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Autore: Folg_89_Franko    02/08/2009    2 recensioni
Dopo la Guerra con Hades la vita riprende momentaneamente il suo corso, ma nuovi e vecchi avversari si faranno vivi, pronti per scatenare nuove battaglie. E il Leone d'Oro dovrò compiere una dolorosa scelta, che cambierà il destino di uomini e dei. Aggiornamenti ogni lunedì.
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leo Aiolia, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Colui che riflette

 

Nel momento in cui il piccolo gruppo giunto da Athene faceva il suo ingresso silenzioso al Santuario, Aiolia si svegliò lentamente nel cuore della notte di Grecia, mentre il vento caldo d’agosto si infilava lento e sinuoso tra le colonne della Quinta Casa al pari di tutte le altre lungo la Scalinata che portava alla Tredicesima dove Athena risiedeva e dove anche lui si sarebbe trasferito la sera dopo, al termine della Cerimonia di Insediamento.
Non aveva avuto il coraggio di dirlo a Marin, che giaceva al suo fianco sotto le bianche lenzuola, forse perché tenuto a non parlare del Chrysos Synagein con qualcuno che non fosse suo pari, forse perché la sua elezione avrebbe significato un brusco abbassamento del tempo insieme, soprattutto per gli impegni cui si sarebbe fatto carico oltre che per il fatto che non sarebbe stato solo, ma nella stessa struttura avrebbe risieduto anche la dea cui era sacro.
Sollevò il busto puntellandosi sui gomiti, girandosi poi sul fianco destro, per accarezzare con la sinistra i capelli della donna con cui si era appena amato.
Era cambiato il loro rapporto da quando aveva fatto ritorno dall’oltretomba, per la sua scelta di viverlo più intensamente e alla luce del Sole, assaporandone ogni istante come non era stato capace di fare prima, combattuto tra la fedeltà ad Athena e l’amore per una donna, ponendo come primo obiettivo il sostituire il fratello alla difesa della dea.
Ma nel corso della lotta contro gli Specter aveva capito che le due scelte non erano cammini separati, ma tratti dello stesso e quindi entrambe potevano essere abbracciate senza entrare in conflitto tra loro.

L’attrazione che provava per la Sacerdotessa aveva radici nella sua infanzia, quando il fratello gli aveva mostrato i luoghi di addestramento del Santuario, compreso quello dove erano addestrate le aspiranti Sacerdotesse.
Tra le bambine mascherate una dai fluenti capelli castani sembrava spiccare sopra le altre, con movimenti simili allo sbattere d’ali d’un fiero rapace, ecco il suo primo ricordo di Marin.
Quel modo di combattere gli ricordava tanto il volteggiare del fratello con le sue ali dorate, stile assai diverso dal suo, più simile a quello di una fiera feroce quale era la costellazione che su di lui si stagliava fiera e luminosa.
E la curiosità si era poi trasformata con il tempo in interesse, poi in forte attrazione con l’adolescenza e infine in un amore candido con il sopraggiungere dell’età adulta, un fiore che era completamente sbocciato con il ritorno di Aiolia e gli altri Cavalieri d’Oro dopo la battaglia contro le truppe di Hades, per intercessione di Zeus in persona.
Uscì silenziosamente dal letto per poi cercare le brache, gettate chissà dove per la stanza nella foga con cui si era ruzzolato assieme all’amata nel letto, trovandole poi su di una sedia vicino alla porta.
Al pari della fiera cui era associato sgattaiolò silenziosamente fuori dalla camera, per poi attraversare la Quinta Casa e giungere sino all’ingresso con i suoi bianchi scalini, che tante volte aveva calcato aventi e indietro e adesso illuminati da una pallida luna, uguale alla stessa che splendeva in cielo la prima sera che aveva preso dimora di quell’edificio, quella dopo la fuga del fratello dal Santuario.

Si sedette sul bianco e fresco marmo poggiando gli avambracci sulle ginocchia, lasciando che il suo torace scolpito fosse lambito dall’aria fresca della tarda sera, ripercorrendo con lo sguardo le cicatrici che negli anni si erano scritte su di lui, sebbene ormai il suo cosmo le avesse praticamente cancellate e solo egli sapesse dove e come erano segnate.
Le braccia erano state offese dal potere difensivo della soma di Iperione al pari della fronte, la gamba destra trapassata da Temi trasformata in lama dal suo sposo, lo stesso Giapeto che con la sua lama di dunamis lo aveva colpito in pieno petto.
E ancora un piccolo segno sotto l’ultima costola sinistra dove Deathmask lo aveva ferito a tradimento durante un precedente Chrysos Synagein, tutti sfregi nascosti aventi il valore di medaglie, che lo avevano aiutato a crescere e maturare lungo il cammino che si era tracciato.
Quella era l’ultima sera che avrebbe passato in quella che per anni era stata la sua casa, il giorno dopo sarebbe stata formalizzata davanti alle genti del Santuario e a coloro che erano collegati alla sua dea, in maniera più o meno diretta.
Ancora poche ore e avrebbe scoperto chi sarebbe stato il suo allievo, il ragazzo che avrebbe dovuto addestrare personalmente fino a farlo Cavaliere d’Oro e padrone del Settimo Senso, un guerriero che si sarebbe elevato dagli uomini per rivaleggiare con gli dei, come da destino per i dodici che indossavano le auree blinde.
Sapeva tuttavia che la corsa per quel posto sarebbe stata una volata a quattro, perché tanti erano coloro che lui aveva mentalmente scremato dal gruppo degli allievi, posizionandoli lui stesso uno per ogni gruppo dato che erano quattro i raggruppamenti di allievi, da ognuno dei quali sarebbe venuto fuori uno dei quattro che si sarebbero poi sfidati.
Nikos, Mark, John e Federico si sarebbero disputati la possibilità di entrare nei libri di storia del Santuario in tre incontri che avrebbero cambiato per sempre le loro vite, in qualsiasi maniera sarebbero andati a finire.

Restò così il Cavaliere del Leone a vagheggiare nei ricordi, immerso nella bianca e lattiginosa luce della luna che avvolgeva tutto il Santuario come un trasparente lenzuolo.
Gli fu impossibile dire quanto tempo restò così sospeso, certo è che il passaggio di una civetta lo destò dai suoi pensieri, ricordandogli che l’indomani sarebbe stata una giornata molto impegnativa e molto stressante, ricordandogli che forse era meglio gustarsi le ultime ore di sonno mentre era ancora Cavaliere d’Oro del Leone.
Rientrò nell’edificio e ancora attraversò la selva di colonne, per poi voltare a destra all’altezza di una porta aperta che dava sugli appartamenti del Cavaliere che occupava quel Tempio, dando su quello che si poteva definire soggiorno.
Si trattava di un piccolo ma accogliente ambiente collegato ad altri due, il primo una piccola cucina che era affacciata su di un circoscritto giardino, l’altro la camera da letto e dietro di essa il bagno con i servizi.
Entrò nella stanza da letto con lo stesso passo felpato che aveva utilizzato per uscire in precedenza, accomodandosi poi a fianco di Marin di cui aveva prestato attenzione a non interrompere il sonno, per evitare di preoccuparla con le sue passeggiate notturne che nell’ultima settimana lo assillavano alquanto, sintomi di un’irrequietezza di fondo nel suo animo.
Scostò piano le lenzuola e si stese sotto di esse accanto alla compagna, contemplandone il bel volto illuminato dal pallore lunare ma che solo lui poteva vedere, negato agli altri da una maschera d’argento che la tradizione le aveva imposto, per poi donargli un bacio sulla fronte dopo aver scostato una ciocca dei di lei castani capelli.
“Uhn…” borbottò Marin assonnata ma cosciente, poiché seppur addormentata aveva avvertito in qualche modo l’andirivieni del compagno e il suo sonno si era fatto più leggero “che succede Aiolia? Sono le una di notte…” disse molto assonnata.
“Niente Marin, assolutamente niente… sono andato a prendere un po’ d’acqua…” mentì il greco, stendendosi supino sul letto e avvicinando teneramente a sé la donna, dopo averle cinto le spalle nude con il braccio destro.
La Sacerdotessa si strinse all’amante e poggiò il capo sui pettorali possenti, sotto i quali poteva udire un battito cardiaco forte e regolare, nato da quell’animo alle volte roccioso che con il tempo era riuscita pian piano a scalfire, fino a diventarne parte integrante essa stessa.
“Domani sarà un grande giorno…” sussurrò dolcemente Marin “l’inizio di una nuova era, un’era di pace per gli uomini e per il loro mondo….”
“Lo spero, lo spero sinceramente…” rispose Aiolia, stringendosi ancor più vicino alla sua metà del cielo, sfregando delicatamente le loro fronti per un attimo prima di poggiare il capo sul cuscino e abbandonarsi assieme a lei al sonno ristoratore.

Il Leone sapeva bene quanto sarebbe stato importante il giorno successivo e per questo il suo ultimo pensiero prima di riprendere sonno andò alla Sacra Armatura d’Oro del Leone, in quel momento riposta nel suo scrigno in una stanza ad essa dedicata dall’altra parte della Quinta Casa, come era consuetudine nei momenti in cui non la indossava.
Quella dorata blinda era per lui una delle cose più importanti che gli fossero state donate dalla vita, il coronamento di un percorso iniziato sotto lo sguardo vigile del fratello Aiolos che lo aveva portato a essere il Dorato Leone, ma presto sarebbe stato lui a ricoprire il ruolo di maestro nei confronti di un nuovo aspirante Cavaliere e ciò un poco lo preoccupava.
Lui avrebbe formato un nuovo difensore della dea, lo avrebbe plasmato all’arte del combattimento e dell’essere Cavaliere d’Oro, gli avrebbe fatto acquisire il settimo senso che estranea dal mondo mortale e avvicina a quello divino, dando limiti nuovi ed infiniti alle vette di potere che egli avrebbe potuto raggiungere e lui con esso.
Anche lui avrebbe posto al suo allievo la fatidica domanda che precede l’inizio dello stadio ultimo di allenamento per un Cavaliere di Athena, quello che mira direttamente a preparare un Cavaliere d’Oro, lo stesso quesito che anni prima gli era stato posto dal fratello con voce calda “cosa vuoi essere nella tua vita?”
Era una domanda difficile per il piccolo Aiolia, che aveva candidamente risposto con voce fresca “voglio essere forte. Forte per proteggere te e tutto quello che rappresenti fratello, per non dover soffrire per la perdita di una persona cara”
E così aveva avuto inizio il suo addestramento che lo aveva portato a presiedere la Quinta Casa, costellata di dubbi ed incertezze, simile alla via di un giocoliere sospeso nel vuoto.
Non sapeva chi sarebbe stato il suo allievo domani, al massimo poteva avere un sentore istintivo come spontanei erano stati molti gesti nella sua vita, non sapeva che cosa gli avrebbe risposto il giovane alla domanda fatidica e tantomeno sapeva se la risposta gli sarebbe andata bene e in quel pensiero si addormentò ancora per qualche ora, prima del grande giorno.

 

 

 

x Gufo_Tave, sì in effetti mi riferisco all’anime

  
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