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Autore: Emmastory    20/12/2019    4 recensioni
Dopo essersi unita al suo Christopher nel sacro vincolo del matrimonio, Kaleia è felice. La cerimonia è stata per lei un vero sogno, e ancora incredula, è ancora in viaggio verso un nuovo bosco. Lascia indietro la vecchia vita, per uscire nuovamente dalla propria crisalide ed evolvere, abituandosi lentamente a quella nuova. Memore delle tempeste che ha affrontato, sa che le ci vorrà tempo, e mentre il suo legame con l'amato protettore complica le cose, forse una speranza è nascosta nell'accogliente Giardino di Eltaria. Se avrà fortuna, la pace l'accompagnerà ancora, ma in ogni caso, seguitela nell'avventura che la condurrà alla libertà.
(Seguito di: Luce e ombra: Essere o non essere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Capitolo XXXVIII

Al sicuro ma in prigione

Erano passate appena poche ore, e in quel pomeriggio di sole e calma, le parole e l’avvertimento di Marisa continuavano a tornarmi in mente. “Fareste meglio ad insegnargli a non abbaiare a chiunque in quel modo.” Aveva detto, seria come mai l’avevo vista. “Anche mia madre vive qui, lo sapete.” Aveva aggiunto poco dopo, senza che quell’espressione severa lasciasse il suo volto. Annuendo, le avevo dato ascolto, e ringraziandola, ero rimasta a guardarla mentre andava via, richiudendosi lentamente la porta alle spalle e sparendo nel corridoio al solo scopo di non essere notata. Rimasta con Christopher, ora riposo dopo la leggera colazione che Marisa ha offerto ad entrambi, e in silenzio, ancora mi sforzo di sorridere. Già sazio, Cosmo siede proprio sotto la finestra, e con lo sguardo alto e fiero, spera di poter guardare fuori dalla finestra. Sfortuna vuole che la sua taglia sia ancora uno svantaggio, e divertita dai suoi numerosi tentativi di arrampicarsi letteralmente sul davanzale e scoprire il mondo oltre queste mura, rido. Incuriosito, Chris segue il mio sguardo, e con la mano nella mia, ride a sua volta. “Dici che si arrenderà?” chiede, lasciandosi sfuggire un risolino. “Non credo.” Rispondo appena, improvvisamente troppo concentrata su di lui per badare al piccolo Arylu. Dì lì a poco, il silenzio cade nella stanza, e sento le mani tremare. Ora che il mio corpo è libero dall’influsso negativo di quei maledetti spiriti, il sole sembra splendere di nuovo, e questo sembra avere ripercussioni sui miei poteri. Grazie al cielo, positivi, perché con ogni istante che passa avverto uno strano pizzicore, simile a quello provocato dai movimenti dei miei bambini sotto al mio cuore. “Tu… tu credi ancora che andrà tutto bene?” azzardo, disturbando la quiete creatasi fra di noi e avvertendo una strana stretta al petto. Dissimile dalle altre, non mi comunicava dolore né gioia, ma bensì paura e indecisione. Sin da quando ci eravamo innamorati, lui non aveva fatto altro che proteggermi onorando una promessa fatta a sé stesso, a me e alla sua famiglia, ma con i tempi che correvano, non sapevo più di chi fidarmi. Il ritorno a Primedia avrebbe dovuto essere sinonimo di felicità, e l’avrei tanto voluto, ma nonostante i miei sforzi e le mie speranze di riuscire a renderlo tale, non lo era. indeciso, il mio amato non rispose, e voltandosi a guardarmi, indicò qualcosa oltre il letto. “Non pensarci adesso, guarda là.” Mi disse soltanto, un dolce sorriso a increspargli le labbra che già mille e mille volte avevo avuto la fortuna e l’onore di sfiorare. Confusa, sostenni il suo sguardo senza capire, e quando finalmente mi voltai, lo vidi. Un foglio di carta abbandonato sul comodino accanto al nostro morbido giaciglio. Incerta sul da farsi, lo sfiorai con mani tremanti, e ancora una volta, il mio ciondolo assunse vita propria brillando intensamente, e potei giurarci, perfino più di tante altre. Bastò un attimo, e tutte le tessere di quel vitreo mosaico trovarono un posto, permettendomi di mettere ordine nella confusione che ora regnava sovrana nella mia mente. Muta, mi lasciai travolgere e bagnare da un fiume di ricordi, e uno ad uno, questi si replicarono nella mia mente. Rimembrai così il mio arrivo a casa di Marisa, lo svenimento e due figure indistinte poco prima che il buio mi avvolgesse, intrappolandomi nell’incoscienza. “È di Sky.” Riuscii a malapena a dire, sentendo le corde vocali vibrare e rischiare di spezzarsi. “Esatto. Se ci pensi, le stelle cadenti sono state opera sua, e forse il rito delle ninfe ha funzionato.” Quella fu la risposta di Christopher, che non riuscendo a smettere di sorridere, ora mi dava coraggio. Spostando per un attimo lo sguardo, incrociai di nuovo il suo, e fiduciosa, mi concentrai sulla lettera appena ricevuta. “Cara Kaleia, sono io, tua sorella. Ho ricevuto da poco la tua lettera, ma perdonami se non ti ho subito dato una risposta. Avrei voluto, davvero, ma come saprai il mio umore non è dei migliori, e dopo quello che è successo con Noah, non sono certo al massimo della forma. Nostra madre fa quello che può per aiutarmi a stare meglio, e anche se so che ce la mette tutta, non credo che delle semplici parole possano guarirmi. Sto male, soffro ancora, ma sorrido sapendo che anche tu e Chris mi siete accanto, e spero di rivedervi presto entrambi, poiché forse, con voi al mio fianco riuscirò finalmente ad affrontare il mio dolore. Noah mi manca molto, e vorrei che lo sapesse, ma nonostante il soffiare del vento, non riesce a vedermi né a sentire la mia voce. Non lo vedo da molto, non riesco neanche più a piangere, e Midnight si rifiuta di consegnargli i miei messaggi. Non so cosa stia accadendo, so solo di sentire un gran peso sul cuore, e se penso a lui e a ciò che abbiamo passato, è come restare senza respiro. Eliza insiste nel curarmi, crede che mi stia ammalando, ma come avrai capito, non si tratta di questo, e la mia salute non è a rischio. Ti prego, scrivimi quando puoi, dimmi che almeno voi state bene, datemi un altro motivo per sorridere, Sky.” Quelle le parole che componevano quella missiva, che lunga e sofferta, mi dava modo di comprendere meglio mia sorella e il suo attuale stato d’animo. Come aveva ammesso in quelle righe, soffriva per amore, il suo cuore era come spezzato, e il mio piangeva di fronte alla consapevolezza di non poter far nulla per aiutarla, o almeno non adesso. Negli ultimi tempi non avevo fatto altro che pensare a lei, dormire giungendo le mani in preghiera e restare sveglia solo per rivelare tracce della sua energia magica, di giorno in giorno sempre più debole. A quel solo pensiero, mi sentii mancare, e in un attimo, le pagine del libro della famiglia di Christopher furono più chiare che mai, e prepotenti, soppiantarono gli altri ricordi. Scrivendo, Sky aveva menzionato nostra madre Eliza, quindi non era da sola, ma in assenza di Noah, un legame importante nella sua vita aveva cessato di esistere, e nonostante le sue parole non lo spiegassero chiaramente, i suoi poteri si stavano indebolendo. Sopraffatta dalle mie emozioni, scivolai nella tristezza, e con un’ormai solita aura azzurra a incorniciarmi il corpo, piansi. “Kia, amore, che succede? Desideravi così tanto avere notizie di tua sorella! Cos’è, ti senti male?” come al solito, le frasi del mio Christopher furono piene di conforto, ma in quel frangente il solo suono della sua voce non sortì l’effetto sperato, e a occhi chiusi, mi sfogai fra le sue braccia. “Chris… non si tratta… non si tratta solo di questo.” Provai a dire, sentendo la gola dolere per lo sforzo e le parole trascinarsi a fatica. “Allora cosa c’è? Dai, parlamene. Sai che la tristezza non fa bene ai piccoli.” Continuò lui con leggera insistenza, preoccupato tanto per me quanto per i figli ancora non nati che portavo in grembo. Con gli occhi velati dalle lacrime, mi sforzai di guardarlo, e non appena ci riuscii, crollai ancora. “A quanto pare non fa bene neanche a lei.” Dissi soltanto, con la voce spezzata come l’ala di un uccellino ferito. Premuroso come al solito, Christopher mi strinse a sé, e accarezzandomi la schiena e i capelli, si assicurò di fare quanto in suo potere per calmarmi. Conoscendomi, sapevo di essere sempre stata sensibile ed emotiva, e la mia attuale condizione non era certo d’aiuto. Disperata, piombai nel silenzio, e con uno sforzo che mi parve immane, gli porsi delicatamente la missiva appena letta. Vera, straziante e commovente, mi aveva già spinta alle lacrime, che anche adesso, mentre ero al sicuro fra le sue braccia, non volevano saperne di fermarsi. Senza dire altro, Christopher la lesse a sua volta, e quando finì, il nostro abbraccio si fece perfino più forte, e al calar della notte, non dormii per ore intere. Contagiato, Cosmo ci raggiunse quasi strisciando sul pavimento, e avvicinandosi, si unì brevemente a noi, salvo poi chiudere gli occhi e rompere il silenzio con un debole uggiolio. Sveglia nel mezzo dell’oscurità, mi fermai a pensare, e immergendo piano le dita nel pelo del mio cucciolo, che tanto mi ricordavo un infinito manto astrale, mi calmai istantaneamente, sentendo il cuore rallentare e ogni muscolo del corpo rilassarsi. Pensosa, volsi uno sguardo e un pensiero alla luna, che come sempre, pallida e magnifica, mi avrebbe guidata nelle mie sere senza sogni. Un debole sorriso comparve così sul mio volto, ma sparendo nel giro di un attimo, divenne subito amaro anziché sincero, e quando mi addormentai, già esausta e priva di forze, imparai una preziosa lezione. Al mondo non si è mai gli unici a soffrire, e nonostante ogni sfida della vita, si può e deve sempre trovare la forza di rialzarsi, anche quando tutto sembra perduto, e quando, come proprio ora stava accadendo sia a me e Chris che a Sky seppur per motivi ovviamente al contempo simili e diversi, ci si sente al sicuro ma in prigione.

 
   
 
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