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Autore: Etace    17/12/2019    1 recensioni
Londra, metà anni 60.
In un'università decentrata e apparentemente trascurabile, tre giovani promesse della musica si incontreranno per puro caso durante una lezione di biochimica. Non hanno niente in comune, se non un grande, smodato amore per la musica...
Vi propongo la storia dei Queen, quando ancora frequentavano l'università e non erano diventati i famosi miti che noi tutti adoriamo. Cercherò di attenermi il più possibile alla realtà dei fatti.
Freddie/Mary, accenni Freddie/Roger.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Mary Austin, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Amore? Sei poi andato al corso di biochimica?-

Freddie esitò e inserì un altro gettone nella cabina telefonica. Mary, la sua ragazza, era dolce come il miele ma quando si arrabbiava erano guai.

-Ci sono andato, sì- mormorò il giovane -Solo che…-

-Solo che?-

-Ho dimenticato di metterti la firma-

-Cosa!? Ma non ci posso credere! Ma perché sei sempre così distratto!? Possibile che…-

Freddie allontanò la cornetta dall’orecchio e si appoggiò alla parete della cabina telefonica, in attesa che la sua ragazza finisse gli improperi. Estrasse anche una sigaretta e se la mise dietro l’orecchio, tra i capelli lunghi e un po' mossi.

Mary aveva ragione, lui stesso si sentiva incorreggibile.

-Hai ragione, amore- sussurrò infatti, ma ovviamente fu inutile.

-No! Non mi interessa di avere ragione! La ragione si dà ai matti!- sbraitò Mary dall’altro capo del ricevitore -Ti chiedo un favore, uno, e tu non riesci a portarlo a termine! Pensi solo a te stesso e a quelle diavolo di strofe che…-

-Ascolta, ti risolvo in parte il problema- la interruppe -Chiedo gli appunti a qualcuno, così almeno hai la lezione-

-Ma non ci pensare neanche!- strillò la sua fidanzata.

-Ora devo salutarti, amore della mia vita-

-Freddie!! Non riattaccare!-

-Ti amo-

-Se osi riattaccare, io…!-

Freddie riattaccò e uscì dalla cabina, accendendosi la sigaretta. Non fece in tempo a fare quattro passi che un uomo, un muratore al lavoro in un cantiere, gli fischiò dietro. La futura rockstar velocizzò il passo, facendo finta di non vederlo.

 

 


 

 

“Una band…”

Roger ci stava pensando troppo spesso.

Aveva già fatto parte di una band, in realtà era da quando aveva otto anni che faceva parte di gruppi musicali, solo che ora si era dato altre priorità e aveva confinato la sua più grande passione al mero ruolo di hobby. D’altronde non era l’amore a portare a casa il pane, come soleva dire suo padre. La musica era la sua vita, l’odontoiatria il suo lavoro, e questo era quanto.

...Tuttavia, se al posto di suonare da solo, avesse suonato con qualcun altro non sarebbe stata la stessa cosa? Che male c’era?

-Ha sempre la testa per aria! Si dimentica tutto, te lo giuro!-

Roger si voltò e vide due ragazze di passaggio. Una di loro, bionda e molto carina, si stava sicuramente lamentando del fidanzato, Roger ci avrebbe scommesso.

-Pensa solo a scrivere, il resto per lui non conta niente, nemmeno io!- la sentì dire.

-Mary non dire così, lui ti adora, e poi è così dolce- gli rispose l’amica, allontanandosi per il cortile dell’ateneo insieme a lei.

-Lo so che è dolce, purtroppo- ammise la ragazza di nome Mary -Però tu non sai cosa vuol dire convivere con un uomo che...-

“Donne” pensò Roger, chiudendo il manuale di farmacologia “Sempre a rompere le palle”.

Le donne erano delle scocciatrici, e lui non era per niente concentrato nello studio. La verità era che Roger si sarebbe pigliato volentieri un calcio nel sedere, piuttosto che starsene lì a studiare farmacologia, ma questi erano dettagli. Si sentiva sotto pressione, terribilmente annoiato, tristemente insoddisfatto. Decise quindi di alzarsi dalla panchina e di farsi un giro. Tra l’altro era anche una giornata calda e soleggiata, inusuale per essere ottobre, per cui passarla a studiare gli pareva davvero un delitto. Solo che...

Solo che si sentiva osservato. Gli sembrava che gli studenti non avessero altro da fare se non seguirlo con lo sguardo e giudicarlo. Sia chiaro, Roger era consapevole di essere più bello della media, sapeva di piacere e di ispirare invidia, tuttavia quegli sguardi insistenti erano diventati come dei macigni, difficili sia da sostenere che da ignorare.

Decise pertanto di raggiungere il parcheggio, prendere la sua adorata Jaguar e andare in centro città a farsi un giro in santa pace. Entrò perciò dentro l’università, attraversò tutto il salone principale e andò verso il parcheggio, ovviamente custodito e a pagamento, dove riposava la sua ragazza dalle quattro ruote.

Per farlo, però, incappò presso la bacheca degli avvisi, che si trovava come di consueto all’uscita principale dell’università. Decise di fermarsi, colto da un’idea improvvisa.

“Chissà se…” si chiese, pensando all’annuncio che poteva aver affissato Brian “Ci guardo, così, per curiosità”.

Iniziò a leggere i vari avvisi: lezione di salsa e balli caraibici, lezioni private di francese, di spagnolo, gruppi di lettura…

Occupato com’era a scandagliare la bacheca, Roger non si era accorto che alla sua destra c’erano un paio di occhi scuri che lo osservavano, indecisi.


Freddie era appena arrivato e lo stava guardando da lontano, furtivamente. Quando si dice il destino… Lui voleva uno studente di biochimica e su chi si andava a imbattere? Ma sul ragazzo più bello, più snob e più british di quel corso, naturalmente. Infatti, come Roger si sentiva bello e degno di ammirazione, così Freddie non si piaceva, era duro con se stesso e non si perdonava niente. Si vergognava delle sue origini, detestava la mediocrità -a cui si era ingiustamente condannato- e soprattutto odiava i suoi denti più di qualsiasi altra cosa. Era infatti nato con due incisivi in più, un'anomalia del tutto innocua ma portatrice di conseguenze estetiche (e canore) che a lui procuravano un grande imbarazzo. E Roger, in tutto questo, era il classico tipo che lo faceva sentire a disagio: bello come il sole, deliziosamente occidentale e ricco. In poche parole, rappresentava tutto ciò che Freddie avrebbe voluto essere.
...E avere. 
Ma questa era una parentesi delicata, e non sarebbe opportuno aprirla ora.

Ma malgrado questo quadro di insicurezze, la futura rockstar aveva del fegato. Non si piangeva addosso, reagiva, e camminava con le spalle dritte e la testa alta.
Così fece anche quel giorno con Roger, celando come al solito la timidezza dietro al suo look sfacciato e sensuale.

-Ciao, tesoro. Posso disturbarti?- gli chiese con calma apparente, accarezzandolo con lo sguardo.

Roger si voltò verso di lui, lo riconobbe e aggrottò le sopracciglia bionde.

-Ehm, ciao? Dimmi tutto- gli rispose un po’ stranito, guardandolo dalla testa ai piedi. Il giovane Freddie indossava un paio di pantaloni bianchi e inguinali che lasciavano ben poco all’immaginazione, e una maglietta sottile sui toni dell’arancio, aderente come una seconda pelle.

-Tu eri al corso di chimica ieri, vero?- gli chiese infatti, cercando di sembrare disinvolto.

-Sì, biochimica- gli confermò Roger, un po’ perplesso -Perché?-

-Non è che potresti farmi un favore?-

-Se posso, come no-

Il giovane Freddie gli rivolse un sorriso a bocca chiusa, piacevolmente sorpreso.

-Grazie mille- gli rispose, sciogliendosi un po' -Sai, non conosco nessuno del corso e allora mi sono detto chissà, magari il biondino di ieri oltre a essere bello, è anche gentile-

“Biondino?” si allarmò subito Roger, imbarazzato “Oh, merda, questo ci vuole provare”

-Beato te, tra parentesi- continuò Freddie, appoggiandosi al muro -Anche io avrei voluto i capelli biondi e gli occhi azzurri-

-Nah, sono sopravvalutati- gli rispose il batterista -Ascolta, amico, sono lusingato ma ti interrompo subito, perché io…-

-Faccio prestissimo! Avrei solo bisogno degli appunti per la mia ragazza-

-Non… Aspetta cosa? La tua ragazza!?- ripeté Roger, stordito dalla rivelazione.

-Sì- gli rispose -Ieri non è potuta venire a lezione perché lavorava e allora aveva mandato me, solo che io faccio tutt’altro e non le ho nemmeno firmato la presenza. Si è imbestialita, ma ha ragione-

-Hanno sempre ragione- borbottò Roger, ancora scosso. Era certo che quel ragazzo fosse omosessuale. Ci avrebbe scommesso la macchina, il che era tutto dire per uno come lui.

-Mi faresti davvero un favore enorme- aggiunse Freddie, accennandogli un altro sorriso sempre e rigorosamente con le labbra serrate. Sembrava quasi che stesse flirtando con lui, o forse era solo il suo modo di fare che era sensuale per natura. Roger nel dubbio arrossì.

-A dire il vero non ho preso chissà quali appunti, insomma, non credo che lei ci capirebbe qualcosa, li capisco a stento io. Poi era la prima lezione e sai, le prime lezioni sono sempre un po' inutili. Il ragazzo alto di fianco a me, però…-

-Freddie!- lo interruppe all’improvviso una voce femminile e un po’ autoritaria -Non starai chiedendo gli appunti a quel ragazzo che non conosci, vero!?!-

Roger si voltò e riconobbe la ragazza bionda e carina che aveva visto brontolare poco fa.

-Lo sto facendo per te, mi amor- replicò quest’ultimo cercando di baciarla, ma Mary gli mise una mano sopra la bocca.

-Scusalo- esclamò rivolta a Roger -Non ha un briciolo di ritegno-

-Sei tu che ne hai troppo- replicò Freddie -Poi questo biondino è tanto gentile, com’è che ti chiami, caro?-

-Roger Taylor, odontoiatria- si presentò.

-Freddie… Freddie. De…-

-Design- lo anticipò Roger -Lo so-

-Si vede!?- esclamò Freddie tutto contento, facendo sorridere Mary.

-Sì, abbastanza- scherzò Roger -Comunque, se hai bisogno degli appunti te li do, non è un problema-

-Hai visto?- disse Freddie rivolto alla ragazza, la quale sorrise a Roger.

-Ti ringrazio molto, in teoria sarebbero per me, non certo per lui. Comunque io sono Mary- gli tese la mano -La ragazza del designer qui presente-

-Roger, piacere- rispose questi, ricambiando la sua stretta.

-Quindi stai studiando per diventare dentista?- gli chiese gentilmente Mary, tanto per fare conversazione.

Roger alzò le spalle, come se si fosse rassegnato al suo destino -A quanto pare…-

Lei gli sorrise, Freddie invece aveva abbassato lo sguardo.

-È sicuramente un lavoro molto remunerativo- gli fece notare Mary, stringendo la mano del suo fidanzato.

-Sì, quello è vero- concordò Roger -Ma non so se ne vale la pena. Sarà che sono dentisti anche mio padre, mio nonno e mio zio e l’idea di ridurmi come loro mi inquieta-

-Non so perché ma ti capisco- gli rispose lei, garbata come al solito, Freddie invece si limitò a sorridere.
Roger decise di cambiare discorso.

-Sentite, non è che conoscete un locale dove le band si esibiscono dal vivo?-

Mary alzò le spalle -Ce ne sono tanti, in realtà-

-Perché?- chiese subito Freddie -Tu suoni?-

Roger lo guardò con tanto d’occhi. Di nuovo quella domanda in meno di ventiquattro ore!?

-Sì, suono- gli rispose, cauto -Non dirmi che anche tu lo hai notato dalle mie mani?-

Freddie aggrottò le sopracciglia -No, figurati- gli rispose subito -Era solo per sapere. Cosa suoni?-

-La batteria-

-La batteria!?- questa volta gli sfuggì un sorrisone, rivelatore della sua dentatura -Favoloso! Adoro la batteria, la trovo energetica!-

-Perché? Esiste uno strumento che non adori?- gli chiese dolcemente Mary, Freddie le sorrise.

-Anche io l’adoro- concordò Roger -Praticamente sono nato con le bacchette in mano-

-Io invece suono il pianoforte e… E canto, anche- gli rese noto, stringendo forte la mano di Mary -Ma suoni tipo in una band?-

-No, però ieri mattina ho conosciuto un tipo che pareva interessato a reclutarmi- precisò Roger.

-Ah, dai, casomai…-

-Scusa ma ora devo andare, ho un corso tra dieci minuti. Parodontologia, brutta roba- lo interruppe bruscamente, mentendo -Ci si vede in giro, ragazzi. È stato un piacere-

-Ciao, il piacere è stato nostro- lo salutò Mary, Freddie invece si limitò a fare un cenno.

La ragazza lo guardò, intuendo il suo cruccio.

-Dai, piccolo- lo consolò, sorridendogli dolcemente -Prima o poi troverai una band che ti adotterà-

-No, sono io che devo adottare una band, non il contrario- le sorrise, ma con la scintilla della determinazione nello sguardo.

 

 

“…Cantare con quella malocclusione dentale? Deve essere pazzo. Chi mai lo accetterebbe?” pensava Roger, mentre si dirigeva verso la macchina.

Bisogna dire che Roger non era perfido o superficiale, semplicemente era stato abituato a una certa schiettezza mentale, che gli impediva di infiocchettare la realtà. Per sfondare nel mondo dello spettacolo, oltre al talento occorrevano anche il carisma -indispensabile sul palco- e la bellezza, soprattutto quando ci si trova agli esordi e non si è raccomandati. Quel ragazzo straniero non era brutto, ma non era neanche adeguato ai gusti dell’audience occidentale.

La gente voleva sentirsi compresa e spalleggiata dalla musica, pretendeva di rispecchiarsi in essa e in chi la suonava. Chi mai in Europa si sarebbe rispecchiato in quel Freddie? Nessuno, naturalmente…

Roger non poteva avere idea di quanto stesse sbagliando, non aveva nemmeno il più vago, remoto sospetto di ciò che sarebbero diventati da qui a qualche anno, e d’altronde è proprio questo il bello della vita, la sua imprevedibilità.




 

 

 

 

Note

Ciao ragazzi! Questo era il secondo capitolo, spero che vi sia piaciuto :)

   
 
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