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Autore: Myriru    22/12/2019    4 recensioni
“Sono stata al fianco del signor Oscar lungo tutta la durata della sua malattia, sono stata l’unica persona di cui si è fidata e l’unica alla quale ha confidato i suoi segreti e le sue paure.
Posso dire di essere una delle poche persone che la conosce davvero, e mi ritengo molto fortunata.
Il mio nome è… Celine Gautier”
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oscar si alzò rapidamente dal letto nel pieno della notte, non riusciva a respirare. Allentò la camicia da notte sul petto e allontanò i capelli dal viso, cercò aria ma sembrava non arrivarle.
“Cosa mi prende…? Calmati Oscar”
Deglutì a vuoto e portò una mano al collo, sentiva come se qualcuno stesse stringendo le mani al collo per farla soffocare. Iniziò a tremare, scese lentamente dal letto e si aggrappò saldamente alla testiera. Tossì un po’, poi provò a raggiungere le porte del balcone per prendere un po’ d’aria ma, nel tragitto, andò a sbattere contro la cassettiera.
Si resse al mobile e fermò il vaso di porcellana dal cadere a terra. Restò ferma per alcuni istanti, la testa stava iniziando a girarle e le gambe sembravano non reggerla quasi più.
“Sei quasi arrivata, un ultimo sforzo”
Si disse cercando di convincersi. Per un attimo la morte non le sembrò tanto lontana.
“Oh no… io non morirò così! Non ho fatto tutto… non ho detto tutto… non posso morire ora! Le… ho promesso a Celine… non voglio morire…”
Le lacrime le offuscarono la vista e l’angoscia la invase tutta, in un attimo di rabbia scaraventò il vaso che aveva ancora tra le mani a terra, frantumandolo. Portò le mani tra i capelli e trattenne un urlo di disperazione mentre i piedi nudi si tagliavano con i cocci di porcellana. Si avvicinò alla maniglia e imprecò quando la porta non si aprì subito. Appena l’anta si aprì corse fuori al balcone e si inginocchiò a terra, respirando a pieni polmoni l’aria gelida della notte.
La luce della luna rendeva il suo volto ancora più pallido ed etereo e i suoi capelli parvero bianchi. Si rialzò lentamente, serena, e poggiò le braccia sulla balaustra in marmo, godendosi quell’attimo di pace.
“E’ passato… è passato… va tutto bene…”
Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi, il leggero vento rinfrescava la pelle bollente e un brivido le percosse la schiena. Era davvero tardi, forse non erano neppure le tre di notte. La luna era luminosa, non doveva sforzare la vista più di tanto. Sentì il rumore di alcuni passi sotto al balcone, si affacciò appena incuriosita e attenta. La figura alzò capo verso di lei, sentendosi forse osservato, e per qualche istante si guardarono negli occhi.
«Come mai sveglia a quest’ora, Oscar? »
«Potrei chiederti la stessa cosa, André… »
André sorrise appena e abbassò il capo, poggiò le mani sui fianchi e alzò lo sguardo su di lei che non aveva smesso di guardarlo.
«Non riuscivo a dormire, credevo che una passeggiata mi avrebbe fatto bene, tu invece? »
«Non riuscivo a dormire, sono uscita fuori per prendere un po’ di aria »
L’uomo aggrottò la fronte e assottigliò lo sguardo, Oscar si sentì tremendamente a disagio.
«Ti senti bene? »
«Non capiresti »
 Si lasciò sfuggire ad alta voce e André sussultò, senza capire le sue parole. Oscar sospirò e spostò una ciocca di capelli dal viso e guardo l’ uomo.
«Cosa hai detto? »
«Nulla, sto bene. Non riuscivo a dormire. E’ meglio che io rientri… e anche tu, inizia a far freddo »
Non gli diede il tempo di rispondere e gli diede le spalle. Mosse qualche passo verso la sua stanza immersa nei suoi pensieri ma la voce di André la portò alla realtà.
«Oscar »
«Sì? »
Girò appena il capo, un brivido di freddo le attraversò la schiena e per un attimo pensò che lui fosse esattamente dietro di lei. André deglutì a vuoto e scosse il capo.
“Come vorrei essere al tuo fianco e parlarti come un tempo… tu non sai quante volte ho maledetto quel giorno! Cosa ti passa per la testa? Perché sei sempre così triste?”
«Nulla, io… buona notte Oscar »
«Buona notte André… »
André si allontanò lentamene, un po’ scosso da quell’incontro quasi surreale. Si girò verso il suo balcone ma lei era già entrata in casa.
 
«André ti senti bene? Hai una brutta cera stamattina »
Celine lo guardò per alcuni istanti e notò il viso pallido e stanco, André sbadigliò.
«Sto bene, non ho dormito molto »
«Celine, il vassoio per Oscar è pronto »
La ragazza sussultò, persa nei suoi pensieri, e si avvicinò al tavolo per prendere il vassoio con la colazione di Oscar.
“Tanto lascerà quasi tutto e io dovrò nascondere il cibo avanzato… André si è irrigidito quando Amelie ha nominato Oscar… dev’essere successo qualcosa in mia assenza! Ma cosa…”
Pensava a questo Celine mentre percorreva le scale e i corridoi del palazzo. Aveva una strana sensazione, era sicura che fosse successo qualcosa di grave ma non sapeva il perché.
Quando entrò  nella camera la vide raccogliere del vetro sul pavimento e notò che il vaso che proprio il giorno prima aveva riempito di fiori era scomparso.
«Cos’è successo? »
«Mi dispiace, ho rotto un vaso, non volevo »
«Oh non ti preoccupare, va tutto bene. Ora però lascia fare a me, altrimenti farai tardi in caserma »
Celine lasciò il vassoio sul mobile poco distante e si chinò al suo fianco, prendendo i pezzi di porcellana dalle sue mani dolcemente.
«Non ti senti bene Oscar? Devo informare il dottore? »
«No… non  ho dormito molto… anche se vorrei farmi visitare »
«Verrò con voi »
Oscar annuì lentamente e Celine le sorrise, la donna poggiò il capo sulla sua spalla e sospirò stancamente.
 
«Oh, non mi aspettavo di vedervi »
«Possiamo entrare? »
Il medico guardò attentamente le due donne poi si scostò, permettendole di passare. Oscar entrò lentamente nello studio, seguita da Celine, e si fermò tra la piccola scrivania e il letto, inquieta.
«Spogliatevi »
Disse l’uomo schiarendosi poi la voce, Oscar annuì e iniziò a sbottonarsi la giacca della divisa e la poggiò sullo schienale di una sedia poco lontana. Celine assisti alla visita in religioso silenzio e parlò solo quando il medico le rivolse la parola. Aveva visto il viso di Oscar incupirsi e fare una smorfia di dolore, non era un buon segno. Appena il medico ebbe finito, aiutò Oscar a vestirsi.
«Siete dimagrita molto rispetto l’ultima volta »
«Lo so »
Disse Oscar con un sospiro guardando Celine con la coda dell’occhio. Il medico restò in silenzio, pensieroso, Oscar era in ansia.
«Come mai siete qui? »
Celine si voltò verso di Oscar.
«Per un controllo e perché… questa notte ho avuto dei problemi »
La ragazza sgranò gli occhi e la guardò sconvolta, il medico aggrottò la fronte.
«Che genere di problemi? »
«Non riuscivo a respirare… era come se qualcuno stesse cercando di soffocarmi »
«Questo non è un buon segno… perché non siete venuta subito da me? »
Oscar abbassò il capo, incassando il colpo, e si girò verso Celine, visibilmente contrariata.
«Mi dispiace »
Celine sbuffò e poggiò una mano sulla sua.
«L’importante è che voi ora stiate meglio. Al momento non sembra che la tisi sia peggiorata ma sono comunque molto preoccupato, la tosse come va? »
«Lo stesso, però il sangue è diminuito »
«Perfetto, è una notizia ottima »
«Dottore siate sincero, sto morendo? »
Chiese Oscar direttamente, spiazzando sia il medico che Celine. I suoi occhi si inumidirono ma cercò di frenare le lacrime, Celine era convinta che una volta a casa e sola sarebbe scoppiata a piangere.
«Considerando che appena vi ho visto non credevo che foste arrivata alla primavera… forse potreste sopravvivere. Ma voglio essere sincero con voi, non vi voglio illudere »
Celine si portò una mano alle labbra, stupita e si voltò verso Oscar.
«Se avete qualcosa da dire o da fare… fatelo, o potreste pentirvene. E’ l’unico consiglio che vi posso dare »
 
“Non so con quale forza Oscar si era recata in caserma quella mattina. Il medico era stato molto chiaro e crudo, Oscar aveva quasi vomitato una volta fuori dal suo studio. Ricordo che quella sera Oscar si era ubriacata e che zittirla era stato difficilissimo, aveva preso decisamente alla lettera il consiglio datole dal medico. Inoltre... Oscar mi confessò una cosa che mi scaldò il cuore e che allo stesso tempo lo aveva distrutto in mille pezzi”
   
 
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