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Autore: FreddyOllow    23/12/2019    1 recensioni
Un uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha infettato Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlos Oliveira, Claire Redfield, Jill Valentine, Leon Scott Kennedy, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oliver alzò le mani. - Non sparare! -
L'uomo con il fucile d'assalto lo guardò oltre il mirino posto sulla canna. Vide che non era uno zombie e abbassò l'arma. Poi si voltò, facendo per allontanarsi.
- Ehi! Aspetta. - Oliver lo raggiunse.
- Stammi lontano! - Tuonò l'uomo armato. Sotto a un giubbotto antiproiettile, indossava una tuta di combattimento nera, non troppo stretta. Un casco nero e degli stivali dello stesso colore. Vicino al fianco, nella fondina, una pistola, forse una berretta, e un coltello da caccia. Dietro la schiena la scritta SWAT.
La pioggia continuava a martellare l'ambiente e i due uomini. 
- Ma... - Oliver non sapeva cosa dire. - Sai cosa è... -
- Sparisci, prima che ti ficchi una pallottola nel cervello! - L'uomo armato gli lanciò un occhiata poco benevola. Poi si voltò e se ne andò.
Oliver rimase fermo per un poco. Non capiva più niente. La periferia di Raccoon City era nel caos più totale. Le strade erano imbrattate di sangue e i cadaveri giacevano ovunque. Guardò il cellulare, cercò un altra volta di accenderlo, ma inutilmente. Probabilmente il cellulare era rotto. Lo mise in tasca. Era zuppo di pioggia, ma poco gli importava. Poi si ricordò di Lara.
Un pensiero orrendo gli passò per la testa: "E se... E se fosse morta?" Sentì un colpo al cuore, preceduto da una fitta al ventre. Corse verso la fine della strada, superò un altro posto di blocco fatto di transenne e furgoni degli Swat. Vide alcuni poliziotti con la carne lacerata, divorata e gli arti strappati. Scie di sangue si diradavano in ogni direzione, sopratutto dove la pioggia non batteva. Poco distanti da loro, una dozzina di persone; uomini e donne, anziani e bambini. Tutti riversi a terra, ammucchiati o isolati. I negozi erano stati presi d'assalto dalla gente o dall'esercito dei non-morti, e quasi tutti erano stati saccheggiati o dati alle fiamme chissà per quale ragione.

Mentre correva, alternando la corsa con una camminata veloce, il massacro si ripeteva ad ogni angolo di strada. Doveva arrivare al più presto al distretto di Uptown dove abitava Lara, e per farlo, doveva passare per Raccoon Street.
Quando giunse l'arteria di Raccoon Street, le cose erano molto più problematiche. C'era un infinità di auto, furgoni e camion. Ogni 100 metri, un posto di blocco militare. Le transenne erano state sostituite con blocchi e mura di cemento. Del filo spinato correva da un lato all'altro della strada, con qualche recinzione di ferro alta quattro metri. I militari erano stati rapidi a mettere la città in quarantena, o almeno, nelle arterie principali della città. Inoltre, c'era un passaggio attraverso la recinzione, e accanto, una piccola torretta sul cui corrimano penzolava un militare con la schiena dilaniata.
La strage era molto più ampia, numerosa e in alcuni punti le pila di cadaveri ostruiva il passaggio tra le autovetture. Vicino al posto di blocco, una centinaio di zombie marciavano e gemevano senza una direzione precisa. Si scontravano tra loro, cadevano, si rialzavano, urtavano contro le autovetture, le pareti, finivano impigliati sul filo spinato. Tra loro, Oliver vide Swat, poliziotti e militari, medici con le tute protettive rotte o ancora pressurizzate e anziani, uomini, donne e bambini. Tutti ammucchiati. Raramente si allontanavano, e se lo facevano, presto tornavano a immergersi nell'orda come se fossero programmati per restare insieme.
Oliver si accostò alla parte anteriore di un furgone, spiò con calma, mentre il suo cuore batteva impazzito. "Non riuscirò mai a passare il posto di blocco." Pensò a Lara. Non voleva credere che fosse morta. La sua Lara era coraggiosa, una donna forte e combattiva. Non si sarebbe fatta prendere dal panico. Avrebbe lottato. Era emotivamente più forte di Oliver, e lui lo sapeva bene.

Salì sul furgone e strisciò sul tettuccio. Vicino al posto di blocco notò un camion e delle casse militari. "Potrò salire lì sopra e superare il posto di blocco." Ma ancora una volta si chiese come avrebbe fatto a superare l'orda di non-morti. Poi pensò che poteva correre sui tetti delle auto e arrivare così fino al camion. Ma anche così, non avrebbe superato i non-morti se non si fosse lanciato con un gran salto sopra il camion, che aveva per giunta, il tetto scivoloso per la pioggia. 

Non poteva fare altrimenti.
Decise di saltare da un tettuccio all'altro, cercando di non scivolare. Gli zombie sul limitare dell'orda presto si accorsero di lui. Dieci zombie marciarono goffamente nella sua direzione. Quando Oliver arrivò quasi vicino al posto di blocco, quasi tutta l'orda aveva percepito la sua presenza. Allora saltò, corse sui tettucci e per poco non finì inghiottito dall'orda. Arrivò sopra un furgone, mentre i non-morti accerchiarono il mezzo. Picchiavano le mani sulla carrozzeria, addentavano l'aria in direzione di Oliver, nella speranza di strappargli la carne. Ora Oliver doveva fare un lungo salto, e se non ci fosse riuscito, i non-morti l'avrebbero spolpato fino all'osso.

Un tuono squarciò il cielo notturno, la pioggia stava lentamente calando d'intensità.
Oliver guardò le facce grigiastre, i grumi di sangue sulle ferite aperte. Fissò i loro occhi vitrei. Non ci vide nulla di umano. Cominciò a pensare che non vedessero, che lo percepivano con un altro senso. Un senso di cui ignorava l'esistenza. Voltò la testa verso il camion, guardò le casse militari. "Posso farcela. Devo solo saltare."
Iniziò a respirare profondamente, sciolse i muscoli delle gambe, gonfiò e sgonfiò il petto. "Posso farcela."
Prese la rincorsa per quanto gli poteva consentire la lunghezza del furgone, e saltò.
Fu un salto eterno. Vedeva i suoi piedi a mezz'aria sotto l'orda di non-morti che allungavano le braccia per afferrarlo. Vide i loro visi smorti, le mascelle contrarsi, il gemito profondo assordargli le orecchie. Poi d'un tratto il tempo sembrò velocizzarsi. Finì con tutto il corpo sul parabrezza del camion che si ruppe un poco, l'impatto fu violento, ma per puro caso si mantenne con le mani a qualcosa di solido ancorato sopra il tetto del camion. Se non avesse trovato quell'oggetto solido, sarebbe precipitato tra le braccia della morte. Una mano ossuta gli afferrò un piede; altre si serrarono attorno alle sue gambe. Oliver aveva il cuore in gola. Cercò di alzarsi, facendosi leva sull'oggetto solido, ma le mani degli zombie cercavano di tirarlo giù. Perse una scarpa, ma in cambio, riuscì a sollevarsi, a mettersi seduto sul tettuccio del camion. Si guardò il calzino nero al piede. Poi guardò giù. Vide un zombie con la sua scarpa bloccata in una mano. 
Rise. Trovò quella scena molto comica. Poi la sua risata diventò isterica e scoppiò in un pianto. 
Rimase lì, le gambe penzoloni sul tettuccio. Fissava gli zombie che si accalcavano sotto di lui, allungavano le mani per strapparlo alla vita, graffiavano con le unghie mezze spaccate la carrozzeria del camion. Alcuni vennero calpestati da altri. Poi si riprese. 
La pioggia cessò. Altri lampi s'intravidero in lontananza, sopra i tetti degli edifici, illuminando per un tratto grossi nuvoloni.
Quando cercò di scendere dall'altra parte del posto di blocco, i suoi occhi si sbarrarono. In mezzo alla strada, tra una lunga e interminabile fila di macchine, c'erano centinaia di non-morti ovunque il suo occhi si posava. Oliver si pietrificò all'istante. Le mani cominciarono a tremargli, le gambe cedettero e cadde sedere sul tettuccio. "Non... Non può essere... E' un incubo. Sto sognando..." Ma quello non era un sogno. Era la realtà. Tutta Raccoon City era inghiottita dalla morte, e la morte non lasciava superstiti.

- Ehi tu! - Urlò una voce dopo mezz'ora.
Oliver non la sentì. I gemiti dei non-morti erano troppo forti e attutivano quasi ogni rumore esterno. Ormai pensava che tutti fossero morti, e che lui era l'unico sopravvissuto. 
- Ehi! - Urlò la stessa voce.
Oliver non poteva sentirla.
Poco dopo qualcosa colpì il bicipite di Oliver, infrangendosi in mille pezzi quando si schiantò sul tettuccio del camion. Sussultò dallo spavento. Vide che era un bicchiere, o quel che ne rimaneva. Si guardò attorno. Notò una donna alla finestra del terzo piano che scuoteva una mano in aria. Oliver si issò in piede, incredulo. Scosse anche lui mano in aria per farla capire che l'aveva vista.
La donna gli fece cenno di venire.
- Non posso. Sono bloccato! - Urlò Oliver più forte che poté, indicando i non-morti ai suoi piedi.
La donna disse qualcosa, ma Oliver non riuscì a sentirla per via del frastuono di gemiti. Allora la donna indicò qualcosa in basso. Oliver scrutò attentamente il punto in cui indicava la donna e vide una finestra aperta. "Com'è che non l'ho vista prima?" Poteva essere raggiunta tramite le casse dei militari. 
- Arrivo! - Gridò Oliver, ma sicuramente la donna non riuscì a sentirlo. 
Oliver saltò sulle casse militari e per poco non cadde. Gli zombie lo seguirono in massa, ma l'uomo svanì oltre la finestra del condominio.

Oliver si ritrovò nel soggiorno di un piccolo appartamento. La stanza sembrava in ordine; un divano e un tappetto largo ai piedi, una TV su un piccolo comò e un armadio dalle portelle vetrate con all'interno della cristalleria. Camminò circospetto, guardando le due entrate della stanza. Poteva esserci uno o più zombie la dentro, perciò cercò di fare attenzione. Ma quando fu all'uscita della appartamento, si rese conto che non c'era nessuno. Inoltre, quell'appartamento fungeva da entrata dall'esterno. Se ne accorse quando una volta uscito nel corridoio, notò che l'entrata principale che conduceva dentro il condominio era stata sbarrata con mobili e sedie, divani e lavatrici, armadi e poltrone. Un uomo calvo e grasso era seduto vicino a quell'assembramento, assorto in chissà sa quali pensieri. Non si accorse di Oliver finché non gli fu a pochi passi. Allora balzò in piedi terrorizzato e puntò tremante una .9mm contro Oliver.
Oliver fece per parlare, ma quello, spaventato, lasciò partire un colpo. Il proiettile centrò Oliver a una scapola, uscendo dall'altra parte; non era un ottimo tiratore. Oliver cadde a terra. L'uomo calvo e grasso non sapeva cosa fare. Si guardò intorno con gli occhi spalancati, come se fosse alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo. Poi la .9mm gli scivolò dalla mano e cadde sul pavimento. L'urto fece partire un altro sparo che colpì la spalliera di una poltrona nello sbarramento. Guardò Oliver che si copriva il braccio ferito e insanguinato con una mano. L'uomo calvo e grasso si chinò lentamente verso di lui.
Oliver cercò di smorzare un grido, ma il dolore era troppo intenso e si lasciò sfuggire alcuni gemiti che si persero in echi lontani nel corridoio.
L'uomo grasso sussultò. - Scusa, io non... -
- Che cosa è successo? - Disse una voce da donna preoccupata che lo raggiunse. 
L'uomo calvo e grasso alzò la testa. - Io... E' sbucato dal nulla... Io... -
- Dannazione, Livio! - Ringhiò la donna. - Non devi sparare a tutto ciò che si muove. -
- Non volevo... Davvero, io... -
- Taci! - Urlò la donna. - Spera per il tuo bene che gli zombie non abbiano sentito gli spari, sennò... - Si zittì di colpo.
Oliver fissò la donna. Indossava una felpa marrone sporca di sangue raggrumato e un jeans poco largo. Portava i capelli marroni legati a coda di cavallo e un viso ovale, dalle labbra sottili, un naso aquilino e l'iride marrone scuro. Poi il volto della donna cominciò a sgranarsi, finché le tenebre presero il sopravvento.

 
   
 
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