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Autore: Ghost Writer TNCS    21/12/2019    1 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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40. Legami di famiglia

Era passato almeno un quarto d’ora da quando Tenko e Zabar si erano accorti che qualcuno li stava seguendo. Il grosso grifone stava guadagnando terreno, ma era comunque da solo: avevano fatto bene a prendere quattro cavalcature.

Man mano che passavano i minuti, i due demoni si resero conto che il loro inseguitore aveva un animale nettamente più grande dei loro. Sicuramente si trattava di un grifone felino, ma non ne avevano visti nella scuderia. In realtà non dovevano esserne troppo stupiti: non era strano che una città grande come Theopolis avesse più di un punto dedicato al ricovero dei grifoni.

Arrivato a meno di trenta metri di distanza, l’animale spalancò le fauci feline e scagliò un getto di fiamme. Terrorizzati, i grifoni dei due demoni si affrettarono a schivare, e con dei possenti battiti d’ala cercarono di guadagnare un po’ di distacco.

Tenko capì subito che doveva affrettarsi a reagire, così afferrò la sua bacchetta e scagliò un fulmine. La scarica elettrica centrò in pieno l’inseguitore, che lanciò un poderoso ruggito. La demone non si era trattenuta, ma il possente grifone felino non ci mise molto per riprendersi dall’attacco.

Zabar provò a scagliare una palla di fuoco con la bacchetta sottratta alla sua copia, ma l’inseguitore incassò il colpo senza che la sua pelliccia striata ne risentisse minimamente.

La demone provò con un altro fulmine, ma questa volta il grifone schivò l’attacco. Nonostante la stazza era molto agile e ormai aveva capito che quelle saette facevano male: non si sarebbe fatto colpire nuovamente.

Tenko sapeva che non poteva sprecare energie, così rimase in attesa, lo sguardo attento. D’un tratto si accorse che il cavaliere si stava muovendo: vide che aveva una lancia in mano e capì subito quello che aveva in mente. Afferrò le piume del collo del suo grifone e lo strattonò di lato. L’animale lanciò un acuto verso di protesta e virò violentemente. Un istante dopo la lancia sfrecciò a meno di un metro dalla sua ala, perdendosi in lontananza.

La demone, sorpresa dalla potenza del lancio, si voltò di nuovo, ma tutto ciò che vide fu un torrente di fiamme. Questa volta il suo animale schivò da solo, ma il flusso di aria bollente riuscì comunque a scottarle la pelle del viso.

Non c’erano dubbi: quel tipo era intenzionato a fare fuori prima lei. Non che fosse il primo a volerla morta. Guardò verso il cavaliere e questa volta riuscì a riconoscere la sua ricercata armatura e le corna da bisonte: era sicuramente l’inquisitore di Maahes.

Forte della benedizione del dio della guerra, il faunomorfo scagliò un’altra lancia. Tenko provò a far virare il suo animale, ma il tiro era troppo veloce e preciso e la punta aguzza si conficcò nell’ala destra. Il grifone urlò di dolore e si dibatté con forza. La demone, sballottata su e giù, si strinse alle piume del collo dell’animale, terrorizzata dall’idea di precipitare.

L’inquisitore scagliò un altro giavellotto, ma questa volta Zabar intervenne e lo deviò con un incantesimo.

Dopo l’ennesimo scossone, il grifone di Tenko riuscì finalmente a liberarsi della lancia conficcata nell’ala e ritrovò un assetto di volo normale. Nonostante la ferita sembrava in grado di proseguire.

La demone ebbe finalmente modo di guardare indietro, e solo in quel momento si accorse che il loro inseguitore aveva preso quota e ora si trovava parecchi metri più in alto. Il nemico si lanciò in picchiata e lei rispose con un poderoso fulmine. Questa volta il grifone felino non riuscì a schivare e venne preso in pieno. La cavalcatura di Tenko si spostò di lato e l’aggressore le sfrecciò accanto.

La giovane guardò verso la sella, ma troppo tardi si accorse che era vuota. Cercò verso l’alto, ma l’inquisitore le era già addosso. Il grifone della demone lanciò un grido quando il pesante faunomorfo cadde sulla sua schiena, il martello già in pugno. Tenko si alzò di scatto e impugnò anche la spada.

«Questo è per mio fratelo!» gridò l’inquisitore.

Sollevò il martello e la demone capì che era spacciata: se anche l’avesse schivato, il suo grifone sarebbe stato colpito in pieno e sarebbe precipitato. D’istinto si preparò a saltare di lato, ma qualcosa investì la cavalcatura. Tenko e il faunomorfo vennero sbalzati nel vuoto e solo in quel momento la giovane si rese conto che era stato il grifone di Zabar ad andare loro addosso.

Attenta a non farsi sfuggire le sue armi o la sacca che aveva in spalla, la demone cercò di rallentare le sue capriole aeree e allo stesso tempo di mantenere una distanza di sicurezza dall’inquisitore.

La pressione dell’aria si faceva più soffocante man mano che prendeva velocità, ma alla fine Zabar riuscì comunque a recuperarla portando il suo grifone sotto di lei per darle la possibilità di montare alle sue spalle.

Tenko guardò subito in basso, sperando che l’inquisitore non fosse altrettanto fortunato, ma anche lui venne preso al volo dalla sua cavalcatura e subito ripartì all’inseguimento, ancora più determinato di prima.

«Dobbiamo farlo precipitare!» gridò a Zabar. «Puoi usare la tua magia?!»

«Ci provo, tu tienimi!» rispose l’ex chierico, cercando di sovrastare la pressione del vento.

Mentre la demone si assicurava di non farlo cadere, Zabar cercò di isolarsi dal resto del mondo per focalizzarsi sulla mente del grifone felino. Non era facile concentrarsi in quella situazione, ma in qualche modo riuscì a stabilire un contatto. Provò a indurre l’animale a desistere, ma la creatura si ribellò con decisione.

Spronato dall’inquisitore, il grifone si liberò dall’influenza del chierico e tornò all’attacco con un getto di fiamme. Forte della sua rincorsa, il grosso volatile provò anche un attacco dal basso, ma il rapace dei due demoni riuscì a schivarlo.

«Tenko, riesci a usare la magia come nell’arena?» le chiese Zabar.

«Non lo so. Come devo fare?»

«Prova a ricordare come ti sei sentita. Ricorda quello che provavi.»

La demone non ebbe difficoltà a riportare alla mente la rabbia e la frustrazione che aveva provato in quei momenti. Il disprezzo del pubblico, l’ostentata superiorità degli dei, il suo clone con ancora le ali. Sentì il sangue ribollire e le sue cicatrici cominciarono a emanare una debole luce fucsia.

Si alzò in piedi sulla schiena del grifone e infuse la sua magia nella spada. Non aveva idea di chi fosse quell’inquisitore o il fratello di cui parlava, ma non si sarebbe fatta catturare di nuovo. Non avrebbe permesso a un servo degli dei di farle ancora del male. Né a lei, né a Zabar.

L’inseguitore si era portato di nuovo sopra di loro e per la seconda volta si lanciò in picchiata. Sparò un getto di fiamme, ma Zabar lo contrastò con un incantesimo. Ormai vicinissimo, il felino spalancò le fauci, ma la sua preda virò violentemente. Tenko non si preoccupò di restare al suo posto, anzi spiccò un salto verso l’assalitore. Schivò le sue zanne e colpì l’ala con tutta la forza che aveva. La lama intrisa di magia superò l’ispida pelliccia e scalfì l’osso, facendo urlare il volatile.

Mentre Tenko cadeva nel vuoto, vide il grifone che cercava disperatamente di restare in cielo. A ogni violento battito lanciava un verso di dolore, finché non si udì uno schiocco secco. L’ala si piegò in maniera innaturale e il grifone cominciò a precipitare.

Zabar recuperò per la seconda volta la sua compagna e insieme a lei osservò l’animale che precipitava inesorabilmente verso terra, urlando disperato. Lo schianto fu violentissimo e anche dall’alto riuscirono a udire il fragore dell’impatto.

«Sarà morto?» esalò l’ex chierico, visibilmente scosso.

«Il grifone forse sì, l’inquisitore di sicuro no» rispose Tenko, che già aveva capito di che pasta era fatto il suo avversario. «Muoviamoci, prima che trovi un modo per tirarci giù.»

«Va bene. Richiamo l’altro grifone e andiamo.»

***

Era già tardo pomeriggio quando Leonidas avvistò Milegos. Non sapeva se la notizia del suo arresto e della sua successiva fuga era già arrivata nella piccola città, così decise di atterrare nella foresta, sperando di non attirare troppo l’attenzione.

Lasciò il grifone da solo nella speranza che non si allontanasse troppo – non che avesse molte alternative – e si diresse verso il centro abitato.

Le guardie all’ingresso lo riconobbero subito, ma invece di fermarlo lo salutarono amichevolmente. Leonidas, sollevato, rispose con il medesimo tono. Conosceva entrambi i militari – uno dei due lo aveva addestrato lui stesso – ma non si trattenne più del necessario: voleva rivedere al più presto la sua famiglia.

Lui era un capitano, tuttavia la sua casa non era poi così diversa da quelle vicine: un’abitazione a due piani di modeste dimensioni costruita in legno e mattoni, ben lontana dalle lussuose ville che aveva visto in altre città come Chalacyra e Theopolis.

Una volta arrivato, si fermò davanti all’ingresso. Riusciva a sentire le voci dei suoi figli e dalle finestre si diffondeva il profumo della cena. Gli sembrava fosse passata un’eternità da quando era partito.

Aprì la porta. «Tesoro, bambini, sono tornato.»

Appena lo videro, i suoi figli gli corsero subito incontro per inondarlo di domande. Erano due maschietti, uno era molto simile a lui, l’altro invece aveva ereditato i tratti caprini della madre.

Sua moglie smise per un momento di badare alla cena e lo accolse con un lungo bacio. Lo osservò con le sue pupille orizzontali e subito capì quanto il marito fosse provato. «È stata dura, vero? Cosa vuoi da mangiare? Dobbiamo festeggiare il tuo ritorno. Bambini! Fate i bravi, vostro padre deve riposarsi!»

Nonostante tutta la stanchezza accumulata, a Leonidas bastarono quei semplici momenti di quotidianità per sentirsi subito bene. Mangiare tutti insieme, sentire le ultime marachelle dei suoi figli, stringere la mano di sua moglie: non aveva bisogno d’altro.

Non riuscì a trovare il modo di dire loro della sua imminente partenza e alla fine si ritrovò nel suo letto a rimuginare. Era davvero pronto a lasciarli di nuovo?

Incapace di prendere sonno, decise di fare un giro per cercare di schiarirsi le idee. Camminò senza meta per le strade della città e, senza rendersene conto, si ritrovò davanti al tempio di Susanoo. In quel momento non c’era nessuno, così entrò e raggiunse la statua del dio delle tempeste. La osservò, come in attesa di un segno.

«Cerchi risposte, figlio mio?»

La voce risuonò nella sua mente, facendolo sobbalzare. Si guardò intorno, ma era solo. C’erano solo lui e la statua.

«So cos’è successo a Theopolis, ma non preoccuparti: sono qui per te, figlio mio» proseguì la voce. Non c’erano dubbi: era Susanoo che gli stava parlando. «Lascia che ti spieghi come stanno davvero le cose.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Dopo un intenso combattimento, Tenko e Zabar sono riusciti a liberarsi dell’inquisitore di Maahes. La demone è stata in grado di evocare nuovamente il suo misterioso potere, che per il momento sembra legato alle sue emozioni peggiori. Sarà davvero così?

Mentre i due continuano il loro viaggio verso Chalacyra, Leonidas è finalmente giunto a casa dalla sua famiglia. Riabbracciare la moglie e i figli era ciò di cui aveva più bisogno, ma proprio per questo è restio a lasciarli. Per di più Susanoo in persona gli ha parlato e gli ha promesso di rivelargli tutto quanto. Cosa farà adesso il felidiano? Terrà fede al suo giuramento verso gli dei? Rispetterà la promessa fatta a Tenko e Zabar? O rinuncerà a entrambi per restare con la sua famiglia?

Il prossimo capitolo uscirà il primo sabato dell’anno prossimo, quindi buon Natale a tutti e buon anno! ^.^

Natale 2019

PS: l’immagine non è un bel vettoriale pulito ma, come si dice, è il pensiero che conta XD


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