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Autore: SweetPaperella    21/12/2019    2 recensioni
Questa storia é il sequel di “There's no storm we can't out run, we will always find the sun” consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa.
Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, oltre Henry, hanno una splendida bambina di nome Hope.
Regina Mills é felicemente sposata con il suo fuorilegge Robin e ha finalmente l’amore di sua figlia.
Ma può la morte di una persona cara, distruggere la felicità costruita con tanta fatica? E il passato può tornare distruggendo il presente con la forza devastante di un ciclone?
Un nuovo caso, nuovi personaggi e verità sconvolgenti dal passato, che non è mai del tutto passato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quindici - La verità è figlia del tempo 


W.G. Le iniziali di Walsh Gorman, come ha fatto a non pensarci prima? Ma lui che cosa c’entra in tutto questo? Può essere che abbia avuto ragione Killian sin dall’inizio e che lui sia coinvolto nel caso Ade, che sia un suo complice? A questo punto non ci sono più dubbi a riguardo, ma c’è qualcosa che lascia perplessa Emma, che la fa riflettere sulla sua colpevolezza. Il modo in cui lui le ha chiesto scusa dopo il bacio, adesso che si è fermata a riflettere con lucidità, ha avuto davvero una reazione esagerata per averla semplicemente baciata e confessato il suo amore. Se le avesse chiesto scusa per il furto dell’accendino? Il ragazzo si è molto confidato con lei, sul suo passato, sui genitori, sul fratello malato, non crede che abbia finto per tutto questo tempo, non crede che lui non sia stato sincero, al contrario teme che sia stato costretto da Ade a mettere in atto tutto ciò, proprio per andare a intaccare lei. Ha giocato con i sentimenti del ragazzo per arrivare a lei. Ora lei farà lo stesso per arrivare a lui. 
Fingerà di non essersi accorta del furto e lo inviterà a uscire per chiarire il loro rapporto, per parlare del bacio. E poi da lì gli estorcerà informazioni utili. Lo porterà a confessare ogni cosa. 
Killian non è stato d’accordo all’inizio, non gli piace l’idea che Emma esca con quell’uomo, tanto meno adesso che sembra coinvolto, anzi che è coinvolto nel caso Ade, teme per la sua incolumità, ma quando il sindaco di Storybrooke si è trovato d’accordo con la sua idea, non ha potuto fare altrimenti. Alla condizione però, che lui sia presente, senza farsi vedere ma che sia lì, insieme ad altri agenti nel caso Walsh decidesse di avvisare Ade di quel loro incontro. Devono stare attenti e non escludere nessuna ipotesi. Emma crede che lui sia costretto, glielo dice il suo super poter di capire le persone. Killian comunque non si fida, per quanto il super potere della sua donna spesso si sia rivelato utile ed efficace. 
In quei giorni ha cercato di mandare diversi sms al giovane sindaco di Bluehall, in modo da fargli capire che non è arrabbiata con lui per il bacio, al contrario vuole chiarire e parlare con lui. Si sono confidati a vicenda, lui gli ha detto che è molto felice che lei non sia arrabbiata e il loro rapporto sembra essere tornato quello di sempre, in cui si scambiavano sms in totale normalità. La ragazza ha cercato anche di addolcirlo raccontandogli qualcosa di sé, come se il loro rapporto si stesse evolvendo in una vera amicizia. Fino a che non è arrivato il momento di fare la mossa successiva: invitarlo a uscire. 
“Ciao Walsh, ti va di vederci, magari andiamo a prenderci qualcosa da bere e continui a raccontarmi di tuo fratello” gli scrive e prontamente invia, attendendo la risposta, con un Killian al suo fianco che attende anche lui la risposta, decisamente molto scocciato dalla cosa. Se pur si tratti di lavoro. È preoccupato più che geloso. Non vuole che Emma si metta nei guai, soprattutto con la loro piccola Hailey che cresce sempre di più. 
“Mi farebbe molto piacere! Vengo io dalle tue parti, che dici? Ho visto un locale molto carino una delle volte che sono venuto a Storybrooke. Sei mia ospite, anche se mi hai invitato tu ed è la tua città. Ovviamente in amicizia.” Mettendo la faccia che schiaccia l’occhio e specificando che non ha altri fini. Lui no, ma Emma si invece. Vuole farlo confessare. 
Accetta senza esitazioni e si danno appuntamento per l’indomani direttamente al locale, non vuole che magari Ade li vede andare insieme da qualche parte. Se pur non può sapere se lui lo avvisi...
Le ricerche su Ade comunque non si sono fermate, hanno controllato anche le videocamere di sorveglianza del cimitero, se pur non hanno rivelato molto a dire il vero. Hanno inquadrato solo una persona a profanare la tomba di August, probabilmente Walsh. Ma hanno comunque cercato impronte, possibili altre prove. 

Emma è a casa a svolgere qualche ricerca lavorativa, quando ad avvicinarsi a lei è Robin. Anche lui con il suo pc per lavorare a un progetto con i ragazzi del tiro con l’arco con cui lavora. Sono entrambi seduti in cucina a casa Mills, perché Hope ha insistito per andare a trovare la nonna e uscire con lei a fare shopping, in realtà la furbetta spera sempre di rimediare qualcosa dalla nonna, o dal nonno, visto che ci sarà anche lui. I due la viziano troppo, soprattutto David. Non è da meno con Henry, il quale però, essendo più grande è lui a rifiutare di avere altri giochi, anche se su i libri ha serie difficoltà a dire di no. 
Quindi in casa ci sono solo loro due, in quanto anche Roland è a una lezione di calcio. 
La ragazza beve una cioccolata calda alla cannella e Robin una tazza di caffè fumante. Entrambi concentrati nel proprio lavoro. 
Fin quando non è Emma a rompere il silenzio, parlando di lavoro, ma soprattutto chiedendo a Robin come va con suo figlio sedicenne. Se il loro rapporto sta migliorando e le nuove cose che hanno fatto insieme. 
Robin ben felice di raccontarle, le dice ogni cosa che hanno fatto insieme, come andare a tirare con l’arco, sta insegnando sia a lui che a Roland, tanto che ormai c’è un giorno fisso a settimana in cui si riuniscono tutti e tre per praticare tale sport. 
«Anche Roland piano, piano sta iniziando ad accettare Robert e questo mi rende molto felice. A volte vedo che ancora si mette in competizione con lui, ma in fondo è un bambino, ci sta che lo faccia...» ma il loro rapporto sta davvero migliorando e Roland inizia a trovare simpatico suo fratello, tanto che è lui stesso a cercalo alcune volte per giocare in sua compagnia o parlarci. Robert è andato anche a vedere la partita di pallone del fratellino, sotto richiesta esplicita di quest’ultimo. 
«Sei un papà fantastico, non poteva che essere altrimenti.» gli dice la ragazza sorridendogli di cuore, non lo sta dicendo tanto per dire, è convinta di ciò. È un papà attento, dolce, sempre pronto ad ascoltare e ad aiutare i suoi figli e non solo loro, anche con Emma lo è. Ha sempre cercato di aiutarla, di incoraggiarla, spronarla. E poi, non dimenticherà mai la loro prigionia, se non fosse stato per lui, per il suo coraggio, avrebbe subito una violenza maggiore di quella che ha subito da Pan. Lui l’ha salvata e non solo, dopo è stata al suo fianco, aiutandola e supportandola. Sua mamma non poteva scegliere compagno migliore di lui. Ha un passato turbolento, da fuorilegge, ma si vede che è un uomo buono, che ha rubato solo per mantenere la sua famiglia, per necessità. Ora riga dritto e non sa più nemmeno che cosa vuol dire essere un ladro.
«Posso dire lo stesso. Sei una mamma fantastica Emma, stai crescendo Hope e Henry in modo meraviglioso, nonostante la tua giovane età e il lavoro di sceriffo che ti occupa tanto tempo ed energie.» le dice premuroso. Ecco proprio ciò stava dicendo Emma. Lui riesce sempre a farla sentire bene, a toccare le corde giuste del suo cuore tanto da farle venire voglia di confidarsi con lui, di aprirsi completamente.
E lo fa. 
«Robin! C’è una cosa che devo dirti, Regina ancora non lo sa e in realtà, non so nemmeno come dirglielo e se la prenderà bene... Ecco vedi...» inizia a parlare, ma nota che non è facile dirlo nemmeno a lui, figuriamoci quando dovrà dirlo a sua madre e a suo padre. Non osa nemmeno immaginare la faccia di David quando scoprirà il suo piccolo segreto, forse stavolta, come minimo, da un pugno a Killian. 
Cerca di scacciare quei pensieri, fa un sospiro e lo dice, finalmente. 
«Sono incinta. Da due mesi. È una bambina, si chiamerà Hailey.» e si rende conto che sarà ancora più difficile dirlo adesso che ha fatto passare tutto questo tempo. Sa già il sesso e non è ancora riuscita a dirlo ai suoi genitori, a coloro che l’hanno messa al mondo. No, non la prenderanno per niente bene, se lo sente. 
Robin invece, nonostante sapesse, sbianca letteralmente. Non perché è sorpreso dalla notizia, ma più che altro da fatto che la ragazza si stia confidando proprio con lui, invece che con sua madre.
«Perché lo stai dicendo proprio a me invece che a tua madre?» chiede non capendo bene come comportarsi, adesso che sa, che Emma si è confidata con lui, lo sta mettendo in una pozione molto difficile: da una parte sarebbe giusto a questo punto confessare ad Emma che in realtà già sa, perché Regina gliel’ha detto e quindi di conseguenza che sua madre sa già tutto. Dall’altra in una posizione scomoda con sua moglie, perché ora deve dirgli che Emma si è confidata con lui. Non è per niente semplice, in qualsiasi modo agisce, non sarà facile ed è sicuro che lei due finiranno per litigare visto il loro carattere forte. 
«Sembra assurdo ma... Ho paura a dirglielo, temo la sua reazione. Anche perché questa bambina non è venuta certo perché io e Killian la volevamo.» ammette, ma aggiunge prontamente che anche se non era stata cercata, sia lei che il suo pirata ora sono ben felici che ci sia, le vogliono già molto bene e non vedono l’ora di conoscerla. 
«Sai che adesso mi stai mettendo in una posizione scomoda con tua madre vero?»
«Lo so, mi dispiace. Ma ti chiedo di non dirglielo, voglio essere io a farlo. Lo farò quanto prima, promesso... Intanto volevo che tu sapessi, visto che mi sei sempre stato accanto e riesci a rassicurarmi e capirmi. È così difficile tenermi questo peso dentro.»
Robin inevitabilmente si ritrova a sorridere, è felice che la ragazza lo trovi un punto di riferimento e lui nutre lo stesso identico affetto nei suoi confronti. 
«Hailey hai detto? È un bellissimo nome, sai?» le dice a quel punto e inizia a chiederle se sta bene visto ciò che sta affrontando a lavoro, se è stata dalla ginecologa di recente e soprattutto si raccomanda di non stancarsi troppo, di non stressarsi che non vuole che accada nulla alla sua nipotina. 
Emma ora che l’ha finalmente confidato a qualcuno della famiglia si sente più leggera ed è felice che sia stato proprio l’uomo a saperlo per primo, ancora una volta si è dimostrato attento e comprensivo. 
Ora deve solo trovare il coraggio di dirlo ai suoi genitori, non sarà facile, per niente, ma deve farlo, non può non farlo, anche perché prima o poi sarà decisamente palese e poi, più avanti glielo dice e peggio sarà. 


Quella stessa sera a cena, Robin è più taciturno del solito e Regina se ne accorge prontamente, tanto che una volta che sono a letto, non esita a chiedergli che cosa ci sia che non va. Ha letto il suo progetto per il lavoro e lo trova estremamente brillante e ben fatto, quindi non riesce davvero a immaginare che cosa preoccupi così tanto suo marito, anche perché è raro vederlo così pensieroso e silenzioso. Di solito il suo sorriso è sempre ben dipinto sul suo volto, tanto da riuscire sempre a far sorridere anche lei. 
Sa altrettanto bene però, che ha intenzione di parlargliene e quindi non dice nulla e aspetta che sia lui a confidarsi.
La confidenza infatti non tarda ad arrivare. 
«Emma mi ha confessato di essere incinta.» ammette e se prima il suo sguardo era basso vedi le sue mani, ora incrocia quello di sua moglie. 
Regina ci rimane male, l’uomo lo nota prontamente, nota come il suo viso da preoccupato si sia trasformato in arrabbiato.
Sua figlia ha preferito confidarsi con lui, piuttosto che con lei. Non riesce a crederci, non riesce a spiegarsi il motivo. Perché sua figlia non si vuole confidare con lei? Perché ha preferito dirlo a Robin piuttosto che a lei? È arrabbiata, ma anche triste, perché ciò vuol dire che sua figlia non vuole confidarsi con lei è come se fosse bloccata, come se avesse paura a farlo. 
«Mi ha detto che non riesce a dirtelo, che ha paura della tua reazione, in quanto è arrivata senza che fosse stata programmata. Non mi ha spiegato bene, ma mi ha detto qualcosa legato a una festa...» ovviamente ha letto i pensieri di sua moglie e prontamente ha risposto alle sue domande inespresse. E ovviamente Regina, ma anche Robin sanno come è stata concepito questa bambina. 
E Regina rimane male ancora di più quando capisce che Robin ha scoperto anche il sesso di sua nipote. Esatto, sua nipote. Sarà una bambina. Avrà un’altra nipotina. 
«Arrivata? Quindi è femmina?» chiede, se pur è scontato che sia così. 
«Hailey.» dice rispondendo alla sua domanda. 
«Che devo fare eh? Devo andare a parlare con lei? Si, mi sembra ovvio che io debba parlarle... Non può davvero pensare che io la prenda male. In realtà non sono d’accordo sul fatto che lei me lo stia tacendo, si sta veramente comportamento da immatura. Sono sua madre, diamine.» la sua rabbia, il suo dolore, la sua frustrazione per quel silenzio, per aver scoperto così che sarà una piccola principessa, stanno venendo a galla, si sente davvero triste e furiosa. Non sa nemmeno che sentimento prevale tra i due. Forse entrambi allo stesso modo. 
«Io penso che prima di tutto tu debba calmarti, amore. Non puoi affrontarla così. Mi ha detto che quanto prima ha intenzione di dirtelo comunque.»
Regina però non vuole aspettare un attimo di più, non vuole assolutamente aspettare. Se non fosse ormai sera, andrebbe in quel preciso istante a parlarle. Altro che calmarsi, ha proprio bisogno di sfogarsi e di farlo sia con sua figlia, che con quel pirata da strapazzo che non si è preso nemmeno lui la briga di dirglielo o quanto meno di convincere la sua fidanzata a farlo. L’ha assecondata come un cretino, pendendo come al solito dalle sue labbra. Ce l’ha con tutti in quel preciso momento.
Talmente è arrabbiata che decide di chiudere lì la conversazione. Non vuole continuare a parlarle e tanto meno vuole dormire, le è passato completamente il sonno. 
Lascia Robin nel letto, per recarsi in salotto a lavorare, ha bisogno di distrarsi, di occupare la mente in qualche modo e soprattuto di stare da sola. 

Il giorno seguente Emma porta i bambini a scuola e poi decide di tornare a casa, lavorare da casa, visto che non si sente per niente bene. Deve essere lo stress, il fatto che stia accumulando davvero troppa ansia per colpa di questo maledetto caso e Killian, non ha voluto che si stancasse troppo. Sarebbe rimasto anche lui al suo fianco, ma qualcuno deve andare in centrale e quindi è andato lui. Ha già però, chiamato almeno cinque volte per accertarsi che lei stia bene. 
Sta ancora tessendo la sua tela con Walsh, messaggiando con lui, del più e del meno, cercando di capire anche dal modo di scrivere di lui, se ha detto qualcosa ad Ade; quando bussano alla porta. Non aspetta nessuno a dire il vero e per un attimo crede che sia il postino. Passa sempre per quell’ora. 
Invece, aprendo la porta di ritrova davanti sua madre. E lei non ha indosso nient’altro che una felpa bianca, più attillata e quindi, una maglia che mette in risalto il suo ventre. Non ha ancora una pancia enorme, ma comunque si vede perfettamente che sia incinta. Non è certo pancia da chili di troppo, tanto meno da ciclo mestruale. 
Si guardano entrambe a vicenda senza dire nulla, per un lungo istante. 
Emma per essere stata scoperta. Regina per vedere per la prima volta la pancia di sua figlia. È così evidente adesso che la guarda per la prima volta senza quelle felpe larghe e non può non essere sconvolta e ancora più furiosa.
Tanto che la giovane si accorge subito dello sguardo contrariato di sua madre e che cosa può inventare adesso? Nessuna. Davvero nessuna.
La invita semplicemente a entrare in casa. 
«Volevo dirtelo, solo che...» prova a dire, ma cosa può davvero dire per giustificarsi, niente. E inizia anche a pensare che forse sia stato proprio Robin a dirglielo, visto che è mattina e di solito sua madre a quell’ora è in ufficio concentrata nel lavoro. 
«Emma lo sai da due mesi. Due mesi. Te ne rendi conto si? E bada bene che io lo so già dal un bel po’, volevo capire quando avessi intenzione di dirmelo. Ieri quando l’hai confidato a Robin, ho capito che era il momento di parlarne apertamente.» la interrompe prima che possa inventarsi qualsiasi giustificazione che non sta nemmeno in piedi. Vuole capire, a questo punto, vuole scoprire tutte le carte in tavola e capire per quale assurdo motivo ha preferito tacerglielo piuttosto che confidarsi con lei come ha sempre fatto. 
«Da quanto lo sai?»
«Non è questo il punto. Veramente volevi tenermi nascosta questa gravidanza ancora per molto eh? Quando avevi intenzione di dirmelo, alla nascita? O quando mia nipote avrebbe compiuto 18 anni?» è seriamente arrabbiata ed Emma lo può chiaramente vedere dalla sua espressione del viso. Intanto sono entrate in casa, ma entrambe sono ancora in piedi, come se si dovessero preparare a uno scontro, se non con le mani, sicuro verbale.
«Mi hai dato della persona immatura e irresponsabile semplicemente quando presumevo di esserlo, anzi per una illazione di Ruby, pensi davvero che poi sarei venuta di corsa a dirti: “oh sai mamma, comunque la mia amica aveva ragione, sono incinta”» ed eccola che si mette sulla difensiva nel vedere sua mamma così arrabbiata. È tipico di lei, si irrigidisce, si chiude nel suo guscio protettivo quando si sente attaccata, non compresa, quando le situazioni si fanno complicate e lei non sa più come affrontarle. Questo è uno di quei casi, non sa davvero come affrontare la situazione, è diventata qualcosa di troppo grande, insostenibile e forse, da una parte è anche felice che finalmente stia venendo allo scoperto. Se pur non sarà facile da quel momento in poi. 
«Mi puoi biasimare? Mia nipote è venuta al mondo perché hai bevuto non so quanta sangria e hai pensato bene di non usare precauzioni... Dover fare i salti di gioia Emma?» ribatte a quel punto la donna, ha capito che Emma si è già messa sulla difensiva. 
«Che importa adesso come sia venuta al mondo eh? Okay, nemmeno io la volevo, nemmeno volevo affrontare una nuova gravidanza, ma adesso Hailey è qui e io l’amo. Sembri David in questo momento.» sbuffa. 
«E tu sembri una perfetta adolescente con le sue crisi esistenziali. No una ventitreenne matura.» ribatte a sua volta arrabbiata da quel suo modo strafottente di fare, da quel suo tono.
«Bene, mi sembra che hai espresso perfettamente che cosa pensi di me e della mia gravidanza.» incrociando le braccia al petto e invitandola ad accomodarsi fuori. 
Ma non può certo finire qui e Regina non ha intenzione di dargliela vinta così. 
«Eh no Emma, ora fai la persona matura, che si assume le proprie responsabilità e ne parli con me e poi con tuo padre. Hai voluto concepire questa bambina, ora fai la madre e ti assumi le tue complete responsabilità di genitore, con le sue totali conseguenze.»
la rimprovera apertamente, le sembra di star parlando con un’adolescente ribelle in questo momento. È vero, Emma è dovuta crescere troppo in fretta, non si è goduta l’infanzia come una normale bambina della sua età, in adolescenza anche a sofferto tanto e avendo Henry, si è goduta tutto troppo poco. Da una parte è stata anche colpa sua che è stata assente gran parte della sua vita, ma dall’altra è responsabile anche Emma per le scelte che ha fatto. È matura e in gamba nel suo lavoro, ma ora non riesce a comprendere questo suo comportamento che sta assumendo da qualche tempo a questa parte. È stata lei stessa a dirle che si sente una quarantenne disperata e di certo le cose non cambieranno con una nuova bimba in arrivo, al contrario. È anche contraddittoria tra l’altro. 
«Sei proprio la persona giusta per parlare di responsabilità verso i figli.»  naturalmente come previsto ha alzato il suo muro di protezione. Ancora una volta. Ferita e piccata dalle sue parole. Sua madre non si fida di lei, la pensa una ragazzina ancora. 
Regina invece resta ferita a sua volta e istintivamente le da uno schiaffo. Sua figlia non l’ha perdonata o comunque ha voluto ferirla. Non ha mai alzato le mani su di lei, per nessuna ragione, ma stavolta è stato istintivo. Si pente l’attimo dopo in cui l’ha fatto. 
Emma tutto si aspettava meno che quello schiaffo, è sconvolta e arrabbiata, tanto da voltarsi e andarsene senza guardare sua madre nemmeno negli occhi. Le viene da piangere, non per il dolore fisico, quello ovviamente un po’ c’è, ma per quello psicologico. Non riesce a credere che l’abbia fatto. 
La donna prova a dire qualcosa pentita di aver alzato le mani su di lei, ma non riesce a dire una sola parola, anche perché in realtà non deve essere solo lei a scusarsi, ma anche Emma per quelle orribili parole che ha detto con il solo scopo di ferirla. 
«Vattene!» le dice a quel punto Emma, aprendo la porta di casa e invitandola ad accomodarsi fuori da essa, non vuole vederla, non vuole sentire le sue scuse. Non solo le ha dato dell’adolescente ribelle e della irresponsabile, ora anche lo schiaffo. Lei, poi, proprio lei viene a parlare di responsabilità... Lei che l’ha abbandonata e gettata via appena nata. 


Regina una volta in macchina non riesce veramente a credere a ciò che ha fatto, ha schiaffeggiato sua figlia, si guarda la mano con cui l’ha colpita e si sente ancora più in colpa, si sente uno schifo totale a dire il vero. Non avrebbe voluto farlo, la rabbia ha preso il sopravvento sulla razionalità e ha agito di istinto, senza pensare alle conseguenze. È tipico di lei, è tipico della regina cattiva che spesse volte predomina. 
Le viene da piangere e senza dubbio prima di tornare in ufficio ha decisamente bisogno di calmarsi, non vuole farsi trovare in quelle condizioni da David. L’uomo si preoccuperebbe per lei e senza dubbio non saprebbe proprio che cosa inventarsi e non deve essere lei a dirgli della gravidanza di sua figlia. 
Forse la soluzione migliore è quella di passare da Robin a lavoro, prima di andare al suo. 
Suo marito ha la capacità sempre di farla sentire meglio e poi, necessita di sfogarsi con lui. 


Una volta che torna a casa da lavoro non avrebbe mai creduto di trovare Emma sul divano, a dormire. Non è da lei. 
Ha tutti i fogli spari sul divano e per terra e lei dorme, ma il suo sonno è anche piuttosto agitato. Non sa infatti se svegliarla o meno. 
Emma infatti, si è tormentata tutto il giorno sulla discussione avvenuta con sua mamma, rendendosi conto di aver esagerato a dirle quelle cose, ma lei, lei le ha dato uno schiaffo... Le lacrime hanno rigato il viso a lungo, fino a che sfinita e con un terribile mal di testa non si è addormentata. 
Si sveglia di soprassalto, pensando che sia mattina presto e che i bambini devono andare a scuola. Poi realizza che è pieno pomeriggio e pensa a loro a scuola senza nessuno che sia andati a prenderli. Doveva andare sua madre a prenderli quel pomeriggio e poi portarglieli. 
Scende dal divano improvvisamente e prontamente un giramento di testa la coglie in fragrante. Per fortuna ad arrivare immediatamente al suo fianco è Killian, la quale la fa risedere subito sul divano. 
«I bambini?»
«Sono con Mary Margaret, è andata lei a prenderli a scuola e li ha portati al parco. Sono lì con lei e Neal adesso. Gli ha raggiunti poco fa, per stare un po’ con Henry. Sarà lui a riportarli entrambi a casa.» ha sentito David di quel pomeriggio, che gli ha detto che Regina non si sarebbe presentata a lavoro, visto che sembra stare male e di pensare lui ai bambini. L’uomo si è mostrato subito felice, infatti è andato personalmente a prendere i suoi nipoti a scuola, ma poi ha ricevuto una chiamata urgente di lavoro, lasciandoli con Mary Margaret. Poi Neal l’ha raggiunta al parco per stare con il figlio. 
Emma tira un sospiro di sollievo, ma poi una brutta sensazione si impadronisce prontamente di lei, facendo riaffiorare le sue insicurezze. Insicurezze che a dire il vero non l’hanno mai abbandonata del tutto. E se sua madre avesse ragione? Si è addormentata senza pensare ai suoi figli, a chi si occupasse di loro quel pomeriggio, ma che madre lo farebbe? A quei pensieri le lacrime tornano a rigare il suo viso e Killian ha la conferma che sia successo qualcosa. 
Regina che non si presenta a lavoro, Emma che dorme in pomeriggio e scoppia a piangere senza motivo. Okay, è incinta, ma non si piange così senza motivo alcuno, se pur si hanno gli ormoni in subbuglio. Soprattuto la sua Emma non piange così dal nulla.
Sta per chiederle cosa sia successo, ma è proprio lei che lo precede, gettando fuori, proprio come un fiume in piena, tutto il suo dolore. Racconta per filo e per segno tutto ciò che è accaduto e tira fuori le sue insicurezze, ammettendo che forse sua madre ha ragione. Si sta comportamento da adolescente ribelle e non è da lei. 
«Amore, sei una mamma fantastica. Sapevi che oggi sarebbe andata tua madre a prendere i bambini, per questo non ti sei preoccupata... Avete discusso, ma Regina non lascia i propri nipoti in asilo solo per questo, lo sai! Si è infatti preoccupata che fosse David a pensare a loro.» le dice per cercare di rassicurarla, soprattuto farle capire che non è una pessima madre. 
«Per quanto riguarda la questione discussione, avremmo dovuto dirglielo prima, senza dubbio, ma ciò non tollera lo schiaffo. Su questo ha sbagliato ed è normale che ora tu sia sconvolta, love.» accarezzandole proprio la guancia, quella un po’ più rossa dell’altra, quella che Regina le ha schiaffeggiato. Non si vede tantissimo il segno, però un minimo sì. 
Emma si stringe a lui e si lascia cullare tra le sue braccia, né ha terribilmente bisogno. Mentre Killian prova a ragionare su tutto ciò che è accaduto e soprattuto come comportarsi, sinceramente non sa che cosa fare, è davvero in una brutta situazione. È chiaro che lui è dalla parte di Emma a qualunque costo, ma vuole anche che le due si chiariscano. Regina ha sbagliato ad alzare le mani sulla figlia, su questo non transige, infatti glielo dirà che ha sbagliato, ma per il resto ha ragione proprio Regina. Si maledice pure lui di non avere fatto ragionare Emma su ciò. Quando si mette in testa una cosa, nessuno riesce a farle cambiare idea e si era messa in testa che i suoi ancora non dovessero saperlo... Per poi cosa? Paura? Alla fine non possono fare molto, ormai Hailey c’è. È tra loro. Male che vada non prendono bene la gravidanza, ma di certo non vorranno meno bene alla figlia per questo.
David forse, conoscendolo, sapendo quanto sia protettivo la prenderà piuttosto male, ma poi inevitabilmente amerà sua nipote, come ama Hope ed Henry. 
E forse adesso che si è scoperta la verità è molto meglio, almeno metteranno subito in chiaro le cose. Hailey è parte integrante della famiglia ormai, se pur sia ancora al secondo mese e ancora nella pancia della sua mamma, ma loro non potranno certo mettere bocca su quella che è stata una loro decisone. Se pur sia venuta al mondo in maniera irresponsabile. 
Tutto ciò lo dice anche alla sua Emma, per rassicurarla, per farle capire che lui sarà sempre al suo fianco, che lo sarà anche quando affronteranno David. Emma lo abbraccia ancora più forte e annuisce. Si è calmata un po’ ora che è tra le braccia del suo pirata, ma è ancora visibilmente sconvolta, se pur cerca di calmarsi ulteriormente, per non far agitare la piccola che cresce dentro di lei. Ha capito che la piccola Hailey, avverte immediatamente se è nervosa e di conseguenza inizia ad agitarsi a sua volta, se pur di solito sia un piccolo angioletto. 
Si concedono quel relax e delle tenere coccole, fino a che non arrivano i bambini. Portati da Neal, il quale però non porta di certo buone notizie. 
Hope ha quasi sicuramente ha la febbre. 
Infatti, ha iniziato a piagnucolare di voler sua mamma e si è strofinata gli occhi ripetutamente mentre erano ancora al parco, dicendo a nonna Mary di avere male agli occhi e alla testa. 
È proprio Emma ad alzarsi e prenderla prontamente in braccio, anche perché sa che in queste situazioni la bambina vuole solo lei. O forse è stata proprio Emma ad abituarla, visto che, esattamente come ha sempre fatto con Henry, non ha mai voluto lasciarli soli se influenzati. Lei si è sempre sentita sola quando era piccola in quei momenti, non vuole che i suoi figli provino la stessa orribile sensazione. 
Ciò le fa tornare in mente sua madre e il periodo che ha vissuto tra una casa famiglia e l’altra, in attesa di adozione. 
Scaccia prontamente però quei pensieri per dedicarsi alla sua piccola Hope, la quale si è stretta a lei e la guarda con gli occhi lucidi, dovuti senza dubbio all’influenza.
39 di febbre, quando le toglie il termometro. 
Ora non sa veramente che cosa fare, per orgoglio non vuole chiamare sua madre e l’indomani lei ha appuntamento con il commissario di polizia, per ultimare la sua operazione sotto copertura con Walsh. Sarà presente anche lui ovviamente, non vuole altri colpi di testa. Quindi, almeno per un paio d’ore dovrà lasciare Hope con qualcuno. Killian deve andare in centrale perché le attività di routine di una centrale dello sceriffo non si fermano di certo... 
La soluzione è chiamare Mary Margaret e sperare che possa occuparsi della piccola.
«Lo stai chiedendo a me, per quale motivo Emma?» ha capito prontamente che la giovane e sua madre sia successo qualcosa ma non ha detto nulla a David per non preoccuparlo e farlo allarmare inutilmente. 
«Puoi o no? Sennò mi organizzo diversamente...» risponde la ragazza ignorando l’interrogatorio di Mary Margaret, che come al suo solito vuole cercare di aiutarla. 
«Si certo che posso, vengo volentieri. Domani non lavoro.»
«Bene. Grazie mille Mary. Ora scusa, ma ho appena misurato la febbre a Hope, ha 39 e devo darle la medicina e occuparmi di lei. Ci vediamo domani.» taglia corto, conoscendo la donna e immaginando che avesse indagato ulteriormente. Non ha voglia di parlarne e poi deve seriamente pensare a sua figlia. 
La piccola, al contrario di Emma, quando sta male non mangia nulla e non vuole altro che stare in braccio per farsi coccolare. 
«Emma, tesoro, nelle tue condizioni è meglio che non stai troppo vicino alla bambina però, non è il caso che ti ammali.» le dice premuroso, cercando di tenerla un po’ lui, ma tanto lei come al solito è irremovibile e poi Hope non vuole altri che la sua mamma. 
Non osano immaginare i capricci che farà quando dovrà rimanere sola con Mary Margaret. 
Per fortuna la piccola poco dopo si addormenta tra le braccia di Emma e la portano nel suo lettino, perché lei furbamente, aveva già detto di voler dormire nel lettone. Ha la febbre, ma la sua sfrontatezza e quel suo lato birichino, non li perde mai. 
Emma è distrutta e l’unica cosa che vuole fare è andare anche lei a dormire, per giunta il suo cellulare che continua a squillare con le chiamate di sua madre non aiuta per niente a cercare di rilassarsi. Non sa che cosa vuole, ma immagina che forse la pettegola di Mary abbia chiamato lei per capire che cosa sia successo tra lei due. Vuole sempre cercare di far pace alle persone, ma a volte, non è così facile dimenticare e andare avanti. O comunque ci vuole un po’ di tempo, quanto meno che la rabbia passi.
All’ennesimo squillo è Killian a rispondere al posto della sua fidanzata. Non vuole ignorare Regina, ma soprattutto vuole parlare con lei. 
«Regina, sono Killian. Ascolta Emma in questo momento non vuole parlare.»
«Lo so immagino. Mi dispiace per lo schiaffo, non avrei dovuto darglielo e credimi che sono pentita e voglio chiederle scusa. Però la sostanza non cambia. Perché non dirmi niente? Perché tacere su questa gravidanza? Davvero credevate che non avrei accettato mia nipote? Forse l’avrei presa male all’inizio, ma comunque vi sarei stata vicino, esattamente come ho fatto in queste settimane sapendolo, ma volendo starle accanto.» gli dice apertamente sapendo che poi avrebbe riferito tutto ad Emma. In fin dei conti, lui è coinvolto esattamente come sua figlia.
«Si, abbiamo sbagliato a non dire nulla della gravidanza. Ho sbagliato io ad assecondare Emma nel tacere. Ma tu le hai dato comunque ho schiaffo. Non voglio giustificare il tutto con ciò che ti sto per dire, ma Emma è molto ferita da ciò che è accaduto. Tutto si aspettava tranne che un rifiuto da parte tua, perché è così che si è sentita.» non gliel’ha detto apertamente, ma sa che è così, conosce troppo bene la sua fidanzata e sa che è devastata. Sa che sta soffrendo terribilmente soprattutto per questo motivo. Ha paura di perdere la fiducia dei suoi genitori, ecco perché non l’ha detto prima, ecco perché ha taciuto. Il semplice fatto di aver visto Regina contrariata, non ha fatto altro che alimentare questa sua paura e ha reagito senza pensare, ha detto cose che non pensava minimamente. Ha parlato la paura al suo posto, la paura di perdere nuovamente sua mamma, il suo punto di riferimento. Di sentirsi nuovamente sola e abbandonata. Emma fa tanto la dura, quella forte, ma in realtà nasconde una sensibilità e una fragilità fuori dal comune e Regina, meglio di chiunque altro dovrebbe saperlo. 
«Emma pensa che tu voglia abbandonarla di nuovo. Non me l’ha detto, ma sai benissimo che è così. Sentendosi rifiutata si mette sulla difensiva e agisce di conseguenza.» esprime ciò che ha capito semplicemente guardando la sua fidanzata, dicendolo a sua suocera. 
E Regina sa perfettamente che è così, conosce troppo bene sua figlia, non è certo lui che deve dirglielo, sa altrettanto bene che deve farle capire che nonostante non approvi molto questa gravidanza, lei starà comunque dalla sua parte. Hanno sbagliato entrambe. Ma anche lei si è sentita ferita alle parole di sua figlia. Si è sentita ferita perché alla prima occasione le ha rinfacciato i suoi errori, errori con cui sta ancora facendo in conti. I sensi di colpa ancora non l’hanno abbandonata, nonostante il loro meraviglioso rapporto. Forse, sensi di colpa che non passeranno mai e che si porterà dietro sempre. 
Esattamente come Emma, purtroppo, si porta dietro le sue insicurezze.
Ma tutto ciò non lo dice a Killian, vuole dirlo direttamente a Emma e spera di avere l’occasione per farlo. Ora forse, come le ha suggerito suo genero, è meglio lasciarle sbollire la rabbia.
Quando chiude la telefona, guarda la sua Emma e nota che sta sorridendo. Sta sorridendo perché lui ha capito perfettamente ciò che prova, ciò che sente, senza il bisogno di averlo dovuto esprimere e si sente amata, protetta, al sicuro con lui. Con il suo vero amore. Lui riesce a farla sentire così anche semplicemente con gesti come quello che ha appena fatto, ma in fondo l’amore è proprio questo. Non è nient’altro che questo. È dimostrarsi nelle piccole cose quotidiane, nelle discussioni, quanto ci si ama, schierarsi dalla parte della persona amata, è capire i suoi silenzi e far in modo che il dolore sparisca. 
La ragazza lo prende per mano e senza aggiungere altro lo abbraccia. Un gesto che anche da parte sua vale più di mille parole, di mille dimostrazioni. 
Mano nella mano poi, si recano in camera da letto. Killian per rassicurarla ulteriormente  che andrà tutto per il meglio, la stringe forte a sé e la accarezza i capelli. Lasciandola scivolare lentamente tra le braccia di Morfeo e soprattutto in un sonno sicuro.


Un nuovo giorno arriva anche piuttosto velocemente, soprattutto un nuovo giorno che già si prospetta molto frustante e per niente rilassante, subito di prima mattina. 
Emma è uscita di casa con il magone al cuore perché ha lasciato Hope in lacrime per essere stata lasciata con Mary Margaret. Si è svegliata ancora con la febbre piuttosto alta e ha cercato insistentemente le attenzioni di sua mamma. Quando ha capito che sarebbe andata via, perché ha visto arrivare nonna Mary, ha iniziato a piangere e strillare.
La giovane se pur con il cuore a pezzi, ha dovuto lasciarla. Ha lasciato comunque detto a Mary che per qualsiasi cosa può chiamarla, anzi deve chiamarla. Ci sa fare con i bambini ed è sicura che prima o poi la sua Hope smetterà di piangere. 
Il colloquio con il commissario di polizia si rivela più lungo del previsto, devono studiare ogni mossa nei minimi dettagli, soprattutto non possono escludere che Ade possa essere lì in agguato da qualche parte o che Walsh non abbia una telecamera nascosta e lui ascolti ogni cosa che il giovane dica per intervenire al momento debito o per depistarli. 
Inoltre, anche Emma sarà rigorosamente microfonata, non possono rischiare di mettere in pericolo la sua incolumità, più che lei, che è un pubblico ufficiale, la bambina che sta portando in grembo. Il commissario ha accettato a far andare lei in questa missione solo se è strettamente sorvegliata, ci saranno anche dei suoi uomini incognito infatti, pronti a intervenire per qualsiasi cosa e ovviamente Emma non andrà senza la sua arma di servizio. La terrà in borsa e se servirà la tirerà fuori per fare fuoco. 
Quando finisce la riunione è tarda ora di pranzo, si stupisce che Mary Margaret non abbia telefonato, ma si rincuora perché ciò significa che Hope si è calmata e quindi non c’è stato bisogno di nulla. Con il cuore molto più leggero torna a casa. 
Ciò che non sa è che a casa non c’è Mary ad aspettarla. 
Appena apre la porta si trova davanti niente di meno che l’ultima persona che in quel momento vuole vedere. Sua madre. 
Perché c’è lei lì e non Mary? Perché non l’ha avvisata di questo cambio? È furiosa, ancora una volta è furiosa. Stavolta perché hanno fatto di testa loro, senza consultarla e Hope è sua figlia. 
«Che ci fai tu qui? Mary?» chiede in evidente stato di alterazione.
«Hope non faceva che piangere, singhiozzava e era diventata tutta rossa. Si è calmata solo quando Mary mi ha telefonato e sono venuta perché Hope mi ha chiesto di venire.» ed è così che Mary è andata via, sarebbe stato inutile che ci fossero tutte e due in casa con la bambina. 
A quanto pare deve dare la colpa a sua figlia. Ma ovviamente non è di certo colpa sua, sa che la seconda persona in grado di farla calmare, oltre lei, è nonna Regina. 
Emma annuisce semplicemente e sposta la conversazione su Hope. 
La bambina sta meglio per quanto riguarda la febbre, ma si è aggiunto il raffreddore e la tosse. Ora per fortuna, si è addormentata. Infatti Emma la vede che è sul divano, avvolta dalla sua coperta di pile preferita e tiene stretto il suo distintivo, come al solito. Non può non sorridere davanti a questo meraviglioso spettacolo che è sua figlia. Le accarezza dolcemente il viso, non resiste. È così piccola, indifesa e dolce. 
«Be, grazie per l’aiuto! Ora che ci sono io puoi anche andare.» dice rivolta poi verso sua madre, continuando a guardare Hope. 
«In realtà volevo parlare con te» insiste Regina, nonostante sua figlia si sia messa ancora una volta sulla difensiva. 
«Di cosa precisamente? Del fatto che non accetti la mia gravidanza, di avermi dato della immatura o dello schiaffo?» chiede prontamente di rimando, alzando finalmente lo sguardo verso di lei. 
Ma Regina al contrario di quello che pensa Emma, non vuole parlare di nulla di quelle cose. Bensì di una cosa che ha trovato cercando la copertina di pile preferita di Hope. Una lettera.
Non una qualsiasi, una lettera scritta da Emma, esattamente cinque anni prima, quando lei ancora non le parlava dopo aver scoperto che fosse sua madre e per il fatto che le avesse mentito per anni, fingendosi sua amica, invece di dirle apertamente fin dal momento che l’aveva riaccolta in casa, chi fosse veramente. Forse non sono così differenti, tutto sommato. Anzi, non lo sono affatto. Nessuna delle due riesce a dire le cose. 
«Di questa!» mostrandole la lettera e Emma prontamente la riconosce, perché proprio quella mattina, l’ha ritrovata nel cassetto del suo comodino e l’ha riletta...
«Dove l’hai trovata? Cos’è ora mi controlli, pensi che ti stia nascondendo altro?» 
«No! Stavo cercando la copertina di Hope e questa era sul tuo comodino, Hope l’ha fatta cadere per sbaglio e ho letto “per Regina”.» spiega ancora una volta come sono andate le cose. Sembra piuttosto calma la donna, al confronto di Emma invece che è piuttosto nervosa.
«E questo ti ha dato il diretto di leggerla? Solo perché sopra c’era il tuo nome? La privacy non sai più dove sta di casa?»
«Emma, ti senti nuovamente così, come in questa lettera?» chiede, ignorando ciò che ha appena detto lei, non vuole litigare, al contrario, vuole capire, starle vicino, rimediare.
Ed è a quel punto, è a quella domanda fatica che la ragazza abbassa completamente tutte le sue difese e crolla definitivamente.
Annuisce e poi aggiunge: «Non voglio perderti di nuovo. Non mi lasciare ti prego, io... Io ho ancora un terribile bisogno di te.» lasciandosi andare a un pianto liberatorio. 
Regina intanto le si è avvicinata, la stringe forte a sé. 
«Tesoro, non ti lascerò mai! Potrò non essere d’accordo con le tue scelte, le tue decisioni, potremmo litigare e urlarci contro, ma io ti vorrò sempre bene. Sempre. Non ti lascerò mai più. Mai. Chiaro?» incrociando leggermente i suoi occhi, per cercare di farle capire attraverso i suoi di essere sincera. Potranno dirsi le peggio cose, Emma potrà prendere qualsiasi decisione, giusta o sbagliata che sia, ma lei non le negherà mai il suo appoggio, il suo bene, per nessuna ragione al mondo. 
L’amore di una mamma è incondizionato, qualsiasi cosa accada, non lascerà mai il proprio figlio in balia di se stesso, al contrario sarà in prima fila per aiutarlo. Regina sarà sempre in prima fila per sostenere e aiutare la sua Emma. 
A quelle parole improvvisamente Emma si sente meglio. Come se avesse bisogno solo di esse per tornare a respirare.
«Scusa, non volevo dirti ciò che ho detto ieri. Ti voglio bene mamma.» e non glielo dice speso, ma quando lo fa, il cuore di Regina ogni volta perde un battito. È meraviglioso sentirselo dire, soprattutto dopo una litigata furiosa.
«Ti voglio bene anch’io piccola! E scusa per lo schiaffo.» accarezzandole la guancia, proprio nel punto in cui l’ha colpita solo poche ore prima. 
A reclamare l’attenzione delle due donne, è poco dopo la piccola di casa. La quale si è svegliata e vuole anche lei un abbraccio. 
Le due scoppiano a ridere e si avvicinano alla bambina per stringerla a sua volta. 
Regina, come Killian, però si raccomanda con Emma di stare attenta a non ammalarsi, visto il suo stato di gravidanza. Emma alza gli occhi al cielo, ma sorride prontamente subito dopo in direzione di sua madre. 
È felice di aver chiarito con lei, davvero felice. Oltre che felice che ormai sa, che non deve più nasconderle la verità. 
Ora manca solo da dirlo ai due bambini e... A David. Ecco, questo non sarà per niente facile. 
Ma non vuole pensarci adesso. Al contrario vuole godersi la giornata con Hope e sua mamma. Tanto sa già che Regina si fermerà tutto il giorno con loro, sotto richiesta della bambina, ma anche per la gioia di Emma, almeno potrà raccontarle ogni cosa, recuperare ciò che hanno perso e dirle di quanto già ama la sua piccola Hailey.




Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! Pronti per il Natale? Ormai manca veramente pochissimo, io amo questo periodo dell'anno, ma credo di essere l'unica in casa mia, perché i miei non fanno che ripetere che il Natale é per i bambini, ma chi lo dice? Io da eterna persona che conserva sempre lo spirito bambino che c'è in ognuno di noi, mi arrabbio a queste affermazioni. Comunque come passerete questi giorni di festa? 
Veniamo alla storia, che cosa dire, finalmente Regina ed Emma si sono confrontate sulla gravidanza di quest'ultima, hanno litigato pesantemente, questo perché mi serviva ai fini della storia, ovvero volevo far scoprire la famosa lettera a Regina, la lettera che Emma scrisse cinque anni prima, sotto suggerimento di Hopper (capitolo 27 della precedente storia, per chi non avesse letto la prima parte, praticamente Hopper per far riavvicinare Emma a i genitori, gli ha suggerito di scrivere loro una lettera a cuore aperto, solo in questo modo avrebbe potuto perdonarli dell'abbandono subito alla nascita e ricostruire un rapporto con loro, ma che avrebbe potuto anche tenerla per sé, così infatti la ragazza ha fatto), solo che in questo capitolo Regina legge quella lettera e capisce che Emma si sente ancora abbandonata, più che altro, poi come le confesserà Emma stessa, capisce che sua figlia teme di essere abbandonata di nuovo, ha paura di averla delusa e di perdere il suo punto di riferimento primario: sua mamma. Ovviamente ciò non è accaduto. Le due infatti, poi chiariscono e fanno pace ed Emma racconta di Hailey. 
Che altro dire, vi dico che tra lunedì e martedì vi metterò una one shot di Natale, dedicata ai nostri CS, sarà il mio personale regalo di Natale per voi, se vi andrà di leggerla, ovviamente mi farà piacere.
A prestissimo. Buon week end e buone feste a tutti voi (che poi vi rinnoverò nella shot di natale) 😘
   
 
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