dietro il collo per saggiarne il
calore.
Poi,
senza staccare
la mano, si voltò e diede una decisa scrollata a Kowalski:
"Ehi, è
sveglio!" gli gridò praticamente nell'orecchio.
Kowalski
ebbe un
sussulto e cadde dalla sedia con una mezza imprecazione sulle labbra.
Quando si
mise in piedi, puntellandosi sulla sedia, fece per insultare Ray quando
vide
gli occhi mezzi aperti di Benny e l'espressione sconvolta e al limite
delle
lacrime di Vecchio: "È sveglio, Kowalski." ripeté
quest'ultimo con un
filo di voce.
Un
attimo dopo, il
Mountie si ritrovò il viso sommerso dai capelli spettinati
di Ray e lo sentì
singhiozzare sul suo petto.
Si
sarebbe anche
mosso ma l'immobilità forzata degli ultimi giorni glielo
impediva, si sentiva
le membra pesanti come piombo.
"Osa
farlo
un'altra volta... Osa soltanto pensarci, Frase, e davvero, ti ammazzo
stavolta." singhiozzò il detective più giovane
senza mollare la presa sul
colletto del pigiama.
"Mi
dispiace, ma
era l'unica possibilità che avevo di uscirne vivo. Con una
gamba e un braccio
rotti, e da solo, non sapevo cos'altro fare."
La
voce di Benny era
roca per l'inutilizzo e il suo scusarsi per qualcosa di cui, alla fine,
nonostante tutta la merda che avevano affrontato, non aveva colpa,
colpì nel
vivo i due detective. Che non attesero un istante di più per
abbracciarlo.
Mentre
il Ray più
giovane gli stringeva il busto, quello più anziano gli aveva
preso delicamente
la testa tra le mani e se l'era stretta all'altezza del cuore: "Stupido
di
un canadese... La minaccia di portarmi via Dief e Kowalski ha avuto
effetto,
eh?" Vecchio abbozzò una risata che suonò
più come un gorgolio.
"Ho
il sospetto
che Dief voglia più bene a te che a me..."
"Per
forza,
quando Vecchio si distrae può rubargli le ciambelle." disse
Kowalski con
la voce attutita dal tessuto del pigiama.
"Ecco
perché mi
sembrava che avesse preso peso. Dovrei fargli fare più
esercizio."
"Sì,
sì, quando
uscirai da qui... Ma non prima di aver eliminato tutte le scorte di
estratto di
rospo che hai..." mormorò Ray prima di nascondere il viso
tra i capelli di
Benny: "Maggie è fuori dalla grazia divina, Frannie vuole
usarti come
sacco da boxe e in generale il Dipartimento è incazzato a
morte. Quella
sostanza è troppo pericolosa se assunta senza controllo.
Abbiamo... Abbiamo
fermato la tua autopsia appena in tempo, Benny... Non costringerci a
rivivere
tutto questo, ti prego..."
"Quindi
sapete
tutto…"
"Ti
ho cercato
di svegliare ma eri già sotto l'effetto di quella roba da
chissà quanto e non
sono riuscito a raggiungerti..." confessò Kowalski con un
filo di voce,
"Ti ho portato in macchina praticamente scendendo le scale a due a due
e
Vecchio ha guidato come un pazzo per andare all'ospedale."
Benny
annuì, ancora
fisicamente provato: "Per quanto a volte sia utile, questa volta
è stato
un disastro annunciato. Quella che avevo era l'ultima fialetta che
avevo,
comunque. Ci vuole tempo per distillarlo."
"Due
lavande
gastriche, Frase, e quattro giorni. La prossima volta trova una
soluzione che
non contempli il fingerti morto come un opossum senza lasciare un
cavolo di
biglietto."
"D'accordo.
Voi
state bene? Sì, insomma, non fareste meglio ad andare a
mangiare qualcosa?
Riposarvi un po'…"
A
quelle parole,
entrambi i Ray si guardarono negli occhi per un attimo poi scossero la
testa e
Kowalski immerse di nuovo il proprio viso nel petto del compagno e
biascicò
qualcosa che quest'ultimo non capì del tutto.
"Ha
detto che
piuttosto muore di fame." tradusse per lui Ray con un sorriso: "Tra
poco lo porto a casa, comunque. Chiamo Ma e ci penserà lei a
tenerti
d'occhio."
"Non
provarci
neppure, Vecchio. Io da questa stanza non mi muovo." Il biascicare di
Kowalski questa volta fu udibilissimo.
"Ray,
rischi di
ammalarti se non mangi e non dormi e vai avanti a caffè..."
disse Benny
con voce roca.
"ECCO
QUAL È IL
TUO PROBLEMA, FRASE!"
Il
grido di Kowalski
fece sobbalzare sia Ray che Benny, il quale sgranò gli occhi
in un lampo di
spavento. Kowalski si staccò da lui e, rimessosi in piedi,
lo guardò con
espressione allucinata e ferita: "Ecco qual è il tuo
problema, Frase, il
tuo fottuto problema!" ripeté con voce strozzata, "Non
riesci a
pensare ad altro che agli altri, mai a te stesso! Per una volta,
soltanto per
una volta, sii egoista, chiedi, imponi, lascia che ci pensi
qualcun'altro a
te!"
"Non
mi sento di
dargli torto, Benny." azzardò Ray dopo qualche istante di
silenzio:
"È da quando ti conosco che sei così, e non
è una cosa sbagliata. Ma sei
uscito a stento da una situazione dove hai rischiato la vita, se ti
prendi una
pausa e lasci che siano gli altri a prendersi cura di te il mondo
continua a
girare."
Mentre
Ray gridava e
dava voce a tutto il suo disappunto e dolore, a tutte il peso che si
portava
dentro da chissà quanto, Benton teneva la testa incassata
tra le spalle.
Fu
Vecchio a notarlo
e, dopo aver fatto cenno al partner più giovane di
piantarla, si inginocchiò
sul materasso per avvicinarsi al canadese e gli sollevò il
mento con un dito:
"Benny, guardami." disse lui con voce seria.
Con
gli occhi ancora
velati, Fraser obbedì e vide, nello sguardo di Vecchio,
tutto il rammarico
dell'uomo che amava: "Non volevo, Ray. Davvero." disse con voce roca
e pallido in viso, troppo per i gusti dell'italo-americano.
"Lo sappiamo che non volevi, Benny, tranquillo. Ma per una volta
soltanto,
lascia che ci pensino gli altri a te. Sappiamo che sei indipendente,
che sei
vissuto nel nulla canadese e che riesci a scovare un criminale come
neppure un
maiale da tartufo riuscirebbe ma non sei più un Mountie
solitario tra le
montagne, hai delle persone a cui appoggiarti, una famiglia a cui
appoggiarti.
hai me, e Dief e anche Kowalski quando non fa il matto.".
Kowalski
al suo
fianco gli diede una gomitata.
"Perciò,
ora
mettiti giù, chiudi gli occhi e riposa." così
dicendo, Vecchio spinse
Benny all'indietro e lo fece sdraiare sul materasso prima di
sistemargli meglio
il cuscino dietro la testa e il braccio ingessato sul cuscino di
sostegno:
"Tra qualche giorno ti dimetteranno e ti riporteremo a casa, nel
frattempo
ci daremo il cambio, Ma sarà ben felice di venire a tenerti
compagnia e a
tirarti le orecchie. È stata campionessa di Tirata
d'Orecchie tra le mamme di
Little Italy, io non la sottovaluterei."
A
Fraser sfuggì una
risata gorgogliante, buffo come certe espressioni dei propri sentimenti
gli
venissero più spontanee e naturali da quando stava con i due
Ray, e chiuse gli
occhi, sentendo poi un paio di labbra tremanti sfiorare le proprie e la
familiare sensazione della fronte di Kowalski sulla propria:
"We're gonna ride forever
You can't keep horsemen in a cage
Should the angels call, well it's only then
I
might pull in the reins"
La
voce del Ray più
giovane era bassa e calda, come una ninnananna e strappò un
sorriso a Fraser,
il quale - sempre ad occhi chiusi - cercò di afferrare le
mani dei due partner.
Entrambi gli strinsero quella libera con calore e amore.
Sentendosi
improvvisamente
sfinito, Fraser si concentrò sul calore della coperta che
Vecchio gli stava
rimboccando sotto il mento e sulla sensazione della mano di Kowalski
stretta
nella propria: poteva davvero dormire e lasciarsi andare?
"Quando
ti
toglieranno la flebo, prometto di portarti della carne di renna
affumicata, ma
ora dormi." disse Vecchio mentre gli accarezzava la fronte.
"D'accordo…"
mormorò Benton mentre cominciava a perdere il contatto con
la realtà:
"Riposerò gli occhi per qualche minuto." concesse con un
filo di
voce, il buio lo avvolse e una strana sensazione di bagnato gli
percorse le
guance prima di scivolare del tutto nell'incoscienza.
Non
trascorse proprio
qualche minuto, più che altro qualche ora, e quando il
canadese riaprì gli
occhi, riemergendo dal buio del sonno come un alce in immersione, si
ritrovò in
una stanza dalla luce soffusa, con accanto a sé gli
inconfondibili capelli
ricci di Frannie: la ormai cognata stava leggendo una rivista tra uno
sbuffo e
l'altro e non ci voleva un genio per capire che fosse ancora arrabbiata.
"Francesca…"
Come
se fosse stata colpita
da una scarica elettrica, la donna ebbe un sobbalzo e la rivista le
cadde di
mano, sbattendo sul pavimento con un rumore sordo.
I
loro sguardi si
incrociarono e, in un attimo, gli occhi di Frannie si riempirono di
lacrime
mentre lei stringeva il pugno con l'intento visibile di colpirlo sul
naso:
"Sei un deficiente!" gridò lei con voce stridula, "Mi hai
fatto
credere di essere morto già una volta, questa non te la
perdono!" strillò
prima di mirare alla spalla e non più al volto.
Benton
sentì chiaramente
il colpo; tuttavia, Frannie non era mai stata una gran lottatrice a
mani nude:
aveva la lingua lunga e poteva far capitolare anche il più
duro dei criminali,
ma non era certo Rocky Balboa.
"Mi
dispiace,
Francesca… Non volevo farvi preoccupare ma era l'unica
soluzione…" mormorò
il Mountie.
"Sì,
sì, lo so…
Ray me l'ha
detto… Ma sei stato un
deficiente lo stesso, abbiamo pianto, Benny, abbiamo pianto tanto e la
notizia
ha sconvolto tutti, Ma era pronta a fare fuoco e fiamme con il
Consolato per
far celebrare il funerale qui a Chicago e farti seppellire nella cripta
di
famiglia."
"Avete
una cripta di
famiglia?"
"Sì,
la comprò il mio
bisnonno per farci restare tutti insieme nell'eternità, e
costringerci a
sentirlo raccontare storie di quando era bambino per sempre, anche
papà è
sepolto lì."
"Senza
offesa,
Francesca, ma non è il mio posto…"
"Benny,
apri ancora
una volta bocca per dire una cavolata del genere e ti prendo di nuovo a
pugni…
Certo che è il tuo posto, ti abbiamo adottato quella prima
sera che Ray ti ha
portato a casa, non sarai un Vecchio di sangue ma lo sei di spirito.
Non dire
mai una cosa del genere davanti a Ma oppure ti prende a mattarellate in
testa."
Di
nuovo, quella
sensazione di bagnato sulle guance e poi quella di un morbido tessuto
che gli
sfiorava la pelle rovente: "Vederti piangere è raro,
Benny…" disse
Frannie con voce stranamente bassa, "Vuoi che chiami R&R? Sono
andati
a prendere un caffè."
Benton
non disse niente ma
annuì debolmente.
La
ormai cognata gli posò
un bacio delicato sulla fronte, poi la sentì muoversi e
udì la porta aprirsi e
chiudersi.
Nella
stanza cadde il
silenzio, rotto di tanto in tanto dal bip delle macchine, e Benny
sarebbe
nuovamente crollato addormentato se non fosse stato per il familiare
odore di
caffè che impregnava i vestiti di Vecchio e la colonia
stantia di Kowalski che
poco dopo gli colpì le narici.
"Ehi,
Frase, è arrivato
Babbo Natale.", la voce del Ray più giovane gli
strappò un sorriso e gli
fece aprire gli occhi; nel suo campo visivo, apparvero entrambi i suoi
partner,
ciascuno con una pila di pacchetti colorati tra le braccia, che vennero
depositati con cura sul letto, a circondare Benton.
"Hai
dormito un bel
po' e ti sei perso la mezzanotte, è ora di aprire i regali."
Vecchio si
accomodò sul materasso accanto al braccio sano del compagno
e si allungò ad
accarezzargli i capelli: "Ce ne sono parecchi."
Kowalski
sbuffò
platealmente e afferrò un pacchetto prima di agitarlo in
aria: "Ti aiuto
io ad aprirli."
Benton
sorrise appena –
ogni muscolo gli faceva male – ed ebbe appena le forze per
scuotere la testa:
"Preferirei riposare ancora un po'… Ma voi…"
Kowalski,
spostatosi
sull'altro lato del letto, gli posò un bacio disperato sulle
labbra, un bacio
che sapeva di lacrime e caffè disgustoso, ma anche di
quell'amore così forte e
pieno di cui, a volte, aveva quasi paura.
"Te
l'abbiamo
promesso, Benny. Ci prenderemo cura di te… Permetticelo." Le
labbra di
Kowalski vennero sostituite da quelle di Vecchio, che al contempo non
smetteva
di stringergli la mano: "Ci siamo noi qui con te, testone."
"Grazie…"
"Buon
Natale,
Benny."
"Buon
Natale,
Ray."