Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    20/12/2019    2 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Prima di lasciarvi al capitolo, mi preme scusarmi con voi per il vergognoso ritardo con cui aggiorno...
Spero di non aver perso nel corso di questo mese di latitanza da parte mia tutte voi lettrici, 
ad ogni modo conto di aggiornare con un pò più di frequenza da oggi in poi.
Spero che gradiate questo mio ritorno e il capitolo che segue!
Un bacio




 






Running again

 




Avrebbe detto addio all’unica persona che era riuscito a vederlo oltre al suo orribile volto, oltre al suo abile uso della spada, oltre la ferocia e la rabbia che si celava dietro quegli occhi sempre scuri, l’unica che aveva visto del buono in lui nonostante le parole sempre taglienti.
Sandor non sapeva come affrontare la questione, si morse più volte il labbro pensando a quanto era stato coglione nel permettere a qualcuno di avvicinarlo così tanto e permettergli di fargli vedere che anche lui aveva un cuore. Era stato un fottuto coglione, la piccola Stark lo aveva fregato alla grande con i suoi bei pigolii e quei begli occhi azzurri, maledetta!
Aveva rovinato per sempre il Mastino, non sarebbe mai più riuscito a tornare quello che era: se fosse stato quello di un tempo, avrebbe riscosso la sua ricompensa e sarebbe immediatamente ripartito, ma ora come avrebbe fatto? Cosa le avrebbe detto?
Era inutile negarlo a se stesso, si era affezionato molto a quella fanciulla dai capelli rossi e non poteva fare a meno di pensare a lei in modo tenero. Con lei lui aveva imparato a conoscere i sentimenti e le sensazioni più dolci, gli sguardi più puri e innocenti, aveva visto come nonostante l’orrore che aveva subìto non l’avesse scalfita a differenza di quanto era accaduto a lui in passato. Quel dolore profondo, quell’orrore lo avevano danneggiato non solo nell’apparenza, ma anche nell'anima, lo avevano scavato e trasformato.
Si era detto che mai nulla avrebbe potuto rimarginare una ferita come la sua, ne restava ancora convinto, tuttavia in Sansa lui aveva trovato un lenitivo efficace e che allontanava – anche se non rimuoveva – quello che era stato l’origine e causa del Mastino: suo fratello.
Sandor lo sapeva: tutto era iniziato con Gregor e tutto sarebbe terminato con lui.
 
Aprì la tenda e vide Sansa in compagnia di una giovane che le stava spazzolando i capelli, lei rideva e parlava di vestiti e di ricevimenti, la sentì raccontare dell’incontro che aveva avuto in viaggio con un giovane dai capelli scuri, le sentì dire che lui era bello fuori, ma brutto dentro, ma ciò che lo colpì furono le parole seguenti: la giovane che doveva essere una sorta di dama di compagnia le chiese com’era stato stare con il Mastino, Sansa aveva sorriso e le aveva risposto così “All’inizio ho avuto il terrore che mi potesse fare del male da un momento all’altro, era come un cane sempre rabbioso e aggressivo, poi ho capito che non era cattivo anche se ringhiava, era solo ferito.”
“Lo avete curato?” le chiese la giovane.
Sansa strinse le labbra “Non credo di esserci riuscita, vorrei potermi prendere questo merito, ma penso che la sua ferita sia troppo profonda e troppo sporca per poter essere curata con qualunque tipo di pozione.”
Sandor richiuse la tenda e andò a sedersi vicino a Straniero che brucava l’erba vicino a un albero, voleva bere: era sobrio da troppo tempo.
“Sandor Clegane.” lui alzò lo sguardo e si trovò di fronte gli occhi seri e azzurri di Catelyn Stark.
“Lady Stark.” la salutò alzandosi in piedi e finendo col sovrastare la donna.
“Mio figlio mi ha appena informata della tua volontà di non ricevere alcun compenso per quanto hai fatto, perché? Eppure hai rischiato la tua vita tante volte a detta di mia figlia Sansa.”
“No, tua figlia è solo una ragazzina che ha paura di tutto e ha visto il pericolo là dove non c’era. E’ stato un viaggio tranquillo.”
“Davvero?” chiese perplessa e Sandor capì da chi aveva ereditato Sansa quello sguardo indagatore, quei modi cortesi, ma decisi.
Lui annuì.
“Va bene. Ti devo ringraziare allora per averla protetta più del dovuto, di avermi permesso di rivederla e di riabbracciarla. Cosa vuoi in cambio? Denaro mi è stato detto di no, e allora cosa?”
Sandor stava per rispondere, tua figlia, ma quelle due parole gli si strozzarono in gola; come poteva lui, un uomo qualunque, chiedere di avere la giovane Lady di Grande Inverno?
“Vino.” le rispose.
“Vino?” gli chiese perplessa.
“Sì, del maledetto vino.”
“Provvederò a fartene avere quanto ne vuoi per il tuo viaggio.” Catelyn fece per andarsene, ma poi ci ripensò “So che tieni a mia figlia e lei tiene a te, spero che questo tu lo abbia notato e capito.”
Catelyn Stark stava per dirgli probabilmente altre parole di monito, quando l’aria improvvisamente attorno a loro divenne strana: gli uccelli volarono via, si udirono dei tamburi in lontananza e l’eco di una canzone inquietante
 
E chi sei tu, disse l'orgoglioso lord,
che così in basso io devo inchinarmi?
 
Il Mastino si guardò attorno e così fece la donna vicino a lui, l’aria divenne improvvisamente tesa.
 
Solo un gatto con un altro pelo,
questa è l'unica verità che conosco.
 
Il Mastino conosceva fottutamente bene quella canzone…
 
Pelo d'oro o pelo rosso,
un leone artigli ancora ha.
E i miei sono lunghi e affilati, mio lord
Lunghi e affilati come i tuoi
 
“Vai, corri da tuo figlio!” la scosse improvvisamente il Mastino “Digli che i Lannister sono qui e ne sono tanti, corri più veloce che puoi.”
Catelyn gettò un rapido sguardo al Mastino e poi nella direzione da cui proveniva quella lugubre canzone, poi corse…
 
Così lui parlò, così lui parlò,
il lord di Castamere.
 
Sandor slegò Straniero e corse verso le altre tende dell’accampamento degli Stark: la sua missione lì non era affatto conclusa. Il campo si illuminò in pochi istanti: tutti accesero velocemente centinaia di torce.
«Non sprecate frecce a meno di non avere un bersaglio sicuro» urlò Robb.
L’esercito degli Stark si sistemò in doppia fila, prima la fanteria dotata di scudi e lance, la seconda erano cavalieri a cavallo, poco dietro di loro c’erano gli arcieri pronti a incoccare e scoccare le loro frecce.
Si udirono nella radura grida in lontananza, poi si videro delle ombre, tante rapide ombre correre incontro all’esercito degli Stark. Gli arcieri incoccarono e poi scoccarono, una pioggia di dardi riempì la foresta per poi colpire l’orda di soldati a cavallo e a piedi che si era lanciata contro di loro.
La luce della luna scintillava sulle loro lance, sulle loro spade, illuminando i vessilli sui loro scudi. Altre frecce furono incoccate e scoccate, altri uomini caddero, altri invece procedevano urlando.
Poi alcuni cavalieri si gettarono contro la prima fila di cavalieri: alcuni urlanti furono trapassati da parte a parte, altri riuscirono ad aprire un piccolo varco e con la loro spada si aprivano la strada uccidendo e mutilando l’esercito Stark.
L’aria attorno all’accampamento divenne densa e soffocante, fumo nero e fili di paglia incendiata salirono a vorticare nell'aria. Le fiamme si levarono con un ruggito così forte che quasi inghiottì l'urlo dei corni da guerra dei Lannister. Almeno cinquanta guerrieri avanzarono a ranghi serrati, con gli scudi tenuti alti, a protezione della testa. Un combattimento furibondo, disperato, era in corso lì in quella pianura, asce contro spade lunghe.
La maggior parte aveva lance corte d'assalto, le punte a losanga lampeggiavano alla luce dell'incendio delle tende. Si avventarono contro la barricata urlando nell'antico linguaggio, cercando di colpire con le lance, mulinando le asce.
"Inferi fottuti!”
Non c'era tempo per pensare, né per organizzarsi diversamente. Il Mastino si guardò attorno socchiudendo gli occhi: vide Sansa fuggire da una tenda e l’uomo speronò Straniero.
 
Al diavolo Robb Stark, al diavolo qualunque moneta d’oro, quello era l’Inferno e lui avrebbe salvato ancora una volta Sansa Stark da esso!
 
La raggiunse e fece per farla salire, ma lei scosse forte la testa e si abbassò verso qualcuno piangendo.
 
Cazzo!
 
Imprecò e come impazzito scese da cavallo; quando lo fece, Sandor vide perché Sansa piangeva: non per l’odore di morte che cominciava a levarsi in aria, non per il fuoco, non per il fumo, ma per via di sua madre, la donna sanguinava da un braccio.
Non era grave, ma questo il Mastino non riuscì a dirglielo in quell’occasione. Sansa si accasciò contro sua madre e piangendo chiedeva aiuto, ma per tutta risposta fu Catelyn Stark a rivolgersi a lui.
“Sandor Clegane, ti prego, prendi mia figlia con te e portala al sicuro. Te la affido, fate attenzione a chiunque. Non sappiamo chi ci è per davvero rimasto fedele. ORA VA’, FORZA!” gridò infine spingendo sua figlia verso il Mastino, lui rapidamente salì in groppa al suo cavallo per poi issare Sansa davanti a lui.
Lei piangente gli si affidò totalmente posando il capo sul petto di lui e stringendo forte la sua armatura.
Con un colpo di speroni, Sandor Clegane fece partire velocemente Straniero che fendendo l'aria si allontanò da quello scenario infernale.
  
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