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Autore: Mispon_    23/12/2019    1 recensioni
I pokémon sono creature misteriose che vivono negli habitat più disparati: dalle impervie montagne innevate ai bui fondali oceanici, dalle foreste più selvagge alle grandi metropoli industrializzate. Questi esseri vivono in perfetta armonia con gli esseri umani e il loro legame viene a concretizzarsi nel fenomeno delle lotte tra pokémon.
In questo contesto uno scienziato, il Prof. Y. Okido, crea il Pokédex, un'enciclopedia multimediale che raccoglie i dati di tutti i pokémon della regione di Kanto. Il suo desiderio è quello di affidare il Pokédex a due giovani allenatori per testarne il funzionamento. Ma qualcosa va drammaticamente storto...
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blue, Red
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 7 - Fondamenta

Il corpo di Otoko giaceva tra le fauci della bestia di fuoco. Apparentemente privo di vita, continuava a sanguinare. La cassa toracica era fracassata. Il predatore aveva la bava alla bocca. In quel momento nella mente di Okido non c’era spazio per ragionamenti, calcoli, considerazioni. Era paralizzato dal terrore e non riusciva a pensare ad altro che a una cosa: sto per morire. La bestia si voltò verso di lui; dilaniò il corpo del compagno e ne ingoiò le estremità inferiori. Poi parlò: “È il tuo turno. Ma ho una proposta: la tua testa per la vita del tuo amico.” A mente fredda Okido avrebbe sicuramente accettato. Ora invece aveva soltanto voglia di correre; ma le gambe non rispondevano ai suoi comandi, come fossero congelate. Se non le avesse viste si sarebbe addirittura chiesto se in quel momento ce le avesse avute, le gambe. Alle sue spalle il respiro freddo della donna in rosa impattava sul suo collo facendolo rabbrividire fin dentro le ossa. “Sei solo un vigliacco che si crede forte”, diceva. Di colpo l’Arcanine si trasformò: assunse forma umana. Era diventato suo nonno: “Ha ragione. Fin da quando eri bambino sei sempre stato un vigliacco. Non hai salvato il tuo compagno perché non sei in grado di fare nulla. Non a caso io sono morto. Sono morto e tu non hai fatto niente per impedirlo. Perché tu per primo sei incapace di vivere.” A quelle parole la donna morse la spalla del giovane. Ebbe l’impressione che con quel morso avesse frantumato il suo intero scheletro. Poi, tutto sudato, si svegliò.
Erano le 5:35 di mattina. Cinque minuti in più del solito. Okido pensò che forse il sogno era avvenuto in quei cinque minuti. Ricordava di aver letto da qualche parte che i sogni hanno luogo solo nelle ultime fasi del sonno, anche se non avrebbe saputo dire se fosse vero o meno. In ogni caso era in ritardo per l’allenamento.
Il giorno prima aveva deciso di lasciare l’ospedale di Nibi e fare ritorno a Yamabuki, decretando il definitivo fallimento dell’indagine sul contrabbando di fossili. Era arrivato in città verso le nove di sera. Dell’attacco di due giorni prima conservava solo una lieve ferita sul volto. Otoko invece non si era svegliato. I medici nella tarda mattinata gli avevano confermato che la sua vita non era a rischio, ma lo stato comatoso sarebbe potuto durare per un po’ e c’erano buone probabilità che non sarebbe mai più tornato a camminare. Okido si era reso conto di essere troppo debole; anche volendo non avrebbe potuto fare nulla. Per questo aveva deciso di recarsi al Dojo Lotta di Yamabuki. Si trattava della vecchia Palestra della città, attiva fino a nove anni prima quando il capopalestra Nobuhiko decise di dedicarsi interamente all’addestramento di allenatori in erba. Era da lui che Okido aveva imparato in tenera età i rudimenti della lotta. Adesso, arrugginito come aveva capito di essere, doveva ripartire da zero. E doveva sbrigarsi: in due giorni due capipalestra su otto erano stati uccisi. I casi erano destinati a rallentare, altrimenti le mosse dell’assassino sarebbero divenute troppo prevedibili; anche nel migliore dei casi, però, entro un mese quella strage insensata avrebbe raggiunto il suo climax. Okido decise che nelle condizioni in cui si ritrovava doveva scommettere proprio sul migliore dei casi: si sarebbe allenato al Dojo per un mese, si sarebbe tenuto aggiornato tramite il Dipartimento e avrebbe intercettato il killer all’ultima Palestra rimasta. Questo significava non fare nulla per prevenire l’omicidio di altre cinque persone, lo sapeva bene: ma doveva venire a patti con la realtà. Senza un allenamento intensivo sarebbe stato ucciso prima ancora di provarci nuovamente.
Quando si era presentato da Nobuhiko l’uomo, ormai anziano, aveva accettato di buon grado la proposta di Okido. Ricordava ancora quel bambino così talentuoso che a soli undici anni riusciva già a elaborare le strategie più disparate. Ritrovare quello stesso ragazzino ormai ventenne gli aveva scaldato il cuore: non avrebbe mai potuto rifiutare. Per massimizzare le ore di allenamento Okido aveva deciso di dormire al Dojo; l’edificio - a quel tempo deserto - aveva il pavimento in legno, il soffitto basso e non disponeva di veri e propri letti: due coperte stese a terra e un cuscino erano sufficienti. Per qualche motivo il ragazzo trovava quell’ambiente accogliente, così antiquato e minimalista.
Una decina di minuti dopo essersi svegliato, fatta rapidamente colazione con quello che gli era stato offerto, Okido era pronto. Aveva fatto uscire fuori dalle Pokéball la sua squadra: Pidgeot, Alakazam, Exeggutor, Ninetales, Sandslash, Cloyster. In realtà non erano propriamente pokémon suoi: non essendo un allenatore gli erano stati forniti dal Dipartimento in caso di necessità. Era un miracolo che il Commissario Po gli avesse concesso di portarli con sé (ma del resto anche il fatto che gli avesse permesso di indagare come privato era quanto mai anomalo). Quanto a Eevee, invece, si trattava di un suo vecchio compagno. Ma preferiva i croccantini alle battaglie e per questo già prima di lasciare il Dipartimento aveva ritenuto opportuno affidarlo a sua sorella, che viveva a Masara.
“Ricominceremo dalle basi” esordì Nobuhiko. “Sai dirmi quanti e quali sono i fattori che determinano l’esito di una battaglia?”
Okido rifletté per alcuni secondi. “Una squadra allenata e una buona conoscenza delle dinamiche del combattimento.” Gli sembrò una risposta pertinente.
“È corretto in parte. Alla base di una lotta ci sono cinque componenti: preparazione fisica, conoscenza, prontezza mentale, strategia, fortuna. In un mese possiamo lavorare sulle prime tre. Vorrei tuttavia rendere chiara una cosa: quando ti sei recato da me ho percepito che il tuo obiettivo non è semplicemente quello di diventare un bravo allenatore. Ho capito che ti sei gettato in qualcosa di molto pericoloso. Non hai bisogno che ti faccia la predica e dai tuoi occhi colgo una forte determinazione. Ma sappi che se vuoi davvero che ti addestri a dover migliorare non sarà soltanto la tua squadra. Dobbiamo lavorare innanzitutto su te stesso.” Okido annuì deciso.
“Perfetto. Per prima cosa tempreremo il tuo corpo.” Nobuhiko porse all’allievo uno straccio, un secchio e quattro tra bracciali e cavigliere in ferro. “Indossa questi e inizia a lavare il pavimento.”
“C-che cosa?” Aveva capito, ma non riusciva a credere che stesse succedendo sul serio. Poi gli arrivò una sberla in testa così forte da stenderlo al suolo.
“Non discutere gli ordini del tuo maestro. Quando avrai finito torna da me.” Si sedette al centro della stanza e tirò fuori da chissà dove una rivista di enigmistica.
Non avendo altra scelta Okido assecondò la richiesta e indossò i bracciali. Poi le sue braccia piombarono verso il basso. “Quanto diamine pesano questi affari?”
“Quindici chili ciascuno. Dovrai tenerli per tutto il giorno. Aumenteremo progressivamente il peso. Lo stesso vale per le gambe.”
Affranto, il giovane sventurato mise le cavigliere, afferrò lo straccio e iniziò a pulire. Circa quattro ore dopo aveva finito. Sentiva i suoi muscoli implodere per la fatica.
“Bene, hai completato il tutto prima di quanto avessi previsto. Da domani integreremo i pesi con alcuni esercizi per gli addominali e trazioni alla sbarra, ma per oggi va bene così. Ovviamente dovrai tenere i carichi fino a quando non andrai a dormire. Adesso lavoriamo sulla teoria.” Gli porse un vecchio libro impolverato dalla copertina rossa. “Rudimenti delle battaglie pokémon e introduzione alla Lega di Kanto”. Okido riuscì ad afferrarlo a fatica.
Il maestro tuonò: “Apri il libro e leggi ad alta voce il primo capitolo.”
Okido annuì, quindi iniziò:
 
“1. Il sistema dei Tipi
I Tipi sono un sistema di classificazione che consente di stabilire correttamente le relazioni di forza che intercorrono tra i vari pokémon. A un pokémon può essere attribuito un unico Tipo o una coppia di Tipi. A ogni mossa utilizzata dal pokémon può essere attribuito uno e un solo Tipo. Un pokémon può apprendere una mossa del Tipo diverso dal proprio. Tuttavia, le mosse dello stesso Tipo dell’utilizzatore risultano più potenti. In base alla relazione tra i vari Tipi, una mossa che colpisce un obiettivo può comportarsi in sei modi differenti:
  • La mossa non ha effetto contro almeno uno dei Tipi dell’avversario: il pokémon non subisce danni.
  • La mossa non è molto efficace contro entrambi i Tipi del bersaglio: il pokémon subisce ¼ dei danni.
  • La mossa non è molto efficace contro uno e un solo Tipo del bersaglio e non ha relazione con il secondo, o non è molto efficacie contro l’unico Tipo del bersaglio: il pokémon subisce ½ dei danni.
  • La mossa non ha relazione con entrambi o con l’unico Tipo del bersaglio, o non è molto efficacie contro un Tipo del bersaglio ma super-efficace sull’altro: il pokémon subisce il normale ammontare di danni previsto.
  • La mossa è super-efficacie contro uno e un solo Tipo del bersaglio e non ha relazione con il secondo, o è super-efficacie contro l’unico Tipo del bersaglio: il pokémon subisce il doppio dei danni.
  • La mossa è super-efficace contro entrambi i Tipi del bersaglio: il pokémon subisce il quadruplo dei danni.
I Tipi attualmente in uso sono quindici. Di questi, otto sono classificati come Fisici mentre sette come Speciali. Ai Tipi Fisici appartengono mosse che prevedono il contatto diretto, mentre le mosse dei Tipi Speciali consistono nell’utilizzo di peculiari forme di energia.
Di seguito è riportato uno schema volto ad illustrare le relazioni tra i vari Tipi, aggiornato alle scoperte più recenti.
 
Contro un bersaglio appartenente a un Tipo Fisico.
Bersaglio -> Mossa | Normale Lotta Volante Veleno Terra Roccia Coleottero Spettro
Normale 1x 1x 1x 1x 1x ½x 1x 0x
Lotta 2x 1x ½x ½x 1x 2x ½x 0x
Volante 1x 2x 1x 1x 1x ½x 2x 1x
Veleno 1x 1x 1x ½x ½x ½x 2x ½x
Terra 1x 1x 0x 2x 1x 2x ½x 1x
Roccia 1x ½x 2x 1x ½x 1x 2x 1x
Coleottero 1x ½x ½x 2x 1x 1x 1x ½x
Spettro 0x 1x 1x 1x 1x 1x 1x 2x
Fuoco 1x 1x 1x 1x 1x ½x 2x 1x
Acqua 1x 1x 1x 1x 2x 2x 1x 1x
Erba 1x 1x ½x ½x 2x 2x ½x 1x
Elettro 1x 1x 2x 1x 0x 1x 1x 1x
Psico 1x 2x 1x 2x 1x 1x 1x 1x
Ghiaccio 1x 1x 2x 1x 2x 1x 1x 1x
Drago 1x 1x 1x 1x 1x 1x 1x 1x
 
Contro un bersaglio appartenente a un Tipo Speciale.
Bersaglio -> Mossa | Fuoco Acqua Erba Elettro Psico Ghiaccio Drago
Normale 1x 1x 1x 1x 1x 1x 1x
Lotta 1x 1x 1x 1x ½x 2x 1x
Volante 1x 1x 2x ½x 1x 1x 1x
Veleno 1x 1x 2x 1x 1x 1x 1x
Terra 2x 1x ½x 2x 1x 1x 1x
Roccia 2x 1x 1x 1x 1x 2x 1x
Coleottero ½x 1x 2x 1x 2x 1x 1x
Spettro 1x 1x 1x 1x 0x 1x 1x
Fuoco ½x ½x 2x 1x 1x 2x ½x
Acqua 2x ½x ½x 1x 1x 1x ½x
Erba ½x 2x ½x 1x 1x 1x ½x
Elettro 1x 2x ½x ½x 1x 1x ½x
Psico 1x 1x 1x 1x ½x 1x 1x
Ghiaccio 1x ½x 2x 1x 1x ½x 2x
Drago 1x 1x 1x 1x 1x 1x 2x
 
Okido lesse con attenzione le tabelle. Suo nonno una volta gli aveva detto che alcuni valori tradizionalmente utilizzati erano probabilmente errati, ma la ricerca non venne mai portata a termine dopo la sua morte. Il libro era datato, ma tutto sommato non ci sarebbero stati problemi così grossi.
Quando ebbe finito si rivolse al maestro: “A grandi linee ricordo ancora questi abbinamenti, li avevo studiati molto bene quando ero piccolo. Non credo ci siano problemi sotto questo punto di vista.”
“Perfetto. Allora rileggi tutto per mille volte. Poi ripeti per altre mille volte a libro chiuso.”
“C-che cosa?” Era di nuovo incredulo. E un’altra volta si beccò una sberla in testa.
“Non discutere gli ordini del tuo maestro.” Aveva il potenziale di diventare una frase ricorrente. “Di questo passo avrai da fare fino al tardo pomeriggio. Dopo potrai mangiare qualcosa. L’alimentazione è importante per un corpo in forma.” Detto questo mise dei tappi per le orecchie e tornò a risolvere cruciverba.

Erano le 17:30 quando poté addentare un po’ di carne, seduto a gambe incrociate sul tatami della sala dove prima si era allenato. Era incredibilmente tenera, niente a che vedere con quei mattoni delle costole di Tauros che era abituato a mangiare a casa. Si chiese di che pokémon fosse, ma per educazione preferì rimanere in silenzio. Aveva la gola secca e lo stomaco in pena: quel pasto era anelato al punto che non sentiva neanche più il peso dei bracciali.
A Nobuhiko bastava invece del misoshiru. In realtà aveva un odore particolare; come se al dashi invece del miso fosse stato aggiunto qualche cereale più forte, anche se Okido non sapeva distinguere quale. Al contrario di quanto si potrebbe credere gli era sempre piaciuto cucinare e aveva un palato molto raffinato. A causa del troppo lavoro, però, non aveva mai coltivato questa passione e si ritrovava fin troppo spesso a mangiare scadente cibo precotto.
“Perché non inviti i tuoi pokémon a mangiare con noi?” Chiese severo il vecchio. “Se lo meritano: mentre ti allenavi li ho lasciati liberi di lottare nel cortile sul retro. Anche loro sono molto determinati.”
“Capisco…” Okido abbassò lo sguardo, come imbarazzato per non averci pensato prima.
“Questo è un tuo enorme limite, Shigeru.” Prima di allora non l’aveva mai chiamato per nome, se non quando era molto piccolo. In genere era una cosa che lo infastidiva ma in quel caso gli era sembrato addirittura naturale. “Tu non hai nessun legame con i tuoi pokémon. Probabilmente non conosci neanche le loro abitudini alimentari, per questo non ci avevi pensato. Li lasci sempre nelle Pokéball, dove il loro metabolismo è pressoché bloccato, e te ne lavi le mani. Ahimè, è un problema comune ai giorni nostri! Dovremo lavorare molto sotto questo punto di vista.” Nobuhiko posò la ciotola che prima ospitava il misoshiru. Poi continuò: “Sandslash si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi e ha bisogno di pochissimi liquidi; Pidgeot predilige insetti e pesci; Ninetales e Alakazam sono onnivori: non si fanno problemi a divorare di tutto; Cloyster filtra plancton e altre minuscole sostanze nutritive, basta immergerlo in acqua e versare del mangime apposito - non preoccuparti per lui, nel cortile abbiamo un laghetto; Exeggutor può nutrirsi assorbendo la luce solare ma non disdegna alimenti di origine vegetale. Fortunatamente per te nella stanza in fondo c’è un sacco di cibo per pokémon. E adesso vai, prima che muoiano di fame! Quando avrai finito potrai toglierti i pesi e andare a riposare. Domani sarà una giornata ancora più lunga.”
Okido si alzò a fatica e, recuperato il cibo, si recò in cortile. Lì Alakazam era intento a meditare seduto su una gamba sola in cima a un grosso masso. Il giallo umanoide dalla testa volpina notò subito il suo allenatore e lo accolse con un viso lieto. Si avvicinò e accettò della frutta: sembrava una creatura con cui si poteva instaurare un rapporto sereno. Okido non aveva mai fatto caso a quale fosse l’indole dei suoi pokémon; li aveva tirati fuori soltanto nelle situazioni più disperate e li aveva sempre visti come un mezzo. Si chiedeva, allora, come mai quell’Alakazam sembrasse tanto amichevole.
Ninetales e Sandslash si allenavano poco distanti, provando alcune tecniche l’uno sull’altro. Per i pokémon è un atteggiamento normale e difficilmente rischiano di ferirsi a vicenda. La volpe a nove code si avvicinò a Okido e strusciò il pelo contro le sue gambe; emise un rumore vagamente simile a delle fusa prima di addentare a tradimento alcune bacche che il ragazzo aveva messo nella tasca della felpa. Fu in quel momento che si rese conto per la prima volta di non aver indossato i suoi consueti abiti da lavoro da quando era partito. Si disse che sarebbe stato il caso di comprare qualcosa di quantomeno presentabile. In ogni caso, quella bestiaccia avrebbe anche potuto chiedere invece di architettare quel sotterfugio! Sandslash intanto teneva gli occhi bassi. Okido credette di capire: “Ehi, non è che ti senti in colpa per aver perso l’altra volta, vero?” Il pangolino spinato accennò un timido assenso con la testa. L’allenatore sorrise: “La responsabilità è anche e soprattutto la mia. Ti prometto che la prossima volta vinceremo.” Se la sua biologia glielo avesse permesso, probabilmente Sandslash sarebbe arrossito. Afferrò con i suoi lunghi artigli alcuni bocconcini di carne e tornò a combattere contro Ninetales.
Exeggutor era immobile vicino il laghetto. Il solo fatto che potesse esistere una piccola palma con due piedi da rettile e tre teste a forma di noce di cocco faceva capire a Okido quanto fosse strano il mondo in cui viveva. Avvicinatosi alla “pianta” il ragazzo gli porse una mela. Il pokémon la afferrò con i denti. Poi la gettò a terra. “Non hai fame?” Exeggutor fece di sì con la testa centrale. Okido provò a ridargli la mela. Questi l’afferrò tra i denti e poi la gettò. La testa di sinistra si cimentò in quella che sembrava una risata bonaria. “Ho la sensazione che tu mi stia prendendo in giro. Beh, te la lascio lì a terra nel caso cambiassi idea.”
Non appena l’allenatore si voltò, Exeggutor aveva mangiato la mela. Fece finta di non accorgersene e si rivolse verso il piccolo specchio d’acqua. Lì Cloyster era immerso per metà, intento a scrutare con fare minaccioso una foglia che si era posata sull’acqua. Il pokémon simile a un’ostrica violacea rivolse il corno verso il vegetale. Si fiondò verso la preda indifesa ma calcolò male le distanze e andò a sbattere contro un masso. Poi si chiuse nella conchiglia, offeso. “Che tipo… ti verso del mangime per quando esci.”
A quanto sembrava la squadra di Okido era composta da personalità piuttosto eccentriche. Tutto sommato però riteneva fosse possibile lavorare insieme. Fu allora che Pidgeot gli si fiondò addosso. L’enorme volatile affondò gli artigli sulla schiena e lo beccò in testa. Poi si appostò sul ramo di un albero fissandolo furioso. Aveva un verme in bocca, probabilmente un Weedle. Il messaggio era chiaro: “Riesco a mangiare da solo, non ti avvicinare.” Okido stava leggermente sanguinando dalla spalla destra. L’attacco del pokémon non aveva l’obiettivo di ferirlo gravemente: era un avvertimento. “Questo potrebbe essere un problema”, pensò. Di colpo fu pervaso da una stanchezza soffocante. I pesi iniziavano a essere insostenibili e non si era riposato per un minuto. Decise che per quel giorno poteva bastare. I pokémon potevano scorrazzare ancora un po’, avrebbe detto al maestro di farli ritornare nelle Pokéball sul tardi; nel lasciare il cortile lanciò uno sguardo alla sua squadra: anche se non andava d’accordo con Pidgeot doveva riconoscere che era proprio un bel gruppo. Forse con loro non si sarebbe più sentito così solo.

Non appena si sdraiò sulle coperte gli passò la voglia di dormire. Il corpo umano era davvero strano a volte. Adesso milioni di pensieri gli passavano per la testa. Provò a gettare un occhio sul suo diario. Fortunatamente niente era stato manomesso. Sotto il 14 novembre, giorno in cui il Team Rocket si era rivelato al mondo, aggiunse:
“15 novembre: Assassinio di Takeshi”
“16 novembre: Assassinio di Kasumi; Attacco della donna sull’autobus”

Quel giorno era il 18. L’assassino non si era fatto vedere nelle ultime quarantott’ore. Come aveva ipotizzato stava rallentando. La mente gli ritornò all’incontro con Apollo la mattina precedente: prima di lasciare l’ospedale aveva chiesto a un’infermiera di porgere i suoi saluti all’uomo che gli si era presentato come il fondatore della struttura. Eppure costui era morto da un pezzo e non si chiamava Apollo. Con chi aveva parlato allora? Non si capacitava di come fosse stato raggirato facilmente. Gli era sembrata una persona così gentile. Era un membro del Team Rocket? Ma allora a che scopo cercare di ottenere delle informazioni da lui? Se la donna che lo aveva attaccato apparteneva al Team Rocket sarebbe bastato che i due si tenessero in contatto. Aspetta… “se”?
In quel momento Okido si illuminò. Un vortice di idee e collegamenti gli fluì nel cervello senza che neanche se ne rendesse conto. Come diamine aveva fatto a non pensarci? Le forze criminali in gioco erano due: la prima di Apollo, la seconda della donna! Erano evidentemente in cattivi rapporti se cercavano di rubarsi le informazioni a vicenda. Adesso che l’aveva capito tutto iniziava a quadrare: gli omicidi dei capipalestra e le rivendicazioni del Team Rocket erano due cose totalmente distinte. I primi erano utilizzati dalla seconda organizzazione per far uscire allo scoperto il Team Rocket: ecco il significato delle scritte “TR” sui luoghi del delitto! Questo risolveva un particolare che non gli era mai stato chiaro: sia nell’attentato di sette anni fa che nell’episodio della falsa agenzia di vendita dei fossili le vittime erano state soffocate dal veleno. I capipalestra invece erano morti riportando ferite in combattimento. I metodi erano sempre stati totalmente diversi! Ora le cose da capire erano tre: quale fosse il reale obiettivo di entrambe le organizzazioni e che mezzi utilizzassero; a quale fazione appartenessero rispettivamente la donna e Apollo; perché quello che credeva essere il suo amico di infanzia era in contatto con la criminalità organizzata. Pensando a tutto questo Okido piombò in un sonno profondo.

Dipartimento Anti-Criminalità Organizzata di Yamabuki, un giorno prima
“Ed è per questa discrepanza tra il modus operandi dei colpevoli che dobbiamo necessariamente supporre che i nemici sulla scacchiera siano due. Il Team Rocket è dietro le rivendicazioni, il Team X è il mandante degli omicidi. Gli omicidi hanno lo scopo di far uscire allo scoperto il Team Rcoket. Per questo le due organizzazioni devono necessariamente essere in contrasto.” Concluse Fronesis.
“Sarà sicuramente una visione che terremo in considerazione. La ringraziamo per la collaborazione.” Disse il Commissario Po con quel suo atteggiamento imperscrutabile. “Tuttavia entrando in questa stanza ci ha anticipato che si è fatto un’idea di come dovremmo gestire la situazione. Prego, ce la esponga.”
“Le rendo infinitamente grazie per l’opportunità, commissario. L’obiettivo è fermare il killer. Quando lo arresteremo otterremo informazioni sia su X che sui Rocket. I vostri problemi maggiori al momento sono due: non avete l’autorizzazione per indagare e disponete di pochi uomini. La prima questione è facilmente risolvibile: si dia il caso che io conosca molte persone ai piani alti. Credo che nessuno avrà nulla da obiettare se mi permetterò di accelerare un po’ la macchina burocratica di questa nazione.”
Doiru si fece avanti: “Eccome se c’è qualcuno! Se dici di essere così vicino al sistema non possiamo fidarci di te. Qui è in atto qualche complotto, te lo si legge in fac…”
“Doiru, ho detto di stare zitto.” Il commissario lo riprendeva in maniera più severa del solito in quel periodo. “Siamo disposti ad accettare, purché ci assicuri che l’intera procedura verrà svolta nel totale rispetto della legalità.”
“Naturalmente, non deve preoccuparsi di questo. Per quanto riguarda il secondo problema, invece, ho paura che dovremmo venire a patti con la dura realtà. Con il capitale umano a vostra disposizione possiamo creare un minimo di quattro gruppi. Non siate così folli da credere di poter agire da soli: l’avversario è estremamente forte! I capipalestra rimasti sono ancora sei: questo vuol dire che dovremmo attendere che altri due omicidi vengano portati a termine.”
“Crede non sia possibile scortare da subito quattro capipalestra?” Lo stesso Po non sembrava convinto della sua proposta.
“Non avrebbe senso. L’assassino se ne accorgerebbe e punterebbe su quelli rimasti scoperti. Inoltre non credo che esistano gli estremi legali per una cosa del genere. Come se non bastasse, anche io necessito di un po’ di tempo per farvi ottenere l’autorizzazione: probabilmente per quando saremo pronti il killer avrà già soddisfatto le nostre condizioni. Or dunque, commissario: spero che questa nostra alleanza sia suggellata senza ulteriori indugi.” Sorrise.
Po rimase in silenzio per alcuni istanti, intento a riflettere. Poi porse la mano a Fronesis: “Lo spero anch’io. Non mi piace l’idea di non fare nulla per salvare qualcuno. Ma è un sacrificio che siamo costretti a compiere. Definiremo i dettagli del piano operativo nella giornata di oggi: spero che lei voglia prendere parte alle operazioni di persona.”
Fronesis si inchinò: “Onorato.”
Dopo qualche minuto la folla che si era accalcata attorno l’investigatore e il commissario si diradò e ognuno tornò alle proprie mansioni. Fronesis approfittò del distributore di caffè presente nell’ufficio. Mentre beveva appoggiato a una parete gli si avvicinò Christie, la quale era stata come di consueto in silenzio per tutta la discussione di poco prima. L’uomo le lanciò un’occhiata: “Signorina…”
“M-m-m-m-mi scusi.” Aveva balbettato più del solito ed era diventata rossa come un peperone. Parlare con quell’uomo la metteva a disagio più di quanto non facessero le altre persone, per qualche motivo. “È che v-volevo dirle una cosa. C-circa le indagini, ecco. Ma è una cosa molto stupida, non so se sia il caso. Io non sono molto intelligente…”
“La prego, mi dica pure. Anche il più piccolo particolare può risultare decisivo.” La esortò con il suo consueto ampio sorriso.
“V-vede. Ho pensato che tutta questa faccenda è un po’ strana. M-mi sembra un po’ assurdo che un’organizzazione criminale riveli la sua esistenza così in grande stile e poi, provocata da una rivale come ha detto lei, non si faccia sentire per smentire di centrare qualcosa con quegli omicidi. Q-quello che voglio dire è che se il Team Rocket è così potente allora dovrebbe poter gestire la situazione molto facilmente. Ep-eppure gli omicidi stanno continuando. Allora ho pensato: se le organizzazioni sono due non potrebbero essere anche tre? C’è X, c’è il Team Rocket e c’è il vero colpevole degli attentati. C-cioè… il Team Rocket visto così sarebbe soltanto un fantoccio di questa terza organizzazione “Y” e in realtà non sarebbe così potente. P-per questo non interviene. Il T-team Rocket potrebbe fungere proprio da specchietto per le allodole per il Team X… M-ma ora che lo dico suona ancora più stupido. Mi scusi, si dimentich…”
Christie fu costretta a fermarsi con il cuore in gola. Fronesis la fissava con gli occhi spalancati. Le pupille erano dilatate, erano visibili i capillari del bulbo oculare. Aveva la bava alla bocca. Era uno sguardo che comunicava voglia di uccidere. Durò poco più di un secondo. Poi tornò il solito Fronesis di sempre, con il suo atteggiamento confidente e il suo tono pacato: “È una teoria interessante. Se emergeranno nuovi indizi a sostegno le daremo sicuramente credito. Lei non è affatto stupida, mi creda. Dovrebbe avere un po’ più di fiducia in se stessa.”
Prima che potesse finire, però, Christie si era allontanata spaventata. Fronesis si incupì. “Puttana di merda”, aggiunse mormorando. Poi sputò nel bicchiere.


Il secondo giorno di allenamento fu incredibilmente duro. I muscoli di Okido erano a pezzi e sopportare nuovamente i pesi si stava dimostrando più arduo del previsto. Dopo aver pulito il pavimento, Nobuhiko lo introdusse a una sala con varie attrezzature da palestra. Provò a fare qualche trazione e degli addominali, con scarsi risultati. Il maestro lo rassicurò: “È già un miracolo che tu sia in piedi dopo quello che hai fatto ieri. Hai del potenziale! Quando avrai terminato qui raggiungimi per la lezione teorica.”
Era primo pomeriggio quando Okido afferrò il libro e lesse ad alta voce:
“2. Le statistiche
Il potenziale in combattimento di un pokémon è determinato da cinque statistiche principali:
  • Punti Salute [PS]: l’energia vitale del pokémon. Più sono alti più danni esso può ricevere.
  • Attacco: la capacità del pokémon di arrecare danno Fisico.
  • Difesa: la capacità del pokémon di subire danno Fisico.
  • Speciali: la capacità del pokémon di manipolare l’energia Speciale, sia in attacco che in difesa.
  • Velocità: la velocità del pokémon di sferrare un attacco. Soprattutto per le mosse Speciali, non corrisponde necessariamente alla mobilità del pokémon.
Le statistiche sono influenzate da diversi fattori secondo le seguenti formule:
PS = {[(B + VI) x 2 + (√ES : 4)] x Lv} : 100 + Lv + 10
Altra statistica = {[(B + VI) x 2 + (√ES : 4)] x Lv} : 100 + 5
Dove:
  • Statistiche base [B]: sono dei valori che dipendono dalla specie del pokémon e ne indicano il potenziale generale nelle varie statistiche. Non possono variare se non con l’evoluzione.
  • Livello [Lv]: è un valore che determina lo stato di forma del pokémon. Aumenta con l’allenamento e in genere viene quantificato su una scala da 1 a 100. Può salire utilizzando specifici integratori. Raggiunto un certo livello determinate specie di pokémon possono andare incontro a evoluzione cambiando aspetto, statistiche base ed eventualmente Tipo.
  • Esperienza statistica [ES]: è un valore che determina l’esperienza del pokémon. Aumenta con l’accumulo di varie battaglie ed è direttamente influenzato dall’avversario che si sconfigge. In genere viene quantificato su una scala da 0 a 65535 per ogni statistica. Può salire utilizzando specifici integratori.
  • Valori individuali [VI]: sono dei valori che dipendono dal singolo individuo e ne indicano il potenziale genetico innato. In genere vengono quantificati su una scala da 0 a 15 per ogni statistica. Non possono variare.
Durante la lotta è inoltre necessario tenere conto altri fattori:
  • La Precisione è la capacità del pokémon di mandare a segno un attacco.
  • L’Elusione è la capacità del pokémon di schivare un attacco.
  • Alcune mosse sono in grado di modificare temporaneamente le statistiche, comprese Precisione e Elusione.
Okido sfogliò rapidamente il libro fino ad arrivare al catalogo dei pokémon. Era piuttosto rudimentale, di anni luce inferiore al Pokédex che aveva messo a punto suo nonno, ma era utile per avere una prima idea sulle statistiche base dei pokémon (ovviamente erano elencati solo i 148 pokémon ammessi alla Lega di Kanto). Si accorse che Sandslash aveva un totale di statistiche inferiore rispetto ad Arcanine; il primo aveva un Attacco alto e degli Speciali molto bassi, mentre il secondo sia Difesa che Speciali intermedi: era molto più bilanciato. Quando aveva affrontato quella donna aveva tenuto conto soltanto del vantaggio di Tipo (Terra batte Fuoco), ma adesso si era reso conto che vi erano numerosi altri fattori da prendere in considerazione.
“Mi sarà utile. Ma non devo imparare anche le formule, vero?”
“Certo che sì. Inizia a ripetere per duemila volte.”
“C-che cosa?” Neanche il tempo di dirlo che si beccò una sberla in fronte.
“Non discutere gli ordini del tuo maestro.”

Finito di pranzare era già a metà giornata, ma era stato leggermente più veloce del giorno prima. Nobuhiko posò la sua rivista soddisfatto per aver risolto un enigma di difficoltà elevata: “Oggi ci dedicheremo a rafforzare il legame con la tua squadra. I tuoi pokémon sono già ben allenati e continuano a rafforzarsi combattendo tra loro la mattina. Tuttavia se non riuscirete a instaurare un rapporto di fiducia reciproca non andrete da nessuna parte. Scegli due pokémon: proseguiremo a rotazione per tre giorni prima di ricominciare il ciclo.”
Okido decise che per iniziare sarebbe stato meglio utilizzare pokémon non troppo problematici. Dal momento che sembravano inseparabili tirò fuori dalle Pokéball Sandslash e Ninetales.
“Per prima cosa dimmi che cosa sai su questi due.”
“Sissignore! Sandslash è un pokémon di Tipo Terra; eccelle in Attacco e in Difesa, ha PS e Velocità mediocri e pessimi Speciali. Ninetales è un pokémon di Tipo Fuoco; è forte in Speciali e Velocità, mentre le altre statistiche sono nella norma.”
“Eccellente. Ma la teoria da sola non ti basterà.” Porse alle due creature alcuni semi. Improvvisamente emisero dei versi minacciosi e si misero sulla difensiva. “Ho appena dato ai tuoi pokémon dei Semetenebra. Derivano da una pianta esotica, molti non ne hanno mai sentito parlare, ma nel monastero dove mi allenai da giovane erano una componente indispensabile dell’allenamento tradizionale: la loro vista sarà offuscata per dieci minuti.” Nobuhiko fece scendere in campo un Mankey e un Machop. “Se non sconfiggerai questi qui per allora raddoppierò il peso di bracciali e cavigliere.”
Okido rabbrividì al solo pensiero. Doveva pensare in fretta. Sulla carta i suoi pokémon erano di gran lunga superiori. Gli avversari erano di Tipo Lotta e, trattandosi di forme ancora non evolute, avevano statistiche piuttosto basse. Nonostante ciò avevano entrambi un buon Attacco che al buio sarebbe potuto risultare fatale. Che cosa avrebbe dovuto fare? Ordinare a Sandslash di attaccare con Terremoto? Sarebbe stato un colpo sicuro ma avrebbe danneggiato anche il compagno, che avrebbe subito moltissimi danni a causa dello svantaggio di Tipo. Sferrare Lanciafiamme con Ninetales? Ma come avrebbe dovuto indirizzarlo verso il nemico? Forse la cosa migliore era concentrarsi sulla difesa. Dove avrebbero attaccato? Sul pokémon Fuoco ovviamente, non avendo esso una Difesa così alta.
“Tieniti pronto ad indietreggiare, Ninetales!” Preventivò Okido. In effetti gli avversari avanzarono verso la volpe. Mankey le lanciò un pugno frontale che fu prontamente schivato, ma il suo piccolo compagno umanoide era già piombato alle sue spalle e mise a segno il colpo. I due poi si ritirarono nelle retrovie. “Diavolo”, rifletté l’allenatore, “di questo passo il tempo scadrà. Cercare di schivare gli attacchi non può funzionare se i miei pokémon non vedono i nemici. Un momento: vedere?”
A Okido balenò in mente un piano: iniziò a correre verso il centro del campo di battaglia e arrivò a pochi passi dai nemici. Con l’incredulità di Nobuhiko l’allenatore tirò fuori dalla tasca due bacche e le spappolò sulla testa dei nemici. Poi batté in ritirata più velocemente che poteva. Un po’ affannato si rivolse ai suoi pokémon sorridendo: “Adesso colpiteli”. Machop si riprese subito, mentre il primate ci mise alcuni secondi per comprendere quello che era successo per divenire furioso subito dopo. La rabbia durò però ben poco: gli artigli di Sandslash e il soffio infuocato di Ninetales li misero al tappeto in un battito di ciglia.
Erano stati in grado di seguire l’odore emanato dalle bacche. La vista non è l’unico senso che permette di raccogliere informazioni sulla posizione dell’avversario: Okido lo aveva capito ripensando a quando Ninetales gli aveva sottratto la bacca dalla tasca il giorno prima; dal momento che non poteva averla vista doveva aver utilizzato l’olfatto!
Il maestro controllò: “Sette minuti. Congratulazioni. Ma non credi di esserti esposto un po’ troppo con quella mossa?”
“Certamente è stato un azzardo. Ma come ha già intuito la ragione per cui sono qui mi condurrà a situazioni pericolose. A differenza delle lotte normali anche l’allenatore deve essere pronto a rischiare.”
“Capisco. Però adesso dimmi una cosa: come mai avevi delle bacche in tasca?”
“Subito dopo l’allenamento volevo mangiare qualcosa con la mia squadra. Non si sa mai che mi affezioni realmente a loro.” Entrambi sorrisero mentre Sandslash e Ninetales, recuperata la vista, rivolsero fieri e trionfanti lo sguardo verso il loro allenatore.

Il terzo giorno procedette senza troppi intoppi. In mattinata Okido riuscì anche a eseguire alcune trazioni: di quel passo avrebbe dovuto aumentare il peso delle zavorre entro una settimana. Poi fu la volta del consueto capitolo:
 
“3. Le mosse e il danno
Per mossa si intende ogni azione specifica utilizzata da un pokémon in lotta. Ogni mossa appartiene a uno e un solo Tipo. Le mosse sono più potenti se condividono il Tipo con l’utilizzatore [fenomeno dello STAB]. Una mossa può essere:
  • Fisica, se infligge danno e appartiene a un Tipo Fisico.
  • Speciale, se infligge danno e appartiene a un Tipo Speciale.
  • Di Stato, se non infligge danno. Possono modificare temporaneamente le statistiche dell’utilizzatore o del bersaglio, infliggere condizioni di stato o avere altri effetti specifici.
Le mosse hanno tre caratteristiche fondamentali:
  • Punti Potenza [PP]: il numero delle volte che la mossa può essere utilizzata in battaglia. Possono essere aumentati tramite specifici integratori.
  • Potenza [P]: l’entità della mossa in sé, sulla quale poi influiscono le statistiche offensive dell’utilizzatore e difensive del bersaglio.
  • Precisione: la precisione della mossa in sé, sulla quale poi influisce la precisione dell’utilizzatore.
Una mossa può essere appresa da un pokémon aumentando di livello o tramite specifici strumenti detti Macchine Tecniche e Macchine Nascoste.
Nelle competizioni ufficiali è consentito l’utilizzo di sole quattro mosse per pokémon, che è anche il numero più comune di mosse che apprendono gli esemplari in natura. Nelle competizioni ufficiali sono ammesse soltanto le 165 mosse previste dal regolamento della Lega di Kanto.
Il danno è il quantitativo di Punti Salute sottratti all’avversario con una mossa. È calcolato tramite la seguente formula:
Danno = {[(2 x Lv x 1/5 +2) x P x A/D] : 50 + 2} x M
Dove A e D stanno per l’attacco dell’utilizzatore e la difesa del bersaglio (considerati Fisici o Speciali a seconda dei casi) e M è un fattore modificatore costituito dal prodotto delle seguenti variabili:
  • L’efficacia del Tipo [x¼, x½, x1, x2, x4]
  • Lo STAB [x1.5 se presente, altrimenti x1]
  • La casualità [compreso tra x217/255 e x255/255]
L’offensiva A inoltre può essere raddoppiata se si colpisce un punto nevralgico del nemico [Brutto colpo].

Seguiva un lungo elenco delle mosse ammesse a Kanto, ma Okido decise che memorizzarle sarebbe stato superfluo: come per i pokémon, i suoi avversari non si sarebbero certo attenuti al regolamento ufficiale!
Ormai divenuto un esperto nel sopportare le lunghe sessioni di ripetizione, si apprestò a rileggere il passo duemila volte.
Nel pomeriggio fece uscire dalle loro sfere Alakazam e Cloyster. Nobuhiko tirò fuori un telecomando (probabilmente dallo stesso posto dove teneva i cruciverba… mistero!) e si aprì sul pavimento una vasca che permise al bivalve di sguazzare senza preoccuparsi della disidratazione. Okido recitò: “Alakazam è di Tipo Psico; è uno dei pokémon con Speciali e Velocità più alti dell’intera regione, tuttavia è scarso nelle statistiche Fisiche. Cloyster è un pokémon di Tipo Acqua/Ghiaccio con una Difesa altissima ma bassi PS, mentre le altre statistiche restano superiori alla media.”
Il maestro annuì, poi si incamminò verso l’uscita della stanza: “Ci vediamo tra una decina di minuti. Rompere le pareti è vietato!” E così di dileguò, chiudendo la porta a chiave.
Dopo pochi istanti Okido capì a cosa si stesse riferendo: dalla pozza di Cloyster cominciò a fuoriuscire un getto d’acqua velocissimo. Prima che potesse accorgersene era zuppo fin sopra le caviglie. “Di questo passo annegherò!” Il pokémon acquatico non sembrava, naturalmente, preoccuparsi della cosa. Anche Alakazam, che invece motivi di essere intimorito ne aveva eccome, si sforzò di mantenere la calma.
E adesso? Se avesse potuto ordinare ai suoi pokémon di sfondare il muro sarebbe stato molto più semplice. Era forse possibile rompere il tubo di immissione dell’acqua? Ordinò ad Alakazam colpire con Psicoraggio, ma il getto non accennava a fermarsi. Cloyster provò allora a ostruire il passaggio congelando l’area in prossimità del tubo con Geloraggio, ma anche questo tentativo fu vano: la pressione dell’acqua era troppo forte e la barriera cedette quasi all’istante. Intanto l’acqua era arrivata al bacino. Magari era possibile utilizzare i poteri psichici del pokémon volpino? La mossa Psichico conferiva alla creatura poteri telecinetici di tutto rispetto: con espressione risoluta Alakazam provò a dirigere l’acqua lontano dall’allenatore in modo che occupasse il resto della stanza. Inizialmente sembrava funzionare ma ben presto si palesò il limite di questa strategia: una volta che Psichico ha individuato un bersaglio non può più cambiarlo; questo voleva dire che se Alakazam manipolava un determinata massa d’acqua, quella che sarebbe fuoriuscita in seguito non poteva essere spostata. “Non posso utilizzare Psichico più volte, in media è una mossa con circa 10 Punti Potenza. Qualche minuto e sarei a secco. Devo inventarmi qualcos’altro!”
L’acqua, cessato lo Psichico, raggiungeva ora il gomito. Sembrava avanzare sempre più velocemente. Okido non ebbe il tempo di riflettere che se la ritrovò alle spalle. Poi fu costretto a staccare i piedi dal pavimento e iniziare a galleggiare. Alzò gli occhi: l’edificio era basso, entro due minuti sarebbe stato sommerso. Ma fu proprio nel rivolgere gli occhi al soffitto che trovò la chiave per uscire da quella situazione: c’era una piccola grata, probabilmente un condotto di areazione. Era troppo piccola perché potesse infilarvisi, ma poteva utilizzarla a suo favore. Ordinò nuovamente ad Alakazam di creare uno spazio asciutto (oramai era quasi impossibile, l’acqua era troppa perché potesse essere spostata). Poi si rivolse a Cloyster: “Ora devi utilizzare Geloraggio. Ma non su un obiettivo specifico: devi creare una struttura di ghiaccio. Segui il mio dito e cerca di fidarti di me.”
Poco dopo Nobuhiko entrò nella stanza, incontrando lo sguardo soddisfatto dell’allievo. Si trovò di fronte un condotto di ghiaccio che collegava il tubo dell’acqua alla grata. Il ponte era costantemente modellato da Psichico: a tratti Alakazam lo faceva salire dolcemente e a tratti scendere rapidamente, in modo che l’acqua raccolta ottenesse la spinta necessaria per raggiungere il soffitto e immettersi oltre la grata. Alla base vi era una sorta di recipiente ghiacciato che raccoglieva il fluido, che poi veniva spinto nel circuito vero e proprio innalzando la base del contenitore come fosse una molla. La cosa fondamentale è che a essere manipolato era il ghiaccio, che restava sempre nella stessa quantità, e non l’acqua che invece continuava a fuoriuscire. In questo modo era necessario utilizzare soltanto un Punto Potenza!
“Davvero eccellente. Non mi aspettavo che riuscissi a creare una cosa del genere! Una persona normale avrebbe temporeggiato con Psichico il più possibile fino al mio arrivo.”
“Ho pensato che questo allenamento servisse proprio a farmi capire che devo gestire con attenzione le mie mosse. Anche il pokémon più forte risulta inutile se non può attaccare. Però adesso perché non spegne il getto? Non so quanto reggerà tutto questo!”
Nobuhiko fece finta di avere tutto sotto controllo anche se si era palesemente scordato di quel dettaglio.

Quarto giorno: Okido iniziava ad abituarsi a quella sua nuova routine. I muscoli gli facevano ancora male ma i pesi non opprimevano più come all’inizio. Fece addominali, piegamenti, qualche trazione. La lezione teorica di quel giorno sarebbe stata l’ultima, nei giorni successivi si sarebbe focalizzato sull’allenamento fisico:


“4. I problemi di stato
Alcune mosse di Stato e gli effetti secondari di alcune mosse offensive possono infliggere all’avversario un problema di stato. I principali sono:
  • Avvelenamento: chi lo subisce perde progressivamente Punti Salute. Si parla di Iper-Avvelenamento qualora il danno cresca esponenzialmente nel tempo. I pokémon di Tipo Veleno non possono essere avvelenati.
  • Congelamento: chi lo subisce è impossibilitato ad attaccare. I pokémon di Tipo Ghiaccio non possono essere congelati.
  • Paralisi: chi la subisce potrebbe non riuscire ad attaccare. La sua Velocità diminuisce del 75%.
  • Scottatura: chi la subisce perde progressivamente Punti Salute. Il suo Attacco si dimezza.
  • Sonno: chi lo subisce è impossibilitato ad attaccare.
In genere queste condizioni permangono anche al di fuori della lotta. Esistono altri problemi di stato che sono invece più volatili e circoscritti quindi alla battaglia. I principali sono:
  • Confusione: chi la subisce risulta disorientato e potrebbe ferirsi da solo nell’intento di sferrare una mossa.
  • Tentennamento: chi lo subisce potrebbe non riuscire a muoversi per breve periodo.
  • Imprigionamento: chi lo subisce è intrappolato dalla mossa dell’avversario; ha quindi mobilità ridotta e non può battere in ritirata.
  • Parassiseme: è una mossa di Tipo Erba che sottrare gradualmente Punti Salute all’avversario per poi assorbirli e recuperare energia.

Ripeté per duemila volte. “E questo è tutto. Immagazzinare così tante informazioni è stato a dir poco tedioso, mi è sembrato di ritornare a scuola! Se un giorno dovessi scrivere la storia della mia vita eviterei senz’altro di riportare questa parte. O forse no, credo sarebbe necessario.”
Durante il pranzo il maestro gli chiese se aveva sentito quello che era successo la sera prima a Surge. Annuì. Certo che lo aveva sentito, diamine! Era proprio il motivo per cui si stava allenando tanto! Sperava con tutto se stesso che gli omicidi sarebbero rallentati ancora ma aveva un timore indescrivibile di non fare in tempo. Nobuhiko finì in fretta il misoshiru: “A volte sono proprio contento di non essere più un capopalestra!” Aggiunse ridendo.

Prima di iniziare l’addestramento pomeridiano Okido fece uscire Exeggutor. “Tipo Erba/Pisco. Ha ottimi Speciali e una bassa Velocità.”
“Perfetto. E Pidgeot?”
“Beh, è un pokémon Normale/Volante con ottimi valori in Velocità e Attacco, mentre le altre statistiche sono nella media. Direi che si tratta di un pokémon piuttosto bilanciato, soprattutto per le lott…” Si beccò una sberla in testa.
“Intendevo dire che devi tirarlo fuori dalla Pokéball.”
“Certo…”, fece Okido un po’ riluttante. “Suppongo che non dovrà inventarsi nulla di troppo complicato per la sessione di oggi.”
Non appena Pidgeot fu libero di distanziò da Okido e si mise in guardia. Sbattendo velocemente le ali creò una raffica di vento diretta verso l’allenatore. Fu allora che Exeggutor si frappose tra i due incassando il colpo.
“D’accordo. Se è la lotta che vuoi ti accontenterò!” Okido ordinò a Exeggutor di utilizzare Attacco Pioggia (che, a discapito del nome, consiste nel lancio di semi di cocco). Il grosso rapace si destreggiò abilmente tra la raffica di proiettili uscendone praticamente illeso e si fiondò sull’avversario colpendolo con le ali.
Okido sapeva benissimo di trovarsi in svantaggio. Le mosse Volante di Pidgeot infliggevano moltissimi danni al suo pokémon Erba, anche considerando la sua Difesa non eccellente e l’elevato Attacco del nemico. Non poteva vincere continuando semplicemente ad attaccare.
Pidgeot indietreggiò e fissò l’avversario con sdegno. Sembrava voler dire: “Perché diamine stai combattendo al suo fianco?” Dal canto suo Exeggutor rispose con un espressione da sbruffone; probabilmente lo stava facendo soltanto perché lo trovava divertente.
L’uccello di arrestò per alcuni istanti. Okido capì: “Guarda che conosco le tue mosse, stupido. Stai preparando un Aeroattacco.”
Ci aveva preso: Aeroattacco è una mossa di Tipo Volante estremamente potente, ma richiede del tempo per attivarsi. Durante quel periodo l’utilizzatore resta scoperto e il nemico può facilmente mettere a segno un attacco. Pidgeot però sapeva che Exeggutor non aveva mosse che potevano sconfiggerlo in un solo colpo.
L’allenatore accennò un sorriso: “Non ho idea del perché ti comporti così, ma sei proprio un ingenuo. Exeggutor, utilizza Ipnosi!” A quel comando gli occhi del pokémon palma (di tutte le teste!) cominciarono a roteare in maniera anomala puntando sul pennuto. La vista di Pidgeot cominciò ad appannarsi. Si fece sempre meno nitida finché esso non abbassò definitivamente la palpebre e cadde al suolo. Era nello stato di Sonno! Non avrebbe potuto attaccare per un bel po’. A quel punto Exeggutor avrebbe potuto finirlo ma Okido decise che poteva bastare: ritirò entrambi nelle loro Pokéball.
Nobuhiko, che aveva osservato l’intero combattimento senza dir nulla, si avvicinò all’allievo e gli diede una pacca sulla testa. Stavolta si trattava di un segno di affetto ma gli fece comunque male.
“Hai gestito la situazione molto bene. Che cos’ha il tuo pokémon?”
“Non ne ho idea.” Rispose sconsolato. “Credo che semplicemente gli stia antipatico.”
“Forse ha soltanto visto giorni più felici. In questo non posso aiutarti ma sono sicuro che troverete il modo di andare d’accordo. In ogni caso sono soddisfatto di come hai utilizzato i problemi di stato a tuo favore. Cerca di tenere sempre a mente quello che hai imparato in questi giorni! Ora va pure a riposare, sarai a pezzi.”

I giorni successivi trascorsero in fretta. Okido si rafforzò progressivamente nel corpo e nella mente. Ogni giorno si allenava in palestra, ripeteva alcune nozioni di teoria e si dedicava all’addestramento dei pokémon. Il legame con la sua squadra cresceva sempre di più. Anche se Pidgeot continuava a non ubbidire ai suoi ordini, non lo aveva più attaccato da quando era stato sconfitto in battaglia. Gli esercizi in palestra risultavano più semplici e dopo una settimana anche il peso delle zavorre era aumentato. Da quindici a venti chili e poi da venti a trenta. Oramai Okido viveva sorreggendo costantemente centoventi chili tra braccia e gambe. A metà del mese aveva saputo della capopalestra Erika, ma gli omicidi sembravano rallentare sempre di più. Allo scoccare del trentesimo giorno non si erano registrati altri casi.
Proprio quella mattina, nel recarsi in palestra per equipaggiare i pesi, Okido fu fermato dal maestro: “Oggi non prenderli. Sei maturato abbastanza: se riuscirai a sconfiggermi in una lotta non avrò più nulla da insegnarti.”
   
 
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