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Autore: pamina71    23/12/2019    12 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22. Quattro giorni

Quattro giorni erano passati. Quattro giorni di ansia, quattro giorni di preoccupazione e vane ricerche.

Le ricerche del Generale in pensione sui castelli posseduti dalla Contessa di Polignac non aveva dato frutti. Non solo non pareva avere possedimenti attorno a Meudon, ma pareva che tutto i suoi terreni fossero concentrati verso est.1 Non che questo potesse essere indicativo, sicuramente avrebbe potuto chiedere aiuto nell'impresa criminosa. Ma a chi? Al Duc de Guiche? Pareva avesse interrotto del tutto i rapporti con la Contessa, e dopo la sciagurata notte del tentato suicidio di Charlotte non si era più allontanato dai suoi possedimenti a Pontoise.

Le ricerche di Oscar accompagnata di Girodelle non erano state meglio. Nessun indizio, pareva nessuno avesse notato la carrozza, non i contadini al lavoro, non gli osti, nemmeno i ragazzini che talvolta le rincorrevano agli incroci per chiedere una moneta dai ricchi occupanti.

André non aveva avuto maggior successo con i rigattieri, e Luoise Hélène aveva raccolto solo qualche voce preoccupata e qualche pettegolezzo.

Non era quindi strano che l'atmosfera a Palazzo Jarjayes fosse triste e preoccupata. Anche la servitù era taciturna, in ambasce per la sorte di quella padrona dolce e silenziosa che era Madame Marguerite. La nonna di André aveva introdotto l'abitudine di un rosario serale con lo scopo di intercedere presso il Signore per il suo ritorno a casa. Oscar non nutriva fiducia in quel rimedio religioso, ma era grata alle cameriere per l'amore che mostravano verso sua madre.


La mattina del quinto giorno Oscar si alzò, e si vestì con gesti meccanici. Stava per uscire quando sentì bussare alla porta. Una cameriera portava un vassoio con la colazione, ed André la seguiva da presso.

- Sono venuto a controllare che tu mangi.

- Non ne ho voglia.

- Lo so, ma devi essere in forza. Non faresti un buon servizio a tua madre se la trovassimo, ci fosse bisogno di combattere e tu fossi senza forze.

Lei lo guardò. Aveva ragione. Saggio André, aveva ragione, come sempre.

Si piegò a quella forzatura, e iniziò a sgranocchiare qualcosa di malavoglia, scoprendo che in realtà aveva una fame da lupi. E, alla fine, dovette ammettere suo malgrado che si sentiva davvero molto meglio. E persino più ottimista.


Madame Marguerite si alzò dal letto. Aveva dormito poco, un sonno inquieto ed interrotto da incubi. I suoi carcerieri non la stavano trattando male, le lasciavano cibo ed acqua, anzi persino il vino, la stanza era confortevole e, a parte la noia, non avrebbe potuto lamentarsi.

Pareva che i rapitori la volessero in buona salute, probabilmente per chiedere un riscatto alla famiglia. Dalla finestra aveva compreso di trovarsi in alto, in una specie di torre, dalla quale poteva osservare il tetto di un corpo di fabbrica più basso. In qualche modo, le ricordava il Castello di Vincennes, anche se questo si trovava al centro di un grande parco. Oltre il muro, si intravvedeva un piccolo borgo, che non avrebbe saputi riconoscere.

Sospirò, e si sedette dinanzi alla toeletta, per lasciarsi pettinare da Constance. Essere insieme dava sicurezza alle due donne, e poter parlare della loro situazione aveva il potere di tranquillizzarle. Confidavano che la cosa si sarebbe risolta, o con il pagamento, o perché Oscar le avrebbe trovate. Anche se, come più volte le era tornato in mente, il fatto che, in un qualche punto del percorso, la carrozza avesse fatto dietro-front, la preoccupava non poco, sebbene non ne avesse ancora fatto parola con Constance.


Rosalie lasciò che Oscar raggiungesse il proprio ufficio e si avviò verso la galleria degli specchi, certa che vi avrebbe incontrato la Contessa. Era ancora relativamente presto, almeno per le usanze dei cortigiani, e sperava che avrebbe potuto parlarle senza testimoni in giro.

Si affrettò lungo i corridoi, senza badare a camminare come richiesto a corte, col tipico passo scivolato, anzi quasi correndo e facendo rumoreggiare i tacchi degli scarpini. Dopo aver svoltato in un corridoio, quasi andò a sbattere contro la Contessa in persona. Sola.

La Polignac la guardò con disprezzo.

- Potreste almeno scusarvi.

La ragazzina tentennò. Il discorso che si era preparata proprio non le tornava in mente, sotto gli occhi freddi di quella donna.

Si concentrò.

- Sono venuta a cercarvi per chiedervi di liberare Madame Jarjayes. In cambio... in cambio... ecco sono disposta a tornare da Voi.

La Contessa non capì.

- Mademoiselle, siete pazza. Oppure volete raggirarmi. In ogni caso, non ho intenzione di darvi credito.

Scostò la gonna con un gesto al contempo elegante e imperioso, e si allontanò, senza rumore.

Rosalie si accasciò a terra, squassata dai singhiozzi. Non solo sua madre l'aveva abbandonata in fasce, ma l'aveva umiliata e derisa. Rifiutata nuovamente.


André ed Oscar si trovavano nel suo ufficio da comandante. Le incombenze quotidiane andavano svolte in ogni caso, sebbene sia Girodelle che gli altri sottoposti cercassero di alleggerirne il carico. Inoltre passare regolarmente dalla reggia le permetteva di essere informata con regolarità di eventuali progressi, anche se fino a quel momento erano stati irrisori.

Un soldato si affacciò.

- C'è qui Monsieur Malaussène. Sostiene che sia urgente.

L'uomo era uno dei rigattieri che avevano la propria bottega nel borgo di Versailles. André aveva visitato il suo negozio alcuni giorni prima.

- Ho fermato un malfattore che cercava di vendere questi.

Poggiò sulla scrivania un involto di velluto e lo aprì con cautela. Apparvero un cammeo di grandi dimensioni, da cui pendevano tre perle barocche di buona qualità, e due cammei più piccoli, simili al precedente, ognuno con una sola perla a fare da decorazione.

Oscar sussultò. La collana e gli orecchini di Madame Marrguerite. Mancava solo in nastro di velluto cui era appeso il ciondolo.

Chi glieli aveva presi avrebbe potuto portarli da lei. Finalmente una novità interessante.

- E ora dov'è il ladro?

- Nel mio retrobottega. Chiuso a chiave e sorvegliato a vista da mio figlio.

- Andiamoci ora.

La bottega di Monsieur Malaussène era poco distante, e vi arrivarono velocemente. Per una fortunata coincidenza, al momento era ancora vuota, a parte Vincent Malaussène, che sostava a gambe aperte e braccia conserte dinanzi una porta.

Vedendo arrivare il padre accompagnato da un ufficiale della Guardia Reale e da un altro giovane si scostò.

- Lo teniamo qui.

Oscar annuì e il rigattiere scostò il battente.

Il retrobottega altro non era che una stanza piccola ed angusta, a malapena illuminata da una finestrella larga un paio di spanne. Dapprima lei ed André ebbero l'impressione che non vi fosse nessuno. Poi, appena gli occhi si furono abituati alla penombra, scorsero una figuretta rannicchiata in un angolo.

- Non picchiatemi più. Ve li lascio, anche senza soldi.

André ed Oscar si guardarono. Quello di certo non era il rapitore.

Lo fecero alzare, e passare nel locale principale. Una volta in piedi, si resero conto di quanto fosse piccolo. Non dimostrava più di una decina di anni. Era scalzo e lacero, e gli abiti erano troppo corti per la sua statura.

- Chi ti ha dato quei gioielli da vendere?

Il ragazzino sospirò. Di nuovo le stesse domande. E lo avrebbero battuto ancora. Magari messo in prigione.

- Nessuno. L'ho già detto.

- E come li hai avuti?

- Non gli avrebbero creduto: - Li ho trovati.

Oscar ed André si guardarono. Non era irragionevole. Magari erano stati nascosti in maniera approssimativa.

- E dove?

- Per la strada.

- Visto? Cosa vi avevo detto? Sta mentendo – Intervenne Malaussène.

Oscar levò una mano per zittirlo.

- Per strada, dove?

Verso Roquencourt. Negli incroci, non tutti insieme. Erano sparsi. Mi hanno fatto pensare alla storia di Pollicino.



Le vacanze mi hanno regalato un attimo di pace.

Buon Natale a tutt* , godetevi questi giorni!

Pamina


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