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Autore: Saruwatari_Asuka    20/12/2019    1 recensioni
{ShinOji}
"Di che diavolo ha paura?
No, non ha paura. Non ha paura di un oggetto inanimato che vola solo a undicimila metri d’altezza.
E’ tutto apposto.
Tutto okay.
Non c’è niente che non vada bene.
“Hey, Monkey boy, mi sembri teso.”
“Eh?” abbassa gli occhi sul posto accanto al suo.
Oh no.
No.
19-C.
Invece sì. Non ha sbagliato. 19-C, è scritto sul biglietto, e anche sopra le cappelliere. Quindi quello è il suo posto.
E Shinsou è al 19-B.
Merda."
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hitoshi Shinso, Mashirao Ojiro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fear of flying

 

 

 

 

 

 

Mentre la valigia viene portata via sul nastro trasportatore, l’ansia si fa sentire.

Ormai mancano due ore. Sono pochissimo tempo.

Accidenti. Non pensava che si sarebbe sentito così. Anzi, in realtà non pensava che si sarebbe mai e poi mai trovato a dover mettere piede su un aereo. Non è neanche andato ad I-Island insieme a Shoji, Tokoyami, Satou e gli altri, che glielo avevano proposto, l’estate scorsa, pur di non prendere l’aereo.

Ma adesso che doveva fare? Non può perdere quell’opportunità pazzesca solo perché non ha mai volato e ne prova un certo timore.

Gli piace avere i piedi a terra, e tenerli lì ben inchiodati.

Odia perdere il controllo della situazione e su un aereo a mille metri d’altezza non ha il controllo di nulla.

No, non ha mai volato ma sa già che non gli piace farlo.

Ma andare in America con il resto della classe per incontrare eroi stranieri e fare una settimana di Tirocinio con loro è un’opportunità più unica che rara che la Yuuei concede solo raramente. Non sempre riesce a permetterlo, non tutti gli anni capita. Quella per la sezione A del secondo anno della Yuuei è un’occasione.

E va colta.

Quindi eccolo lì, ad imbarcare la valigia, passare il check-in, raggiungere il Gate 16 e prepararsi a partire con tutti gli altri.

Un volo di ventidue ore con uno scalo ad Hong Kong dopo appena quattordici.

Ventidue ore su un aereo.

Sarebbe stato lungo. Forse potrebbe fare come gli ha suggerito Shoji e chiedere alle Hostess se hanno qualcosa per stenderlo e non farglielo neanche notare. O forse è meglio che lo comprasse prima, un bel sonnifero, forte, che lo stenda dall’inizio alla fine del volo.

Ma non può mica arrivare in America mezzo rimbambito perché si è sedato per 24 ore di fila pur di non essere lucido durante un volo.

E’ un futuro eroe, dannazione!

Non può avere paura di un dannato aereo.

Rimarrà sveglio. Lucido, vigile.

Tanto gli aerei non vengono giù facilmente, sono fra i mezzi di trasporto più sicuri. Lo ha letto su internet. Vuole crederci.

Sì, vuole crederci.

E poi, insomma, lì sono tutti aspiranti eroi. C’è anche Aizawa.

Di che diavolo ha paura?

No, non ha paura. Non ha paura di un oggetto inanimato che vola solo a undicimila metri d’altezza.

E’ tutto apposto.

Tutto okay.

Non c’è niente che non vada bene.

Hey, Monkey boy, mi sembri teso.”

“Eh?” abbassa gli occhi sul posto accanto al suo.

Oh no.

No.

19-C.

Invece sì. Non ha sbagliato. 19-C, è scritto sul biglietto, e anche sopra le cappelliere. Quindi quello è il suo posto.

E Shinsou è al 19-B.

Merda.

Già è in ansia, deve pure stare ventidue ore o più accanto a lui? Forse se è fortunato allo scalo li avrebbero scambiati. Sì.

Certo prima dello scalo hanno quattordici ore di volo.

E va bene. Può accettarlo.

Ormai Shinsou è un loro compagno di classe, lo ha accolto come tutti gli altri con più gentilezza che ha potuto anche se con una certa remora. Ma ormai è con loro da mesi, il secondo anno è quasi finito e Shinsou si è dimostrato più volte un buon amico.

E’ strano, ma sa essere gentile, a modo suo è attento ai compagni, e poi non ha più usato il suo quirk su di loro. Su nessuno di loro.

Deve smetterla di essere così antipatico con lui.

Alla fine Shinsou non gli ha più fatto niente, non gli ha neanche chiesto scusa ma ha capito perché lo ha fatto e lo ha accettato.

Chissà che quella non possa essere una buona occasione per conoscerlo un po’ meglio.

Anche solo per distrarsi dall’idea di star volando.

“Dico, ti siedi o no?”

Mh-mh,” annuisce, avvolge la coda alla gamba destra e si siede.

Scomodi. Non dovrebbero esserlo, quei sedili, sono fatti apposta per i viaggi molto lunghi, sono ergonomici e dotati di tutti i confort, dalla radio integrata, al monitor posto sul sedile davanti alla possibilità di stenderlo quasi del tutto.

Solo che lui con la coda sta comunque scomodo. Non avrebbe potuto stendere il sedile, anche se dietro ha Mineta che non se ne sarebbe neanche accorto.

Ma tanto è impossibile per lui dormire in quel modo, ha delle posizioni che non può proprio assumere.

Sarebbero state delle ore molto lunghe.

 

Rimangono in silenzio tutti e due mentre la Hostess spiega di allacciare le cinture, mettere i dispositivi elettronici in modalità aereo e tutto il resto. Ojiro tiene la schiena dritta e le spalle ben tese anche quando l’aereo inizia a muoversi.

Non ce la fa. Si sente già il vuoto nel petto. Già le orecchie gli fischiano.

Monkey boy, non hai mai volato vero?”

“Eh?” Si volta verso di lui, sbattendo gli occhioni neri. “Cosa te lo fa pensare?”

“Sei teso come una corda di violino,” sogghigna Shinsou, “Per poco non saltavi fino a nasconderti nelle cappelliere.”

Ojiro storce la bocca, per tutta risposta, “Non ho bisogno che tu mi prenda in giro,” brontola.

Non ha davvero necessità che Shinsou giri il coltello nella piaga, è già abbastanza imbarazzante così, soprattutto vedendo quanto invece siano a loro agio e iper eccitati gli altri.

La metà di loro è stato a I-Island, quindi almeno per arrivare lì hanno viaggiato a loro volta svariate ore. Forse avrebbe dovuto farlo quella volta.

Con solo Shoji e Tokoyami sarebbe stato meno imbarazzante mostrare di avere paura di volare a così alta quota e adesso sarebbe stato pronto e rilassato. O quantomeno preparato.

Invece adesso è lì, accanto all’ultima persona che potrebbe dargli una mano, visto che si diverte a prenderlo in giro da quando ha messo piede nella loro classe.

E forse anche da prima. Già al Festival Sportivo dell’anno precedente.

“Non ti sto prendendo in giro, Monke-

“Se potessi piantarla di chiamarmi così almeno oggi, grazie!”

“Okay, okay,” alza le mani Shinsou, “Siamo nervosi. Scusa.”

“Grazie.”

Shinsou scuote piano il capo, divertito, “Comunque a stare così teso ti ritroverai un mal di schiena pazzesco quando scenderai di qui,” dice, conciso, prendendo le cuffiette in dotazione dell’aereo e inserendo i jack al loro posto, per poi accendere il monitor.

“Che fai?”

“Ti accendo lo schermo. Funziona così, è un consiglio: infilati le cuffie e fai finta di stare altrove. Puoi mettere la musica, la radio, oppure un film. Ce ne sono quanti ne vuoi.”

Mashirao piega appena le labbra in un broncio che Shinsou non riesce a non trovare squisito, “Le turbolenze le sento comunque.”

“Allora è vero che hai paura,” ghigna.

“Non ho...cioè, io non...non ho mai volato e allora...”

“Davvero mai? Nemmeno una volta fuori dal Giappone?”

“Nemmeno fuori da Tokyo, veramente...”

“Sul serio?!”

“Senti! Non è che tutti possiamo permetterci crociere o viaggi intercontinentali annuali tanto per dire di aver fatto una vacanzetta!”

Hey, Mon...Ojiro, non stavo dicendo questo. Guarda che nemmeno io sono un milionario che naviga nell’oro!”

Ojiro stira appena le labbra, “Scusa. Sono un po’ nervoso.”

“Ah, non me n’ero minimamente accorto,” ironizza Shinsou, passandogli una cuffia sola. L’altra la tiene per sé. Ojiro non ci fa neanche caso, così come smette di ascoltare il rumore dell’aereo che inizia a prendere velocità.

“Hai viaggiato già molte volte?”
“Non proprio molte. Due, in verità. Una volta siamo stati in Italia in vacanza e una volta ho preso l’aereo per andare a nord, ma sempre in Giappone.”

“Anche in Italia ci vogliono molte ore...”

“Già. Quindi non dico di esserci abituato però ti assicuro che già dopo questa andata, al ritorno non te ne accorgerai neanche. Ti sarai già abituato. E’ solo la prima volta che rende un po’ nervosi. Diciamo così.”

Mashirao sospira, “E siamo ancora a terra...”

“Deve prendere velocità. Fra un po’ parte.”

Shinsou aspetta un attimo ancora, e nel momento in cui l’aereo vibra e le ruote si staccano da terra, quando Mashirao si ancora con entrambe le mani ai braccioli del sedile, fa partire il film. La musica iniziale è ancora troppo lieve e non gli permetterebbe di coprire il rumore dell’aereo né dell’altoparlante che fa sapere che si stanno stabilizzando alla giusta quota, quindi non si preoccupa troppo di cedergli anche la seconda cuffia.

Anzi, ne approfitta e si avvicina a lui con la scusa di non tirare il filo e guardare dallo stesso schermo.

Potrebbe far partire lo stesso film dal suo, ma non sarebbe la stessa cosa.

Il punto è proprio quello.

Se il fato li ha messi così vicini, chi mai è lui per negarsi quella fortuna.

E ancora di più quando Ojiro fa la stessa cosa e le loro teste quasi si sfiorano, così come le mani. Così vicine...

Ma Ojiro tiene ancora ben saldi i braccioli e neanche se ne accorge.

“Rilassati, Monkey Boy. Il peggio è passato.”

Ojiro volta il capo verso di lui, sono così vicini che potrebbe tirargli una testata. Vede chiaramente le ciocche violacee sfiorargli la guancia, che diventa subito scarlatta e si allontana.

Ah. Peccato, se ne è accorto.

Scu-scusami.”

A malincuore, Shinsou si sfila la cuffia che gli aveva rubato e raddrizza la schiena, porgendogliela.

“Tranquillo. Tieni, rilassa quelle spalle, Ojiro. Guardati il film e fatti una dormita, se ci riesci.”

Ojiro annuisce appena, anche se non riesce subito nel suo intento.

Ma si concentra sul film, cercando di non pensare ad altro nel modo più assoluto.

Dopo due ore e quaranta appena, ovvero la durata del film, è ancora fin troppo sveglio. Volta appena il capo verso Shinsou, anche lui sveglio. Ma gli occhi viola sono catturati dal piccolo schermo davanti a lui, la luce azzurrina che emana gli illumina il volto e Ojiro per un attimo rimane incantato ad osservarlo.

Di nascosto.

Per quanto ci si possa nascondere su un aereo, ovviamente.

E’ bellissimo. Accidenti, se lo è, anche con quelle occhiaie violacee che con la luce dello schermo lo segnano ancora di più. Ha degli occhi magnetici, uno sguardo ipnotico e...

E diamine, che sta pensando.

No, no. Deve smetterla.

Ci manca solo che adesso Shinsou lo becchi a fissarlo con la bava alla bocca.

E’ già stato imbarazzante, per lui, rendersi conto che le ragazze non gli interessano minimamente. Chiarire almeno a se stesso che Shinsou Hitoshi gli fa quell’effetto è quantomeno destabilizzante.

Eppure lo fa. Almeno con sé deve.

E’ una cosa che ha capito mesi fa ormai. A furia di vederlo nello spogliatoio, di ritrovarsi a fissarlo sperando di non essere mai stato visto, né da Shinsou né dagli altri.

Per questo non voleva star seduto accanto a lui.

Sarebbe stato un viaggio lungo. Lunghissimo.

E’ meglio se dorme, sì. Chissà se darà fastidio a Mineta se abbassa un po’ il sedile? Si gira sporgendosi appena, con tutta l’intenzione di chiederglielo, ma Mineta sta guardando qualcosa sul cellulare, tutto rannicchiato sul suo sedile. Non usa il monitor dell’aereo, cosa che gli fa per un attimo pensare che quello che sta guardando forse non vuole saperlo, cos’è.

Quindi tanto vale ignorare del tutto Mineta.

Abbassa lo schienale, ma di poco, solo per riuscire ad essere un po’ più comodo, ecco. Non vuole comunque disturbare l’altro. Si gira, costretto a mettersi parzialmente di lato per riuscire a sperare di rilassarsi un po’. La coda non gli da scampo, su questo.

Poi fa partire la musica, invece di un film, e chiude gli occhi.

 

Il film che ha fatto partire è ancora a metà quando si gira per controllarlo e lo vede. E’ girato di tre quarti verso di lui, per dare spazio alla coda che ha ancora arrotolata intorno alla gamba destra senza che questa possa infastidire chi deve passare nel corridoio fra le due file di sedili, e così facendo il volto di Ojiro è girato proprio verso di lui.

Lo riesce a vedere benissimo, e visto che dorme placidamente può anche godersi quella vista con tutta la tranquillità del mondo.

Perché Ojiro Mashirao gli piace, parecchio anche. Era restio nei suoi confronti quando è entrato in quella classe, ben sapendo che lui doveva probabilmente provare rancore non ha neanche mai provato ad avere rapporti né contatti né niente del genere.

Ma dividendo lo spogliatoio, la classe, il dormitorio e soprattutto con l’aiuto di Aizawa, che continuava a metterli spesso e volentieri in coppia durante gli allenamenti –così come succedeva con Deku e Bakugou- per imparare a farli andare d’accordo, ha finito per apprezzarlo.

Ojiro è onesto, buono, è del tutto incapace di tenere rancore anche a lui, per quanto cerchi di tenergli il broncio e non parlargli. Ma quelle poche volte che, volutamente, gli ha chiesto un favore, Ojiro è sempre stato gentile e disponibile e non si è mai accorto che lo faceva apposta solo per avere l’ennesima scusa per passare del tempo con lui.

E’ ingenuo, del tutto privo di malizia su certi argomenti.

Lo trova dolce, adora il modo in cui muove la coda in base a come si sente. Ha imparato anche quello, col tempo. Lo chiama Monkey per via del suo nome, ma è come un micio, in realtà.

E poi è carino. Ha un fisico perfetto, statuario, prestante.

E’ un tipo normale, sì, ma Shinsou lo trova interessante.

Non può farci nulla.

Nyah, Kiri stellina guarda! Lì, lì! Guarda che bel panorama!”

“Fai silenzio, brutta squinternata!”

“Oh, su Bakubro, non sta facendo niente di male...”

“State tutti zitti, branco di maledetti! Sto cercando di dormire!”

“Ma tu non fai altro che dormire.”

Ka-Kacchan...non credo sia il caso di usare le esplosioni qui su...”

A malincuore, e decisamente controvoglia, Shinsou sposta lo sguardo sul gruppo di idioti che si sta di nuovo facendo sentire. Quantomeno hanno resistito in silenzio per ben cinque ore.

Un record assoluto.

Tanto che adesso non fanno altro che stare in piedi e urlare. Manca solo si rincorrano, ma per fortuna lì non c’è spazio. Chissà se Aizawa...ma no. Aizawa s’è messo il sacco a pelo, le cuffie e pure il paraocchi.

Non sente e non vede. Non ha la minima intenzione di farsi disturbare.

D’altronde non può stare quattordici ore di volo a cercare di tenere a bada un gruppo di idioti troppo stupidi per mostrare realmente la loro età.

E meno male che Bakugou è uno dei nuovi Big Three della Yuuei.

Anche se è solo il terzo, dei tre. Cosa che gli ha messo non poco malumore per tutto quel loro secondo anno, e probabilmente non lo avrebbe lasciato molto presto.

Forse mai.

Non ce lo vede al primo posto. Chissà perché.

“Ojiro, ma che fai dormi?!”

Shinsou impreca. Ha perso di vista Kaminari solo...beh, non lo ha mai tenuto d’occhio, in verità. Ma sapeva che è lì davanti, nella fila prima della loro. Non si è neanche accorto che si fosse affacciato e, una volta visto Ojiro addormentato, si fosse sganciato la cintura e gli fosse praticamente saltato addosso.

Ojiro, poveretto, sobbalza. Schizza dritto seduto e se non avesse avuto la cintura allacciata forse sarebbe davvero finito sul soffitto. O direttamente sull’ala, lì di fianco.

K-Kaminari-kun...”

“Non dormire, Ojiro! Guarda fuori che bello! E’ stupendo, non è la prima volta ma è sempre fantastico! Quanto volevo un quirk che mi permettesse di volare! Ooh, hai già guardato fuori? Ti sei subito messo a dormire!”

Ojiro abbozza un sorriso, “B-Beh...il viaggio è lungo. Ho tempo per guardare fuori.”

“Ma il paesaggio cambia!”

“Sì ma non vorrai mica rimanere sempre attaccato al finestrino, vero?”

“Scherzi? Ovvio che sì!”

“Ma sono quattordici ore...”

“E allora? Di un po’, non avrai mica paura di guardare giù!”

“Ma...ma no, è solo...”

Kaminari sogghigna, afferrandogli la punta della coda e muovendola di continuo a destra e a sinistra mentre ci passa in mezzo le dita, giocando con il pelo. “Sei sicuro di quello che dici?”

Ojiro stira le labbra, giusto appena infastidito, alzando di scatto la coda che Kaminari ha ancora in mano e piazzandogliela proprio in faccia, “Dovresti sederti, Kaminari.”

“Ma non ci penso neanche!”

“Non credo tu te ne sia accorto, ma sta venendo l’hostess e non è consentito muoversi come stai facendo tu su un aereo,” bercia Shinsou, “Se devi andare in bagno vai altrimenti piantala, mi stai dando fastidio.”

“Oh andiamo amico! Dobbiamo stare qui quattordici ore, se fai così è una noia!”

“Ho tutta l’intenzione di farmi i fatti miei, Kaminari, e dovresti anche tu. Altrimenti vattene avanti, dove sono i tuoi amici.”

Kaminari mette il broncio, “Uffa, Shinsou, rovini tutto il divertimento così!”

Shinsou scrolla le spalle, tornando ad ignorarlo e a guardare il film, anche se è solo una copertura. Ormai non lo sta seguendo già da prima. Ha perso completamente il filo.

Hey, pss, Ojiro!” Ojiro sposta di nuovo gli occhi sull’amico, che si sforza in modo talmente evidente di parlare a bassa voce da risultare buffo.

“Che c’è, Kaminari-kun?”

“Vieni, il posto accanto al mio è vuoto. Dai, Ojiro-kun! E’ divertente!”

“Ah, ecco, ehm...” tentenna appena, Ojiro, ma alla fine raddrizza la schiena, “No grazie, Kaminari-kun. Preferisco starmene per conto mio qui,” ben lontano dal finestrino e da tutto quello che potrebbe farlo guardare in basso, dovrebbe aggiungere.

Ma sorvola saggiamente.

Kaminari, di risposta, sbuffa pesantemente, slaccia la cintura e slitta verso il davanti, dove Mina e Kirishima stanno ancora litigando con Bakugou e Midoriya, poverino, tenta di far da pacere.

Più che altro per evitare di precipitare, cosa di cui Ojiro ha sempre più paura, più va avanti quel viaggio e sente il sedile vibrare.

Riesce appena a chiedersi se riuscirà di nuovo a rilassarsi ed addormentarsi, o concentrarsi su un film, un telefilm –ha tutto il tempo di vedere svariate puntate, a ben pensarci- o qualsiasi altra cosa gli faccia dimenticare che è a millemila piedi da terra, nel ben mezzo del niente, in volo con un Bakugou che sembra intenzionato a far saltare tutto in aria, che l’aereo fa un movimento strano.

Sa che è solo una turbolenza, ma la tentazione di mettersi immediatamente nella posizione antipanico che hanno spiegato prima del volo e togliersi ogni pensiero è fortissima. Ma l’unica cosa che fa è aggrapparsi di nuovo al poggia braccia, e nel farlo la mano sfiora inesorabile il braccio di Shinsou, proprio lì di fianco.

E la ritira subito.

Accidenti a lui e al panico che lo manda in confusione.

S-scusa.”

Shinsou deve sforzarsi per non allungare la sua e afferrare la mano che Ojiro gli ha appena allontanato, specie quando Mashirao le nasconde sotto le cosce, per evitare che veda chissà che cosa.

Accidenti a lui. Quant’è carino.

E’ proprio un gattino troppo cresciuto.

Ma quel volo dura ancora molto? Non è sicuro di riuscire a controllarsi, per quanto esternamente non si noti. E’ ancora bravo a dissimulare.

Anche se è accanto ad Ojiro.

“E’ solo una turbolenza, Monkey.”

“Sì, lo so,” s’imbroncia Ojiro, “Lo so benissimo.”

Shinsou tace solo un po’, poi decide di prendere in mano la situazione. Ha avuto la fortuna di avere quattordici ore di viaggio vicino a lui, e ha anche la scusa adatta.

Non può non sfruttarla.

Non è tipo da farsi sfuggire le occasioni che la vita gli pone davanti. Com’è stato per la decisione di Aizawa di fidarsi di lui e che l’ha portato poi nel Corso Eroi.

“Se ci pensi non è diverso da un autobus su una strada un po’ sterrata,” gli fa notare gentilmente.

“Solo che non siamo su un autobus...”

“Ma tu non ci pensare. Sei su un sedile, non hai i piedi sospesi nel vuoto. Quindi che ti cambia?”

“Beh...niente.”

“Appunto.” Ci pensa solo un altro po’, prima di allungargli una cuffietta, “Rilassati, Monkey. O le otto ore che mancano non passeranno più.”

Ojiro fissa sbalordito il gesto dell’altro, e poi il compagno. E per qualche ragione, alla fine lo accetta. “Non volevo disturbarti...”

“Se disturbi tu muovendoti appena un po’ sul sedile quelli laggiù sarebbe da buttarli di sotto,” fa, indicando la confusione, appena smorzata dall’ira di Aizawa, del gruppo che si trova più avanti.

Mashirao si ritrova a ridere appena, in maniera composta, “E’ vero,” ammette alla fine, infilando la cuffietta e avvicinandosi inevitabilmente a Shinsou. “Cosa stavi guardando?”

“Ormai ho perso il filo,” scrolla le spalle Shinsou, nascondendo con quel gesto il brivido che lo ha attraversato quando la spalla di Ojiro ha toccato la sua. “Iniziamo qualcos’altro, facciamo prima.”

Il rossore sulle goti di Mashirao testimonia in maniera teneramente evidente che anche per lui deve essere lo stesso, almeno in parte.

Eppure non si muove.

Resta esattamente dov’è.

Spalla contro spalla.

Non avrebbe mai ringraziato abbastanza quel benedetto volo.

“Okay,” sussurra Ojiro. Il tono è timidissimo, ma non si tira indietro. Si mette seduto più comodamente, la coda intorcinata intorno alla gamba non per occupare meno spazio ma per riuscire a tenerla ferma. Per poter controllare il movimento continuo, lo scodinzolare felice che altrimenti non sarebbe riuscito a frenare.

Shinsou l’avrebbe preso in giro, probabilmente.

Ma che ci può fare. La coda agisce da sé quando è felice.

E’ sempre stato così, fin da quando è bambino.

E adesso è felice. E’ anche terrorizzato all’idea di volare, ma è anche felice. Dei capelli di Shinsou che gli pizzicano il collo, del suo odore che gli stuzzica le narici.

Ha pensato che quel viaggio sarebbe stato infinito, accanto a lui, per cercare di non fargli capire niente.

Ma invece forse potrebbe...approfittarne.

A Shinsou non sembra dar fastidio. Non si scosta quando, stavolta di proposito, si appoggia spalla contro spalla.

Anzi si avvicina.

Per vedere il film probabilmente.

Oppure no. Con un po’ di fortuna.

Non riesce a pensare ad altro per tutto il film, o per lo meno per il tempo in cui riesce a star sveglio.

Per qualche motivo, ha sonno. Dovrebbe essere iper eccitato e agitato, invece no. Le palpebre si chiudono e la testa ciondola un po’.

Finché non incontra qualcosa –o qualcuno- su cui poggiarsi, e a quel punto crolla.

Shinsou rimane immobile, quando Ojiro gli poggia il capo sulla spalla. A malapena osa respirare, per non svegliarlo. Continua a guardarlo con la coda dell’occhio e ormai ha perso di nuovo il filo della pellicola.

Ma non gli importa.

Ha Ojiro che dorme poggiato a lui. Non gli importa assolutamente di altro.

A parte Ashido, che li scorge da lontano neanche avesse un vero e proprio radar per quelle situazioni e subito slaccia la cintura e quasi vola verso di loro, cellulare in mano.
“Provaci e te ne faccio pentire amaramente,” minaccia Shinsou, fulminandola con gli occhi.

Mina stringe il cellulare al petto e sbatte gli occhioni nerissimi, probabilmente per cercare di convincerlo, “Ma siete così carini! Poggiagli la testa sulla sua anche tu, dai Shinsou! Vi faccio una fotina!”

“No.”

“Guarda che l’ho capito che c’è del tenero! Poi te la passo così la metti per sfondo!” ammicca.

“Piantala.”

“Ma...-”

“Se si sveglia, Ashido, te la faccio pagare.”

“Sei davvero noioso, Shinsou!”

“Sparisci.”

“Dai, fai un sorriso! Cheas!”

“Non osa-”

“Non ti muovere, o si sveglia!”

“Merda. Ashido non sto scherzando!”

“Allora fermami! Ma ricordati che hai promesso di non usare il quirk su di noi! Se Ojiro lo sapesse si arrabbierebbe molto e non ti parlerebbe più!”

Shinsou sgrana gli occhi, “Sei una maledetta manipolatrice, Ashido!” sbotta, ma a bassa voce. Il click della fotocamera del cellulare è un rumore persino peggiore della sua voce, nonostante voglia solo prenderlo e spaccarglielo in testa.

Ma poi il suo vibra, e quando lo prende la foto è lì. Sul suo schermo.

“Come promesso,” trilla allegra Ashido, “Tranquillo, sarà un segreto tutto nostro!”

Ne dubita fortemente. Alla fine di quel volo la foto avrebbe fatto il giro della classe, nelle mani di Ashido Mina.

Ma adesso la cosa importante è che sia nelle sue, di mani.

Che volendo, adesso, avrebbe potuto prendere il cellulare e fissare il volto serenamente addormentato di Ojiro tutte le volte che vuole.

Di certo è stato un viaggio redditizio. Molto, almeno per lui.

Non ha idea di che cosa di preciso ne penserà Ojiro al suo risveglio, ma lui ha deciso.

Non gli avrebbe permesso di sfuggirgli, ormai.

Hey, Ashido?”

“Dimmi, ciccino!”

Cancella quella foto,” ordina.

Ojiro l’avrebbe perdonato. In fondo lo fa anche per lui.

Vuole essere l’unico ad avere quella foto.

E’ solo sua.

Come suo sarà Monkey Boy.

 

 

Angolino Autrice:

 

Come dite?? Io fissata? Naaah.

E’ solo un’impressione.

Sì, sì.

Comunque tutto questo è nato perché quest’anno per la prima volta sono andata in vacanza all’estero e ho quindi preso un aereo. E devo ammettere che all’andata me la sono PARECCHIO fatta sotto ^^’’

Poi al ritorno mi ero già abituata.

Come dite della coppia? Sempre loro due?

Eh beh ma ve l’ho detto che devo ripopolare il fandom! Nessuno li considera, bisogna fare in modo di rimediare a tutto ciò! Quindi ci penso io!

 

Inoltre, volevo augurare a tutti quanti Buon Natale e Buon Anno nuovo!

Spero passiate tutti delle felici festività!

 

Un bacione grande,

Asu

   
 
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