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Autore: Miharu_phos    23/12/2019    0 recensioni
[Enkaze]
Nathan ha paura di incontrare Mark, suo vecchio compagno di squadra. Che cosa è successo di così tragico fra loro due da spingerlo ad evitarlo ancora dopo tredici anni?
Accenni Ranmasa, Takuran, Munetaku
Userò i nomi occidentali per comodità!
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Mark/Mamoru, Nathan/Ichirouta, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Buongiorno, come sta il mio principino?-

 

-Papà! Ho quattordici anni sei imbarazzante!-

 

Gabi nascose la testa rosa sotto il cuscino per proteggersi dalle braccia del padre che come ogni giorno tentava disperatamente di approfittare della sua confusione mattutina per rubargli un po' di coccole.

 

Nathan sorrise intenerito dal rossore che aveva visto propagarsi sulle guance del figlio e cominciò a fargli il solletico da sulle coperte con il tentativo di farlo venire fuori dal letto.

 

-Lasciami in paceee!-

 

Un calcio ben assestato arrivò dritto nello stomaco di Nathan, facendolo cadere all'indietro con il rischio di finire per terra.

 

Allarmato dai mugolii di dolore Gabi venne finalmente fuori dalle sue amate coperte e si precipitò vicino al padre che giaceva sul letto rannicchiato su se stesso.

 

-Papà...scusami non volevo...stai bene?-

 

Nathan restava fermo e in silenzio, sembrava che si fosse fatto davvero male.

 

Gabi si sporse maggiormente scostandogli i lunghi capelli turchesi dal viso e scoprendo i suoi occhi stretti in una smorfia di dolore.

 

-Ti ho preso!- gridò a tradimento l'uomo, afferrando Gabi per la vita e spingendolo fra i cuscini, dove cominciò a torturarlo con il suo solletico.

 

-Papà, smettila!- 

 

Le lamentele miste a risate del ragazzino non riuscirono a scoraggiare Nathan, che ad un certo punto si caricò il figlio sulla schiena a mo' di sacco di patate mentre quello si dimenava disperato.

 

-Ma non puoi svegliarmi come i genitori normali? Perché devi rovinarmi ogni singola mattina?!- biascicò con voce isterica il rosa, facendo divertire maggiormente il ragazzo che lo lasciò soltanto quando lo ebbe posizionato sul piano della cucina.

 

Gabi vi si accucciò incrociando le gambe e il padre gli porse una tazza di latte caldo che lui subito accettò.

 

-Oggi puoi venire a scuola dopo gli allenamenti? O prima, se vuoi-

 

Nathan ignorò la domanda sospirando e prese un sorso del suo caffè lungo.

 

-Papà...ti ho fatto una domanda...devivenire-

 

-Non oggi tesoro...facciamo il mese prossimo, mh?-

 

-Sono tre anni che vado alla Raimon e non c'è stata una sola volta in cui sei venuto ai miei colloqui! I miei professori sono stanchi di doverti sempre incontrare in privato e l'allenatore Evans mi tormenta perché non ti ha nemmeno mai conosciuto. Sei l'unico di tutti i genitori che fa così!-

 

-Tesoro ti ricordo che sono un insegnante anch'io, e che quando nella tua scuola si tengono i colloqui spesso si tengono contemporaneamente nella mia. Te l'ho spiegato un sacco di volte-

 

-Eh va bene, ma che mi dici degli allenamenti allora? Il pomeriggio non hai nulla da fare, perché non vieni a guardarmi ogni tanto? Così conosci finalmente il mister che non fa che lamentarsi di me, per colpa tua!-

 

Nathan sospirò nuovamente.

 

Sentir parlare dell'allenatore Evans gli metteva sempre una profonda tristezza addosso e per colpa sua lui si ritrovava a litigare quasi ogni giorno con il proprio figlio.

 

-Non è vero che non ho niente da fare...e poi so già che sei bravissimo, che bisogno c'è di incontrarmi con l'allenatore?-

 

-Tanto per cominciare quest'anno abbiamo il campionato e c'è bisogno di una serie di autorizzazioni che vanno date di personadato che spesso saremo in trasferta. Inoltre tutti gli altri genitori hanno un buonissimo rapporto con lui e vengono ogni giorno a guardare i figli, tu sei l'unico che non lo fa. Vuole conoscerti, vuole conoscere tutti i genitori-

 

-E Aitor allora?-

 

Gabi fulminò il padre con lo sguardo, facendolo sentire immediatamente in colpa per la sua domanda.

 

-Ti ricordo che neanche io ho più i genitori, Nathan.-

 

Il turchese rabbrividì al sentirsi chiamare per nome da quello che ormai considerava suo figlio in tutto e per tutto.

 

-Scusami...solo mi chiedevo, nel suo caso, come si comporta?-

 

-Ha dei tutori adesso. È uscito dall'istituto due mesi fa, te ne ho parlato ma come al solito tu non mi ascolti.-

 

La voce di Gabi era diventata fredda tutto d'un tratto, facendo sentire Nathan il peggior padre del mondo.

 

Il ragazzino scese dal piano con uno scatto e andò a chiudersi in bagno, sotto lo sguardo mortificato del padre.

 

Nathan aveva solo 24 anni quando aveva adottato Gabi.

 

Era un bimbo rimasto orfano a causa di un incendio e che rischiava di finire in un istituto se non fosse stato per il giovane insegnante che si era subito offerto di prenderlo in affidamento, per poi adottarlo a tutti gli effetti. Gabriel aveva solo dieci anni all'epoca e frequentava ancora le elementari, la stessa scuola in cui insegnava appunto Nathan.

 

I due avevano immediatamente sviluppato un rapporto simbiotico: Nathan, essendosi separato dalla famiglia per il lavoro, si sentiva estremamente solo ed aveva bisogno di qualcuno di cui prendersi cura; Gabi invece aveva bisogno di tanto affetto e soprattutto di una guida, guida che trovò subito nel suo ormai ex insegnante di ginnastica.

 

Il ragazzo non poteva fare a meno di sentire una stretta al cuore ogni volta in cui ripensava ai brutti momenti che il piccolino aveva dovuto passare dopo aver subìto la sua perdita; tuttora frequentava uno psicologo e regolarmente riceveva visite dagli assistenti sociali, i quali volevano assicurarsi che fosse tutto apposto con la sua nuova, piccola famiglia.

 

Ma ormai Gabriel stava crescendo e aveva sempre meno bisogno di coccole e scherzi; l'adolescenza non si stava rivelando un periodo facile per lui, che ogni giorno tornava a casa con un nuovo motivo per essere triste o irritato.

 

Nathan ce la metteva davvero tutta per cercare di non rovinare il loro rapporto ma gli sembrava di non riuscire a farne una giusta; spesso dimenticava che suo figlio non era più un bambino e che sapeva rispondere a tono, anche a rischio di ferire l'uomo che si prendeva cura di lui ormai da quattro anni.

 

Si controllò nello specchio della sua stanza mentre si sistemava il completo -andare a lavoro in tuta per lui era uno spasso- e una volta avvertito il rumore della porta del bagno che si apriva si precipitò dal ragazzino, il quale aveva già legato i suoi bei capelli rosa in due codini e si era infilato l'uniforme scolastica.

 

-Sono pronto- aveva detto con tono piatto, dirigendosi all'esterno con la cartella sotto mano.

 

Nathan aveva sospirato per l'ennesima volta e lo aveva seguito, dopo aver preso le chiavi dell'auto ed il cellulare.

 

Il viaggio in macchina era dominato dal silenzio, Nathan era troppo imbarazzato per parlare e suo figlio era ancora in preda alla rabbia.

 

-Oggi glielo dirai?-

 

Il volto di Gabi cambiò completamente colore a quella domanda.

 

-Papà! Ti avevo chiesto di non parlarne fuori casa!-

 

-Ma siamo in macchina, non ci sente nessuno-

 

Il rosa sospirò frustrato, in preda alla vergogna.

 

-Beh, qualcuno potrebbe comunque sentirci. E comunque no, non posso dirglielo oggi. È il suo compleanno e gli rovinerei la giornata. E poi non sono più tanto sicuro di volerglielo confessare-

 

Nathan sorrise intenerito, i turbamenti amorosi di suo figlio gli ricordavano tanto i suoi, avuti nella stessa età.

 

-Capisco, la paura spesso ci frena nel fare cose che potrebbero renderci felici. Ho avuto anche io questi problemi alla tua età-

 

-Si eri innamorato del capitano della tua squadra, bla bla bla, la so a memoria questa storia. E infatti quando glielo hai detto lui ti ha abbandonato, ed io non ho intenzione di fare la stessa fine con Riccardo-

 

Il cuore di Nathan ebbe un fremito.

 

Ripensare a quello che era successo con Mark più di 13 anni prima era ancora estremamente doloroso.

 

-Mi dispiace di averti scoraggiato, tesoro. Ma adesso i tempi sono diversi, sono tutti più aperti di mente e pronti ad accettare i loro sentimenti. Con Riccardo potrebbe anche andar meglio di quello che pensi-

 

-Smetti di dire il suo nome, è imbarazzante!-

 

Il turchese sorrise, vedere suo figlio in preda alla vergogna lo inteneriva tantissimo.

 

-E va bene, va bene, ti lascio in pace. Ma un giorno devi invitarlo a casa, voglio vedere quanto è bello questo ragazzino che ti fa battere il cuore-

 

-Puoi scordartelo, saresti capace di fargli capire tutto con uno sguardo! Sei troppo imbarazzante papà, lo hai già spifferato ad Aitor, non mi fido più di te!-

 

-Dai è stato un incidente!-

 

-Chiedergli quanto è bello Riccardo senza che neanche lui fosse a conoscenza del fatto che te ne avessi parlato è bastato a fargli capire ogni cosa. Per fortuna che non mi tradirebbe mai, lui-

 

Nathan roteò gli occhi mentre si fermava davanti alla Raimon Junior High, dove il migliore amico di suo figlio lo aspettava con la sua solita aria triste.

 

-Ciao Aitor!-

 

-Papà! Sparisci ORA!!!- tuonò il rosa, per rimproverare il padre che in modo profondamente imbarazzanteaveva salutato il suo amico.

 

-Vattene ti prego va via!-

 

-Ma voglio vedere Riccardo! È quello lì?- domandò Nathan dal finestrino, Indicando un ragazzo a caso, sotto lo sguardo ultra divertito di Aitor che se la rideva sotto i baffi.

 

-Oh mio dio papà giuro che questa me la paghi- 

 

-Allenatore Evans!- la voce di Aitor interruppe il piccolo battibecco, facendo quasi venire un infarto al turchese.

 

Chiuse immediatamente il finestrino dell'auto e partì a razzo, sotto lo sguardo confuso del figlio che si sentiva sollevato ma al tempo stesso alquanto sorpreso dalla sua reazione.

 

Per caso il mister gli faceva paura? Perché lo evitava in quel modo?

 

 

 

•••

 

 

Ho fregato la storia di Travis e Cammy ma shhh.

 

Spero l'idea della storia vi piaccia, grazie per chi leggerà❤️

   
 
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