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Autore: Mahlerlucia    22/12/2019    3 recensioni
Arrendersi non significa sempre essere deboli; a volte significa essere forti abbastanza da lasciar perdere.
(Marilyn Monroe)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Kozune Kenma, Tadashi Yamaguchi, Tetsurou Kuroo
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: Giallo
Personaggi: Tetsurou Kuroo, Tadashi Yamaguchi, Kenma Kozume (Kei Tsukishima)
Pairing(s): TsukiYama, KuroTsuki, KuroKen
Tipo di coppie: Shonen-ai


 
 

 Let me warm you up

 
 
 
 
... Grant my last request
And just let me hold you
Don't shrug your shoulders
Lay down beside me...


 
Cosa significa dover realizzare qualcosa di apparentemente ovvio?
Che pretese possono avere tutte quelle persone che ti hanno dato del folle per mesi perché ti ostinavi a rincorrere un ragazzo che non ha fatto altro che estraniarti dalla sua vita in tutti i modi possibili ed immaginabili?
A cosa è servita tanta ostinazione mostrata sino ad oggi?
A un emerito cazzo!

L’avvilimento generale che senti da diverse settimane t’induce a sfogarti contro l’ignara colonna posta al centro della banchina della stazione. Non vedi l’ora di dare un senso a quella giornata, fino a quel momento definibile come inutile e vuota. Difatti, nonostante la tua presenza fisica tra i banchi di scuola, non saresti in grado di ricordare nemmeno uno dei visi dei sei insegnanti che si sono susseguiti in mattinata nella tua classe. La tua mente era completamente spenta, assente, fuori uso; il foglio volante del compito di Trigonometria è stato consegnato praticamente in bianco. Non che la questione t’importi più di tanto considerando la tua media che da tempo rasenta l’insufficienza, soprattutto nelle materie scientifiche.
Senti un dolore acuto al piede, ma nulla di paragonabile alla perenne malinconia presente nel tuo cuore. Ti trascini zoppicando sino alla porta aperta di quel treno che non si sarebbe fermato per più di qualche secondo; fai giusto in tempo ad entrare e a sederti, prima della sua frenetica ripartenza. Il telefono suona, ma sei certo che si tratti di qualche compagno di squadra che si starà chiedendo quali siano stati gli ignoti motivi della tua inconsueta sparizione dagli allenamenti. Già, perché la patetica scusante del mal di stomaco non ha convinto proprio nessuno, specie chi ti conosce bene come Kenma. Ed è esattamente quest’ultimo che sta tentando di mettersi in contatto con te; quella testa bionda che lampeggia sullo schermo del tuo smartphone è pronta a ricordarti di essere una delle poche persone al mondo con cui riesce a comunicare senza sprofondare nell’imbarazzo più totale.
Accetti di rispondere solamente per non peggiorare la situazione.
‘È tutto a posto, sto andando a casa.’
La bugia del secolo, dato che il piccolo Pudding abita nella villetta accanto e, con ogni probabilità, troverà la luce della tua camera spenta non appena avrà modo di affacciarsi dalla finestra.

Hai già in tasca il biglietto di sola andata per la prefettura di Miyagi. E nessun ripensamento per la testa.
 
 
***
 
La tempestività non è mai stata il tuo forte e il fatto di essere giunto – più o meno – a destinazione in tarda serata ne è l’ennesima dimostrazione. Rimangono solo le stelle a farti compagnia e ad illuminare la strada che conduce verso l’abitazione di colui a cui vorresti urlare in faccia tutta la tua rabbia, la tua frustrazione, il tuo senso d’impotenza di fronte a quelle decisioni che d’implicito hanno sempre avuto ben poco.
La luna sembra quasi sorriderti con arroganza, come a volerti ricordare che l’oggetto dei tuoi desideri porta il suo stesso nome e la sua stessa colorazione dorata di superficie. Di tanto in tanto si nasconde dietro qualche nuvola oscura, giusto per prenderti un po’ in giro; o meglio, per riportarti alla mente quello che è stato l’atteggiamento che Kei ha avuto nei tuoi confronti da quando ha realizzato la portata dei sentimenti che provi per lui: qualcosa di troppo grande per chi non aveva ancora avuto la fortuna di trovare la sua giusta collocazione nel mondo.
Ma in fin dei conti... Chi ha mai avuto la fortuna di trovarla davvero?

Lungo il tuo cammino ti ritrovi a passare accanto ad un supermarket in fase di chiusura. Avverti due voci sul retro, si stanno salutando. Fingi disinteresse, ma il tuo stomaco non te lo consente, dato che non tocchi cibo dall’ora di pranzo.
Mentre tenti di comprendere se ci sia ancora la possibilità di poter entrare per acquistare dei viveri, qualcuno ti urta una spalla, facendoti sobbalzare. Preso alla sprovvista, afferri quella persona per il colletto della giacca, in via precauzionale. Non si può mai sapere se si tratta di un malintenzionato o di un vagabondo senza denaro e a sua volta affamato. La poca luce artificiale messa a disposizione in quel rione ti consente di riconoscere rapidamente l’identità del soggetto che hai di fronte, ovvero l’ultimo essere umano che avresti voluto incontrare in quel frangente.

“Ah... ehm... mi scusi, non l’avevo vista. Camminavo distrattamente e...”

Oya oya, Yamaguchi-kun!”

Osservi quel ragazzino mentre sgrana i suoi enormi occhi verde bottiglia e palesemente gonfi di stanchezza; lo vedi indietreggiare non appena prende coscienza della persona che si trova al suo cospetto. Deglutisce sommessamente e abbassa lo sguardo come a volersi scusare per aver interrotto il tuo passaggio. Non è di certo in cerca di guai a quell’ora della sera, ma d’altra parte non arriva nemmeno a mostrare particolare contentezza nell’avere appena scoperto di averti nella sua città.
Impiastro lentigginoso, perlomeno sei coerente con te stesso.

“Ah, Kuroo-san... Buonasera! Come mai da queste parti?”

Una domanda talmente retorica da non meritare nemmeno uno straccio di risposta da parte tua. Il giovane Tadashi ha solo bisogno della tua conferma per capire come muoversi al meglio.
Sarà il caso di avvertire il suo ‘Tsukki’? Converrà assecondare questo senpai provocatorio ed incalzante, venuto appositamente dalla capitale per mettergli i bastoni tra le ruote? Per il quieto vivere, le risposte saranno entrambe affermative.

“Lo sai.”

Non vi è nessuna volontà di costruire un dialogo sensato da nessuna delle due parti prese in causa. State parlando di qualcosa che conoscete bene entrambi ed è totalmente inutile fare eccesivi giri di parole per arrivare ad un punto comune decisamente noto. Risulterebbe pleonastico quanto prendersi reciprocamente per i fondelli in un loop senza fine e significato alcuno.

“Ah... beh, probabilmente Tsukki starà già dormendo, se ha finito di studiare.”

“Poco fa era in linea su WhatsApp.”

“Sì, stava chattando con me.”

Il piatto è servito!
Avete appena dato inizio a un battibecco su chi aveva avuto l’occasione più ghiotta con la preda prediletta. Una stupida applicazione di messaggistica istantanea come tramite per comprendere cosa stesse facendo il diretto interessato in quell’orario durante il quale tutto ci si può aspettare, tranne che una tua visita a sorpresa.
Senti la calma venir meno, mentre il sottilissimo filo della pazienza inizia inesorabilmente a sfaldarsi. Sai bene che quell’agonismo improvvisato non porterà nessuno dei due da nessuna parte.

“Allora è sveglio.”

“Forse. Ora vado che è tardi. Buonanotte, Ku-”

Tadashi non riesce a terminare la frase, colto all’improvviso da una serie di starnuti da raffreddamento. Non hai ancora avuto modo di notare le sue guance arrossate dall’arrivo di una papabile influenza; ma l’assenza di sciarpa, cappello e guanti è più che evidente.

“Fa freddo, perché non ti sei portato almeno uno scaldacollo?”

“Perché...”

La sua voce impastata viene bruscamente interrotta ancora una volta da quel fastidioso starnuto. Oltretutto, ha iniziato ad incrociare entrambe le braccia sul petto, come un chiaro segnale dei brividi che stanno attraversando il suo fragile corpo poco coperto.
Preso dalla compassione, cominci a sciogliere il nodo che avevi fatto alla tua sciarpa tartan non appena eri sceso dal treno. L’avvolgi attorno al suo collo gelato, premurandoti persino di sistemargliela a dovere. Se avessero avuto la possibilità di osservarti in quel momento, personaggi premurosi e attenti come Sugawara o Akaashi sarebbero stati fieri di te. E con ogni probabilità, persino Kei. Anzi, soprattutto lui.

“Gra-grazie.”

“E di che? Sto solo cercando di scaldarti un minimo. Ti scorto fino a casa.”

“Non ce n’è bisogno.”

“Sì... perché poi rivoglio indietro la mia sciarpa.”

L’espressione comparsa sul volto del pinch server della Karasuno somiglia in modo impressionante a quella che usava mettere in mostra Kenma quando qualcuno osava contrarialo o prenderlo bonariamente in giro. Non si aspettava di certo quella stoccata dopo un gesto gentile e del tutto inconsueto. D’altronde, non puoi usare altri stratagemmi per mostrare una parvenza di buon cuore per quello che – almeno sulla carta – vorrebbe essere il tuo rivale in amore.
Tadashi ti propina un sorriso alquanto forzato, preferendo non andare oltre in quella situazione per lui già piuttosto complessa. Solleva entrambe le spalle, oramai rassegnato alla tua contorta invadenza.

“Io-io non abito propriamente vicino a Tsukki. Le nostre case distano almeno cinque minuti a piedi l’una dall’altre e-”

“Non ti preoccupare. Non andrò più da Kei.”

Cosa?!
Un quesito posto con la sola forza dello sguardo. I suoi grandi occhi verdi di nuovo spalancati dallo stupore, increduli di fronte a quel tuo cambio di rotta improvviso. Sì, gli devi almeno una piccola spiegazione, anche irrisoria. Se lo merita, vista la confusione mentale verso cui lo stai pian piano trascinando.
Socchiudi gli occhi mostrando un sorriso sbilenco, di quelli capaci di mascherare il tuo reale stato d’animo a chi non ti conosce fino in fondo. Incroci le braccia sollevando il capo verso quel cielo meravigliosamente stellato. È incredibile come quei puntini luminosi posti sopra le vostre teste possano rimandarti a quelle odiose lentiggini che cospargono le guance infreddolite di colui che è divenuto oramai indispensabile per il buon Tsukishima.

“Se non mi sbrigo a prendere l’ultimo treno della sera, rischio di saltare le lezioni di domani. E nell’annata del diploma, non mi sembra proprio il caso. Magari glielo dirai tu che sono passato, se ti andrà.”

“Ah, sì-sì... ok.”

L’abitazione di Yamaguchi non dista poi molto da quel supermarket di fronte al quale vi siete accidentalmente incontrati. Ti premuri di accompagnarlo fin davanti alla porta di casa, soffermandoti a chiedergli più volte se si senta meglio e se abbia bisogno di qualcosa. Scuote ripetutamente la testa, convinto a non voler arrecarti altro disturbo.
Un ultimo sorriso reciproco, questa volta rivolto con maggior trasporto e spontaneità.

“Beh, allora ciao!”

“Ciao e grazie, Kuroo-san. Fai buon viaggio.”

Annuisci senza aggiungere altro, voltandoti e allungando il passo prima di sentire l’ennesimo quesito da parte di quella voce influenzata. Non hai più la forza di sostenere alcuna argomentazione; non vuoi nemmeno incappare in un eventuale ultimo appiglio in grado di farti cambiare idea con l’altissimo rischio di creare disastri inauditi. Sei perfettamente consapevole di avere una discreta esperienza in tutto ciò.
Perché ho deciso di non andare più dal tuo Tsukki?Lo vuoi proprio sapere, eh!?
Perché non avrebbe più alcun senso.
 
***
 
Il grande orologio appeso in salone segna già le cinque e trenta del mattino. Tua madre non si è nemmeno accorta della tua assenza, come al solito.
Sali al piano di sopra cercando di non far rumore, più per abitudine che per scrupolo. Arrivato davanti alla porta della tua camera, noti immediatamente qualcosa di strano, a partire da un ticchettio frenetico e da flebili lamentele ovattate. Inizi a sbiancare al solo pensiero della presenza di un estraneo nella tua ‘area riservata’. Accendi d’impeto la luce e il viso sfinito di Kenma fa capolino dal tuo copriletto rosso e nero. Tiri un sommesso sospiro di sollievo, arrivando a morderti la lingua per non imprecare contro quell’amico speciale che di certo non si trova lì per caso.

“Finalmente sei tornato.”

“Da quanto sei qui?”

“Da qualche ora. Magari potevi degnarti di rispondere ai miei messaggi...”

“Ho spento il telefono.”

In tutta onestà, qualcuno dei suoi messaggi lo avevi anche letto; ma da lì a trovare la forza per replicare e pensare liberamente a qualcosa di diverso rispetto alla tua definitiva rassegnazione ci sarebbe voluto ancora del tempo. Metabolizzare la realtà dei fatti sarà un processo emotivo lungo e deleterio, ma assolutamente necessario per poter andare avanti.
Come ti era anche solo potuto passare per l’anticamera del cervello di metterti tra quei due e la loro splendida amicizia? Come avevi fatto a non comprendere che quel braccialetto d’argento – che quel giorno avevate acquistato insieme in una nota gioielleria del centro di Tokyo – era destinato proprio a Tadashi Yamaguchi? Avevi creduto alla storia del fratello, per poi ritrovare quel gingillo proprio intorno al polso di quel nanerottolo dalle lentiggini stellate.
Ingenuo, stupido, babbeo, idiota... solo io potevo farmi prendere per il culo in questo modo!

“Ma dov’è la sciarpa che ti ha regalato Lev?”

Non sei solito svestirti all’ingresso, come usano fare all’incirca tutti i comuni mortali. Preferisci portarti tutto al sicuro, nella tua camera. Questo tuo vezzo ha subito portato l’attenzione del tuo migliore amico su quel dettaglio all’apparenza insignificante. Ah, ovviamente la sciarpa era rimasta a Miyagi.

“Non so... l’avrò dimenticata in treno.”

“Mmm... faccio finta di crederci. Comunque, anche nel caso l’avessi davvero persa, ben venga. Era orrenda! Ma che gusti ha Lev? Ma neanche mio nonno indosserebbe quella cosa!”

Ed invece Tadashi Yamaguchi l’aveva indossata senza problemi. E al novantanove per cento domani la mostrerà a Kei e gli farà presente il nome del suo proprietario. Questo comporterà qualche reazione da parte sua? Ti cercherà anche solo per capire il motivo per cui hai deciso di fare un viaggio sino alla sua città per poi decidere di mandare tutto a ramengo? Gl’importerà ancora qualcosa di te e dei tuoi sentimenti?
Anche se con minor speranza, continuerò ad attendere le tue risposte, caro il mio Tsukki!

“Hai ragione. La mettevo perché comunque era bella pesante... scaldava parecchio.”

“E ora?”

“E ora... cosa?”

“Non hai bisogno di essere scaldato senza quell’obbrobrio?”

“Eh?! In che senso?”

“Coccole! Non è che ti ho aspettato fino ad ora per niente!”

Giusto il tempo d’indossare il pigiama e t’infili sotto le coperte con quello che sta cominciando a diventare qualcosa di molto più importante di un semplice amico d’infanzia. Non arrivate a fare nulla di realmente strano, se non abbracciarvi, coccolarvi e farvi qualche innocente grattino giusto per tirarvi vicendevolmente su il morale.
In cuor tuo hai deciso che d’ora in avanti dedicherai i tuoi sforzi solamente a chi saprà davvero apprezzarli come si deve. E Kenma è sicuramente in cima a questa nuova e preziosa lista affettiva.
 
 
 
… Sure I can accept that we're going nowhere
But one last time, let's go there
Lay down beside me...










 

Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola one-shot! :)

In attesa di buone nuove per quanto riguarda l’aggiornamento del manga, mi sono dilettata nella scrittura di questo triangolo senza pretese. Io sono sempre stata pro TsukiYama, ma non ho mai disdegnato la Kuroo x Tsuki, pur considerandola più ‘leggera’.
In questo breve lavoro ho voluto calcare un po’ la mano sull’ossessione che Kuroo avrebbe per Tsuki, ponendolo davanti all’ultima occasione per incontrarlo e dirgli la verità. Peccato solo che lungo il ‘cammino’ il nostro capitan-Nekoma incontri proprio il suo ‘acerrimo’ nemico: Tadashi Yamaguchi. Lite furibonda? Ma che dite, tutt’altro! Il nostro senpai si prodiga persino nel riaccompagnare il pinch server della Karasuno sino a casa. Il titolo della storia prende spunto da questo suo gesto. È proprio in questo frangente che realizza quale sia la persona giusta per Kei e il perché. Fortuna che a Tokyo c’è sempre qualcuno pronto ad accoglierlo (e via di fluff!KuroKen a profusione).

La storia è scritta in seconda persona, dal punto di vista di Kuroo e al tempo presente.
La canzone di cui riporto il ritornello diviso in due parti è ‘Last request’ di Paolo Nutini.
 
Ringrazio Juriaka e dhiskey che mi hanno incoraggiata a scrivere questa cosa che spero possa essere di vostro gradimento! ^^

Grazie ancora a chiunque passerà di qua. **

Buon Natale a tutti,

 
Mahlerlucia
 
   
 
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