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Autore: Infinite Sky Driver    17/12/2019    1 recensioni
|||Un capitolo al giorno per 24 giorni|||
Raccolta di one-shot e drabble per gustarsi al meglio questo mese di Dicembre! Perchè tutti si meritano una buona dose di fluff giornaliera.
[accetto commissioni]
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questo capitolo sarà molto diverso dai precedenti, perchè potrete gustarvi la sublime scrittura di Cervo di Fuoco! Io gli ho solo fornito la canzone.
Gli manderò una tonnellata di cuori, per aver scritto questo capitolo. ENJOY!
https://www.youtube.com/watch?v=Pkv9n3fo6Lw
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I See Fire


Fumo e cenere.
Nient'altro si respirava e vedeva, da settimane, nella città di Asmara. Una fitta coltre di fumo denso e nerastro aleggiava, portando con sé grumi di cenere e lapilli incandescenti. Non si poteva uscire per le strade... ma non per via del fumo. Era proprio questo il vero problema.
«Ancora lì ad ammirare il panorama?»
Una voce ben nota sfiorò l'udito di Doc, risvegliandolo dall'ennesima contemplazione della triste vista che offriva la finestra della sua stanza. L'uomo guardò indietro da sopra una spalla: Wynonna era ferma nello specchio della porta aperta.
«Non so cos'altro fare, e tu lo sai bene» ringhiò a bassa voce lui. Si voltò completamente, sospirando: il suo viso sembrava invecchiato all'improvviso, soprattutto grazie all'ultima cicatrice che si era procurato nell'ultima imboscata andata male, lì sotto all'occhio destro. Sollevò un sopracciglio e fissò Wynonna, che indossava un vestito che poco si addiceva alle circostanze, lungo e con lo spacco, color rosso fuoco; non aveva le energie per discutere al riguardo, e in verità sarebbe stato futile.
La donna rimase immobile per un attimo, il braccio alzato contro lo stipite della porta e un'aria sottilmente contrariata in viso. Strinse gli occhi, poi si staccò e fece un passo avanti. Aveva i piedi nudi.
«No, non lo so invece» ribatté Wynonna, ricambiando determinata l'occhiata di lui. «Dov'è finito l'uomo di cui mi sono innamorata?» Più che una domanda, era un'affermazione.
Doc fece una smorfia e si girò di nuovo, affacciandosi alla finestra. Wynonna lo raggiunse, mantenendo una certa distanza.
Alcune assi ostruivano l'apertura nel muro per dissimularne la presenza, ma tra una fessura e l'altra si poteva scorgere un paesaggio a dir poco lugubre: in fondo ad una valle, un labirintico centro abitato andava a fuoco. Era questo a illuminare nella notte l'ambiente. Dagli edifici decadenti accesi di luce cremisi s'innalzavano possenti colonne di fumo che si diramavano da ogni parte, eruttando scintille incandescenti. Più che un incendio, sembrava un'eruzione vulcanica in miniatura.
«Va avanti da non so più quanto, ormai» bofonchiò l'uomo. «Le ho provate tutte... quei cosi non sono facili da abbattere.»
Wynonna sospirò calma e deglutì, continuando a guardare da una delle fessure. «Quanti ne abbiamo uccisi, finora?» chiese.
Doc spiò il profilo di lei con la coda dell'occhio: Wynonna conosceva già la risposta. «Nessuno» disse infine.
«Esatto.» La mano della donna si alzò per assestare una spintarella asciutta sulla spalla di Doc, che lo fece voltare di tre quarti. «E' proprio per questo che sono qui. Tu hai bisogno di risvegliarti dal torpore in cui ti ritrovi. E ci riuscirò, costi quel che costi.»
Doc parve combattuto. Non sapeva se accogliere la grinta di Wynonna o lanciare un'altra occhiata ad Asmara in fiamme. Scelse la prima.
«Non puoi riuscirci. Ormai è fatta.»
«Non dire sciocchezze!» sbottò Wynonna alzando la voce. «Piantala di piangerti addosso e svegliati!»
Risentito, l'uomo strinse i denti e arretrò. Rimase in silenzio.
«Svegliati!» sbraitò un'altra volta Wynonna. «Sveglia!!»
Quando la donna avanzò verso di lui, mise le mani sulle sue spalle e lo spinse con forza, Doc non riuscì a trattenere un gemito. Cadde indietro.
«SVEGLIATI!» fu l'ultimo suono captato da lui, mentre la donna che amava lo faceva crollare indietro in un baratro senza fine. Vide la stanza e Wynonna col vestito rosso scomparire in un puntino, su, su, in alto... mentre lui cadeva, sempre più in basso, nell'oscurità. Una sensazione terribilmente spiacevole lo fece rabbrividire. Stava morendo?
Forse era già morto.







Gridò e alzò il capo di soprassalto.
Ogni porzione del suo corpo tremava incontrollabilmente. Qualcuno premette contro la sua fronte e lo fece tornare disteso. Una grande fonte di calore si propagava sopra al suo ventre.
«Sta' fermo» disse commossa la voce di Waverly.
In una frazione di secondo, Doc colse la verità della realtà...
Lui doveva essere morto. Invece, adesso aveva gli occhi aperti e respirava. Quel... coso... il Trituratore lo aveva passato da parte a parte. Com'era possibile?
Alzò di nuovo la testa quel poco che serviva a guardare il proprio busto disteso: la corazza era in frantumi, la cotta di maglia lacerata e uno squarcio si apriva sulla pancia, ma laddove avrebbe dovuto esserci sangue, invece non c'era. Waverly era china su di lui e stava imponendo le mani per curarlo, una luce verde chiaro collegava i palmi alla nuda pelle scoperta del ventre.
«Sto bene» volle dire Doc. La voce gli uscì graffiata, gli doleva tutto... soprattutto la testa. Wynonna... la vedeva nella sua testa, con quel vestito rosso e lo sguardo di fuoco...
«Adesso, si... stai bene» disse Waverly, tirando su col naso e chiudendo le mani per decretare la conclusione della terapia magica. Aveva il volto macchiato di lacrime e coraggio disperato: un sottile strato di cenere misto a sudore lo ricopriva. «Se non fossimo intervenute in tempo, non ce l'avresti fatta.»
«Dov'è Wynonna?» la incalzò con sorprendente rapidità e preoccupazione Doc, mettendosi a sedere e così constatando che le sue condizioni miglioravano molto velocemente.
Waverly fece un cenno con la testa ad indicare una direzione, che Doc seguì con lo sguardo. Si trovavano sull'altare di un'enorme chiesa il cui interno era caduto preda della più totale distruzione; a qualche metro di distanza, avvolta da una luce dorata, Wynonna sedeva a gambe incrociate e gli occhi chiusi. Proprio in quell'istante l'alone di luce scomparve e lei alzò le palpebre: Doc allora capì cos'era successo. Aveva viaggiato nel Mondo Spirituale per aiutarlo. A... restare.
L'uomo si alzò di scatto e, mentre un fiotto di adrenalina prendeva a scorrergli sottopelle, corse alla vetrata in frantumi più vicina: la città di Asmara andava a fuoco e i corpi incandescenti dei Trituratori pattugliavano le strade, lo poteva vedere dalla posizione sopraelevata dalla quale la chiesa era stata costruita. La Montagna di Asmara.
Wynonna e Waverly erano già al suo fianco.
«Neanche una parola sul mio intervento, eh?» commentò ironica Wynonna, ma dal modo in cui cambiò subito espressione era chiaro che non le importasse una risposta da Doc.
Doc si era voltato e stava ammirando le decine e decine di uomini accampati intorno a lui. Gli uomini che seguivano i suoi comandi. Che sarebbero stati pronti a morire per lui, per Asmara, per i loro cari.
«Lo vedete, il fuoco?» gridò affinché tutti notassero la sua presenza. Alcuni fecero esclamazioni di stupore.
«Vedo il fuoco bruciare gli alberi della montagna. Vedo il fuoco... e quelle anime vuote... i Trituratori. Li vedete anche voi?»
Silenzio. Ma in fondo era una domanda retorica.
«Ci è crollato il cielo addosso, forse? No... siamo vivi. C'è un'ombra che serpeggia in questa città... posso sentire le grida della mia gente. Anche... di quella che non c'è più.» Fece una pausa per posarsi una mano sul buco nella corazza, sopra al ventre nudo. «Facciamo in modo che il nostro fuoco arda più del loro! Difendiamo la montagna!»
L'eco della voce di Doc rimbalzò entro le pareti della vuota chiesa. I suoi uomini le risposero, uno a uno, innalzando grida e affermazioni.
«Vedete il fuoco? Vedete... il nostro fuoco?» rincarò la dose Doc, posandosi un pugno chiuso sul petto. «Difendiamo la Montagna!» concluse, levando poi il pugno chiuso sopra la testa.
Al suo fianco, Wynonna e Waverly parteciparono al suo entusiasmo, complici di ciò che era appena avvenuto. Più tardi ci sarebbe stato tutto il tempo di farsi ringraziare come si deve.
  
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