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Autore: Leolinda    24/12/2019    0 recensioni
Nelle favole c'č un libro abbandonato.
Tra le pagine vecchie e bruciate, dell'inchiostro sbavato narra della leggenda di una ragazza che voleva diventare cavaliere e di una principessa rinchiusa che doveva entrare a patti con un mostro.
Ma questa storia non inizia in quel pezzo di terra abbandonato e bruciato dove tempo prima qualcuno decise di costruire quella vecchia torre fatiscente.
Ma inizia in un giorno di primavera, quando una ragazza dai capelli castani indossņ per la prima volta l'armatura di suo fratello e mentre il fuoco distruggeva il suo villaggio Fior di Spina divenne donna e Bianco Latte apprese una dura veritą osservando il suo pallido riflesso.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Le ore correvano veloci nella piccola torre. Aglęca guariva in fretta anche se una forte tosse la scuoteva dalle viscere. Sprovviste di un secondo giaciglio e dopo numerose discussioni, le due ragazze decisero di dormire nello stesso letto, schiena contro schiena, cercando di non rubare troppo spazio all'altra. Le notti erano silenziosi tra un colpo di tosse e qualche sussurro. Il drago, per il momento, non era ancora tornato, e ciņ rendeva felici entrambe le ragazze. Il mondo al di fuori della terra mutava di rado, in modo quasi impercettibile. Ma nessuno lo notņ, entrambe troppo impegnate nel entrare una nel mondo dell'altra. Snędis mostrava mondi fantastici dove uomo e animale viveva in armonia , la magia non portava distruzione, l'odio e l'invidia erano parole che rimanevano incastrate solo nei libri. Ogni volta che la ragazza pallida parlava di questo mondo la mora vedeva ciņ di qui lei parlava, come se lei stessa avesse vissuto quelle cose e sentito quell'amore. I gesti della narratrice erano pieni di luce mentre i suoi occhi scuri si illuminavano ricordando terre lontane. La finestra, e il mondo cosģ crudelmente reale che celava dietro di sé, venivano sostituiti da mondi incantato mentre quei luoghi tetri venivano nascosti momentanea nel luogo pił buio della mente. Quando arrivava il turno di Aglęca di parlare del suo mondo lei scuoteva la testa timorosa di distruggere la compana di vetro che si era creata intorno a loro con tali magie, ricordando le terre bruciate e i corpi straziati nascondeva le lacrime dietro un sorriso e chiedeva a Snędis di non fermare le sue storie. Quella calma sembrava surreale agli occhi di entrambe le ragazze. Una, talmente abituata alla solitudine non riusciva a credere ancora alla ragazza che le stava davanti ogni giorno, temendo che potesse svanire all'alba come un sogno. L'altra era abituata alle urla, al dolore al continuo pulsare delle ferite. Spesso durante i sogni pił agitati si svegliava urlando ricoperta da un velo di sudore, e quando si accorgeva della presenza dell'altra ragazza che delicatamente le metteva una mano sulla spalla e abbozzava un sorriso addormentato, si accorgeva che quel mondo non era poi cosģ male. In quelle notti tormentati si stupiva nel immaginare la ragazza che l'abbracciava  per fare scacciare via i brutto sogni. Lei stessa si trovava a scuotere la testa e tornare a dormire con il soffice peso della mano di lei sul braccio. Poi, gli incubi, svanivano. La routine non era mai la stesa e questa cosa non infastidiva nessuno. *** Quella mattina il sole illuminņ di un rosso intenso la piccola stanza, stupendo una Aglęca bagnata di sudore e con la bocca spalancata per un urlo silenzioso, questa volta fu diverso, le sue ossa tremavano e il respiro accelerava e neache il comune gesto di Snędis di sfiorarle la spalla la calmņ. -Va tutto bene, era solo un incubo. Sussurrava  cercando di calmarla. Ma lei sembrava non sentire mentre nelle sue orecchie rimbombava ancora il suono della battaglia che aveva sognato. Gli occhi spalancati difronte a se sembrava vedere cose che non c'erano mentre Snędis si avvicinava lentamente a lei. -Hey, ascolta la mia voce. Andrą tutto bene. Prendendole per le braccia la volto delicatamente verso di lei per poi abbracciarla. -Va tutto bene. Le sussurrņ all'orecchio. Il battito cardiaco di Aglęca rallentņ seguendo quello tranquillo della ragazza che la stava abbracciando. La mora batte due volte le palpebre di fila come se si fosse appena resa conto di dove si trovasse. -Scusa... Ti ho svegliato. Borbottņ desolata. -Fa niente, tanto ormai č mattina. Snędis sorrise leggermente e Aglęca si accorse di questo cambiamento impercettibile dal movimento delle  labbra sulla sua guancia. Nessuna delle due volle sciogliere quel abbraccio un po' impacciato. -Dovremmo preparare la colazione. -Puņ aspettare. Rimasero cosģ, studiandosi in un modo nuovo. Entrambe ignare dell'arrivo di nuovi soldati. Poche ore dopo l'abbraccio si era sciolto ma qualcosa tra loro era rimasto legato in modo impermeabile, i movimenti si erano fatti pił fluidi, gli sguardi si cercavano come farfalle attratte dalla luce della loro stella, i loro corpi si sfioravano pił spesso per poi allontanarsi intimoriti per poi ritornare curiosi nel toccarsi.  Quando un carro raggiunse l'orizzonte  qualcosa si ruppe.  -Stanno arrivando.  Sussurrņ Snędis fermando i suoi movimenti, gli occhi sbarrati e tutti i muscoli tesi mentre udiva qualcosa che solo lei percepiva.  Aglęca si avvicinņ a lei preoccupata non avendola mai vista in quelle condizioni,  infatti il volto sereno di lei era ora era tirato e preoccupato.  -Chi? ci siamo solo noi.  -No, tu non...  La ragazza indietreggiņ preoccupata e si diresse verso la finestra seguita a ruota da Aglęca.  E solo allora vide anche lei il carro  che si avvicinava alzando una leggera nuvola di polvere.  -Coma hai..? Snędis si voltņ di colpo trovandosi ad un dito di distanza da lei.  -Devi andartene. Proclamņ autoritaria. Aglęca rimase di sasso, per un attimo il fiato le si strozzo in gola e temette di cadere a terra per le forze mancate. -Cos... no, io non ti lascio sola.  -Devi, ti farai solo male stando con me.  Snędis la spinse all'indietro ma l'unico risultato fu che barcollņ semplicemente all'indietro sfiorando il letto.  - vattene finché sei in tempo. Iniziņ a colpire il suo petto con pugni sperando che se ne andasse, Aglęca restņ immobile lasciando che ogni colpo si assorbisse mentre l'unica cosa che distruggeva era dentro di lei.  -VATTENE! strillņ lei mentre una lacrima le solcava il viso pallido, Aglęca la guardņ per minuti interminabile quando delicatamente le prese i polsi per fermare quella raffica di pugni che le avrebbero lasciato un leggero livido la mattina successiva. - Io non ti lascio.  Snędis alzņ lo sguardo verso di lei che la superava di pochi centimetri mentre delle lacrime silenti le coprivano il viso. in quel momento il suo sguardo azzurro inizio  a prendere delle sfumature dorate e solo allora Aglęca comprese.  -Io sono un mostro, non avrei dovuto portarti qua.  Disse Snędis abbassando lo sguardo. Aglęca mollņ la presa, le mise le mani sotto il mento per guardarla in volto e le asciugņ le lacrime -Tu sei bellissima, non un mostro. - Tu mi odierai.  -Non potrei mai odiarti.  Per un attimo quel barlume dorato prese anche gli occhi di Aglęca che fecce risplendere la stanza, Snędis abbasso le mani continuando a guardarla come se l'oro le avesse incatenate insieme. -Scusami...  Le parole di Snędis venerņ bloccate dal suono di soldati che entravano nelle mura, e fu in quel momento che il drago comparve. 
   
 
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