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Autore: Seira Katsuto    20/12/2019    0 recensioni
Sono una persona che fa pensieri strani e senza senso anche nei momenti meno appropriati, solitamente tengo per me tutte le cazzate che il mio cervello spara, ma essendo che mi sono rotta di parlare da sola ho voluto fare questa specie di diario in cui scriverò ciò che voglio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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[pubblicato il 29 ottobre 2019]
Penso che fin da quando ne ho ricordo non ho fatto altro che invidiare gli altri.
Non credo di detestarmi o chissà che, però andando a ritroso mi rendo conto che ho sempre ammirato il prossimo ferma.
"se solo fossi estroversa come lei, se fossi schietta come lui, se fossi sensibile come lei". 
Erano tutte cose che portavano ad una cosa che non ho mai percepito di avere normalmente: gli amici.
Alt, con ciò intendo amici in real, diciamo che la me di prima non riusciva e basta ad essere come loro. A fare normali relazioni fisiche.
Ricordo che è partita in seconda, mentre mia moglie cambiava classe io vedevo come lei fosse riuscita in poco tempo a trovarsi una nuova compagnia mentre io rimanevo fuori.
Non è che mi tagliasse via lei, però le nostre vite si erano divise e basta.
In fondo mi faceva piacere che lei non fosse sola, ho sempre pensato meritasse di essere apprezzata da più persone.
Intanto come se nulla fosse continuavo la mia vita e mi sono resa sempre più conto di un'altra differenza.
Quella era Mi love, lei era un po' come una luce, non ho mai ben capito come ma riusciva ad attirare tutti e farmi voler bene come se fosse una cosa semplice e naturale.
Ricordo che per me era come una magia e, alla fine, andava bene così, perché anche lei meritava di essere tanto amata.
Avrei voluto che un giorno potesse sorridere alla vita e dire "sono felice di essere viva oggi", magari un giorno lo farà davvero chi lo sa.
Mr x fu invece più come una fonte d'ispirazione, mi è sempre parso libero, come se lui fosse sempre lui in qualsiasi situazione e nonostante ciò era circondato da persone che gli volevano bene.
Lui era diverso da tutti gli altri, come se fosse circondato da un'aura speciale.
Non vorrei mai essere qualcuno che non sia io.
Ma mi chiedo perché anch'io non potevo nascere come gli altri, riuscire ad avere relazioni normali, soffrire e rialzarmi come fanno tutti, trovare comunque sempre qualcuno pronto a starti vicino e accettarlo così com'è.
Mi chiedo se io abbia qualcosa di buono se alla fine tutti se ne vanno sempre.
Chi sono io? Cos'avrei di speciale? Cosa dovrei avere per essere apprezzata?
Fin quando sono gli altri riesco a trovare mille motivi per cui ammirarlo, ma se sono io non trovo nulla, o meglio, non posso decidere io cosa vada bene o meno per le relazioni con gli altri.
Non riesco più a fidarmi dei complimenti altrui quindi alla fine anche dandomi risposte non cambierebbe nulla, tanto se poi non c'è nessuno che senso hanno avuto le belle parole?
Non che dubiti della parola degli altri, ma è come se ad ogni bella frase ci fosse sempre un ma che porta al fatto che io sia sempre sola.
Odio quest'invidia, se non ci fosse accetterei in modo puro ogni cosa e non perderei tempo a pensare a guardare gli altri divertirsi con tante persone.
In fondo tutti abbiamo i propri problemi quindi non è che loro siano più felici o meno, però mi piacerebbe avere qualcuno con cui potermi svagare senza dovermi innervosire.
Non voglio le relazioni come le hanno gli altri in realtà, molto spesso nei gruppi si crea una specie di comunella in cui si fanno e dicono cose che magari col singolo non accadrebbe e non mi piace affatto come cosa.
Non voglio adattarmi a stare in un gruppo di cui non posso parlare di alcune cose se no sono out.
Ma probabilmente è anche per questo che ora son messa così.
Gli anni scorsi non mi fregava niente della mia opinione, a me bastava un minimo di compagnia e per me tutto andava bene. In fondo chissenefrega se uno la pensa diverso da te, se questo potrebbe portare alla rovina della relazione tanto vale non dir niente.
Ma alla fine sono comunque qui.
Ed è per questo che ora invece me ne frega, anche molto.
Mi piace apprezzare gli altri ma ciò non vuol dire che tutto possa andarmi bene, anzi mi devo incazzare, devo essere incazzata.
Non devo farmi addolcire dalla gentilezza intanto alla fine so che sboccherò comunque, quindi tanto vale essere schietti fin da subito.
Per questo non devo star troppo vicina agli altri, ho capito che l'impressione che do è sempre errata quindi bisogna aspettare che comprendano che sono una rompicoglioni a cui non va bene nulla.
Però non significa che faccio l'asociale completa, alla fine se c'è qualcosa di cui parlare parlo, ma non devo volere niente di più.
Bene, va bene così.
Ho iniziato una specie di corso, non so come chiamarlo, per alternanza con la scuola sulla biblioteca delle donne.
Insomma ci ritroviamo e parliamo di questioni di discriminazione, anche se all'inizio riguardava più le donne comunque si parla di tutto, lo trovo divertente.
Anche perché è l'unico posto in cui parlo con qualcuno che non sia la mia famiglia probabilmente.
Mi hanno anche proposto di fare volontariato per una mostra e mi sa che per quando servirà ci andrò.
Come lavoro dovremmo preparare una specie di mini rivista che tratta gli argomenti di cui abbiamo parlato nei vari incontri.
Ci sono tre gruppi: violenza, relazioni e identità di genere.
Io sono in quello della violenza (suona male così ma dettagli), era quello che mi convinceva di meno dato che sembrava molto generico ma alla fine un gruppo valeva l'altro e ho seguito le mie due compagne di classe anche per veder un po' meglio che tipe erano. 
Ci hanno raccontato le trame di alcuni libri e ho scoperto storie davvero interessanti!
Come immaginavo esistono menti che hanno inventato roba che io potrei solo sognarmi di pensare, va beh col tempo forse troverò la storia perfetta per me.
Anche se gli adolescenti mi sembrano normalmente convinti e fermi nelle loro idee, con gli adulti del corso si possono intraprendere conversazioni ampie e interessanti, tutto senza sentirsi giudicati.
Non che i primi vadano male, ma io mi sento una persona molto neutra e non mi piace stare da una parta o dall'altra, penso che dividere uomini e donne sia alquanto inutile. 
Ultimamente mi piacerebbe comprendere meglio gli stereotipi e discriminazioni minori e che risiedono più nella profondità delle persone, magari anche dal punto di vista maschile dato che ho capito che non potrò mai comprenderlo appieno non vivendo lo (come loro non possono fare viceversa).
Infatti la scorsa volta ci hanno raccontato di questo libro chiamato "le ragazze elettriche", in pratica parla di queste ragazze che un giorno incominciano a dare scariche elettriche dalle mani.
La domanda era: cosa pensate succederebbe al mondo ora?
Ovviamente non conoscendo il libro ci sono molti interrogativi a livelli di storia, ma era palese che si volesse riferire al fatto che fino ad oggi vivessimo in un mondo dove gli uomini essendo di corporatura più forte alcuni si sentissero in diritto di decidere per la donna.
Ovviamente in un paese civile accade meno, ma io mi riferisco anche al semplice "attaccar bottone", di cui ora non ricordo il nome, ma mi riferisco a quello che indicava quello molesto e indesiderato.
Insomma una cosa a cui molte persone non danno peso, una persona che ci prova insistentemente oppure un ciao bella o pupa o un fischio indesiderato.
Dunque, dal punto di visto femminile, almeno la maggioranza, non è apprezzato.
Dal mio punto di vista direi che è una cosa istintiva, perché è qualcun'altro che dice o fa qualcosa riferendosi a te senza che tu possa farci niente.
Ci sono molti dubbi che vengono, la sensazione sgradevole di non poterci far nulla perché rispondere potrebbe potare ad una situazione pericolosa o far sì che un fischio diventi una battuta pesante e che tutto finisca in una spiacevole conversazione con un cafone. C'è come un senso di paura e nervoso. 
Diciamo che non è qualcosa di richiesto quindi non vedo perché farlo e in questo libro ne fa anche esempio.
Dopotutto, se tu sapessi che una donna potrebbe fonderti il cervello con una scarica elettrica proveresti davvero a stuzzicarla? Dubito fortemente.
E forse messa così si capisce che è una cosa che si potrebbe benissimo risparmiare e che ci sono molti modi migliori per provare a parlare con una persona in modo educato.
Ovviamente questo si esenta dal libro, dato che in quel caso tutta la situazione degenererebbe e l'abuso di potere passerebbe alle donne, alias non cambierebbe nulla nel mondo, era solo un buon esempio per spiegare come molte cose ritenute semplici in realtà sono sempre un abuso da un lato o dall'altro.
Ma come libro non mi aveva convinto troppo dato che ci sono molte possibilità di cadere nel banale.
Invece l'altra di cui avevano parlato era "Il racconto dell'ancella" che da poco ha avuto molto successo grazie alla serie tv mi aveva intrigato di più essendo che la trama poteva trattare di un'analisi del cambiamento repentino di un modo di pensare e questo tipo di cose mi piacciono.
Va beh, direi di finirla qui che sta scoccando mezzanotte e cenerentola deve tornare a casa.
Dopo tanto tempo ho ritrovato un po' di voglia di scrivere e non mi è dispiaciuto troppo, alla prossima.

   
 
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