Fear of flying
Mentre
la valigia viene portata via sul nastro trasportatore, l’ansia si fa sentire.
Ormai
mancano due ore. Sono pochissimo tempo.
Accidenti.
Non pensava che si sarebbe sentito così. Anzi, in realtà non pensava che si
sarebbe mai e poi mai trovato a dover mettere piede su un aereo. Non è neanche
andato ad I-Island insieme a Shoji,
Tokoyami, Satou e gli
altri, che glielo avevano proposto, l’estate scorsa, pur di non prendere
l’aereo.
Ma
adesso che doveva fare? Non può perdere quell’opportunità pazzesca solo perché
non ha mai volato e ne prova un certo timore.
Gli
piace avere i piedi a terra, e tenerli lì ben inchiodati.
Odia
perdere il controllo della situazione e su un aereo a mille metri d’altezza non
ha il controllo di nulla.
No,
non ha mai volato ma sa già che non gli piace farlo.
Ma
andare in America con il resto della classe per incontrare eroi stranieri e
fare una settimana di Tirocinio con loro è un’opportunità più unica che rara
che la Yuuei concede solo raramente. Non sempre
riesce a permetterlo, non tutti gli anni capita. Quella per la sezione A del
secondo anno della Yuuei è un’occasione.
E va
colta.
Quindi
eccolo lì, ad imbarcare la valigia, passare il check-in, raggiungere il Gate 16 e prepararsi a partire con tutti gli altri.
Un
volo di ventidue ore con uno scalo ad Hong Kong dopo appena quattordici.
Ventidue
ore su un aereo.
Sarebbe
stato lungo. Forse potrebbe fare come gli ha suggerito Shoji
e chiedere alle Hostess se hanno qualcosa per stenderlo e non farglielo neanche
notare. O forse è meglio che lo comprasse prima, un bel sonnifero, forte, che
lo stenda dall’inizio alla fine del volo.
Ma
non può mica arrivare in America mezzo rimbambito perché si è sedato per 24 ore
di fila pur di non essere lucido durante un volo.
E’ un
futuro eroe, dannazione!
Non
può avere paura di un dannato aereo.
Rimarrà
sveglio. Lucido, vigile.
Tanto
gli aerei non vengono giù facilmente, sono fra i mezzi di trasporto più sicuri.
Lo ha letto su internet. Vuole crederci.
Sì,
vuole crederci.
E
poi, insomma, lì sono tutti aspiranti eroi. C’è anche Aizawa.
Di
che diavolo ha paura?
No,
non ha paura. Non ha paura di un oggetto inanimato che vola solo a undicimila
metri d’altezza.
E’
tutto apposto.
Tutto
okay.
Non
c’è niente che non vada bene.
“Hey, Monkey boy, mi sembri teso.”
“Eh?”
abbassa gli occhi sul posto accanto al suo.
Oh no.
No.
19-C.
Invece
sì. Non ha sbagliato. 19-C, è scritto sul biglietto, e anche sopra le
cappelliere. Quindi quello è il suo posto.
E
Shinsou è al 19-B.
Merda.
Già è
in ansia, deve pure stare ventidue ore o più accanto a lui? Forse se è
fortunato allo scalo li avrebbero scambiati. Sì.
Certo
prima dello scalo hanno quattordici ore di volo.
E va
bene. Può accettarlo.
Ormai
Shinsou è un loro compagno di classe, lo ha accolto come tutti gli altri con
più gentilezza che ha potuto anche se con una certa remora. Ma ormai è con loro
da mesi, il secondo anno è quasi finito e Shinsou si è dimostrato più volte un
buon amico.
E’
strano, ma sa essere gentile, a modo suo è attento ai compagni, e poi non ha
più usato il suo quirk su di loro. Su nessuno di
loro.
Deve
smetterla di essere così antipatico con lui.
Alla
fine Shinsou non gli ha più fatto niente, non gli ha neanche chiesto scusa ma
ha capito perché lo ha fatto e lo ha accettato.
Chissà
che quella non possa essere una buona occasione per conoscerlo un po’ meglio.
Anche
solo per distrarsi dall’idea di star volando.
“Dico,
ti siedi o no?”
“Mh-mh,” annuisce, avvolge la coda alla gamba destra e si
siede.
Scomodi.
Non dovrebbero esserlo, quei sedili, sono fatti apposta per i viaggi molto lunghi,
sono ergonomici e dotati di tutti i confort, dalla radio integrata, al monitor
posto sul sedile davanti alla possibilità di stenderlo quasi del tutto.
Solo
che lui con la coda sta comunque scomodo. Non avrebbe potuto stendere il
sedile, anche se dietro ha Mineta che non se ne
sarebbe neanche accorto.
Ma
tanto è impossibile per lui dormire in quel modo, ha delle posizioni che non
può proprio assumere.
Sarebbero
state delle ore molto lunghe.
Rimangono
in silenzio tutti e due mentre la Hostess spiega di allacciare le cinture,
mettere i dispositivi elettronici in modalità aereo e tutto il resto. Ojiro
tiene la schiena dritta e le spalle ben tese anche quando l’aereo inizia a
muoversi.
Non
ce la fa. Si sente già il vuoto nel petto. Già le orecchie gli fischiano.
“Monkey boy, non hai mai volato vero?”
“Eh?”
Si volta verso di lui, sbattendo gli occhioni neri.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Sei
teso come una corda di violino,” sogghigna Shinsou, “Per poco non saltavi fino
a nasconderti nelle cappelliere.”
Ojiro
storce la bocca, per tutta risposta, “Non ho bisogno che tu mi prenda in giro,”
brontola.
Non
ha davvero necessità che Shinsou giri il coltello nella piaga, è già abbastanza
imbarazzante così, soprattutto vedendo quanto invece siano a loro agio e iper eccitati gli altri.
La
metà di loro è stato a I-Island, quindi almeno per
arrivare lì hanno viaggiato a loro volta svariate ore. Forse avrebbe dovuto
farlo quella volta.
Con
solo Shoji e Tokoyami
sarebbe stato meno imbarazzante mostrare di avere paura di volare a così alta
quota e adesso sarebbe stato pronto e rilassato. O quantomeno preparato.
Invece
adesso è lì, accanto all’ultima persona che potrebbe dargli una mano, visto che
si diverte a prenderlo in giro da quando ha messo piede nella loro classe.
E
forse anche da prima. Già al Festival Sportivo dell’anno precedente.
“Non
ti sto prendendo in giro, Monke-”
“Se
potessi piantarla di chiamarmi così almeno oggi, grazie!”
“Okay,
okay,” alza le mani Shinsou, “Siamo nervosi. Scusa.”
“Grazie.”
Shinsou
scuote piano il capo, divertito, “Comunque a stare così teso ti ritroverai un
mal di schiena pazzesco quando scenderai di qui,” dice, conciso, prendendo le
cuffiette in dotazione dell’aereo e inserendo i jack al loro posto, per poi
accendere il monitor.
“Che
fai?”
“Ti
accendo lo schermo. Funziona così, è un consiglio: infilati le cuffie e fai
finta di stare altrove. Puoi mettere la musica, la radio, oppure un film. Ce ne
sono quanti ne vuoi.”
Mashirao
piega appena le labbra in un broncio che Shinsou non riesce a non trovare
squisito, “Le turbolenze le sento comunque.”
“Allora
è vero che hai paura,” ghigna.
“Non
ho...cioè, io non...non ho mai volato e allora...”
“Davvero
mai? Nemmeno una volta fuori dal Giappone?”
“Nemmeno
fuori da Tokyo, veramente...”
“Sul
serio?!”
“Senti!
Non è che tutti possiamo permetterci crociere o viaggi intercontinentali
annuali tanto per dire di aver fatto una vacanzetta!”
“Hey, Mon...Ojiro, non stavo
dicendo questo. Guarda che nemmeno io sono un milionario che naviga nell’oro!”
Ojiro
stira appena le labbra, “Scusa. Sono un po’ nervoso.”
“Ah,
non me n’ero minimamente accorto,” ironizza Shinsou, passandogli una cuffia
sola. L’altra la tiene per sé. Ojiro non ci fa neanche caso, così come smette
di ascoltare il rumore dell’aereo che inizia a prendere velocità.
“Hai
viaggiato già molte volte?”
“Non proprio molte. Due, in verità. Una volta siamo stati in Italia in vacanza
e una volta ho preso l’aereo per andare a nord, ma sempre in Giappone.”
“Anche
in Italia ci vogliono molte ore...”
“Già.
Quindi non dico di esserci abituato però ti assicuro che già dopo questa
andata, al ritorno non te ne accorgerai neanche. Ti sarai già abituato. E’ solo
la prima volta che rende un po’ nervosi. Diciamo così.”
Mashirao
sospira, “E siamo ancora a terra...”
“Deve
prendere velocità. Fra un po’ parte.”
Shinsou
aspetta un attimo ancora, e nel momento in cui l’aereo vibra e le ruote si
staccano da terra, quando Mashirao si ancora con entrambe le mani ai braccioli
del sedile, fa partire il film. La musica iniziale è ancora troppo lieve e non
gli permetterebbe di coprire il rumore dell’aereo né dell’altoparlante che fa
sapere che si stanno stabilizzando alla giusta quota, quindi non si preoccupa
troppo di cedergli anche la seconda cuffia.
Anzi,
ne approfitta e si avvicina a lui con la scusa di non tirare il filo e guardare
dallo stesso schermo.
Potrebbe
far partire lo stesso film dal suo, ma non sarebbe la stessa cosa.
Il
punto è proprio quello.
Se il
fato li ha messi così vicini, chi mai è lui per negarsi quella fortuna.
E
ancora di più quando Ojiro fa la stessa cosa e le loro teste quasi si sfiorano,
così come le mani. Così vicine...
Ma
Ojiro tiene ancora ben saldi i braccioli e neanche se ne accorge.
“Rilassati,
Monkey Boy. Il peggio è passato.”
Ojiro
volta il capo verso di lui, sono così vicini che potrebbe tirargli una testata.
Vede chiaramente le ciocche violacee sfiorargli la guancia, che diventa subito
scarlatta e si allontana.
Ah. Peccato, se ne è accorto.
“Scu-scusami.”
A malincuore,
Shinsou si sfila la cuffia che gli aveva rubato e raddrizza la schiena,
porgendogliela.
“Tranquillo.
Tieni, rilassa quelle spalle, Ojiro. Guardati il film e fatti una dormita, se
ci riesci.”
Ojiro
annuisce appena, anche se non riesce subito nel suo intento.
Ma si
concentra sul film, cercando di non pensare ad altro nel modo più assoluto.
Dopo
due ore e quaranta appena, ovvero la durata del film, è ancora fin troppo
sveglio. Volta appena il capo verso Shinsou, anche lui sveglio. Ma gli occhi
viola sono catturati dal piccolo schermo davanti a lui, la luce azzurrina che
emana gli illumina il volto e Ojiro per un attimo rimane incantato ad
osservarlo.
Di
nascosto.
Per
quanto ci si possa nascondere su un aereo, ovviamente.
E’
bellissimo. Accidenti, se lo è, anche con quelle occhiaie violacee che con la
luce dello schermo lo segnano ancora di più. Ha degli occhi magnetici, uno
sguardo ipnotico e...
E
diamine, che sta pensando.
No,
no. Deve smetterla.
Ci
manca solo che adesso Shinsou lo becchi a fissarlo con la bava alla bocca.
E’
già stato imbarazzante, per lui, rendersi conto che le ragazze non gli
interessano minimamente. Chiarire almeno a se stesso che Shinsou Hitoshi gli fa
quell’effetto è quantomeno destabilizzante.
Eppure
lo fa. Almeno con sé deve.
E’
una cosa che ha capito mesi fa ormai. A furia di vederlo nello spogliatoio, di
ritrovarsi a fissarlo sperando di non essere mai stato visto, né da Shinsou né
dagli altri.
Per
questo non voleva star seduto accanto a lui.
Sarebbe
stato un viaggio lungo. Lunghissimo.
E’
meglio se dorme, sì. Chissà se darà fastidio a Mineta
se abbassa un po’ il sedile? Si gira sporgendosi appena, con tutta l’intenzione
di chiederglielo, ma Mineta sta guardando qualcosa
sul cellulare, tutto rannicchiato sul suo sedile. Non usa il monitor
dell’aereo, cosa che gli fa per un attimo pensare che quello che sta guardando
forse non vuole saperlo, cos’è.
Quindi
tanto vale ignorare del tutto Mineta.
Abbassa
lo schienale, ma di poco, solo per riuscire ad essere un po’ più comodo, ecco.
Non vuole comunque disturbare l’altro. Si gira, costretto a mettersi
parzialmente di lato per riuscire a sperare di rilassarsi un po’. La coda non
gli da scampo, su questo.
Poi
fa partire la musica, invece di un film, e chiude gli occhi.
Il
film che ha fatto partire è ancora a metà quando si gira per controllarlo e lo
vede. E’ girato di tre quarti verso di lui, per dare spazio alla coda che ha
ancora arrotolata intorno alla gamba destra senza che questa possa infastidire
chi deve passare nel corridoio fra le due file di sedili, e così facendo il
volto di Ojiro è girato proprio verso di lui.
Lo
riesce a vedere benissimo, e visto che dorme placidamente può anche godersi
quella vista con tutta la tranquillità del mondo.
Perché
Ojiro Mashirao gli piace, parecchio anche. Era restio nei suoi confronti quando
è entrato in quella classe, ben sapendo che lui doveva probabilmente provare
rancore non ha neanche mai provato ad avere rapporti né contatti né niente del
genere.
Ma
dividendo lo spogliatoio, la classe, il dormitorio e soprattutto con l’aiuto di
Aizawa, che continuava a metterli spesso e volentieri
in coppia durante gli allenamenti –così come
succedeva con Deku e Bakugou-
per imparare a farli andare d’accordo, ha finito per apprezzarlo.
Ojiro
è onesto, buono, è del tutto incapace di tenere rancore anche a lui, per quanto
cerchi di tenergli il broncio e non parlargli. Ma quelle poche volte che,
volutamente, gli ha chiesto un favore, Ojiro è sempre stato gentile e
disponibile e non si è mai accorto che lo faceva apposta solo per avere
l’ennesima scusa per passare del tempo con lui.
E’
ingenuo, del tutto privo di malizia su certi argomenti.
Lo
trova dolce, adora il modo in cui muove la coda in base a come si sente. Ha
imparato anche quello, col tempo. Lo chiama Monkey
per via del suo nome, ma è come un micio, in realtà.
E poi
è carino. Ha un fisico perfetto, statuario, prestante.
E’ un
tipo normale, sì, ma Shinsou lo trova interessante.
Non
può farci nulla.
“Nyah, Kiri stellina guarda! Lì,
lì! Guarda che bel panorama!”
“Fai
silenzio, brutta squinternata!”
“Oh,
su Bakubro, non sta facendo niente di male...”
“State
tutti zitti, branco di maledetti! Sto cercando di dormire!”
“Ma
tu non fai altro che dormire.”
“Ka-Kacchan...non credo sia il caso di usare le esplosioni
qui su...”
A
malincuore, e decisamente controvoglia, Shinsou sposta lo sguardo sul gruppo di
idioti che si sta di nuovo facendo sentire. Quantomeno hanno resistito in
silenzio per ben cinque ore.
Un
record assoluto.
Tanto
che adesso non fanno altro che stare in piedi e urlare. Manca solo si rincorrano,
ma per fortuna lì non c’è spazio. Chissà se Aizawa...ma
no. Aizawa s’è messo il sacco a pelo, le cuffie e
pure il paraocchi.
Non
sente e non vede. Non ha la minima intenzione di farsi disturbare.
D’altronde
non può stare quattordici ore di volo a cercare di tenere a bada un gruppo di
idioti troppo stupidi per mostrare realmente la loro età.
E
meno male che Bakugou è uno dei nuovi Big Three della Yuuei.
Anche
se è solo il terzo, dei tre. Cosa che gli ha messo non poco malumore per tutto
quel loro secondo anno, e probabilmente non lo avrebbe lasciato molto presto.
Forse
mai.
Non
ce lo vede al primo posto. Chissà perché.
“Ojiro,
ma che fai dormi?!”
Shinsou
impreca. Ha perso di vista Kaminari solo...beh, non
lo ha mai tenuto d’occhio, in verità. Ma sapeva che è lì davanti, nella fila
prima della loro. Non si è neanche accorto che si fosse affacciato e, una volta
visto Ojiro addormentato, si fosse sganciato la cintura e gli fosse
praticamente saltato addosso.
Ojiro,
poveretto, sobbalza. Schizza dritto seduto e se non avesse avuto la cintura
allacciata forse sarebbe davvero finito sul soffitto. O direttamente sull’ala,
lì di fianco.
“K-Kaminari-kun...”
“Non
dormire, Ojiro! Guarda fuori che bello! E’ stupendo, non è la prima volta ma è
sempre fantastico! Quanto volevo un quirk che mi
permettesse di volare! Ooh, hai già guardato fuori?
Ti sei subito messo a dormire!”
Ojiro
abbozza un sorriso, “B-Beh...il viaggio è lungo. Ho tempo per guardare fuori.”
“Ma
il paesaggio cambia!”
“Sì
ma non vorrai mica rimanere sempre attaccato al finestrino, vero?”
“Scherzi?
Ovvio che sì!”
“Ma
sono quattordici ore...”
“E
allora? Di un po’, non avrai mica paura di guardare giù!”
“Ma...ma
no, è solo...”
Kaminari sogghigna, afferrandogli la
punta della coda e muovendola di continuo a destra e a sinistra mentre ci passa
in mezzo le dita, giocando con il pelo. “Sei sicuro di quello che dici?”
Ojiro
stira le labbra, giusto appena infastidito, alzando di scatto la coda che Kaminari ha ancora in mano e piazzandogliela proprio in
faccia, “Dovresti sederti, Kaminari.”
“Ma
non ci penso neanche!”
“Non
credo tu te ne sia accorto, ma sta venendo l’hostess e non è consentito
muoversi come stai facendo tu su un aereo,” bercia Shinsou, “Se devi andare in
bagno vai altrimenti piantala, mi stai dando fastidio.”
“Oh
andiamo amico! Dobbiamo stare qui quattordici ore, se fai così è una noia!”
“Ho
tutta l’intenzione di farmi i fatti miei, Kaminari, e
dovresti anche tu. Altrimenti vattene avanti, dove sono i tuoi amici.”
Kaminari mette il broncio, “Uffa,
Shinsou, rovini tutto il divertimento così!”
Shinsou
scrolla le spalle, tornando ad ignorarlo e a guardare il film, anche se è solo
una copertura. Ormai non lo sta seguendo già da prima. Ha perso completamente
il filo.
“Hey, pss, Ojiro!” Ojiro sposta di
nuovo gli occhi sull’amico, che si sforza in modo talmente evidente di parlare
a bassa voce da risultare buffo.
“Che
c’è, Kaminari-kun?”
“Vieni,
il posto accanto al mio è vuoto. Dai, Ojiro-kun! E’
divertente!”
“Ah,
ecco, ehm...” tentenna appena, Ojiro, ma alla fine raddrizza la schiena, “No
grazie, Kaminari-kun. Preferisco starmene per conto
mio qui,” ben lontano dal finestrino e da tutto quello che potrebbe farlo
guardare in basso, dovrebbe aggiungere.
Ma
sorvola saggiamente.
Kaminari, di risposta, sbuffa
pesantemente, slaccia la cintura e slitta verso il davanti, dove Mina e Kirishima stanno ancora litigando con Bakugou e Midoriya, poverino, tenta di far da pacere.
Più
che altro per evitare di precipitare, cosa di cui Ojiro ha sempre più paura,
più va avanti quel viaggio e sente il sedile vibrare.
Riesce
appena a chiedersi se riuscirà di nuovo a rilassarsi ed addormentarsi, o
concentrarsi su un film, un telefilm –ha tutto il
tempo di vedere svariate puntate, a ben pensarci- o qualsiasi altra cosa gli
faccia dimenticare che è a millemila piedi da terra,
nel ben mezzo del niente, in volo con un Bakugou che sembra intenzionato a far
saltare tutto in aria, che l’aereo fa un movimento strano.
Sa
che è solo una turbolenza, ma la tentazione di mettersi immediatamente nella
posizione antipanico che hanno spiegato prima del volo e togliersi ogni pensiero
è fortissima. Ma l’unica cosa che fa è aggrapparsi di nuovo al poggia braccia,
e nel farlo la mano sfiora inesorabile il braccio di Shinsou, proprio lì di
fianco.
E la
ritira subito.
Accidenti
a lui e al panico che lo manda in confusione.
“S-scusa.”
Shinsou
deve sforzarsi per non allungare la sua e afferrare la mano che Ojiro gli ha
appena allontanato, specie quando Mashirao le nasconde sotto le cosce, per
evitare che veda chissà che cosa.
Accidenti
a lui. Quant’è carino.
E’
proprio un gattino troppo cresciuto.
Ma
quel volo dura ancora molto? Non è sicuro di riuscire a controllarsi, per
quanto esternamente non si noti. E’ ancora bravo a dissimulare.
Anche
se è accanto ad Ojiro.
“E’
solo una turbolenza, Monkey.”
“Sì,
lo so,” s’imbroncia Ojiro, “Lo so benissimo.”
Shinsou
tace solo un po’, poi decide di prendere in mano la situazione. Ha avuto la
fortuna di avere quattordici ore di viaggio vicino a lui, e ha anche la scusa
adatta.
Non
può non sfruttarla.
Non è
tipo da farsi sfuggire le occasioni che la vita gli pone davanti. Com’è stato
per la decisione di Aizawa di fidarsi di lui e che l’ha
portato poi nel Corso Eroi.
“Se
ci pensi non è diverso da un autobus su una strada un po’ sterrata,” gli fa
notare gentilmente.
“Solo
che non siamo su un autobus...”
“Ma
tu non ci pensare. Sei su un sedile, non hai i piedi sospesi nel vuoto. Quindi
che ti cambia?”
“Beh...niente.”
“Appunto.”
Ci pensa solo un altro po’, prima di allungargli una cuffietta, “Rilassati, Monkey. O le otto ore che mancano non passeranno più.”
Ojiro
fissa sbalordito il gesto dell’altro, e poi il compagno. E per qualche ragione,
alla fine lo accetta. “Non volevo disturbarti...”
“Se
disturbi tu muovendoti appena un po’ sul sedile quelli laggiù sarebbe da
buttarli di sotto,” fa, indicando la confusione, appena smorzata dall’ira di Aizawa, del gruppo che si trova più avanti.
Mashirao
si ritrova a ridere appena, in maniera composta, “E’ vero,” ammette alla fine,
infilando la cuffietta e avvicinandosi inevitabilmente a Shinsou. “Cosa stavi
guardando?”
“Ormai
ho perso il filo,” scrolla le spalle Shinsou, nascondendo con quel gesto il
brivido che lo ha attraversato quando la spalla di Ojiro ha toccato la sua.
“Iniziamo qualcos’altro, facciamo prima.”
Il
rossore sulle goti di Mashirao testimonia in maniera teneramente evidente che
anche per lui deve essere lo stesso, almeno in parte.
Eppure
non si muove.
Resta
esattamente dov’è.
Spalla
contro spalla.
Non
avrebbe mai ringraziato abbastanza quel benedetto volo.
“Okay,”
sussurra Ojiro. Il tono è timidissimo, ma non si tira indietro. Si mette seduto
più comodamente, la coda intorcinata intorno alla gamba non per occupare meno
spazio ma per riuscire a tenerla ferma. Per poter controllare il movimento
continuo, lo scodinzolare felice che altrimenti non sarebbe riuscito a frenare.
Shinsou
l’avrebbe preso in giro, probabilmente.
Ma
che ci può fare. La coda agisce da sé quando è felice.
E’
sempre stato così, fin da quando è bambino.
E
adesso è felice. E’ anche terrorizzato all’idea di volare, ma è anche felice.
Dei capelli di Shinsou che gli pizzicano il collo, del suo odore che gli
stuzzica le narici.
Ha
pensato che quel viaggio sarebbe stato infinito, accanto a lui, per cercare di
non fargli capire niente.
Ma
invece forse potrebbe...approfittarne.
A
Shinsou non sembra dar fastidio. Non si scosta quando, stavolta di proposito,
si appoggia spalla contro spalla.
Anzi
si avvicina.
Per
vedere il film probabilmente.
Oppure
no. Con un po’ di fortuna.
Non
riesce a pensare ad altro per tutto il film, o per lo meno per il tempo in cui
riesce a star sveglio.
Per
qualche motivo, ha sonno. Dovrebbe essere iper
eccitato e agitato, invece no. Le palpebre si chiudono e la testa ciondola un
po’.
Finché
non incontra qualcosa –o qualcuno- su cui poggiarsi,
e a quel punto crolla.
Shinsou
rimane immobile, quando Ojiro gli poggia il capo sulla spalla. A malapena osa
respirare, per non svegliarlo. Continua a guardarlo con la coda dell’occhio e
ormai ha perso di nuovo il filo della pellicola.
Ma
non gli importa.
Ha
Ojiro che dorme poggiato a lui. Non gli importa assolutamente di altro.
A
parte Ashido, che li scorge da lontano neanche avesse
un vero e proprio radar per quelle situazioni e subito slaccia la cintura e
quasi vola verso di loro, cellulare in mano.
“Provaci e te ne faccio pentire amaramente,” minaccia Shinsou, fulminandola con
gli occhi.
Mina
stringe il cellulare al petto e sbatte gli occhioni
nerissimi, probabilmente per cercare di convincerlo, “Ma siete così carini!
Poggiagli la testa sulla sua anche tu, dai Shinsou! Vi faccio una fotina!”
“No.”
“Guarda
che l’ho capito che c’è del tenero! Poi te la passo così la metti per sfondo!”
ammicca.
“Piantala.”
“Ma...-”
“Se
si sveglia, Ashido, te la faccio pagare.”
“Sei
davvero noioso, Shinsou!”
“Sparisci.”
“Dai,
fai un sorriso! Cheas!”
“Non
osa-”
“Non
ti muovere, o si sveglia!”
“Merda.
Ashido non sto scherzando!”
“Allora
fermami! Ma ricordati che hai promesso di non usare il quirk
su di noi! Se Ojiro lo sapesse si arrabbierebbe molto e non ti parlerebbe più!”
Shinsou
sgrana gli occhi, “Sei una maledetta manipolatrice, Ashido!”
sbotta, ma a bassa voce. Il click della fotocamera del cellulare è un rumore
persino peggiore della sua voce, nonostante voglia solo prenderlo e
spaccarglielo in testa.
Ma
poi il suo vibra, e quando lo prende la foto è lì. Sul suo schermo.
“Come
promesso,” trilla allegra Ashido, “Tranquillo, sarà
un segreto tutto nostro!”
Ne
dubita fortemente. Alla fine di quel volo la foto avrebbe fatto il giro della
classe, nelle mani di Ashido Mina.
Ma
adesso la cosa importante è che sia nelle sue, di mani.
Che
volendo, adesso, avrebbe potuto prendere il cellulare e fissare il volto
serenamente addormentato di Ojiro tutte le volte che vuole.
Di
certo è stato un viaggio redditizio. Molto, almeno per lui.
Non
ha idea di che cosa di preciso ne penserà Ojiro al suo risveglio, ma lui ha
deciso.
Non
gli avrebbe permesso di sfuggirgli, ormai.
“Hey, Ashido?”
“Dimmi,
ciccino!”
“Cancella quella foto,” ordina.
Ojiro
l’avrebbe perdonato. In fondo lo fa anche per lui.
Vuole
essere l’unico ad avere quella foto.
E’
solo sua.
Come
suo sarà Monkey Boy.
Angolino Autrice:
Come dite?? Io fissata? Naaah.
E’ solo un’impressione.
Sì, sì.
Comunque tutto questo è nato perché
quest’anno per la prima volta sono andata in vacanza all’estero e ho quindi
preso un aereo. E devo ammettere che all’andata me la sono PARECCHIO fatta
sotto ^^’’
Poi al ritorno mi ero già
abituata.
Come dite della coppia? Sempre
loro due?
Eh beh ma ve l’ho detto che devo
ripopolare il fandom! Nessuno li considera, bisogna
fare in modo di rimediare a tutto ciò! Quindi ci penso io!
Inoltre, volevo augurare a tutti quanti Buon Natale e Buon Anno
nuovo!
Spero passiate tutti delle felici festività!
Un bacione grande,
Asu