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Autore: L S Blackrose    18/12/2019    0 recensioni
Eric è uno dei leader degli Intrepidi. Freddo, calcolatore, spietato e crudele.
Ma non è sempre stato così. Cosa lo ha portato ad odiare a tal punto i Divergenti?
In questo prequel di Divergent, il suo destino si intreccerà a quello di Zelda, una ragazza tenace e potente come una freccia infuocata.
Può un cuore di ghiaccio ardere come fuoco?
Un cuore di pietra può spezzarsi?
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dal capitolo 4 (Eric)
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Sto per aprire bocca, per invitare le reclute a dare inizio al loro cammino negli Intrepidi, quando un movimento al limite estremo del mio campo visivo mi obbliga a voltare il capo.
Ormai davo per scontato che le disgrazie fossero finite, invece una figura esile si lancia dall’ultimo vagone del treno e fende l’aria come un proiettile.
A causa della luce del sole che mi arriva dritta in faccia, in un primo momento metto a fuoco soltanto una macchia indistinta, blu e nera.
Nella frazione di secondo che segue, sono costretto a spingere l’autocontrollo al massimo della potenza per non mostrare nessuna emozione, per mantenere la mia posa autorevole e l’espressione gelida.
Perché sono talmente esterrefatto da non riuscire a credere ai miei stessi occhi.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Zeric - Flame of ice'
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Capitolo 54

 


 

Eric


 

- Ti conviene rimetterti in fretta -, scandisco lentamente, a beneficio del mio interlocutore. Nella fattispecie, James, che sta subendo un controllo approfondito da parte di Elizabeth da ben venticinque minuti. - E non appena ti alzerai da quella brandina, ti ci farò ritornare a suon di pugni, sappilo -.

- Quante smancerie, piccolo -, ridacchia lui, la voce arrocchita e spezzata da qualche secco colpo di tosse. - Continua così e mi farai arrossire -.

Sbuffo sonoramente e mi siedo ai piedi del lettino, continuando ad osservarlo in cagnesco. Ero appena arrivato al Centro di controllo, pronto a sorbirmi un lungo turno di monitoraggio davanti agli schermi delle videocamere, quando un giovane Intrepido è corso a chiamarmi. Era stata Elizabeth a mandarlo, per avvisarmi del miglioramento delle condizioni di James.

Sono contento di aver preso il primo treno per la Residenza e di aver potuto assistere al risveglio del mio collega. Non credevo che vederlo riaprire gli occhi e sentirlo parlare a vanvera come suo solito mi avrebbe donato tutto questo sollievo. Elizabeth ha già provveduto a convocare i medici Eruditi per una valutazione più dettagliata, ma, dato che il suo cipiglio si distende parecchio mentre esamina le condizioni del paziente, deduco che la sua diagnosi non sia poi così terribile. Quello zotico è vigile e ciarliero, e rimane impassibile perfino mentre l'infermiera gli disinfetta le ferite più profonde di spalla e collo. Gli Eruditi le hanno ordinato di non somministrare alcuna medicina, nemmeno un antidolorifico, finché non l'avranno visitato di persona. Quindi a James non resta che sopportare.

Una piccola - minuscola - parte di me è costretta ad ammettere di provare un vago rispetto per lui. Altri Intrepidi non avrebbero smesso un attimo di lamentarsi, invece il mio collega non batte ciglio, nemmeno un sospiro di dolore.

Almeno finché non volta il viso verso la porta dell'infermeria. Un vago rossore gli tinge gli zigomi e si accascia sulla brandina mugugnando come se lo stessimo arrostendo.

Confuso da quel cambio di atteggiamento, sto per chiedere spiegazioni, ma vengo preceduto da una specie di ciclone dai capelli rossi. Josie quasi mi spinge via di peso per potersi avvicinare il più possile al mio collega senza interrompere il lavoro di Elizabeth. - James, caro, come stai? -.

Ho sentito bene? L'ha davvero chiamato "James caro"?!

Aggrotto le sopracciglia, esaminando l'interazione tra i due. Josie comincia a blaterare come d'abitudine - su quanto fosse preoccupata per le sue condizioni e altre scemenze simili -, e James, ancora impegnato a fingersi moribondo, la guarda come se fosse la creatura più splendida dell'universo.

E' ufficiale: sto per vomitare.

Forse infastidita quanto me da tutte quelle moine da piccioncini, Elizabeth alza la testa per scoccare un'occhiata di sbieco a Josie. - Dato che ci metterò un po' a cambiare il bendaggio, nel frattempo potresti avvertire Melanie e Zelda? Saranno felici di sapere che il nostro paziente ha riaperto gli occhi -.

Josie stringe le labbra, palesemente contrariata, ma non replica. Si avvia di malavoglia verso la porta, lanciando un'ultima occhiata amorevole al mio collega prima di uscire.

Non so se esserne più sorpreso o disgustato. Aspetto che Elizabeth si allontani un momento per prendere dell'altro disinfettante, per poi chiedere con sufficienza: - Da quanto va avanti? -.

Noto un guizzo sulla mascella di James. - Di cosa stai parlando? -.

- Oh, hai capito benissimo, caro -, lo stuzzico, riservandogli un sorriso perfido. - Ora potrò finalmente vendicarmi di tutte le tue odiose battutine sul mio rapporto con Zelda. Non aspettavo altro: sarò sempre in prima linea, pronto ad infierire -.

James emette un lamento disarticolato, per poi accasciarsi di nuovo sul cuscino. - Quanta cattiveria in un solo uomo -, bofonchia.

Gli lancio qualche altra frecciatina - corredata di un buon numero di caro ben calibrati -, che lui accusa con un sospiro sconfortato.

Il mio attacco frontale viene interrotto dall'arrivo di Melanie, che corre ad abbracciare il fratello, scoppiando in lacrime sulla sua spalla. Credo sia la prima volta che la vedo piangere, da quando la conosco. Mi alzo dalla brandina e mi faccio da parte per concedere loro un po' di privacy. Quando sulla porta compaiono Zelda e Josie, faccio loro segno di sloggiare. - James sta bene. Meglio se torniamo dopo -, spiego, unicamente a beneficio della mia ragazza.

Lei osserva i fratelli abbracciati e annuisce, dandomi una mano a trascinare fuori una reclutante Josie. Ci separiamo da lei poco dopo il Pozzo, per poi dirigerci verso l'ufficio di Max. Devo avvertire sia lui che gli altri Capifazione dei progressi di James, ne saranno senza dubbio sollevati tanto quanto me.

- Sono davvero felice che James si sia svegliato. Come ti è sembrato? Normale? - mi chiede Zelda, dopo qualche passo.

Soffoco una risata dietro un colpo di tosse. - Non ho notato particolari cambiamenti rispetto a prima. Rimane lo stesso fesso pettegolo e fastidioso, anche se meno donnaiolo del previsto -, concludo, in tono allusivo.

La reazione di Zelda non è quella che mi aspettavo. Mi lancia un'occhiata e incurva le labbra in una smorfia di delusione, quasi un broncio infantile. - Ah, quindi l'hai scoperto. E cosa ne pensi? -.

Nemmeno la più piccola traccia di sorpresa o curiosità. Ne era già a conoscenza? Proseguo cautamente, per sondare il terreno: - Penso che siano pericolosi presi singolarmente, quindi accoppiati sono una potenziale catastrofe per chiunque li circondi. Ma non è questo il punto -, affermo, assotigliando gli occhi con sospetto. - Tu lo sapevi, vero? E perchè non mi hai detto nulla? Credevo che tra noi non ci fossero segreti -.

Zelda alza gli occhi al cielo. - Capirai, neanche fosse un evento di importanza capitale. Me l'ha confessato Josie un paio di giorni fa e mi ha chiesto di non dirlo a nessuno -.

Sbarro gli occhi, fingendomi atterrito. - E da quando mantieni una promessa fatta a Josie? -.

- Non avevo intenzione di farlo, ovviamente -, ribatte la mia ragazza, accennando una risata. - Avrei dovuto dirtelo prima, così avrei potuto ammirare in diretta la tua espressione scioccata e schifata -.

Scuoto la testa, sospirando. - Almeno ce li siamo tolti dai piedi -.

Zelda annuisce. - Già. Con tutte quelle occhiate languide che si lanciano, suppongo che non troveranno il tempo per infastidirci come fanno di solito -.

A qualche passo dall'ufficio di Max, mi volto totalmente verso di lei, squadrandola da capo a piedi. Avevo già notato il suo cambio di look, ma l'infermeria non era certo il luogo più adatto per approfondire l'argomento. - Vedo che ti sei lasciata convincere a fare shopping -. Poso gli occhi sul top scollato e approvo con un cenno. - Conoscendo gli standard di Melanie, temevo il peggio. Invece questo colore ti si addice -.

- Sapevo che avresti apprezzato -. Si alza in punta di piedi per scoccarmi un bacio a fior di labbra. - Ora pensiamo alle questioni importanti. Tu hai i tuoi colleghi da avvertire, ed io un amico da assistere e ringraziare. Diamoci da fare, Capofazione -.

Invece di lasciarla andare, le circondo i fianchi con le braccia per avvicinarla a me e baciarla di nuovo. - Zelda, nessuna questione è più importante di te, chiaro? -, puntualizzo, guardandola fisso. - Quindi non stressarti troppo e prenditela comoda, okay? Ed evita di assecondare James: non aspettava altro che essere circondato da amorevoli infermiere -, concludo, in tono sarcastico.

Lei scoppia a ridere. - Cercherò di non viziarlo troppo, lo prometto. Anche se dubito che Josie mi permetterebbe di stargli vicino più del necessario -. Dopo un'ultima stretta, scioglie l'abbraccio e mi fa cenno di andare. - Ci vediamo dopo, amore -. E, prima che possa ribattere, è già corsa via lungo il corridoio.

Lasciandomi lì a sorridere al vuoto come un povero idiota.




 

* * *

 


 

Zelda


 

Quando Elizabeth avvolge con cautela l'ultima striscia di garza attorno al suo collo, James tira un sospiro di sollievo e ci sorride. - Steso in un comodo letto, accudito da belle donne...ah, valeva la pena farsi male -, dichiara, beccandosi in risposta un'occhiataccia dall'infermiera.

- Non dirlo neanche per scherzo -, lo apostrofa di rimando Melanie, strizzandogli così forte la mano da farlo gemere. Da come la mia amica digrigna i denti, credo si sta trattenendo a malapena dal prenderlo a schiaffi. L'unica variante punitiva che si può permettere, al momento, è stritolargli le dita e direi che ne approfitta volentieri. - Eric mi ha raccontato com'è andata. Se solo tu non avessi ... -.

- Eh no, non dare la colpa a lui -, la interrompe Josie, inchiodandola con uno sguardo truce dall'altro lato della brandina. Tiene la mano libera di James tra le proprie, ma, al contrario di Melanie, la accarezza gentilmente. - Se non fosse stato per tuo fratello, a quest'ora metà della squadra sarebbe morta, Eric compreso -, commenta severamente, facendomi sussultare.

Melanie arriccia le labbra in una smorfia. - Stavo forse parlando con te? Questa è una discussione tra me e mio fratello, non ti intromettere -.

Colgo lo sguardo supplichevole di James, ma mi limito a scuotere la testa con un sorriso di scuse. - Mai frapporsi tra due rosse che litigano -, gli rispondo con il labiale. Lui emette un sospiro rassegnato e chiude gli occhi, mentre la discussione tra le due si fa più accesa.

Da quando sono tornata in infermeria – quasi mezz'ora fa – Josie e Melanie mi hanno concesso a malapena il tempo di ringraziare il Capofazione e di dargli una pacca affettuosa sul dorso della mano, per poi usare ogni mezzo per contendersi la sua attenzione. Ora però stanno esagerando: mi basta un'occhiata al viso pallido e tirato di James per capire che le uniche cose di cui ha bisogno al momento sono assoluta tranquillità e riposo.

Per fortuna ci pensa il mio capo a risolvere la questione. - Fra qualche ora arriveranno i chirurghi Eruditi. Devo chiudere la sala al pubblico e preparare il paziente per la visita -, dichiara Elizabeth, con un tono che non ammette repliche. Dirige il suo miglior cipiglio autorevole sulle due contendenti e indica la porta con una mano. - Potrete tornare nel tardo pomeriggio. Vi manderò a chiamare -.

Melanie e Josie si staccano controvoglia dalle mani di James e mi seguono verso l'uscita. Dato che è quasi ora di pranzo ne approfittiamo per fare un salto in mensa prima che si faccia troppo affollata. Ci sediamo tutte e tre attorno al primo tavolo disponibile e mangiamo in silenzio i nostri hamburger. Ad un certo punto riusciamo perfino ad avviare una conversazione senza scambiarci insulti o battute ironiche. Un bel risultato, non c'è che dire.

Man mano che la mensa si riempie, scruto i tavoli alla ricerca di qualche volto conosciuto, ma dei miei amici e di Eric neanche l'ombra. Capisco il motivo solo dopo aver intercettato per sbaglio un frammento di dialogo proveniente dal tavolo accanto.

Due Intrepidi si stavano lamentando dei turni extra che erano stati loro assegnati a causa delle continue incursioni, in varie zone della città, da parte degli Esclusi. Da quel che sono riuscita a capire, non si tratta di rappresaglie armate o di attacchi violenti, ma di semplici furti, nemmeno tanto ingenti. Eppure hanno generato il panico: agli Intrepidi arrivano richieste allarmate di ogni tipo, a cui hanno il dovere di rispondere, non importa quanto siano infondate e assurde.

- I Capifazione dei Candidi stanno dando di matto -, aveva esclamato uno dei due, mentre mangiava in fretta la propria porzione di patatine fritte. - Il Centro di controllo è un delirio. Prima ho incrociato Max ed Eric, e non mi sembravano affatto contenti -.

Tanto per usare un eufemismo, penso, mentre seguo le altre due fuori dalla mensa. Speravo che le cattive notizie fossero terminate, almeno per questa settimana.

Procediamo fianco a fianco lungo il corridoio che conduce al Pozzo e ci sediamo su alcuni cubi di cemento vicino alla ringhiera, per passare il tempo in attesa del prossimo orario di visita. Non so perchè Josie sia rimasta con noi, ma la sua presenza, stranamente, non mi infastidisce come accadeva in passato. Mi sarò abituata ad averla intorno, suppongo.

Ad un certo punto ci raggiungono alcune delle componenti della sua squadra, facilmente distinguibili grazie al tatuaggio a forma di pantera stilizzata impresso alla base della schiena, e ai loro look eccentrici e disinibiti. Una parte di me invidia i loro atteggiamenti strafottenti e impavidi, il modo ardito e impudico con cui fissano le altre persone, come se niente e nessuno potesse mai intimorirle. Conosco già alcune di loro di vista, altre mi sono del tutto sconosciute.

Ci pensa Josie, da buon capobanda, a fare le dovute presentazioni. A mio beneficio, naturalmente, dato che Melanie le conosce quasi tutte. Delle cinque che mi stringono la mano, soltanto una mi rivolge un sorriso caloroso. Si chiama Tamara ed è alta più o meno quanto Eric. Ha pelle e capelli scuri, legati in fitte treccine che le piovono sulle spalle nude. Indossa un top molto simile al mio e ha i polsi ricoperti di braccialetti di cuoio intrecciato. - Finalmente posso conoscerti! A dispetto di quanto diceva Josie, ho sempre pensato che fossi una tipa in gamba -, mi confessa. - Sai, ci sono volute settimane per farle superare quella sconfitta alla trave. Ogni volta che parlava di te diventava una iena, specialmente se ti vedeva assieme ad Eric -.

- Ma non mi dire -, replico, azzardando un'occhiata in direzione della rossa.

Josie scuote la testa. - Quella ormai è acqua passata. E diciamo che è stato un errore di valutazione da parte mia. Se non mi fossi impuntata ciecamente su Eric, avrei avuto molto più tempo per frequentare James. Lui è il migliore, sotto ogni punto di vista -, aggiunge, in tono allusivo.

Le altre ragazze sghignazzano, riuscendo a strappare un sorriso anche a Melanie, e a me non resta che scuotere la testa. Sto quasi per accettare la sfida e lanciarmi a testa bassa in difesa del mio ragazzo, quando una scarica di brividi dietro al collo mi fa immobilizzare. Porto di riflesso le mani sulle braccia, come se mi fossi appena ritrovata in mezzo ad una forte corrente di aria gelida.

Mi volto lentamente, trattenendo il respiro. Ed è come ritornare nella sala delle simulazioni.

Eccoli avanzare attraverso l'entrata, in tutta la loro arroganza di puro stampo erudita: cinque uomini vestiti di blu dalla testa ai piedi, scortati da una decina di Intrepidi. E di questi cinque uomini, due hanno sfumature di blu anche tra i capelli.

Rimango a fissare la comitiva, sentendomi percorrere da sensazioni contrastanti. Credevo avrei provato odio e rabbia, se mai avessi avuto l'occasione di rivedere i miei familiari. Invece la vista di Fergus e Alfred Blackburn mi lascia destabilizzata e un po' intontita, come se avessi ricevuto uno schiaffo inatteso e faticassi a riprendermi. Mi rendo conto di non avvertire nessun legame particolare con quei due uomini che tanto mi somigliano, il mio cervello non li identifica più come appartenenti alla mia stessa famiglia.

Una sola emozione rimane, seppur tenti in ogni modo di soffocarla: la paura. Ho la pelle d'oca sulle braccia, e un cattivo presentimento fa risuonare delle campane immaginarie nella mia mente. Resto impietrita a guardarli camminare, mentre attorno a me sento rimbombare i commenti e i bisbigli sorpresi degli altri Intrepidi. Melanie non dice nulla, ma credo abbia intuito la loro identità, perché la sento trattenere il fiato. Mi afferra una mano e la stringe forte, offrendomi il proprio sostegno.

Josie socchiude gli occhi e stringe le labbra. - E questi chi sono? -, chiede, mentre il gruppo sotto scorta passa a pochi metri da noi. - Non sono gli stessi medici che hanno operato James -.

Stringo i pugni contro i fianchi. - I due con i capelli scuri sono mio padre e uno dei miei fratelli maggiori -, le rispondo, attirando parecchi sguardi stupiti. - Degli altri tre non so nulla -.

Però noto la tensione sui loro volti. Trovarsi a contatto con tutti questi individui tatuati e ricoperti di cuoio nero deve essere un bello shock per loro, abituati a girovagare tra aule scolastiche e sale operatorie. Soltanto mio padre e Alfred sembrano del tutto a loro agio, come se fossero nel bel mezzo di un'allegra scampagnata. Le loro espressioni si alterano leggermente solo dopo avermi inquadrata, unico viso familiare in mezzo ad una folla di sconosciuti. Beh, familiare si fa per dire, perché i loro occhi, anche se della stessa sfumatura ambrata dei miei, non mi trasmettono alcun calore.

Le labbra di Alfred si piegano in una smorfia sarcastica e sulla sua fronte compare una piccola ruga. Sempre guardandomi fisso, si avvicina a nostro padre e gli bisbiglia qualcosa all'orecchio. Il dottor Blackburn replica con un secco cenno del mento, distogliendo bruscamente lo sguardo da me. Continuano a camminare senza prestare altra attenzione a noi o ai capannelli di Intrepidi sparpagliati nella sala, imboccando il tunnel che conduce all'infermeria.

- Mica male tuo fratello, Zelda -, commenta Tamara, con aria interessata. - Un po' troppo rigido, forse, ma saprei di certo come scioglierlo. E' un peccato che sia rimasto tra i cervelloni -.

In realtà è stata una benedizione, vorrei replicare. Pensare ad Alfred con una pistola a portata di mano mi suscita un altro brivido. Sarebbe troppo inquietante anche solo immaginare cosa potrebbe fare.

- Credimi, Tamara, il suo aspetto esteriore è solo una trappola. Meglio che non vi dica quello che pensa delle donne in generale, e di quelle Intrepide in particolare. Potreste volerlo incatenare a questa ringhiera e utilizzarlo come prossimo bersaglio per il tiro a segno -, dico, strofinandomi le braccia per scacciare i brividi di timore e disgusto.

- Non sarebbe una cattiva idea -, mi fa eco Melanie, i cui occhi azzurri lanciano scintille. - Sono sicura che almeno tre Capifazione su cinque ci darebbero il permesso. Ed è la maggioranza dei voti che conta, no? -.

L'accenno di furia che avvero nelle sue parole mi riscuote del tutto dall'intorpidimento. Le scocco un'occhiata quasi di scuse. - Povero James, non lo invidio proprio. Di certo si aspettava qualche bel chirurgo donna dalla lunga chioma bionda, e invece gli sono capitati quei pezzi di ghiaccio... -.

Il cipiglio di Melanie si fa più divertito che aggressivo. - Se ne farà una ragione. Almeno in questo modo evitiamo un chiassoso incidente diplomatico. Ti immagini se fosse arrivato un procace medico donna? Come minimo questa qui -, e indica Josie con il pollice, - avrebbe dato il via ad una vera e propria guerra, con tanto di bombe e tutto il resto -.

Josie le rivolge una smorfia indispettita, mentre le altre Intrepide ridono e le danno di gomito. Rimaniamo con loro a chiacchierare finchè dal buio delle gallerie non sbuca di nuovo il corteo nero e azzurro capitanato dal dottor Blackburn. Se ne vanno in tutta fretta, evitando con cura di posare gli occhi su di noi.

Solo all'ultimo, ad un metro dall'uscita, Alfred si ferma e volta il viso nella mia direzione. Non riesco a decifrare la sua espressione, è troppo lontano. Eppure percepisco benissimo il messaggio che mi sta lanciando, quasi me lo stesse sussurrando all'orecchio con quella sua voce odiosa, più fredda e micidiale di un pugnale.

Non temere, Zelda. Ci rivedremo, dicono i suoi occhi, e un altro brivido mi scende giù per la colonna vertebrale. Contraggo i pugni e rimango ad osservarlo, tesa e arrabbiata, finchè anche l'ultimo lembo della sua giacca blu non scompare nell'oscurità del tunnel.


 

* * *



 

Eric


 

Non sono mai stato così felice di tornare tra i cunicoli della Residenza. Dopo un intero pomeriggio trascorso a dare ordini alle squadre impegnate sul campo e ad inveire mentalmente contro i Capifazione dei Candidi e le loro isteriche – e insensate - richieste d'aiuto, non vedo l'ora di chiudermi in camera e starmene tranquillo tra le braccia di Zelda. Ecco, magari non proprio del tutto tranquillo, dato che ho la mente e gli ormoni in subbuglio da stamattina. Ma almeno poter ritrovare un minimo di sanità mentale e dialogare con una persona intelligente, anzichè aver a che fare con decine di incompetenti.

Non so cosa stia passando per la mente degli Esclusi in questo periodo, ma sono sicuro che dietro a tutti questi ultimi disordini ci sia una chiara spiegazione, un piano ben calibrato. Eppure non riesco a capire di cosa possa trattarsi: se volessero scatenare una rivolta, come è già accaduto in passato, perchè limitarsi a qualche sporadico assalto? E cosa sperano di ottenere scatenando il panico generale con questi tentativi di furto? Nessuna delle squadre che ho spedito nei vari quartieri è riuscita a catturare o identificare i presunti ladri – se poi di ladri si voglia parlare, dato che non è stato effettivamente rubato nulla.

Scuoto la testa e mi avvio a passo deciso verso l'ormai nota infermeria. Prima dell'iniziazione di Zelda ci avrò messo piede neanche una decina di volte: ora mi sembra più familiare della mia stessa stanza, dannazione.

Al mio ingresso, vengo accolto dall'espressione palesemente contrariata di Elizabeth. E' seduta sul lettino accanto a James e gli sta auscultando il cuore. Lui tiene gli occhi chiusi, le labbra piegate in una leggera smorfia, come se stesse trattenendo dei gemiti di dolore. Rimango ad osservare in silenzio, mantenendomi a distanza, mentre l'infermiera termina di misurargli temperatura e pressione sanguigna. - Cinque minuti, non di più. Oggi non l'hanno lasciato riposare neanche un momento -, si lamenta, dedicando uno sguardo preoccupato al viso pallido di James.

Lui mi rivolge un sorriso stanco e mi fa segno di avvicinarmi. - Allora, che mi racconti? Ho sentito che lì fuori sta succedendo il finimondo -.

Roteo gli occhi. - Direi più isterismo di massa, a cominciare da quei patetici piagnucoloni dei Candidi -, rispondo, facendolo ridacchiare. - Credo che Max abbia intuito la mia sete di sangue, perchè non mi ha permesso di mettere piede in città -.

James sospira, alzando appena la testa per sistemarsi meglio sul cuscino. - Sei sempre così impulsivo, piccolo -, commenta, con lo stesso tono condiscendente che Zelda userebbe con Ted. Sto per ribattere con una battuta pungente, ma lui mi blocca con un gesto della mano. Il suo sorrisetto impertinente scompare dietro un'espressione mortalmente seria. - Forse non è il momento adatto per dirtelo, visto che sei a un passo dal commettere qualche crimine violento. Ma è meglio che tu lo sappia da me, così puoi dare sfogo ai tuoi istinti omicidi qui, anzichè... -.

- Ho capito, taglia corto -, lo interrompo bruscamente. Il suo tono mi ha messo una certa ansia, sento le mani prudere.

Lui controlla che Elizabeth sia fuori portata d'orecchio, prima di bisbigliare: - Gli Eruditi sono stati qui. Tra loro c'erano anche il padre e uno dei fratelli di Zelda -, continua, e io mi irrigidisco come se avessi un fucile puntato addosso. James corruga le sopracciglia. - Non mi ricordo il suo nome. Alto, esile, capelli corti...somiglia a Zelda in modo impressionante -.

- Alfred -, sputo quel nome come se si trattasse di un sorso di putrido veleno. - Cosa diavolo sono venuti a fare qui? -, chiedo, a denti stretti.

- E' questo che non capisco -, ribatte James, a bassa voce. - Anche Elizabeth è rimasta sorpresa. Non è stato il dottor Blackburn ad operarmi, non l'avevo neanche mai incontrato, ma ha voluto presenziare alla visita. Con tanto di figlio al seguito -. Fa una smorfia e si strofina delicatamente la fronte, cercando di non spostare il bendaggio. - Non ho idea di cosa stia succedendo, ma ho un cattivo presentimento -.

Anche io sento crescere uno strano nervosismo, ma scoprire cosa stanno tramando quei dottori da strapazzo non è il problema più urgente. Ora devo trovare Zelda: questa visita a sorpresa deve averla turbata parecchio.

Maledetti Blackburn.

Esco dall'infermeria sbattendo la porta, fulminando con gli occhi chiunque mi si pari davanti nel corridoio. Per fortuna nessuno è così stupido da sbarrarmi la strada: si fanno tutti da parte prima che mi venga la tentazione di mettere mano alla pistola che porto al fianco.

Procedo come una furia lungo i tunnel, prendendo una scorciatoia che mi conduce velocemente al Pozzo. E' quasi ora di cena, quindi la maggior parte degli Intrepidi sarà già in coda per entrare in mensa. Mi lascio guidare dal mio intuito e non mi soffermo più di tanto a scandagliare la grande sala con lo sguardo. Credo di sapere dove si trova Zelda, quindi continuo a passo di carica finchè non mi ritrovo davanti alla massiccia porta del poligono di tiro. La apro senza esitazioni e un po' del nervosimo che mi tende i muscoli sparisce non appena scorgo la mia ragazza, seduta su uno dei tavoli accanto agli armadietti.

Non ha un'arma accanto a sè o stretta tra le dita, quindi deduco non sia venuta qui per sfogarsi come l'ultima volta. Sentendomi entrare distoglie gli occhi dai bersagli e li porta su di me. Quando mi inquadrano si fanno più dolci e caldi, e il mio cuore, quasi stesse rispondendo ad una muta chiamata, accelera i battiti.

La raggiungo in due falcate e appoggio i palmi ai lati delle sue cosce. Vorrei dire qualcosa di intelligente - e magari anche confortante -, ma non trovo le parole adatte. Mi chino su di lei e le sfioro la fronte con le labbra. - Sapevo di trovarti qui -, mi limito a dire.

Lei mi dedica un piccolo sorriso, prima di appoggiare la fronte contro il mio petto. - Devo essere davvero fuori di testa, ma trovo il poligono stranamente rassicurante. Dopo la nostra stanza, è il luogo che preferisco. Mi fa sentire sicura. Voglio dire -, continua, con una leggera traccia di ironia nella voce, - sono circondata da armi e caricatori, e ho una splendida mira. Qui nessuno può farmi del male e rimanere impunito -.

E' chiaro a chi si riferisce. Le mie dita si contraggono e quasi rischio di staccare il bordo del tavolo. Devo compiere uno sforzo titanico per mantenere la calma e non lasciarmi sopraffare dalla rabbia. Che mi condurrebbe direttamente al quartiere degli Eruditi per dare fuoco a qualcosa. Anzi, a qualcuno. - James mi ha detto tutto. Se l'avessi saputo in tempo, avrei potuto ... -.

Zelda comincia a scuotere la testa prima che possa completare la frase. - Non importa. Mi sarei comunque imbattuta in qualcuno di loro prima o poi -. Solleva il viso e noto che sta sorridendo. - Vuoi sapere una cosa buffa? -, chiede, e io alzo automaticamente gli occhi al cielo. - Credevo che averli affrontati nella mia testa durante le simulazioni mi avrebbe aiutata a superare i traumi del mio passato. Non è così. Quando li ho visti, ho avuto paura. E, allo stesso tempo, non ne ho avuta -. Emette uno sbuffo notando la mia espressione dubbiosa. - Lo so, è complicato e non riesco a spiegarlo. Ma ti posso assicurare che sto bene, quindi smettila di fare quella faccia -.

- Quale faccia? -.

Zelda inarca ironicamente un sopracciglio. - Da serial killer che sta meditando il prossimo omicidio -.

E' così evidente?

Mi schiarisco la gola e allungo un dito per giocare con uno dei suoi nuovi orecchini. - D'accordo, niente omicidi per stasera -, concedo a malincuore. - Ma se dovessi cambiare idea, sappi che sono pronto a prendere il primo treno per andare a ridurre in cenere quegli idioti -.

Stavolta la mia ragazza non si limita ad un accenno di sorriso: ride apertamente. - Non ci pensare nemmeno. Sembra trascorsa un'eternità da quando ti ho visto l'ultima volta -, afferma, circondandomi il collo con le braccia per avvicinarmi a sé. - Preferisco averti qui. Abbiamo ancora un discorso in sospeso, noi due... -.

Il cambio di argomento mi lascia spaesato. Incurvo un sopracciglio, la confusione chiaramente scritta in faccia.

- Ah, che memoria corta -, replica lei, dandomi un bacio veloce prima di accostare la bocca al mio orecchio. - Quello sui mille modi che avevi architettato per togliermi di dosso il celebre vestito. Dopo cena inizieremo dal primo della lista -. Scivola con grazia giù dal tavolo e mi prende per mano, trascinandomi gentilmente verso la porta.

Ha ragione, come sempre. Lei è l'unica Blackburn di cui mi importa e voglio prendermi cura, gli altri non valgono neanche un centesimo del nostro tempo. Scopriremo cosa stanno architettando, ma per ora possono aspettare.

Un attimo prima di posare le dita sulla maniglia, Zelda gira il viso verso di me e ammicca. - Io non dimentico facilmente, caro il mio Capofazione. E ora andiamo a mangiare, sto morendo di fame -.

Oh, anche io, penso, leccandomi le labbra. Ma di sicuro non di cibo.









 


 

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Ciao a tutti voi, cari Burners!

Come state? Mi sono impegnata tanto per riuscire a postare questo capitolo entro Natale e finalmente ci sono riuscita. Mi scuso per i lunghi tempi di pubblicazione, ma purtroppo non dipendono del tutto da me. Sapete che sono una perfezionista, quindi prima di farvi leggere un capitolo lo riscrivo e lo sistemo mille volte finché non sono soddisfatta. E questo mi porta via tempo. Spero che il risultato finale vi piaccia, e vi avverto che non manca molto alla fine della storia.

Vi aspettavate il ritorno di Alfred? Cosa vi pare degli ultimi sviluppi? Sono curiosa di sapere le vostre teorie.

Baci, al prossimo aggiornamento!

Lizz


 

p.s. per restare aggiornati e leggere i miei vaneggiamenti vari, questa è la mia pagina fb. Il resto lo trovate qui e sul mio blog.

   
 
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