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Autore: riccardoIII    22/12/2019    2 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, era stato pessimista.
 
Sirius si passò stancamente un mano sul volto e fin dentro i capelli, sospirando, poi riacciuffò la piuma e si rimise a scrivere il rapporto per Moody sul turno di sorveglianza appena terminato. Dorcas, la sua compagna di ronda per quella notte, se n’era andata a riposare dietro sua insistenza; per quanto odiasse le scartoffie, almeno lui non si sarebbe dovuto presentare al Ministero nel giro di tre ore.
Era esausto. Erano stati mesi complicati, quelli. Tra ciò che era accaduto a Nottingham, la brusca ricomparsa di Orion nella sua vita e l’anniversario della morte di Dorea aveva ricominciato a soffrire d’insonnia, il che poteva sembrare un’ottima cosa considerando che praticamente i suoi impegni con l’Ordine lo obbligavano a vivere di notte. Quando però tornava a casa al mattino, infreddolito e stanco, e si buttava sul letto gli incubi non gli davano tregua.
Rivedeva gli occhi vuoti di Julian Nott, la cui morte era stata resa pubblica dai famigliari con un annuncio sul Profeta e attribuita a una brutta caduta dall’Ippogrifo di famiglia, o il sorriso gentile di Dorea, o la ruga tra le sopracciglia di Orion. E si svegliava in una pozza di sudore.
James, che stranamente non aveva detto una parola su ciò che aveva raccontato a lui e Charlus, lo scrutava di continuo. Sirius aveva il fondato sospetto che facesse in modo di essere in casa ogniqualvolta c’era anche lui, a parte quando era in servizio per l’Ordine. Gli girellava attorno, parlando di sciocchezze o coinvolgendolo nelle sue teorie su cosa stesse combinando Voldemort, nascosto insieme ai suoi Mangiamorte da più di un mese chissà dove, riempiendo i suoi silenzi e il suo stomaco con tè nero e tramezzini; praticamente tutto ciò che di commestibile sapesse preparare.
Quella situazione lo metteva alquanto a disagio. Si sentiva come se Prongs lo stesse studiando, aspettando pazientemente che scoppiasse da un momento all’altro. Solo che lui non aveva alcuna intenzione di scoppiare e avrebbe di gran lunga preferito che l’altro gli dicesse qualcosa, una buona volta, per affrontare la questione e poi poter fare almeno finta di essersi lasciati quella storia alle spalle. Era stanco di tornare a casa, ogni giorno, e di sentirsi in ansia perché forse quello sarebbe stato il giorno buono, forse il tappo sarebbe saltato davvero.
La porta del salone di cottage si aprì e la bacchetta di Sirius fu puntata sul nuovo venuto prima ancora che lui si rendesse conto di averla afferrata.
-Come siamo diventati amici?-
Remus, nonostante l’aria stanca e stropicciata, produsse un sorrisino.
-Tu e quello psicopatico di James mi avete travolto all’ingresso della Torre, avete fatto cascare a terra i miei meravigliosi libri e mi avete trascinato in giro a esplorare il castello-
Sirius abbassò la bacchetta e sorrise di rimando.
-Non si può certo dire che non abbiamo stile. Che ci fai da queste parti?-
Moony si sedette accanto a lui.
-Ho il turno di riposo in libreria, oggi, quindi sono assegnato qui. Qualcosa di interessante?-
Sirius scosse il capo.
-Nulla. Sai, questa cosa di stare a gelarmi le chiappe tutta la notte fuori dalle case di gente brutta e cattiva comincia a venirmi a noia-
-Anche quando sei in buona compagnia?-
Remus si beccò un’occhiataccia.
-Non so di cosa stai parlando-
-Lo sai benissimo. Credevi davvero che non me ne sarei accorto?-
Sirius sospirò.
-Ero piuttosto sicuro che lo sapessi già, in realtà. Tu sai sempre tutto-
La risata che l’altro produsse sollevò un po’ il morale di Sirius.
-Non è niente di che, lo sai vero?-
-Non mi aspetto che vi sposiate entro un paio d’anni come qualcun altro, no. Ma comunque hai qualcuno vicino, questo mi basta. Le hai parlato di ciò che è successo…-
-No. Non è quel genere di relazione, quelle in cui ci si conforta a vicenda. Non ho bisogno di essere consolato-
-Non intendevo che dovesse consolarti, ma è un Auror. Magari ci è passata anche lei-
Sirius ghignò.
-Sì, e probabilmente mi direbbe di farmene una ragione e di passarle una sigaretta-
Per qualche secondo calò il silenzio.
-E tu, te ne sei fatto una ragione?-
-Pensi davvero che potrò mai riuscirci?-
Remus pensò bene di lasciar cadere l’argomento, anche se scelse di sollevarne un altro alquanto spinoso.
-Come sta Charlus? A parte le riunioni, non lo vedo da Natale. E non mi pare abbia un bell’aspetto, ultimamente-
Sirius sospirò.
-È dall’anniversario del rapimento di Dorea che non si è più ripreso. Insomma, non è che noi siamo messi meglio, ma sto cominciando a preoccuparmi. Forse io e James dovremmo tornare a villa Potter per un po’-
L’espressione dell’altro si fece istantaneamente più cupa.
-La situazione è così grave?-
-Ha ricominciato a perdere peso. Siamo stati a pranzo con lui, l’altro ieri, ed è stato talmente evidente che si stesse sforzando di fingersi tranquillo da essere terribilmente triste-
Sirius ebbe la sensazione che Remus stesse per stringergli una spalla, ma l’altro cambiò direzione del movimento e la sua mano finì per afferrare la piuma che giaceva abbandonata sul tavolo.
-Sono stati mesi complicati. Magari ha solo bisogno di tempo per metabolizzarli-
-Non so, Rem. In un certo senso penso anch’io che sia così, Lily dice che gli anniversari sono i momenti più critici per chi ha perso qualcuno, e di certo tutto quello che è successo a dicembre non ha aiutato. Credo di aver contribuito in buona parte a preoccuparlo, tra Orion e… E Nott. Ma è passato del tempo, ormai. Forse dovrei parlargliene, forse ho dato per scontato troppe cose-
-Non puoi incolparti, Sirius. Niente di tutto questo l’hai voluto tu, non ne sei responsabile. Non nego che siano cose che possano averlo preoccupato, e anche tanto, e forse parlarne potrà aiutarlo, ma niente di tutto ciò è colpa tua-
Lui distolse lo sguardo.
-Se non ne gliene avessi parlato affatto, se non avesse saputo…-
-Se anche non gliel’avessi detto tu, quanto tempo pensi che ci avrebbe messo a capirlo? È tuo padre, ti conosce meglio di te stesso. Sarebbe riuscito a estorcerti tutto in dieci minuti, se avesse voluto-
Sirius sorrise mestamente.
-Forse ha solo bisogno di una buona notizia. Di qualcosa che lo renda felice-
-Ah, allora basterà convincere James a chiedere a Lily di sposarlo-
Due risate riempirono la stanza umida; anche quando si spensero, però, il clima rimase disteso.
-Credi che sia una specie di reazione alla paura, questa epidemia di matrimoni? Prima Edgar e Juliet, adesso Frank e Alice…-
Remus gli rivolse un sorrisino.
-Penso che l’unica vera sorpresa siano stati Frank e Alice. Forse affrontare Voldemort e scampare alla morte per un pelo gli ha messo un po’ di fretta. E comunque, quale modo migliore per cercare un po’ di sicurezza avrebbero due persone che si amano? Non ha senso aspettare, non in questo momento-
-Allora dovremmo aspettarci davvero che James si decida a breve, se questi sono i parametri-
-Se vuoi il mio parere, non è un’ipotesi così assurda-
Sirius si rilassò sulla sedia e ghignò.
-Ottimo, così potrà smetterla di starmi col fiato sul collo tutto il giorno e avrò casa tutta per me-
-E io che pensavo mi avresti chiesto di andare a convivere-
 
Era davanti a una scala di pietra; mise il piede sul primo gradino e cominciò a salire, e ci vollero cinque scalini prima che si ponesse la domanda giusta in un contesto del genere: dove sarebbe sbucato?
Perché era lì?
I suoi piedi a quanto pareva non avevano bisogno che il cervello gli mandasse input perché continuavano a salire e salire. Quantomeno le sue mani sembravano meno tendenti all’ammutinamento; la destra corse ad afferrare la bacchetta che, fortunatamente, era nella sua tasca destra. Solo che non aveva i pantaloni, ma indossava la veste da mago.
L’uniforme scolastica.
Era a Hogwarts? Sembrava plausibile. Poteva essere la scala della torre nord, o quella della guferia. Non l’aveva riconosciuta, ma pareva tutto sfocato come se avesse indosso gli occhiali di James.
Ma lui aveva finito la scuola. Cosa ci faceva lì?
Avrebbe dovuto essere… Dove? A Rathbone Street, in casa sua. O al lavoro per l’Ordine. Che l’avessero spedito a Hogwarts per quello? Ma sarebbe stato stupido, tutti sapevano che aveva finito la scuola.
Quando finivano quei dannati gradini?
Come faceva a non essere stanco?
Non c’erano finestre, ma il castello era piena di posti come quello. Se solo fosse riuscito a dare uno sguardo alle pareti, forse avrebbe capito qualcosa di più.
Oppure poteva girare i tacchi e scendere. Nessuno lo obbligava a stare lì, dopotutto. Anche se doveva esserci un motivo, se ci era finito. Come poteva essersene dimenticato?
Era così frustrante, non sapere niente. E stupido. E impossibile.
Impossibile…
Stava sognando?
Oh sì, questo aveva decisamente senso. E spiegava anche perché la sua uniforme fosse Serpeverde.
D’improvviso non vedeva l’ora di scoprire cosa ci fosse in cima agli scalini. Cominciò a correre, non avvertiva alcuno sforzo; la scala si avvitò su se stessa ma questo non lo rallentò. Non poteva mica avere un capogiro. L’adrenalina lo pervadeva, quella tipica dei sogni in cui sai di essere invincibile. Nulla avrebbe potuto ferirlo, lì dentro la sua testa.
Poi la porta saltò fuori dal nulla. Come se fosse lì da sempre, ma lui sapeva che non c’era stata fino all’istante precedente. Stringendo la bacchetta nella mano destra, eccitato come prima di uno scherzo particolarmente ben architettato, afferrò la testa di serpente che fungeva da maniglia e la ruotò.
Si ritrovò nello studio di Orion, a Grimmauld Place, con ancora indosso la divisa Serpeverde e in mano la bacchetta. La poltrona dietro la scrivania era vuota, ma lui sapeva di non essere solo nella stanza. Sapeva che, da uno degli angoli in ombra, qualcuno lo osservava.
-Buonasera, Sirius-
E lui rabbrividì. Perché poteva anche essere dentro un sogno, dentro la sua testa, ma quella voce sibilante l’avrebbe sconvolto sempre e comunque. Senza esitare si voltò verso il camino, la bacchetta già pronta, e…
 
-Sir, svegliati!
… E, evidentemente, nemmeno le pozioni soporifere di Lily potevano qualcosa contro il suo fidanzato urlante.
-Pads, in piedi! Abbiamo fretta!-
Sirius masticò un’imprecazione piuttosto colorita con la sua bocca impastata dal sonno.
-Non ti accompagnerò a comprare il regalo per Lily, Prongs. Lasciami in pace!-
Il suo occhialuto migliore amico entrò nel suo campo visivo strappandogli via il cuscino dalla faccia; guardando la sua espressione Sirius capì che fosse davvero il caso di alzarsi.
-Silente ha mandato un messaggio. Ci vuole subito ai London Docklands-
Sirius scattò immediatamente fuori dal letto.
-Merda. Ne abbiamo perso un altro-
James annuì.
 
-Come immagino abbiate capito tutti vista l’urgenza della convocazione e l’abbandono del cottage di York, ci troviamo nuovamente ad affrontare una situazione terribile.
Durante il pattugliamento del castello della notte scorsa Nick-Quasi-Senza-Testa ha rinvenuto Elijah McDougal, svenuto e coperto di sangue, ai piedi delle scale che conducono alla torre di Astronomia.
Elijah è stato portato immediatamente al San Mungo e non si è ancora svegliato. Non sappiamo cosa gli sia stato fatto. I Guaritori non si sono espressi sulla prognosi-
Sirius non aveva mai visto Silente così provato, e sinceramente non faceva alcuna fatica a capire perché fosse sconvolto. La sua mente stava ancora cercando di elaborare l’informazione che il preside aveva appena comunicato loro, eppure l’orrore gli aveva già mozzato il fiato.
-Ma come… Chi?-
Per un istante sembrò che Silente volesse passarsi una mano sugli occhi.
-Non lo sappiamo, Juliet. Non è stato rintracciato il colpevole. Non appena Sir Nicholas ha lanciato l’allarme l’intero castello è stato perquisito, ma nessuno era fuori dai dormitori-
-Ma noi sappiamo chi è stato! Lei lo sa, signore!-
Silente decise di ignorare l’impudenza di Sirius.
-Come tutti voi, ho buone ragioni di credere che tutto ciò sia capitato come conseguenza del tentativo del signor McDougal di ottenere una reazione da alcuni soggetti. Tuttavia, non abbiamo alcuna prova di tutto ciò. Se e quando lo stesso Elijah sarà in grado di rivelarci il nome del suo aggressore non esiterò ad assicurarlo alla giustizia-
James emise un verso sprezzante.
-Sempre che l’abbiano attaccato a volto scoperto. Perché le altre volte che quelle merde hanno preso di mira qualcuno si sono ben curati di tenere nascosto il loro faccino, se ricorda-
-Signor Pott…-
-Ricordo piuttosto bene, James- intervenne Silente, bloccando il rimprovero della McGrannitt; nessuno tra gli astanti sembrava aver intenzione di intromettersi.
-È colpa nostra. Gli abbiamo detto noi di farlo, di provocarli. È colpa nostra-
Sarah sembrava davvero scioccata; probabilmente, non avendo preso parte alla resistenza all’interno della scuola, non aveva ben chiari i rischi che si correvano. Non aveva immaginato potesse succedere qualcosa di tanto tragico.
Chi di loro l’aveva immaginato?
Come avevano potuto farlo?
-Elijah era al corrente di essere in una posizione pericolosa; ci siamo passati anche noi, tutti abbiamo…-
-Nessuno di noi era da solo, però, Rem. Quando è toccato a te e Lily potevate contare l’uno sull’altra e avevate una retroguardia pronta a coprirvi le spalle. Avremmo dovuto pensarci, Elijah non aveva nessuno di cui fidarsi totalmente che potesse aiutarlo a gestire tutto questo-
Alle parole di Sirius nessuno seppe cosa replicare; per qualche istante il magazzino in ristrutturazione rimase totalmente silenzioso. I volti dei membri dell’Ordine, soprattutto di quelli più anziani, sembravano più sconcertati che mai. Probabilmente il fatto che fosse stato colpito il membro più giovane in un luogo che la maggior parte di loro considerava protetto e lontano dalle battaglie aveva annullato anche quel residuo di sicurezza che la guerra ancora gli aveva lasciato.
-La decisione di abbandonare York è legata al fatto che non sappiamo se il signor McDougal sia stato interrogato mentre era in mano ai suoi aguzzini e dunque se abbia o meno rivelato l’esistenza dell’Ordine. È vero che Elijah non era mai stato lì, ma non si è mai sufficientemente prudenti. Avrei preferito convocarvi in un posto del tutto nuovo ma il preavviso era troppo poco per mettere in sicurezza un altro luogo; e comunque non torneremo più qui. Cercheremo un altro posto sicuro in cui riunirci, ma per il momento le riunioni saranno sospese fino a nuovo ordine. Sappiamo già che molti di noi sono controllati, vi prego di porre la massima attenzione a ciò che vi accade intorno nei prossimi giorni-
La nausea che fece contorcere lo stomaco di Sirius quasi lo spinse a ridere del preside. In quel momento dell’anonimato dell’Ordine, della loro sicurezza non gli importava nulla; tutto ciò a cui riusciva a pensare era che un ragazzo si trovava in ospedale, tra la vita e la morte, perché loro gli avevano incautamente chiesto di lottare da solo contro nemici più numerosi e più preparati di lui. Come avevano potuto essere tanto stupidi?
Come avrebbero potuto convivere anche con quella colpa?
-Abbiamo una responsabilità gravissima in ciò che è accaduto. Io per primo, che non ho saputo proteggere un mio studente lì dove avrebbe dovuto essere più al sicuro. Non è la prima volta che un allievo di Hogwarts rimane coinvolto in questa guerra, nemmeno all’interno delle mura scolastiche, ma è la prima volta in cui mi sento di imputare la responsabilità totalmente a me stesso.
Per questo ho preso la decisione di cedere le armi. Non siamo più in grado di controllare la situazione a scuola, quantomeno non contando sulla collaborazione degli studenti. Sarebbe troppo rischioso usarli per indagare se questi sono i risultati. Senza contare che, avendo perso il nostro referente, non avremmo modo di continuare se non coinvolgendo un altro studente nell’Ordine e sono convinto che non sia il caso. Siamo troppo esposti al momento.
I professori e io continueremo a vigilare sulla scuola, ma questa sarà l’unica forma di resistenza portata avanti tra le mura di Hogwarts. Spero che siate tutti d’accordo con questa decisione, ma anche in caso contrario non ho intenzione di ritrattare-
Nessuno ebbe qualcosa da obiettare.
 
Con passo sostenuto, sforzandosi di non correre per evitare di travolgere i babbani che camminavano tranquilli per le affollate e gelide strade londinesi, Sirius giunse davanti alla vetrina di un negozio che pareva chiuso da tempo. I pochi manichini presenti mancavano di pezzi e sfoggiavano vestiti fuorimoda, ma questo non impedì al ragazzo di accostarsi alla superficie trasparente e bisbigliare al loro indirizzo:
-Sono qui per il signor Minus-
La testa sbeccata del manichino annuì appena e Sirius fece un passo, attraversando il vetro come se fosse aria e ritrovandosi nell’atrio dell’ospedale San Mungo per malattie e ferite magiche. Tutto intorno a lui era un viavai di personale in uniforme verde acido e maghi e streghe afflitti da pene ridicole o ributtanti.
In un altro momento, anche solo per soddisfare la sua innata curiosità e la sua vena da malandrino, si sarebbe fermato a osservare il bambino con le scarpe tarantolate che rideva della disperazione della sua povera madre o l’addetto alla manutenzione del Ministero dal cui polso destro sbucava una mano arancione, ma non aveva tempo. Senza lasciarsi distrarre dalle chiacchiere e gli strepiti si diresse alla Stregaccoglienza e si mise in fila attendendo pazientemente il suo turno. O almeno provò a essere paziente, anche se ebbe la tentazione di urlare contro la povera vecchietta che impiegò ben dodici minuti a comprendere le indicazioni per raggiungere il reparto Lesioni da Incantesimo. Poi, finalmente, venne il suo turno.
-Salve. Sto cercando il signor Minus, è stato ricoverato questa mattina-
La donna scosse i suoi fintissimi riccioli biondi con fare civettuolo prima di lanciargli un’occhiata provocante, ma dovette cogliere il suo disappunto perché si affrettò a smettere di flirtare e fare il suo lavoro.
-Batteri magici, terzo piano. Però è in isolamento, non potrà incontrarlo-
Sirius strinse i denti.
-Parlerò con la sua famiglia. Grazie-
Raggiunse le scale schivando Guaritori e Medimaghi con la destrezza che avrebbe sfoggiato sulla sua scopa da corsa; sul primo pianerottolo incrociò l’anziana signora che l’aveva rallentato al banco informazioni e si pentì di averla mandata a quel paese, anche se solo tra sé e sé. La donna aveva il fiatone e Sirius si domandò se sarebbe sopravvissuta abbastanza per recarsi al reparto giusto.
-Le serve una mano?-
La poveretta alzò i suoi occhi rugosi su di lui e gli sorrise.
-No, giovanotto, ma ti ringrazio. Non se ne trovano più ragazzi tanto gentili, di questi tempi-
Sirius le sorrise di rimando, a disagio. Si sentiva davvero uno stronzo.
-È certa che vada tutto bene?-
-Vai pure, vai pure caro. E auguri per qualunque cosa ti abbia portato qui-
-Stia bene, signora-
Con qualche remora, lasciandola indietro a stringersi la mano destra al petto, Sirius continuò a salire fino a raggiungere il terzo piano; prima di imboccare il corridoio si affacciò nella tromba delle scale. La vecchietta era ancora a metà rampa.
La porta del reparto Batteri Magici era chiusa ma davanti a essa c’era un certo numero di persone; senza esitazione Sirius si diresse verso di loro.
-Sono venuto appena ho potuto, come sta?-
Peter, agitato come non l’aveva visto nemmeno nel bel mezzo di una battaglia, deglutì ma non rispose. Fu Remus, che gli stava accanto con un’espressione corrucciata, a parlare al suo posto.
-L’hanno portato qui stamattina, quando sono comparse le bolle. Fino a ieri pensavano a un semplice raffreddore, ma pare che la situazione sia abbastanza seria. La mamma di Pete sta parlando col Guaritore proprio ora, James e Lily sono andati a prendere del tè per tutti-
Sirius, che non aveva staccato gli occhi da Peter nemmeno per un attimo, strinse la spalla del suo amico.
-Quindi è confermato? È davvero Vaiolo?-
Wormtail deglutì di nuovo e annuì.
-Pare… Che non sia l’unico. Ci sono stati altri due ricoveri oggi- sussurrò, indicando il gruppo di persone che bofonchiava lì accanto. Sirius si rese conto, osservandoli, che parevano tutti molto preoccupati.
-Intendi… Un’epidemia?-
-Non si può dire ancora, i casi sono solamente tre, ma hanno chiuso il reparto proprio per scongiurare il pericolo diffusione-
-Be’, che dire, sarebbe di certo il momento peggiore per fronteggiare anche un’emergenza sanitaria- borbottò Sirius, quasi tra sé e sé. Remus gli lanciò un’occhiataccia.
-Oh, sei arrivato. Non abbiamo niente per te, però-
Lily, dopo aver porto una tazza a Peter, gli dedicò un sorriso.
-Non far caso al tuo stupido amico, possiamo dividere il mio tè-
Sirius, che aveva già omaggiato di un’occhiataccia James, le strizzò l’occhio.
-Tu sì che sei una persona come si deve, Rossa, ma temo di dover declinare. Ho già bevuto un po’ troppi caffè per oggi-
-Sei stato lì fino a ora?-
Lui annuì e rispose con un bisbiglio.
-Ho fatto tardi per questo. Doge è stato chiamato al Ministero per un’emergenza e ho dovuto coprire anche lui, sono distrutto. Scusami se sono arrivato solo ora, Pete-
Remus gli dedicò un’occhiata strana, ma non si intromise quando Wormtail gli rispose con un mezzo sorriso.
-Non preoccuparti, Sir, è già tanto che siate tutti qui con me. Mi dispiace avervi allertati, è domenica, ma…-
-Non dirlo nemmeno per scherzo, Pete. Siamo tuoi amici. Ci saremo sempre per te-
-Sì- intervenne Sirius, interrompendo Lily, -E poi James ti avrebbe ucciso se non ci avessi chiamati-
-Ovvio che l’avrei fatto. E comunque papà è in servizio, quindi non avevamo nemmeno altri programmi. Non preoccuparti per noi, Pete, siamo felici di essere qui-
Il sopraggiungere della signora Minus li tirò fuori da quella conversazione fin troppo sdolcinata.
-Ragazzi, grazie di essere venuti tutti qui. Oh, grazie mille James, siete tanto cari-
La mano di Prongs si ficcò nel cespuglio che aveva sopra la testa dopo aver passato alla donna, visibilmente provata, l’ultima tazza. Lei, comunque, non prese un goccio della sua bevanda.
-Cosa ti hanno detto?- incalzò Peter. Le sue dita si torcevano, nervose, e i suoi occhi non riuscivano a stare fermi.
La madre sospirò.
-Hanno confermato. È… È Vaiolo di Drago. È il quarto caso in due giorni-
Peter chiuse gli occhi e prese un respiro profondo; Remus, accanto a lui, gli strinse la spalla.
-Non sanno ancora quanto sia aggressiva questa forma, stanno facendo dei test. Non potremo vederlo fino a quando non stabiliranno il grado di contagiosità.  La situazione generale di papà però è buona, è giovane, potrebbe uscirne in perfette condizioni-
-Ma un sacco di gente muore per il Vaiolo!-
-Dipende molto dall’età dei pazienti, e dalla virulenza del ceppo. Alcune epidemie hanno causato pochissimi decessi, nel corso della storia, proprio perché erano forme lievi. Bisognerà aspettare le indagini dei Guaritori per capirci qualcosa di più-
La voce di Remus era talmente rassicurante che per un attimo perfino Sirius gli credette; gli occhi di Peter e di sua madre posati su di lui erano sgranati e fiduciosi come se gli avesse appena annunciato che Voldemort era stato sconfitto. Moony sembrava leggermente a disagio.
-Rem ha ragione, è inutile fare previsioni prima che i Guaritori capiscano com’è la situazione generale. Il signor Minus è in salute, ed è giovane. Ha tutte le possibilità di guarire del tutto-
Anche Lily si meritò un paio di sguardi riconoscenti. Sirius, invece, dedicò un’occhiata a James e questo gli bastò a rendersi conto di non essere l’unico a non condividere del tutto quell’ottimismo.
 
 
Note:
in realtà non penso ci sia molto a spiegare del capitolo, ma per qualsiasi cosa chiedete e vi risponderò!
Mi scuso per non aver ancora risposto a tutte le recensioni, trovare il tempo per farlo per bene in questi giorni mi riesce complicato; prometto che lo farò quanto prima.
Infine, buone feste a tutti voi, e grazie per aver letto!
   
 
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