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Autore: emmevic    22/12/2019    11 recensioni
Cit. C’erano voluti giorni per rendersi conto che Ben se ne fosse veramente andato, che non fosse più lì, da qualche parte nella Galassia, vivo.
Spoiler EP. IX, fix-it.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: BB-8, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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W H A T
L I E S
A H E A D






Per rendersi conto che Ben se ne fosse veramente andato c’erano voluti giorni.
Non aveva immediatamente compreso che non fosse più lì, da qualche parte nella Galassia. Che non fosse più vivo.
Quando l’aveva visto sparire tra le sue braccia, Rey si era semplicemente bloccata: era rimasta immobile, in silenzio, a osservare il punto in cui di lui rimanevano solo le vesti. Null’altro restava, nemmeno un cadavere su cui piangere.
Come con Han, aveva pensato allora e il parallelismo l’aveva resa furiosa per un attimo, un solo attimo. Poi quel pensiero velenoso era sparito così come era apparso e tutto, dalla rabbia al dolore, tutto si era azzittito e si era sentita solo vuota.
E anche se riusciva a sorridere, a parlare e ad andare avanti come se niente fosse successo, come se Ben non si fosse sacrificato per lei, non poteva fingere con se stessa. Avrebbe potuto ridere tutto il giorno, ma nel profondo sapeva quanto quella risata mancasse di sentimento. Sarebbe stato meglio piangere per giorni, a questo punto, perché il silenzio che le bloccava il petto e le impediva di sentire era peggio del dolore di un lutto.
Per questo motivo, da sola, salvo la vivace presenza di BB-8, era andata su Tatooine a colmare il vuoto.
Se fosse riuscita a versare anche solo una lacrima, forse avrebbe ricominciato a sentire.

All’inizio aveva pensato che sotterrare le spade laser utilizzate da lei e Ben potesse in qualche modo aiutare, perché questo è quel genere di azione che aiuta ad andare avanti, a superare una perdita, ma non era servito a niente. Il vuoto persisteva e non pareva volersi riempire.
Nemmeno l’apparizione di Luke e Leia era veramente servita, anche se aveva sorriso lo stesso perché questo è quello che fanno gli eroi: sorridono se vedono il fantasma dei propri mentori. Perché gli eroi non hanno un vuoto così grande nel petto che temono di non poter mai più provare gioia: non sono spezzati a metà.
Loro sono tutti d’un pezzo.
E Rey si era così ritrovata su un pianeta fin troppo simile a Jakku, un’immensa distesa di sabbia in cui non aveva potuto far altro che autoproclamarsi Skywalker e cercare di accettare che Ben fosse veramente morto.

Ma alla fine Tatooine si era rivelato utile.

Al terzo giorno si era svegliata piangendo e con le lacrime era arrivato il dolore, il vuoto momentaneamente colmato dal lutto.
Aveva pianto per tutto il giorno e per il giorno seguente, BB-8 accanto a lei che cercava inutilmente di strapparle un sorriso.

Il quinto giorno aveva sentito una voce.

Ahch-To, aveva sussurrato qualcuno nella sua testa, un qualcuno che aveva già sentito sul pianeta dei Sith e riverberava nella Forza come un’onda di luce. Ahch-To, aveva ripetuto una seconda volta la voce, questa volta con più premura, come se si stesse spazientendo, come se avesse preferito non trovarsi lì.
Su Tatooine.
Rey non aveva esitato allora. Si era imbarcata quel pomeriggio stesso e alla sera dello stesso giorno si era ritrovata sulle coste a precipizio del pianeta Jedi: il mare nero pareva pronto a inghiottirla.
Aveva quindi fatto un veloce giro dell’isola. BB-8 aveva trotterellato dietro di lei, i Porg avevano fischiato allegri al suo passaggio e lei aveva cercato inutilmente di aprirsi alla Forza. Ma niente, non c’era niente che avesse attirato la sua attenzione. Tutto era come l’aveva lasciato: con la morte di Ben e dell’Imperatore era come se anche Ahch-To si fosse indebolito. Spezzato anch’esso come lei.
Dormì nel Falcon, inghiottita da un sonno senza sogni.

La grotta, la svegliò la voce alle prime luci dell’alba. Scendi nella grotta, puntualizzò quel qualcuno che l’aveva allontanata da Tatooine, portandola su quella roccia impervia che è Ahch-To.
“Cosa dovrei fare nella grotta?” aveva domandato cauta per la prima volta. Perché era lì che risiedeva il lato oscuro, era lì che aveva intravisto una parte di sé e Luke… quanto ne era rimasto impaurito Luke.
La voce non aveva risposto e lei non era scesa nella grotta.

Quella notte dormì di nuovo nel Falcon.

“Ciao Rey.”
Il fantasma di Luke, sorridente, la squadrava da pochi metri di distanza, seduto con le gambe a penzoloni in uno dei crepacci a picco sul mare.
“Luke” l’aveva salutato Rey a sua volta, senza tuttavia riuscire a ricambiare il sorriso. Ora che il vuoto era stato sostituito dal dolore, era difficile tornare a fingere.
E sorridere? Quello sembrava addirittura impossibile.
“Perché non sei ancora scesa?” le domandò il fantasma, smettendo di osservarla e girando lo sguardo verso l’orizzonte.
“Pensavo dovessi stare lontana dal Lato Oscuro. Soprattutto considerando chi sono…”
Una Palpatine, risuonò nel silenzio che seguì, come se Rey l’avesse detto davvero.
“Pensavo fossi una Skywalker.” Le fece l’occhiolino Luke, per poi tornare ad ammirare il mare.
“Quindi dovrei scendere nella grotta?”
“Fai quello che ti dice la voce” si limitò a commentare il fantasma.
“Chi è? Chi mi sta parlando attraverso la Forza?” fece appena in tempo a chiedergli, prima che il vecchio jedi, così com’era arrivato, sparisse nel vento.

Quel pomeriggio stesso scese nella grotta.
Era fredda, buia e… vuota. L’energia che l’aveva chiamata la prima volta aveva abbandonato il luogo e, ormai, poteva solo percepire l’eco del potere. Il suo riflesso, intanto, la osservava dalla parete di vetro con occhi tristi.
Poi l’aveva sentita.
La porta, le parlò la voce. Devi aprire la porta.
Rey si era guardata intorno.
“Non c’è nessuna porta qui” rimbrottò, poi guardò avanti. Accanto al suo riflesso c’era un’ombra, scura e senza forma.
Apri la porta, si sentì incalzare, il tono più impaziente.
Rey chiuse gli occhi. Respirò.
Respirò un’altra volta e poi, la ragazza di Jakku, non la nipote di Palpatine, portò avanti la mano, arrivando a toccare la superficie liscia della parete: le sua dita affondarono al suo interno, attraversando la materia come se fosse acqua e al di là, al di là trovarono qualcosa.
Un’altra mano.
La strinse e ritirò il braccio.

“Ciao Rey” la salutò Ben Solo.




EP. 9 mi ha devastata. Questo è uno dei tanti fix-it che mi passano per la mente. Scritto in nemmeno un'ora, spero possa darvi la soddisfazione (e il briciolo di felicità) che ha dato a me scrivendolo. Ringrazio la Christmas' Run organizzata da Piume d'Ottone, che con i suoi mille prompt mi ha dato la giusta ispirazione. :hearts: P.S. La voce che Rey sente non è di Ben. Di chi è secondo voi? XD (e così mi sono tolta un'altra piccola soddisfazione :hearts:)
   
 
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