Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    06/01/2020    1 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Winterfell


 
 
Il Mastino speronò per quelle che sembrarono ore Straniero, a mano a mano che i due si allontanavano dalla furiosa battaglia le grida e quel tanfo di morte si attutirono sempre più fino a lasciare i due immersi nel più totale silenzio e nel profumo della piccola foresta in cui si inoltrarono.
 
Sansa non parlò, non disse nulla per tutto il tempo in cui lei si allontanava, assieme a Sandor, da ciò che rimaneva della sua famiglia, non aveva avuto il tempo neanche di vedere se Robb era stato ferito, se stava combattendo bene o se qualcuno lo aveva disarmato, non poté aiutare sua madre ferita, non poté fare nulla se non essere trascinata di nuovo via da un’altra battaglia.
Sansa sentì gli occhi pizzicarle, tirò su col naso e prima che potesse pensarci, sentì le lacrime rigarle le guance, tirò di nuovo su col naso. Il dolore, la disperazione la stavano spezzando.
“Non piangere” le disse il Mastino “tua madre aveva solo una piccola ferita al braccio.”
Capì che lui intendeva consolarla, tuttavia le sue parole non riuscirono a placare quell’agitazione e quell’angoscia che turbavano Sansa Stark nel profondo: lei era stata di nuovo separata dalla sua famiglia.
“L’esercito di tuo fratello mi sembrava… capace. Scommetto il mio pugnale che Robb Stark ne uscirà vincitore.” riprese lui.
Sansa tirò di nuovo su col naso “E se invece qualcuno l’avesse pugnalato alle spalle? Se qualcuno avesse ucciso sia lui che mia madre e massacrato tutti gli uomini del Nord?”
Sandor Clegane non aveva una risposta che potesse realmente tranquillizzare la ragazzina, avrebbe mentito se le avesse detto che sicuramente le cose sarebbero andate bene perché non ne aveva la certezza. Lei posò la testa contro il petto di lui continuando a piangere, lui si guardò attorno con aria guardinga mentre la stringeva appena un po’ in più a sé.
La ragazza avrebbe voluto dormire, avrebbe voluto essere svegliata dalla mano di sua madre che le accarezzava la fronte e la guancia, avrebbe voluto rivedere appena sveglia il sorriso dolce e rassicurante di suo fratello Robb, avrebbe anche desiderato sentire la voce di quello scoiattolo pestifero di sua sorella Arya, avrebbe dato qualunque cosa perché tutto ciò che aveva visto e vissuto fino a quel momento fosse stato solo un interminabile e orribile incubo, ma Sansa non dormì.
Non riusciva a chiudere gli occhi, questi le bruciavano terribilmente e la gola le faceva molto male per via del fumo respirato, non riuscì a pensare a nulla di diverso nel corso di quel tragitto la cui meta restava ignota sia a lei che al Mastino.
 
I due si fermarono quando le prime luci del giorno illuminarono la loro via, un ruscello scorreva a poca distanza dai due. Sansa scese e si diresse ai piedi di un albero, si appoggiò alla sue spesse radici che fuoriuscivano dal terreno e si sedette.
Il Mastino la guardò incapace di formulare una qualunque frase sensata e che potesse soprattutto strapparla da quel mutismo e trasformare la sua espressione cupa in una più serena. Avrebbe voluto essere di più, avrebbe voluto poterle dire di più, avrebbe voluto che lei si sentisse tranquilla, ma si limitò a far abbeverare Straniero e poi gli fece mangiare dell’erba fresca, lui ogni tanto guardava la sua compagna di viaggio: se ne stava lì, vide che muoveva le labbra in un muta preghiera a qualche dio probabilmente.
Sciocca, innocente Sansa Stark, non c’è divinità che possa lenire le tue ferite!
Devi trovare la forza dentro di te e basta, pensò Sandor accarezzando distrattamente il suo destriero.
 
Sansa stava pregando, guardava il cielo nella speranza di trovare una risposta a ciò che richiedeva, ma nulla, c’era solo il vento a scuotere gli alberi e i capelli lunghi di lei; la ragazza non sapeva se interpretare quel vento come un evento lieto o una manifestazione infausta… non sapeva più in cosa credere. Forse Sandor aveva ragione!
Non esistono gli dèi.
E lei era una sciocca ad averci creduto per così tanto.
Si chiese se sua madre…, se suo fratello… oh, se i suoi familiari fossero vivi!
Bramava quella risposta, sperava di vedere un corvo che gli dicesse che loro, gli Stark, avevano vinto, ma niente sembrava poterla tranquillizzare.
Sospirò e abbassò il capo, poi lo sollevò e vide Sandor rivolgerle uno sguardo e al tempo stesso accarezzare il suo cavallo in un gesto di distratta tenerezza, quando lui vide che lei stava ricambiando il suo sguardo, voltò la testa verso Straniero.
Sansa si alzò e andò verso di lui.
 
“Questo bestione sta mangiando tanta di quell’erba da poter star bene per due giorni!” esclamò Sandor.
Lei si avvicinò allo stallone nero e gli accarezzò la criniera, Straniero alzò la testa volgendola verso Sansa e nitrì piano per poi abbassare di nuovo la testa e riprendere a mangiare.
Sansa sorrise appena “Ne ha bisogno.”
“Dormiamo qui stanotte, tu sei troppo stanca per proseguire e anche il mio culo deve riposare.” lei non si scompose “Pregavi?” le chiese.
“Sì. Pregavo di avere un segno, qualcosa… qualunque cosa pur di sapere.” Sansa guardò verso il cielo grigio “Non so come interpretare questo vento… gli dèi vogliono dirmi qualcosa o è solo vento?”
Sandor conosceva la risposta, ma non gliela disse. Lui comprese quanto in quel momento Sansa Stark necessitasse di credere in qualunque cosa, anche in un po’ di vento.
“Credi che… se incontrassimo qualcuno potremmo chiedergli se sa niente di quanto accaduto a mio fratello e mia madre?”
“Potremmo, certo. Ma ricordi le parole di tua madre? Fate attenzione a chiunque. Dovresti dosare bene le parole.” le rispose stranamente in tono pacato.
“E’ tutta la vita che lo faccio.” gli disse cupamente “Una vita in una gabbia dorata. Tutta improntata alla buona educazione, ai sorrisi, ai vestiti, alle parole da dire e quelle da evitare.” Sansa tacque e strinse appena la criniera di Straniero, le labbra si strinsero in una linea dura “Modi di vivere inutili. A cosa mi sono serviti? A rendermi una stupida, a farmi prigioniera, a farmi trascinare da un luogo ad un altro come se fossi un essere privo di volontà.” Straniero nitrì “Forse era meglio se Joffrey… mi avesse uccisa quel giorno ad Approdo del Re!”
Sandor le si avvicinò bruscamente prendendole la mano che stringeva il crine dell’animale e la fece voltare verso di sé “Smettila! Basta! Tu sei viva! So che anche tuo fratello e tua madre lo sono, ma se non dovessero più esserlo, tu hai il dovere di vivere almeno per loro e vendicarli, hai capito?
Tu sei Sansa Stark, cazzo, mica una popolana qualunque! Combatti. Sei una lupa e devi lottare, capito? Smettila di pigolare inutilmente e comincia a mordere e sbranare!”
 
Duro, ma sincero.
Era proprio nella natura del Mastino esserlo, Sansa ringraziava gli dèi – ammesso che esistessero – per averglielo mandato: la aiutava almeno nell’uscire da quello stato di profondo sconforto in cui si stava rintanando.





______


Buongiorno a tutti e buona Epifania!
Lo so, avevo promesso di pubblicare prima, ma le cose sono andate diversamente.
Ne approfitto del post scriptum per farvi anche gli auguri di un buon anno e... dunque,
siamo in questo nuovo capitolo e i nostri sono di nuovo in fuga da soli e questa volta lo sono più che mai...
Sansa rivedrà più suo fratello? E sua madre?
E il Mastino imparerà ad essere meno brutale nell'esprimersi?
Per quest'ultimo aspetto credo non ci sia rimedio.
Bene, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!
  
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