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Autore: _Trixie_    18/12/2019    9 recensioni
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Siamo a Storybrooke, qualche anno dopo la fine dello show. Emma, che si è trasferita a Boston con la piccola Hope, decide di tornare a casa per le vacanze di Natale e, ovviamente, la soluzione più comoda è che Regina le ospiti al numero 108 di Mifflin Street. Cosa potrebbe andare storto?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XVIII
 
 
 
 
Saying how I always loved you darling
And I always will
 
 
 
 
 
Regina Mills era appoggiata alla testiera del letto, le braccia incrociate all’altezza del petto, il cuore pesante. «Di cosa?» si costrinse infine a chiedere, senza avere il coraggio di guardare il volto di Emma che, seduta a gambe incrociate sopra le coperte, rivolta verso di lei, si schiarì la voce.
«Emh, ecco…» iniziò, non sapendo poi bene come continuare.
«Signorina Swan, se hai intenzione di farmi perdere tempo e basta, direi che possiamo chiuderla qui e andare a dormire. Credi che dovremmo parlare? D’accordo. Ma di cosa?» sbottò Regina.
Ed era la paura, ad animarla. Paura di quello che Emma stava per dirle.
«Sei una tale stronza, quando ti ci metti» fece Emma in risposta, senza alzare la voce, una semplice constatazione. Questo, almeno, costrinse Regina a voltarsi verso di lei e Emma scoprì che era furiosa. Non la vedeva così furiosa con lei da quando aveva tagliato uno dei rami del suo prezioso albero di mele con una motosega.
Regina puntò il proprio sguardo in quello di Emma, ma non sembrava intenzionata e dire una parola, così la signorina Swan prese un profondo respiro, chiedendosi per quale motivo non avesse, semplicemente, taciuto. O non fosse rimasta a dormire sul divano.
«Credo che questo» iniziò, indicando lo spazio tra lei e Regina, «debba essere discusso».
«Se ci tieni così tanto a dormire sul-»
«Oh, ti prego, Regina. Lo so benissimo che hai capito di cosa sto parlando!»
Il sindaco distolse lo sguardo da Emma, lo puntò davanti a sé. «Lo so, di cosa stai parlando. Ma quello che non so è perché ne vuoi parlare proprio adesso» concesse infine.
«Perché…» iniziò Emma, alla ricerca delle parole giuste.
Perché vivere con te in questi giorni mi ha fatto capire quello che avremmo potuto avere, fin dall’inizio.
Perché mi sono resa conto che non posso stare senza di te, nemmeno quando mi fai incazzare come in questo momento.
Perché non riesco più a tenerlo per me, Regina, e ho la folle speranza che una parte di te ricambi.
Le spalle di Emma si incurvarono e la donna scosse la testa. «Hai ragione. È inutile parlarne. Meglio dormire» disse infine, facendo per infilarsi sotto le coperte e spegnere la luce.
Ma la mano di Regina la fermò, afferrandole il polso. «Non volevo… risponderti male. Sono… Io… Ecco, non mi piace, che le cose cambino. Abbiamo una bella famiglia e non voglio… perderla».
Perderti, corresse il cuore di Regina, ma le sue labbra rimasero ben chiuse.
«Nemmeno io voglio che le cose cambino!» esclamò immediatamente Emma. «Vorrei solo… Non lo so, mi sembra che ci siano così tante cose che nessuna delle due dice all’altra, Regina. E ho paura che, continuando a tacere, prima o poi ci travolgeranno e…»
«E non rimarrà più nulla» concluse Regina, con un sospiro triste.
«Già» confermò Emma.
Rimasero in silenzio, per qualche minuto. La mano di Regina ancora stretta al polso di Emma, il battito del suo cuore contro le dita. Lentamente, il sindaco le fece scivolare lungo il dorso della mano della signorina Swan. Poi, le loro dita si intrecciarono.
«Però, forse, può ancora essere abbastanza. Una volta dette, certe cose, Emma… Non puoi più cancellarle. E cambierebbero tutto, in ogni caso» bisbigliò Regina.
La signorina Swan non si fidava della propria voce, così si limitò ad annuire con la testa.
Di nuovo, tra di loro calò il silenzio.
«Credi nel destino?» domandò dopo qualche secondo Emma, gli occhi fissi sulle loro mani intrecciate.
«Sarei stupida, a crederci dopo la vita che ho avuto, Emma. La vita è solo… caos».
«Davvero? A me sembra esattamente il contrario…»
«Sì?»
«Henry-»
«Il signor Gold ha-»
«Certo, ma… Sono passati diciotto anni, Regina, prima che tu decidessi di adottare un bambino».
«Una fortunata coincidenza-»
«Come no» fece Emma, con uno sbuffo irritato. «Nulla che ci riguardi è una coincidenza, Regina».
«Emma-»
«Non importa quanta distanza proviamo a mettere tra noi, Regina, in qualche modo continuiamo a… collidere l’una contro l’altra. E ogni volta che andiamo in direzioni diverse, ogni volta che ci allontaniamo… Non ne esce mai nulla di buono. Ma quando siamo insieme, Regina…»
«Emma, per favore…» iniziò Regina, scuotendo la testa. Non voleva ascoltare Emma. Non voleva saperne nulla, di tutto quello. Non voleva sentire la speranza crescere di nuovo dentro di lei. Voleva che tutto quanto si fermasse, che nulla si muovesse, che lei e Emma potessero continuare a essere come erano sempre state, con quel loro equilibrio dinamico fatto di battibecchi e sorrisi rubati, di baci mancati e sospiri. Cambiare le cose, in quel momento, avrebbe significato mettere in discussione così tante scelte del loro passato e tutti i loro progetti futuri. Non poteva farlo, Regina, non poteva.
Emma sospirò, diede una leggera stretta alla sua mano. «D’accordo» concesse infine.
Poi, con la mano libera, sollevò il mento di Regina per poterla guardare negli occhi. Il sindaco trattenne il fiato e il suo sguardo cadde sulle labbra di Emma, ma per un istante soltanto, perché subito si perse nel verde degli occhi di Emma, che a Regina aveva sempre ricordato la Foresta Incantata, quando cavalcava con Rocinante e gli alberi scorrevano confusi uno dopo l’altro, confondendosi in un’indistinta macchia verde. Avevano il colore della libertà, gli occhi di Emma, della speranza di un domani migliore dell’oggi.
«Allora dormo sul divano, mmh?» bisbigliò Emma.
Con gli occhi umidi, Regina annuì.
«Solo…» iniziò la signorina Swan. Ma poi scosse la testa, lasciò cadere la mano, sorrise tristemente al sindaco, allontanandosi da lei. Scivolò fuori dalle coperte ed era quasi giunta alla porta, quando la voce di Regina la fermò.
Il sindaco la raggiunse, provò ad accennare un sorriso che non voleva saperne di comparire su un volto che presto sarebbe stato rigato da calde lacrime. Così, Regina si alzò sulla punta dei piedi e posò un delicato bacio sulla guancia di Emma, che chiuse gli occhi.
«Se le cose fossero stese diverse…» sussurrò Regina al suo orecchio, la voce tremante. «Se… In un’altra vita, forse, Emma. Non in questa. Ho troppa paura, in questa vita».
La signorina Swan annuì e le accarezzò una guancia prima di uscire dalla camera di Regina, con la dilaniante certezza che per loro era ormai troppo tardi.
Era arrivata in ritardo.
 
 

 

Like some drunken Elvis singing
I go singing out of tune
 
 
 
 
 
NdA
La canzone di oggi è Christmas Lights, Coldplay, che è una delle mie canzoni di Natale preferite anche se è tristissima.
Grazie mille per aver letto anche oggi!
A domani!
T. <3
 
 
   
 
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